SACROSANCTUM CONCILIUM 112-121

DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II Costituzione sulla sacra Liturgia SACROSANCTUM CONCILIUM (4 dicembre 1963)

CAPITOLO VI – LA MUSICA SACRA

Dignità della musica sacra 112 La tradizione musicale della Chiesa costituisce un patrimonio d'inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell'arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne. Il canto sacro è stato lodato sia dalla sacra Scrittura [cf. Ef 5,19; Col 3,16], sia dai Padri, sia dai romani Pontefici; costoro recentemente, a cominciare da S. Pio X, hanno sottolineato con insistenza il compito ministeriale della musica sacra nel culto divino. Perciò la musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all'azione liturgica, sia dando alla preghiera un'espressione più soave e favorendo l'unanimità, sia arricchendo di maggior solennità i riti sacri. La Chiesa poi approva e ammette nel culto divino tutte le forme della vera arte, purché dotate delle qualità necessarie. Perciò il sacro Concilio, conservando le norme e le prescrizioni della disciplina e della tradizione ecclesiastica e considerando il fine della musica sacra, che è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli, stabilisce quanto segue.

La liturgia solenne 113 L'azione liturgica riveste una forma piĂą nobile quando i divini uffici sono celebrati solennemente con il canto, con i sacri ministri e la partecipazione attiva del popolo. Quanto all'uso della lingua, si osservi l'art. 36; per la messa l'art. 54; per i sacramenti l'art. 63; per l'ufficio divino l'art. 101.

114 Si conservi e si incrementi con grande cura il patrimonio della musica sacra. Si promuovano con impegno le «scholae cantorum» in specie presso le chiese cattedrali. I vescovi e gli altri pastori d'anime curino diligentemente che in ogni azione sacra celebrata con il canto tutta l'assemblea dei fedeli possa partecipare attivamente, a norma degli articoli 28 e 30.

Formazione musicale 115 Si curi molto la formazione e la pratica musicale nei seminari, nei noviziati dei religiosi e delle religiose e negli studentati, come pure negli altri istituti e scuole cattoliche. Per raggiungere questa formazione si abbia cura di preparare i maestri destinati all'insegnamento della musica sacra. Si raccomanda, inoltre, dove è possibile, l'erezione di istituti superiori di musica sacra. Ai musicisti, ai cantori e in primo luogo ai fanciulli si dia anche una vera formazione liturgica.

Canto gregoriano e polifonico 116 La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale. Gli altri generi di musica sacra, e specialmente la polifonia, non si escludono affatto dalla celebrazione dei divini uffici, purché rispondano allo spirito dell'azione liturgica, a norma dell'art. 30.

117 Si conduca a termine l'edizione tipica dei libri di canto gregoriano; anzi, si prepari un'edizione piĂą critica dei libri giĂ  editi dopo la riforma di S. Pio X. Conviene inoltre che si prepari un'edizione che contenga melodie piĂą semplici, ad uso delle chiese piĂą piccole.

Canti religiosi popolari 118 Si promuova con impegno il canto religioso popolare in modo che nei pii e sacri esercizi, come pure nelle stesse azioni liturgiche, secondo le norme stabilite dalle rubriche, possano risuonare le voci dei fedeli.

La musica sacra nelle missioni 119 In alcune regioni, specialmente nelle missioni, si trovano popoli con una propria tradizione musicale, la quale ha grande importanza nella loro vita religiosa e sociale. A questa musica si dia il dovuto riconoscimento e il posto conveniente tanto nell'educazione del senso religioso di quei popoli, quanto nell'adattare il culto alla loro indole, a norma degli articoli 39 e 40. Perciò, nella formazione musicale dei missionari si procuri diligentemente che, per quanto è possibile, essi siano in grado di promuovere la musica tradizionale di quei popoli, tanto nelle scuole, quanto nelle azioni sacre.

L'organo e gli strumenti musicali 120 Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli.

