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from Novità in libreria

Si continua con le novità della prima settimana di marzo.

NARRATIVA:

  • PRIMAVERA IN SIBERIA di Artem Mozgovoy (Astoria). Siberia, pieni anni '80: Alexej, ragazzo timido e sensibile, si rifugia nella poesia per sfuggire alla squallida realtà di una Russia in dissoluzione. È in questo momento che si affaccia per lui il primo amore: il figlio di un agente del KGB. I due ragazzi sperimentano così l'odio e la repressione per un'identità che vorrebbe essere vissuta con libertà e determinazione. Per saperne di più: scheda libro.
  • STORIA DI UN MEMORABILE PERDENTE di Marco Scardigli (Solferino). La vita romanzata di Luciano Manara, sfortunato eroe milanese risorgimentale. Dalle Cinque Giornate di Milano fino alla tragica battaglia per la Repubblica romana, a raccontare tutta la storia è il fidato stalliere Italo. Per saperne di più: scheda libro.

NOIR, GIALLI E THRILLER:

  • DANZA MORTALE di Enrica Aragona (Newton Compton). Roma. Il rapimento di una bambina all'uscita della scuola di danza riapre il caso del famigerato “killer delle ballerine”, risalente a trent'anni prima. La commissaria Nadia Montecorvo indaga sui legami torbidi che legano i protagonisti della vicenda: familiari della bambina e personale di servizio. La macabra tragedia, però, è dietro l'angolo... anzi: sotto il ponte Marconi, sul Tevere. Per saperne di più: scheda libro.
  • OTTO INDAGINI PER IL GIUDICE DEE di Robert van Gulik (ObarraO). Finalmente pubblicati in Italia gli otto racconti che completano il ciclo del giudice Dee, investigatore dell'antica Cina, corredati dalle illustrazioni dello stesso van Gulik. Per saperne di più: scheda libro.

SAGGISTICA:

  • IL CORPO DEGLI EROI di Antonio Camillo Gibelli (Bollati Boringhieri). Sottotitolo: Medici naturalisti e patrioti in un carteggio di Adelaide Cairoli, 1862-1871. Si tratta della fitta corrispondenza tra Adelaide Cairoli (madre dei fratelli Cairoli, patriota, definita come modello di “madre della nazione”) e Costanza Mantegazza, sposata con il medico e botanico Giuseppe Gibelli (antenato dell'autore). Le lettere riguardano la medicina dell'epoca e le ricerche farmacologiche, in rapporto alla lotta risorgimentale: la ferita di Garibaldi in Aspromonte, le malattie che colpirono i giovani patrioti, gli effetti che la guerra e le battaglie ebbero sui corpi dei combattenti. Per saperne di più: scheda libro.
  • L'ABBRACCIO DEL MARE di Fabio Fiori (Ediciclo). Un libretto della collana Piccola filosofia di viaggio che raccoglie riflessioni e impressioni sul nuoto nel Mediterraneo, come attività spirituale di pace e riflessione. Per saperne di più: scheda libro.
  • ALL'IMPERFETTO DELL'OBIETTIVO – RICORDI E RITRATTI di Robert Doisneau (Contrasto). “È sempre all’imperfetto dell’obiettivo / che coniughi il verbo fotografare” è un verso del poeta Jacques Prévert dedicato a Doisneau, fotografo della vita semplice e quotidiana di Parigi. Questa è la sua autobiografia, corredata da 35 fotografie, contenente (come da sottotitolo) ricordi, aneddoti, episodi e incontri. Per saperne di più: scheda libro.
  • GIUDA ISCARIOTA di Sergej Nikolevič Bulgakov (EDB). Il mistero della figura di Giuda è al centro di questo due scritti di Sergej Bulgakov, riflessioni che si interrogano sul ruolo fondamentale che ebbe il famigerato tradimento all'interno della realizzazione del disegno divino. Per saperne di più: scheda libro.
  • MUNCH – IL GRIDO INTERIORE (Moebius). Catalogo della mostra esposta a Palazzo Bonaparte (Roma, 11 febbraio – 2 giugno 2025). Un aspetto abbastanza inedito viene preso in considerazione nei saggi contenuti in questo volume: il rapporto di Edvard Munch con l'Italia. Qui i dettagli della mostra. Per saperne di più: scheda libro.

INFANZIA E RAGAZZI:

  • IL TRENINO DEGLI ANIMALI DELLA GIUNGLA di Liv Wan (Doremì Junior). Esattamente come il suo titolo gemello uscito a febbraio con gli animali della fattoria, anche questo è un libro-puzzle i cui pezzi formano un trenino. Età di lettura: dai 3 anni. Per saperne di più: scheda libro.
 
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from Bymarty

🖋️Un anno... Eccomi qui, di nuovo questo numero, importante nel bene e nel male, ma questa volta lo ricordo solo perché rappresenta il mio primo anno qui, su snowfan! Non sono una particolarmente social, anche nella vita reale un po' asociale! Però ho conosciuto questa bella realtà, diversa da quella da cui provenivo, nonostante io sia ancora legata ai social tradizionali... Per me questa è stata una realtà tutta da scoprire, giorno dopo giorno, ho avuto anche difficoltà, timore ad integrarmi, perché un mondo diverso, dove tutti mi sembravano esperti, informatici, gente importante ed io ero e lo sono tutt'ora diversa e ben lontana da tutto ciò! Eppure soprattutto Snow mi ha accolta, supportata, sopportata, mi ha fatto sentire parte integrante di questa sua famiglia, nonostante i miei alti e bassi, il mio sentirmi spesso a disagio, non avere argomenti con cui poter interagire ecc. Avevo il mio mondo, il mio rifugio, io, le foto, pensieri, citazioni su Snowpix, ma su Snowfan no. Vuoti e silenzi, lune, spesso sono stati oggetto anche di critiche, che ho sempre accettato, ho cercato anche di migliorare, di pormi diversamente, ma alla fine sono sempre stata me stessa, senza filtri e maschere, ho sempre scritto di me, ho fotografato col cuore e spesso raccontato emozioni e situazioni, anche molto personali, come la mia malattia! Io mi sono spesso sentita diversa, mi sono rinchiusa nella mia solitudine, nei miei tormenti. Ma poi con i miei tempi, con l'aiuto sempre costante di una persona unica e vera, ho continuato a muovermi in questo mondo, a farmi delle belle conoscenze, anche al di fuori di questa istanza e forse, anch'io nel mio piccolo ho contribuito a rendere speciale questo micro mondo, fatto di poche persone, ma belle, seppur distanti! Sicuramente il mio scopo non è mai stato né mettermi in mostra, né sembrare chi non ero, né piacere per forza ..anzi! Snow, una delle poche persone che stimo e di cui mi fido, mi ha dato la possibilità di essere libera di esprimermi, di raccontare, raccontarmi, sempre nel rispetto di poche regole, buon senso e lealtà. È passato un anno e sono orgogliosa, sinceramente ammirata da ciò che può essere questa istanza, un piccolo posto dove interagire, senza obblighi precisi, salutarsi, confrontarsi con persone che seppur lontane, a volte possono essere più vicine e vere di quelle reali, che abbiamo accanto! Lontani fisicamente, geograficamente, ma vicini col cuore, ideali, passioni..

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from chiaramente

祝你平安,祝你平安~ Ancora conservo la voce, Dolce e calda, lontana, Di un amore perduto. Sento il peso del tempo Giacermi muto sul petto; L'abisso della distanza Affogarmi gli occhi. E sento anche la vita Colmare, mio malgrado, Il vuoto che hai lasciato.

 
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from Il navigatore solitario

Scrittura creativa con IA L’avvento dell’intelligenza artificiale ha rivoluzionato molti campi, e la scrittura creativa non fa eccezione. Oggi, algoritmi avanzati possono generare testi, suggerire sviluppi narrativi e persino imitare stili letterari. Ma questo significa che le macchine sostituiranno gli scrittori? Tutt’altro. L’IA è uno strumento, non un autore: la vera creatività rimane umana. Gli strumenti di scrittura AI, come ChatGPT o Gemini, possono aiutare a superare il blocco dello scrittore, suggerendo spunti o sviluppi inaspettati. Possono generare descrizioni vivide, proporre metafore o persino creare interi dialoghi. Per molti autori, è come avere un collaboratore sempre disponibile, pronto a stimolare nuove idee. L’IA manca però di esperienza emotiva, di quel background umano fatto di ricordi, sensazioni e fallimenti che alimentano la grande letteratura. Può emulare, ma non sentire. Un algoritmo non scrive per passione, ma per calcolo. Ecco perché il ruolo dello scrittore rimane centrale: tocca a lui infondere anima alle parole. Il futuro della scrittura creativa potrebbe essere una collaborazione: l’IA offre struttura e spunti, l’autore dà profondità e autenticità. Già oggi, molti usano questi strumenti per rifinire bozze o esplorare nuove direzioni narrative. L’importante è non affidarsi ciecamente alla tecnologia, ma usarla per potenziare la propria voce. L’IA non uccide la creatività, la trasforma. Sta a noi decidere come utilizzarla: come una stampella o come una leva per raggiungere nuove vette. La scrittura, in fondo, resta un atto profondamente umano e forse, proprio grazie all’AI, potremo riscoprirne il valore.

© Massimiliano Pesenti

 
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from PIXEL THROUGH YEARS

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🕹️ L'Alba del Gaming Casalingo

Negli anni '70, l'idea di interagire con il televisore di casa attraverso videogiochi era rivoluzionaria. Due console hanno segnato l'inizio di questa era: la Magnavox Odyssey e l'Atari 2600. Esploriamo la loro storia, le caratteristiche tecniche e alcune curiosità meno note.


🎮 Magnavox Odyssey (1972): Il Pioniere dei Videogiochi Domestici

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🛠️ Caratteristiche Tecniche

  • Processore: Assente; basata su circuiti analogici.
  • Grafica: Bianco e nero; utilizzo di overlay plastici colorati per simulare ambientazioni.
  • Input: Due controller con manopole rotative.
  • Giochi: Schede intercambiabili che modificavano i circuiti interni.
  • Audio: Assente.

📖 Storia e Sviluppo

Ideata da Ralph H. Baer e il suo team alla Sanders Associates, la Magnavox Odyssey fu la prima console domestica commerciale, lanciata nel settembre 1972. Baer iniziò a lavorare sul concetto già nel 1966, con l'obiettivo di creare un dispositivo che permettesse di giocare su un televisore di casa. Dopo anni di sviluppo e prototipi, Magnavox acquisì la licenza e produsse la console.