Missione dei compositori 121 I musicisti animati da spirito cristiano comprendano di essere chiamati a coltivare la musica sacra e ad accrescere il suo patrimonio. Compongano melodie che abbiano le caratteristiche della vera musica sacra; che possano essere cantate non solo dalle maggiori «scholae cantorum», ma che convengano anche alle «scholae» minori, e che favoriscano la partecipazione attiva di tutta l'assemblea dei fedeli. I testi destinati al canto sacro siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche.

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Approfondimenti

Dignità della musica sacra Il primo passo del capitolo è la constatazione che la musica e il canto, come in quasi tutte le tradizioni religiose conosciute, è parte “necessaria e integrante” della liturgia solenne della Chiesa (dove solenne, nel contesto di SC, non significa sfarzosa ma semplicemente completa [cfr. anche Istruzione del Consilium e della Sacra Congregazione dei riti “Musicam sacram”, 16: “Non c’è niente di più solenne e festoso nelle sacre celebrazioni di un’assemblea che tutta esprime con il canto la sua pietà e la sua fede”].

Immediatamente, viene richiamato, come sempre avviene nei documenti della Chiesa, il Magistero precedente. E viene fatto per dimostrare quanto anticipato anche dal n. 29 su cui ci siamo già soffermati: “il compito ministeriale della musica sacra”. A questo proposito è interessante osservare lo sviluppo della terminologia [cfr. Alfredo Pellegrino Ernetti O.S.B., La musica sacra dopo il Concilio Vaticano II, in Id., Storia del canto gregoriano, Jucunda laudatio, 1982-1990.]:

C’è una presa di coscienza sempre più chiara di questa dignità e connaturalità della musica con la ritualità umana, frutto in parte anche dell’approfondimento degli studi antropologici del secolo scorso.

A queste premesse segue una conclusione, introdotta dall’avverbio tipicamente liturgico ideo. Se questa connaturalità è vera come è vera, ne consegue che “la musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all’azione liturgica”. Vi è anzitutto proposto un vero e proprio salto di qualità e che va dal sacro al santo; dalla semplice ricognizione di una separazione dal profano alla drammatica ed esistenziale appropriazione di tale identità. Perché ciò avvenga è necessario che la musica sacra cum actione liturgica connectetur, sia messa in connessione (termine che oggi ci è più facile capire e che attesta ancora una volta il valore profetico e lungimirante dei testi magisteriali), in comunicazione con l’azione liturgica, si lasci plasmare da essa.

La stessa scansione degli interventi papali in materia di musica liturgica (da Giovanni XXII, nel 1324 al Concilio Vaticano II) pone chiaramente in luce una sorta di “rincorsa” rispetto a questioni più o meno di dettaglio (la querelle tra gregoriano e polifonia, il ruolo della musica strumentale, l’uso della lingua volgare nel canto), ma solo nel XX secolo – e segnatamente con il Concilio Vaticano II – il magistero riesce ad individuare nella “questione liturgica” più ampiamente intesa la vera matrice della crisi della musica liturgica, che nessuna musica “sacra” è in grado di risolvere. La autenticità musicale è pertanto riferita non alla musica come tale (idea della “musica sacra”) e neppure alla semplice funzionalizzazione liturgica di essa (idea di “musica d’uso”), ma piuttosto al contesto liturgico, alla celebrazione del mistero pasquale per ritus et preces, di cui la musica è una delle più alte e insostituibili espressioni ed esperienze. La mediazione liturgica del musicale diviene il luogo del vero confronto. Non più solo “musica sacra” o “musica d’uso”, ma “musica per la liturgia”. Andrea Grillo, Musica sacra, musica liturgica e musica per la liturgia

La liturgia solenne La funzione del canto nella liturgia è qui assimilata alla questione che poi ha superato in risonanza tutte le altre che è l’actuosa participatio del popolo di Dio. Per questo: Il musicista deve prima percepire il mistero, per poi poterlo artisticamente comunicare in forma musicale. Senza queste due realtà, si cade inesorabilmente nell’idolatria: una musica che canta solo di sé, che venera se stessa e non diventa epifania della bellezza-gloria nel mistero celebrato.[Giuseppe Liberto, Musica “santa” per la liturgia, in “L’osservatore Romano” 4 gennaio 2004, p. 8]

Formazione musicale Come è sempre avvenuto sin dall’antichità e si è smesso di fare proprio quando un Concilio generale della Chiesa lo ha stabilito per legge (cosa alquanto curiosa come la scomparsa della pratica della Liturgia delle ore presso i fedeli laici dopo che lo stesso Concilio li ha esortati a praticarla), si raccomanda che del programma di educazione cristiana sia dei chierici, sia dei religiosi, sia dei laici faccia parte l’educazione musicale.