_ 🔍 CuriositàPistola Ottica “Shooting Gallery”: La Odyssey supportava una periferica chiamata “Shooting Gallery”, il primo fucile ottico per console domestiche. Tuttavia, una falsa diceria secondo cui funzionasse solo con TV a colori di una specifica marca ne limitò il successo. – Marketing Confusionario: Molti consumatori credevano erroneamente che la Odyssey funzionasse solo con televisori Magnavox, limitando le vendite. – Assenza di Suoni: La console non disponeva di audio, rendendo l'esperienza di gioco meno immersiva rispetto ai successivi sistemi._


🎮 Atari 2600 (1977): La Rivoluzione del Gaming

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🛠️ Caratteristiche Tecniche

  • CPU: MOS 6507 a 1,19 MHz.
  • Grafica: Risoluzione di 160×192 pixel con una tavolozza di 128 colori.
  • Audio: Due canali mono.
  • Input: Due porte per joystick e paddle.
  • Giochi: Cartucce ROM intercambiabili fino a 4 KB (espandibili tramite bank switching).

📖 Storia e Sviluppo

Lanciata nel settembre 1977 come Atari Video Computer System (VCS), l'Atari 2600 fu tra le prime console a utilizzare cartucce intercambiabili, permettendo ai giocatori di cambiare giochi senza acquistare nuove console. Questa innovazione contribuì significativamente al successo della piattaforma.

_ 🔍 CuriositàBank Switching: Per superare il limite di 4 KB di memoria delle cartucce, Atari introdusse il “bank switching”, permettendo ai giochi di accedere a più memoria e aumentando la complessità dei titoli. – Controller Innovativi: Oltre ai joystick standard, furono sviluppate periferiche come paddle, tastierini numerici e persino un prototipo di fascia controllata dai movimenti della fronte, l'Atari Mindlink, che però non entrò mai in produzione. – Successo di “Space Invaders”: L'uscita di “Space Invaders” per Atari 2600 nel 1980 aumentò enormemente le vendite della console, dimostrando il potenziale dei porting da arcade a sistemi domestici._


🆚 Confronto Diretto: Magnavox Odyssey vs Atari 2600

Caratteristica Magnavox Odyssey (1972) Atari 2600 (1977)
Tecnologia Analogica Digitale
Grafica Bianco e nero con overlay A colori
Audio Assente Due canali mono
Giochi Schede di circuito Cartucce ROM intercambiabili
Controller Manopole rotative Joystick, paddle e altri
Vendite Circa 350.000 unità Oltre 30 milioni di unità

🌟 Conclusione

La Magnavox Odyssey ha aperto la strada ai videogiochi domestici, introducendo il concetto di interazione con il televisore. L'Atari 2600 ha poi rivoluzionato il settore con l'uso di cartucce intercambiabili e una libreria di giochi in continua espansione. Queste console non solo hanno segnato l'inizio dell'industria videoludica domestica, ma hanno anche gettato le basi per le future innovazioni nel gaming.


 
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from Il navigatore solitario