Ma ecco che la conclusione del paragrafo ritorna al centro del problema: non si può trattare la musica come un settore a sé ma essa deve far parte integrante di una più ampia formazione liturgica. Non tanto delle lezioni, ma una vera educazione per ritus et preces come, del resto, insegna la stessa SC [SC 48]. Formazione non da impartire ma da donare (donetur) a musicisti e cantori ma in primis pueri.

Canto gregoriano e polifonico Ecco una questione spinosa, quella del canto gregoriano che viene riconosciuto come proprio della liturgia romana e ad esso, “a parità di condizioni”, va riservato il posto principale.

Esso, più che il “cosa” cantare, ci dice “come” cantarlo perché è frutto della preghiera di secoli che ha portato a fare del canto una vera e propria lectio divina, una celebrazione della parola. Le melodie gregoriane parlano del loro contenuto sottolineando dei testi le parti più importanti, il rapporto tra le parole e le frasi, esprimendo concetti teologici attraverso il numero e l’altezza delle note: una vera liturgia delle parole. Ad esempio, il lungo vocalizzo sulla parola virgo dell’inno dei Vespri delle feste della Madonna Ave maris stella vuole esprimere che la verginità di Maria è tale prima, dopo e durante il parto; così la velocità con cui passa sull’ultima parola della strofa, coeli porta, laddove invece ci aspetteremmo una chiusura dolce ed elaborata, rispecchia l’azione che la porta suggerisce cioè il passare, la porta è un luogo di passaggio non è fatta per soffermarsi e così fa la melodia gregoriana facendo della parola un’azione, una vera e propria liturgia in ritus et preces. Le melodie gregoriane per l’Alleluia, parola ebraica che racchiude l’invito a lodare Dio, sono costruite in questo modo: la parte formata dal verbo allelu, lodate, è poco ornata mentre sulla contrazione del nome di Dio, Yah, sfociano lunghissimi vocalizzi; come a dire che Dio è talmente trascendente che nessun canto, per quanto infinito, potrebbe veramente esprimerne la gloria per l’incolmabile distanza tra noi e Dio che solo per una sua amorevole iniziativa si può colmare. Non è necessario ripetere oggi gli stessi brani consegnatici dalla tradizione, essi sono spesso difficili da eseguire o incomprensibili agli orecchi contemporanei; quel che è invece da ritenere è seguire lo spirito del gregoriano, cioè scegliere o comporre canti nuovi che davvero esprimano la fede che con quella liturgia si vuole professare perché anche l’azione del cantare sia una vera liturgia della parola come ci consegna tutta la tradizione liturgica orientale e occidentale. [Emanuele Borserini, Il paradiso sulla terra. Spunti di catechesi liturgica nella Messa, D’Ettoris editori, Crotone 2018, pp. 99-100]

Anche altri elementi della produzione musicale possono avere cittadinanza ma alla solita condizione: “purché risponda allo spirito della liturgia”.

Viene infine dato mandato agli organi competenti di portare a compimento l’edizione tipica dei libri di canto gregoriano, cosa che è stata fatta ma alla quale non è seguita un’adeguata diffusione.