Rock Symbol

La musica rock, fin dai suoi albori, ha sempre avuto un rapporto profondo e spesso controverso con il mistero, l'esoterismo e la spiritualità. Nata come espressione di ribellione e libertà negli anni '50, il rock ha rapidamente abbracciato temi che vanno oltre la superficie della società, esplorando l'ignoto, il soprannaturale e il trascendente. Ma da dove nasce questa associazione tra il rock e il cosiddetto “occulto”? E perché è stato a lungo considerato la “musica del demonio”? Negli anni '60 e '70, il rock si è evoluto in forme sempre più complesse e sperimentali, aprendo la strada a una connessione con simbolismi esoterici e mistici. Band come i Led Zeppelin hanno portato questa relazione su un nuovo livello. Jimmy Page, chitarrista e fondatore, era affascinato dagli scritti di Aleister Crowley, il famoso occultista britannico, tanto da acquistare la sua villa, Boleskine House, sulle rive del Loch Ness. Il quarto album della band, senza titolo ufficiale ma noto come Led Zeppelin IV, introduce i famosi simboli scelti dai membri: l'enigmatico “Zoso” di Page, la piuma di Robert Plant, e i segni di John Bonham e John Paul Jones. Questi simboli non erano solo decorazioni, ma rappresentavano una connessione personale con archetipi mistici e filosofie antiche. Tuttavia, i Led Zeppelin non erano un caso isolato. I Black Sabbath, pionieri dell'heavy metal, hanno spesso affrontato temi oscuri e controversi, giocando con l'immaginario satanico per scatenare reazioni e, probabilmente, riflettere le paure della società dell'epoca. Canzoni come Black Sabbath e The Wizard evocano immagini di magia nera e stregoneria, ma spesso con una vena critica o ironica. Anche altre band come i Pink Floyd, pur non direttamente esoterici, hanno esplorato temi metafisici e spirituali. L'iconica copertina di The Dark Side of the Moon, con il prisma che rifrange la luce in un arcobaleno, è un simbolo universale di trasformazione e consapevolezza. La simbologia esoterica nel rock non si è fermata a questi pionieri. Negli anni '80, band come gli Iron Maiden hanno reso le immagini dell'occulto un marchio di fabbrica. Il loro album The Number of the Beast ha alimentato polemiche e paure per il suo presunto satanismo, ma la band ha sempre sottolineato che si trattava di una narrazione artistica, non di un'adesione a credenze oscure. Parallelamente, i King Crimson e i Rush hanno utilizzato simboli mistici e filosofie complesse per arricchire la loro musica, esplorando l'alchimia, la libertà personale e la ricerca dell'illuminazione. Negli anni più recenti, band come i Tool hanno portato questa tradizione a nuovi livelli di complessità. Con copertine che incorporano simboli alchemici e geometrici e testi che esplorano la spiritualità e la consapevolezza, i Tool rappresentano un esempio perfetto di come il rock moderno continui a essere un veicolo per il mistero e la riflessione esoterica. Ma non è solo il rock a intrattenere questo rapporto con il mistero. Anche altri generi musicali, dal pop all'elettronica, hanno flirtato con l'occulto e il simbolismo. Artisti come David Bowie hanno esplorato temi esoterici attraverso personaggi e narrazioni, mentre artisti elettronici come Deadmau5 hanno utilizzato simboli geometrici e futuristici per creare un'aura di mistero. La musica italiana non è rimasta immune a queste influenze. Sebbene meno evidente rispetto alle band internazionali, il panorama italiano ha una sua vena mistica e simbolica. Negli anni '70, gruppi come il Banco del Mutuo Soccorso e la Premiata Forneria Marconi hanno introdotto elementi di esoterismo e filosofia nei loro testi e nelle copertine dei loro album. I testi spesso poetici e ricchi di riferimenti mitologici riflettevano una ricerca di significato e una connessione con tematiche universali. Anche Franco Battiato, con il suo stile unico e la sua esplorazione del misticismo, ha rappresentato un punto di riferimento. Album come La voce del padrone e Pollution contengono riferimenti a discipline spirituali, filosofie orientali e simbolismi esoterici. Negli anni più recenti, artisti come Vinicio Capossela hanno continuato questa tradizione, mescolando elementi di folklore, mitologia e spiritualità nei loro lavori. Capossela, con la sua narrazione teatrale e i suoi riferimenti a simboli antichi, dimostra come la musica italiana possa essere un terreno fertile per esplorazioni esoteriche. Anche la musica pop, apparentemente lontana da questi temi, non ne è completamente esente. Laura Pausini, ad esempio, ha inserito in alcuni videoclip immagini che richiamano simboli universali di rinascita e trasformazione, pur senza una connessione esplicita all'esoterismo. Ma allora, perché il rock è stato spesso etichettato come la “musica del demonio”? Questo pregiudizio ha radici profonde nella storia culturale e sociale. Il rock è nato come espressione di ribellione, rompendo con le norme tradizionali e sfidando le autorità religiose e morali. In un'epoca in cui la musica era considerata un riflesso diretto dei valori di una società, il rock, con i suoi ritmi potenti e i suoi testi provocatori, è stato visto come una minaccia. L'associazione con il “demonio” non era tanto una dichiarazione letterale, quanto una metafora del suo potenziale di sconvolgere lo status quo. Un altro elemento cruciale è il legame tra il rock e l'immaginario visivo. Le copertine degli album, i videoclip e persino i concerti live sono stati spesso utilizzati per evocare simboli e immagini che sfidano le convenzioni. Questo aspetto è evidente non solo nelle grandi produzioni internazionali, ma anche nelle rappresentazioni visive di artisti italiani. Negli anni '80 e '90, artisti come Gianna Nannini hanno adottato un'estetica provocatoria che sfidava i canoni tradizionali, esplorando temi di libertà personale e spiritualità interiore. È importante notare che molti artisti hanno usato il simbolismo esoterico e occulto come mezzo per esplorare temi profondi e universali, piuttosto che per promuovere credenze oscure. La musica rock è stata una piattaforma per esprimere inquietudini, aspirazioni e la ricerca del significato, temi che risuonano profondamente con l'essere umano. La presenza di simboli e riferimenti esoterici non è una celebrazione dell'oscurità, ma una finestra aperta su mondi alternativi, su possibilità diverse di interpretare la realtà. Oggi, la musica continua a essere un veicolo per il mistero e la spiritualità. Dai primi suoni distorti delle chitarre elettriche ai complessi arrangiamenti elettronici, il richiamo all'ignoto è un elemento intrinseco della creatività musicale. Che si tratti di simboli alchemici, miti antichi o riflessioni filosofiche, la musica è e rimarrà un territorio dove l'esoterismo e la bellezza si incontrano, sfidando il tempo e le convenzioni. Il rock non è la musica del demonio; è la musica dell'anima inquieta, quella che cerca risposte dove gli altri vedono solo domande.

© Massimiliano Pesenti

 
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from 54rv36u

folla

Georges Brassen “ Les passantes” Ho sempre amato questa canzone. Pensavo fosse di De André. Davvero poco tempo fa mi sono imbattuto in questa versione francese che è invece la versione originale. Forse forse la preferisco, è di Georges Brassen (ma il testo non è suo ma di Antoin Pol, Georges l'ha “solo” musicata e cantata [e mi ci dici niente!]). Do comunque il merito a Fabrizio di aver riconosciuto una bellissima canzona e di averla interpretata variando pochissimo il testo. Non ci sono rimasto male che non fosse sua. Questa volta no. Mi era capitato invece la prima volta quando ho scoperto che “Suzanne” non era sua ma di Leonard Cohen, artista che non conoscevo e che poi è diventato il mio cantautore preferito in assoluto, l'unico per il quale ho vinto la mia pigrizia e sono andato ad un suo concerto a Verona e due volte a Lucca. Va be', sono andato anche ad un concerto di De André che però non cantò perché pioveva e poi a uno di Renato Zero ma perché piaceva alla mia ragazza di allora (che è tuttora la mia ragazza da 48 anni e 2 mesi il prossimo 5 aprile) Ascoltando Cohen ho così scoperto che anche “Nancy” è sua e la versione di De André ne è una (molto bella) cover. A proposito, sapete perché si dice cover? (io, da poco, mi sono imbattuto in una verosimile spiegazione) L'altro cantautore che apprezzo tanto tanto è Maxime le Forestier che ho conosciuto, musicalmente parlando, da ragazzino in campeggio con i miei. Una ragazzina, belga, un po' più grande di me suonava la chitarra e cantava una canzone in francese ed io non capivo nulla. Però era bella, la canzone (lei non ricordo ma penso proprio che gli ormoni non mi si fossero ancora messi in moto) e soprattutto ero rimasto scioccato che pronunciasse “PSILVIAAA attandemuaa”, cazzo c'entrava quella P??? Vai, uno di questi giorni faccio una foto musicale con la canzone di Maxime che amo particolarmente: L'Éducation Sentimentale” ma questa è tutta un'altra histoire.

La foto l'ho scaricata in rete

 
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from Pabba60 (per ora)

E niente, la destra è destra in ogni dove, sarà il marchio. Rubano, poi quando vengono pizzicati e condannati “è un complotto”, “toghe rosse” e via così. (Beati i francesi, se l'ineleggibilità valesse anche negli USA ora non avremmo l'aranciopiteco al governo)

Come stiamo vedendo, qui da noi i ladri hanno legioni di fans, chissà perché 🤔 Gioverebbe ricordare che tra quelli che vi entrano in casa a rubare cose, e Marine Le Pen e Augusta Montaruli che fregano denaro pubblico, non c'è praticamente nessuna differenza.

Basta dare un'occhiata a chi ha espresso solidarietà alla ladra LePen per capire subito da che parte stare. Dall'altra. ⁨#MeicItaliaGreitAghein⁩⁩

 
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from Il navigatore solitario

Tra inclusività e sfide globali

Nel 2024, la società globale si trova al crocevia tra innovazione senza precedenti e sfide complesse che mettono alla prova la resilienza dell’umanità. I progressi tecnologici, l’evoluzione del lavoro, le questioni ambientali e le dinamiche sociali stanno ridefinendo il modo in cui viviamo, lavoriamo e interagiamo. La tecnologia continua a permeare ogni aspetto della vita quotidiana, con l’intelligenza artificiale (IA) e l’automazione che giocano ruoli cruciali. Le IA generative, capaci di creare testi, immagini e persino musica, stanno trasformando settori come l’arte, l’intrattenimento e il marketing. Tuttavia, queste tecnologie sollevano anche questioni etiche riguardanti la proprietà intellettuale e l’impatto sul lavoro umano. La diffusione della realtà aumentata (AR) e della realtà virtuale (VR) sta cambiando il modo in cui le persone socializzano, lavorano e consumano intrattenimento. Le esperienze virtuali sono diventate parte integrante della vita quotidiana, con eventi culturali, riunioni di lavoro e persino incontri personali che si svolgono in spazi digitali immersivi. Anche il mondo del lavoro ha subito trasformazioni profonde, con l’adozione massiccia dello smart working e dell’automazione. Molti lavori tradizionali sono stati automatizzati, spingendo le persone a sviluppare competenze digitali avanzate per rimanere competitive. L’automazione ha migliorato l’efficienza, ma ha anche generato preoccupazioni sulla disoccupazione tecnologica. Il lavoro a distanza, reso comune dalla pandemia, è ormai una norma accettata, con molti impiegati che godono di una maggiore flessibilità. Tuttavia, questa evoluzione ha accentuato le disuguaglianze, poiché non tutti i lavoratori hanno accesso alle stesse opportunità tecnologiche e alle competenze necessarie per prosperare in questo nuovo ambiente. La crisi climatica rimane una delle principali preoccupazioni globali nel 2024. Nonostante i progressi nelle energie rinnovabili e nelle tecnologie verdi, il mondo sta lottando per contenere le emissioni di carbonio e limitare il riscaldamento globale. Gli eventi climatici estremi, come incendi, inondazioni e ondate di calore, sono sempre più frequenti, con effetti devastanti su economie e comunità. Nel 2024, la società è caratterizzata da una maggiore attenzione all’inclusività e alla diversità. Movimenti sociali che promuovono l’uguaglianza di genere, i diritti delle minoranze e l’inclusione delle persone con disabilità hanno guadagnato terreno, influenzando politiche pubbliche e pratiche aziendali. Tuttavia, la polarizzazione politica e sociale continua a rappresentare una sfida significativa, con il rischio di frammentare ulteriormente le comunità. Il ruolo dei social media rimane centrale, ma anche controverso. Queste piattaforme sono strumenti potenti per la mobilitazione sociale e la diffusione di idee, ma sono anche accusate di amplificare la disinformazione e la divisione sociale. La lotta contro le fake news e la manipolazione delle informazioni è diventata una priorità, con governi e organizzazioni che lavorano per migliorare la trasparenza e la responsabilità online. La salute mentale è emersa come una delle principali preoccupazioni della società del 2024. La pandemia ha lasciato un’eredità di ansia e stress, e la consapevolezza dell’importanza del benessere psicologico è cresciuta. Le aziende e le istituzioni stanno investendo in programmi di supporto per la salute mentale, riconoscendo che il benessere psicologico è fondamentale per la produttività e la qualità della vita. Parallelamente, la medicina personalizzata e le tecnologie sanitarie avanzate, come la telemedicina e l’uso dell’IA per diagnosi e trattamenti, stanno rivoluzionando il settore sanitario. L’accesso alle cure è migliorato, ma rimangono disparità significative, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. La società del 2024 è un mosaico complesso, dove innovazione e sfide coesistono, influenzando ogni aspetto della vita umana. Mentre la tecnologia continua a ridefinire il mondo, le questioni etiche, sociali e ambientali richiedono una risposta collettiva e lungimirante. In questo contesto di cambiamento rapido, la capacità di adattamento, l’inclusività e la sostenibilità saranno le chiavi per affrontare le sfide future e costruire una società più equa e resiliente.