Canti religiosi popolari Questo paragrafo parla del canto religioso popolare cioè di ciò che è ispirato a temi religiosi ma non è testo liturgico e che deve accompagnare anzitutto i pii esercizi. Tuttavia, poiché questi ultimi non esistono praticamente più, anche i canti di questo genere si sono riversati completamente sull’unico polo di pratica religiosa che è la Messa. Ma la vita liturgica della Chiesa è molto più ampia e così la sua vita di preghiera comune che non sempre è liturgia: Via crucis, Rosario, Novena di Natale, per fare alcuni esempi. Solo con una vita ecclesiale e liturgica complete la formazione liturgica e di conseguenza musicale trovano un contesto adatto e si può raggiungere un vero discernimento per accogliere e collocare tutte le diverse esperienze musicali.

La musica sacra nelle missioni Si parla qui delle missioni ma anche da noi ormai la cultura ha sviluppato una propria tradizione musicale sganciata da quella cristiana e questo dato non è eludibile. Bisogna anzitutto conoscere questo percorso per poterlo educare efficacemente, non necessariamente per imitarlo ma certo per entrarvi in dialogo. L’inculturazione, che è diretta conseguenza del mistero dell’Incarnazione, è sempre necessaria e rimane una sfida da raccogliere ogni giorno.

L’organo e gli strumenti musicali L’organo ha un posto speciale nella Chiesa latina perché possiede la peculiarità di saper “elevare potentemente gli animi”. Peculiarità espressa dal testo conciliare con questa specie di ossimoro: elevazione dell’animo che fa pensare a qualcosa di soave ed etereo ma avviene vehementer. Effettivamente l’organo ha un’ampiezza di espressività e di adattamento eccezionale, caratteristica necessaria alla liturgia perché in essa si esprimono tutti gli stati d’animo dall’esultanza, al lutto, tutti le azioni dalla contrizione alla glorificazione, tutti glie venti salvifici dalla vita alla morte di Dio e dell’uomo. La liturgia è tutta una esperienza di elevazione potente: elevazione sì, ma non per progressiva catarsi e liberazione dal contingente quanto piuttosto per un continuo e drammatico confronto con il reale e la sua concretezza.

Missione dei compositori Ai compositori di musica è riconosciuta una vera e propria vocazione (esse vocatos) e, di conseguenza, è affidata una vera e propria missione. Insieme al tema del ministero che abbiamo affrontato precedentemente, queste sono altre parola chiave per impostare il nostro tema ripartendo da SC. Chi si occupa di musica sacra non può più farlo per velleità ma ha una vocazione che comporta una missione che si realizza del servizio all’interno della Chiesa. Un servizio rivolto non solo ai grandi centri ma anche alle scholae più piccole e ogni fedele.

La questione dei testi è di capitale importanza. Se una certa attenzione è stata in questi ultimi anni rivolta alla Sacra Scrittura, bisogna riconoscere che assai povera è l’ispirazione delle nuove composizioni alle “fonti liturgiche”. Per fare solo due esempi: inni per la Liturgia delle ore che sappiano esprimere le emozioni proprie di ogni tempo liturgico come mirabilmente sanno fare gli antichi inni gregoriani (basti ascoltare quello dei vespri dell’Avvento e della Quaresima, rispettivamente Conditor alme siderum e Audi benigne conditor) oppure canti popolari che riprendano le numerosissime orazioni del Messale perché la celebrazione del sacrificio dell’Eucaristia è “espressione perfetta della nostra fede”. [Orazione sulle offerte della Messa del giorno di Natale]

Conclusione In conclusione possiamo dire con il direttore del Pontificio Istituto di Musica Sacra e direttore della Cappella musicale della Basilica papale di Santa Maria Maggiore: Quale panorama meraviglioso ti si spalanca davanti agli occhi leggendo questi testi! Quale paesaggio desolato ci è dato invece di costatare. [Valentino Miserachs Grau, Chiesa e musica sacra. Passato, presente e futuro, http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/6966.html ]

L’unica soluzione è la formazione.

(Tratto da: MUSICA SACRA, MUSICA LITURGICA E MUSICA PER LA LITURGIA. RIPARTIRE DA SACROSANCTUM CONCILIUM, don Emanuele Borserini, https://www.opusmariae.it/musica-sacra-musica-liturgica-e-musica-per-la-liturgia-ripartire-da-sacrosanctum-concilium/ ).


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