© Massimiliano Pesenti

 
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from chiaramente

Winter 2016: A cold hutong house, Plastic bags full of baozi, Root beer and cats. I'll never be as pure As your confused eyes That night, when I cried For her – but I kissed you.

 
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from Alfonso Cataldi

Al minuto 11.23 della lezione “L’opera d’arte nell’epoca della sua manipolabilità digitale”,

https://youtu.be/uB2f1ubWKg8?si=Vg2PAE4xrRD0ptB5

tenuta in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Accademico 2016-2017 dell'Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Luciano Floridi, parlando dell'umanità come anomalia e dell'opera d'arte, dice:

“tu prendi una bella curva, poi c'è questo punto tutto fuori tutto strano che è una bellissima anomalia”.

Allora ho ripensato a questa cosina che scrissi nel 2011, che può sembrare solo una poesiola d'amore con delle metafore geometriche, ma in realtà parlava proprio di questa anomalia.

Ma ti era chiaro

Sapevi poco più di un’equazione liceale, ma ti era chiaro il senso che va oltre gli assi e si condensa fra le mani, ti scompiglia i capelli, erompe tra i bastioni dei vent’anni. Ti ho incontrata attratta da una curva esasperata, fuoripiano, fuori via, chiusa nel tuo angolo perfetto.

18/10/2011

 
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from 54rv36u

Tutti-i-sentieri-del-bosco Sentieri Erano settimane che stavo cercando questa particolare fotografia e non riuscivo a trovarla. L'ho anche cercata sul mio profilo di facebook perché sapevo di averla postata, anni e anni fa, quando ancora avevo l'applicazione sul cellulare (2,5 cellulari fa, poi l'ho disinstallata e mai più installata in quelli successivi) ma non c'è stato verso. Facebook me l'aveva anche riproposta come ricordo non più tardi di un annetto fa, sicché per esserci c'era. Però sapevo che prima o poi l'avrei ritrovata per caso in una delle tante pennette o in un HD portatile o in uno dei tanti cloud (gratuiti). E così è stato, proprio oggi, cercando una vecchia vignetta umoristica da mandare ad una mia amica che oggi compie 50 anni (bella tappa!). Come fotografia non è assolutamente un gran che, non ho nemmeno bisogno di ammetterlo perché è evidente in sé. Ma per me è indissolubilmente legata ad una mia intima riflessione che feci mentre percorrevo proprio quel sentieri lì e che dette origine ad uno dei pochi aforismi dei quali sono certo ed orgoglioso padre. Magari “dice” soltanto a me, magari “solo a me” ripropone sentieri di pensiero che si perdono e si ricongiungono e deviano ancora e si diramano. Ve la propongo così come mi venne in mente: “Tutti i sentieri del bosco, prima di essere sentieri, erano bosco”

La clip musicale è tratta da “Struggle For Pleasure – Wim Mertens” . Anche questo brano l'ho inseguito per anni. Era inserito in una serie radiofonica che trasmettevano, mi pare il mercoledì, anni ed anni ed anni fa. A quel tempo non c'era Shazam e probabilmente manco internet, sicché era una serie ben ben vecchia. Ascoltavo volentieri la puntata e soprattutto la sigla di chiusura, appunto questa. Qualche anno fa ho trovato il brano su youtube per caso, manco sapevo chi fosse questo Win Mertens. L'ultima mania che m'è presa è di fare clip musicali con un'unica fotografia, poi le salvo su un cloud nella cartella “Foto musicali”

 
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from Cyberdyne Systems

signal Fonte: logo Signal su en.wikipedia.org

Molti avranno sentito parlare del polverone che si è sollevato attorno a Signal in relazione all'incidente di sicurezza avvenuto in seno all'amministrazione Trump.

Il fatto Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Usa, Michael Waltz, inserisce per errore il giornlsta Jeffrey Goldberg dell'Atlantic in un gruppo ristretto su Signal, comprendente fra gli altri anche il vice di Trump, J.D. Vance e il direttore della CIA John Ratcliffe, dove si discuteva di piani, strategie militari e di relazioni diplomatiche molto delicate. La conseguenza Questo incidente, una volta venuto alla luce, ha scatenato com'è comprensibile, un vero putiferio per tanti motivi, uno fra tutti: perché il consiglio di sicurezza nazionale usa Signal, contravvenendo a tutti i protocolli interni di sicurezza che prevedono l'uso di protocolli e strumenti strettamente approvati (e Signal chiaramente non è fra questi)?

Dagli USA c'è stato un ovvio, disperato, e molto goffo tentativo ridimensionamento che ha avuto il solo risultato di provocare un boom di download di Signal negli USA di +45%

Mentre ancora non si registra nessuna vera risposta alla domanda “perché usare Signal”, anche se i fortissimi sospetti di una violazione estesa dei sistemi di comunicazioni statunitensi da parte della Cina sembrano suggerirla, il dibattito locale sul tema è veramente desolante.

È la stampa, bellezza! In particolare, due reazioni mi hanno veramente divertito (si ride amaro, eh) quella partorita da Rai News (veramente vergognosa) e quella involontariamente esilarante di FanPage.

Nella prima, già provocatoria dal titolo “La chat su Signal: ma è davvero sicura?”, si comincia con l'analisi del fatto fino a cadere nel ridicolo quando cerca di demonizzare un app, che nonostante i suoi limiti rimane una delle più sicure in circolazione, nel paragrafo lapidario “La bufala della sicurezza di Signal” affermando nella premessa ad effetto: “Certo, non è whatsapp e nemmeno telegram ma certo è che quella chat non è sicura e per diversi motivi.

Senza spiegare MAI quali siano questi motivi se non provando ad attribuire a Signal, con una supercazzola magistrale, la cappella atomica fatta da Michael Waltz che ha aggiunto un giornalista ad una chat ristretta,

Seguendo questo ragionamento illuminante, allo stesso modo potrei aprire il cancello di un recinto che custodisce un gregge di pecore per far entrare un lupo e dare la colpa al cancello.

Infine, mi ha molto divertito anche la posizione di FanPage (che è fanpage, vabbè. È solo folklore) nell'articolo “Perché Signal non può essere utilizzata per condividere piani di guerra” di Elisabetta Rosso, dove, dopo la presentazione del contesto e una descrizione anche apprezzabile di Signal, FanPage, come e peggio di RaiNews, non teme di sprofondare nel ridicolo quando la giornalista affronta il tema della presunta “inadeguatezza” nel paragrafo “Perché Signal non è adatta per le comunicazioni governative

Secondo Elisabetta Rosso “Uno dei problemi principali è la mancanza di integrazione con le infrastrutture governative” in virtù, spiega, della necessità di una “integrazione con i sistemi di sicurezza nazionale“ E, nonostante si possa essere abbastanza d'accordo, subito dopo raggiunge e supera le intuizioni di RaiNews facendo diventare tutto meravigliosamente grottesco quando sottolinea che l'integrazione di cui sopra è necessaria al fine di “garantire il pieno controllo sui dati e sugli accessi.

È scritto proprio così ed è così evidente l'incomprensione della bestialità dichiarata che subito dopo rincara la dose sostenendo che:

  1. siccome Signal è una piattaforma indipendente, espone comunicazioni a potenziali vulnerabilità (quali? dove? È tutto aperto e analizzabile. Audit di sicurezza indipendenti non li hanno ancora trovati ma Elisabetta Rosso sì)
  2. siccome è un servizio esterno, “il governo non può monitorare direttamente le comunicazioni, né applicare misure di sicurezza specifiche per proteggere informazioni sensibili.

E sarebbe proprio quest'ultimo punto la pistola fumante che attesta l'insicurezza di Signal. “Non stupisce quindi che persone non autorizzate possano accedere a conversazioni riservate, come dimostra il caso del giornalista nella chat dell'amministrazione Trump”, senza considerare che è proprio nel momento in cui ti inserisco in un gruppo che ti sto autorizzando ad accedere. Sarebbe stato diverso se questo giornalista fosse riuscito a catturare quelle conversazioni senza appartenere a quel gruppo. La fiera dell'assurdo.

In altre parole, l'insicurezza di Signal per Elisabetta Rosso risiede nel fatto che il governo non possa introdurre trojan che intercettino le comunicazioni. E ripensando al pericolo cinese, è probabilmente proprio questo il motivo per cui è stato usato.

Come bisognerebbe comunicare?”, domanda la giornalista dal profondo della sua sapienza. Chi vuole, legga anche quest'ultimo paragrafo. Aggiungo solo che, secondo lei, una comunicazione, per essere veramente sicura, deve anche consentire una supervisione interna. Quindi violabile.

È tutto molto divertente ed è evidente come i concetti di sicurezza possano essere molto diversi.

Wired dal canto suo è uno dei pochissimi che analizza la questione molto bene(Caso Signal, e se l’uso dell’app da parte dei vertici del governo Usa non fosse un errore?).

Tutto il resto che si trova in giro, per quello che ho potuto leggere, è un vero pianto.

#signal #sicurezza

 
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from L'arbre du Ténéré

Poeme / sans titre

Il fera beau, et les récoltes seront gorgées de soleil ! Quand la paix rayonnera dans tous les cœurs, Et la vie sera douce et tendre comme du miel, La victoire sera à tous quand il n'y aura pas de vainqueur.

Les jours seront moins courts, les nuits plus brèves, Ça sentira le printemps, le bonheur sans préavis. La liberté et l'égalité ne seront plus des rêves, Assourdis des seuls bruits des clameurs de la vie.

Il fera beau ce jour-là, surtout dans nos têtes ! Une toute nouvelle histoire commencera Quand la paix sera notre unique conquête : Il fera beau, le jour où Palestine vivra !

Looping, le samedi 29 mars 2025 15h48, ecrit en manifestation pour Gaza.

Inspiré par les derniers mots de Hossam Shabat 10/10/01 – 24/03/25.

“Si vous lisez ceci, cela veut dire que j'ai été tué, très probablement pris pour cible, par les forces d'occupation israéliennes. Quand tout à commencé, je n'avais que 21 ans, un étudiant avec des rêves comme tout le monde. J'ai documenté les horreurs dans le nord de Gaza, déterminé à montrer au monde la vérité qu'ils ont essayé d'enterrer. J'ai dormi sur les trottoirs, dans les écoles, dans les tentes, partout où je pouvais. Chaque jour était une bataille pour la survie. j'ai enduré la faim pendant des mois, mais je n'ai jamais quitté mon peuple. Par Dieu j'ai accompli mon devoir de journaliste. J'ai tout risqué pour rapporter la vérité, et maintenant, je suis enfin en repos, quelque chose que je n'ai pas su faire au cours des 18 derniers mois. J'ai fait tout ça parce que je crois en la cause palestinienne. Ne crois que cette terre est à nous, à ça a été le plus grand honneur de ma vie de mourir en la défendant et en servant mon peuple. Je vous le demande maintenant : n'arrêtez pas de parler de Gaza. Ne laissez pas le monde détourner le regard. Continuer à vous battre, continuer à raconter nos histoires jusqu'à ce que la Palestine soit libre.”

 
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from Alfonso Cataldi

Allo scrittore e disegnatore Matteo Bussola che in un post ha scritto “Dio mio la tristezza delle copertine dei libri fatte con la IA...”

Matteo Bussola ho fatto solo in tempo a leggere “con tutto il rispetto...”, commento che probabilmente hai subito cancellato pensando di offendermi. Ma io non mi offendo affatto. Vedi, ho qualche anno in più di te e al contrario di te ho consapevolezza che siamo sul crinale di una rivoluzione epocale. Di fronte a questo si può avere un atteggiamento da brontosauri oppure essere protagonisti. La IA sarà sempre più pervasiva a un livello che non immagini, e migliorerà giorno dopo giorno , come tutta la tecnologia. Stanno arrivando i computer quantistici che risolveranno in cinque minuti problemi che i computer attuali risolverebbero in migliaia di anni. Ci sono già centinaia di IA che generano immagini, chi meglio chi peggio ma è una evoluzione che non arretra. Capisco che è tutto straniante e nel mio libro è questa straniazione al centro. Io spero di essere in salute i prossimi venti/trenta anni per essere dentro a questa rivoluzione. Ho avuto la fortuna di sperimentare come precursore il web quando è nato, quando poi è diventato solo testo nero su sfondo bianco, ed era lentissimo, lo stesso che adesso permette a te di scrivere post promozionali sui tuoi libri, di mettere le immagini delle tue copertine e le foto delle tue presentazioni. Proprio poco tempo fa ho ritrovato in quelle scarne pagine un post (all'epoca non si chiamavano così) di un giovane Linus Torvalds, il padre del sistema operativo Linux su cui girano i server di tutto il mondo, che appunto diceva di aver scritto un sistema operativo e di provarlo e di dargli feedback). Credimi, non c'è nessuna tristezza nelle immagini di cui parli, c'è l'alba che non vedi e che diventerà giorno pieno che travolgerà tutti. Ti consiglio di leggere i libri di Luciano Floridi, filosofo del digitale, a capo del centro di ricerca del dipartimento di comunicazione digitale a Yale, e prima a Oxford. Proprio in un recente video che ho visto e che ti linko https://youtu.be/uB2f1ubWKg8?si=DBOPwp2wHuCT8gl3 parla all'università di Bologna della riproducibilità dell'arte. Puoi vederlo o rimanere nella tua comfort zone.

 
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from Il diario di Erik

Sliding Doors #12

Un dolore lancinante alla testa accompagnò la ripresa dei sensi di Anna, come se mille aghi le trafiggessero il cranio senza pietà. Le sembrava di essere intrappolata in fondo ad un gorgo fangoso e oscuro, completamente disorientata e senza alcun appiglio per riemergere alla superficie. Con le mani tremanti e un ultimo disperato sforzo dettato dal puro istinto di sopravvivenza, compose un numero sul telefono – che solo più tardi avrebbe scoperto appartenere a un amico in comune. Il suo corpo venne scosso da tremiti incontrollabili prima di prorompere in un pianto straziante e disperato, tanto violento da impedirle di articolare anche una sola parola comprensibile, lasciando che dall'altra parte della linea si sentissero solo singhiozzi angoscianti.

“Stai calma, calmati, lo so che sei Anna, dimmi almeno dove ti trovi che arrivo subito!” implorava Leòn con voce concitata, urlando nel cellulare mentre cercava di comprendere la situazione. Anna, con uno sforzo sovrumano, riuscì a sputare una singola sillaba tra i singhiozzi: “Bar!” “Arrivo subito!” rispose Leòn. Nel precipitarsi verso la sua macchina, con il cuore che gli martellava nel petto, telefonò immediatamente a Brigitte, così che almeno un familiare fosse informato e potesse aiutare a gestire quella che sembrava una terribile crisi di Anna. Arrivarono entrambi nel parcheggio con il fiato corto, divorati dall'ansia e dal nervosismo di essere completamente all'oscuro di quanto fosse accaduto.

“Guarda Brigitte, Anna non riusciva nemmeno a parlare, un pianto disperato,” Leòn la mise al corrente dell'unica informazione che possedeva, mentre il mistero della situazione veniva drammaticamente amplificato dal pianto straziante e dalle urla che echeggiavano distintamente già nel cortile sul retro dell'edificio. Si precipitarono attraverso la porta e corsero su per le scale, prendendo due gradini alla volta, finché non trovarono Anna accasciata sul pavimento, scossa da singhiozzi incontrollabili, con la testa stretta disperatamente tra le mani tremanti.

“Sei caduta? Ti sei fatta male?” chiese Brigitte alla sorella con voce preoccupata, cercando di aiutarla a sorreggersi e valutando rapidamente le sue condizioni. Leòn, con passi cauti, si sporse verso l'interno del bagno e, in un silenzio carico di tensione, afferrò lentamente la mano di Brigitte e la guidò sulla soglia del locale. Entrambi, con gli occhi sbarrati dall'orrore di fronte alla scena che si presentava loro, proruppero all'unisono in un'esclamazione sgomenta: “Oh cazzo!”...

 
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