SALMO – 143 (142)
SUPPLICA UMILE E FIDUCIOSA DELL’OPPRESSO 1 Salmo. Di Davide.
Signore, ascolta la mia preghiera! Per la tua fedeltà, porgi l'orecchio alle mie suppliche e per la tua giustizia rispondimi.
2 Non entrare in giudizio con il tuo servo: davanti a te nessun vivente è giusto.
3 Il nemico mi perseguita, calpesta a terra la mia vita; mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi come i morti da gran tempo.
4 In me viene meno il respiro, dentro di me si raggela il mio cuore.
5 Ricordo i giorni passati, ripenso a tutte le tue azioni, medito sulle opere delle tue mani.
6 A te protendo le mie mani, sono davanti a te come terra assetata.
7 Rispondimi presto, Signore: mi viene a mancare il respiro. Non nascondermi il tuo volto: che io non sia come chi scende nella fossa.
8 Al mattino fammi sentire il tuo amore, perché in te confido. Fammi conoscere la strada da percorrere, perché a te s'innalza l'anima mia.
9 Liberami dai miei nemici, Signore, in te mi rifugio.
10 Insegnami a fare la tua volontà, perché sei tu il mio Dio. Il tuo spirito buono mi guidi in una terra piana.
11 Per il tuo nome, Signore, fammi vivere; per la tua giustizia, liberami dall'angoscia.
12 Per la tua fedeltà stermina i miei nemici, distruggi quelli che opprimono la mia vita, perché io sono tuo servo.
_________________ Note
143,1 Con il suo carico di colpe e di sofferenze, da cui nessun uomo si può esimere, il salmista, in continuità con la supplica del salmo precedente, tende le mani a Dio, fiducioso nel ripetersi dei grandi prodigi di lui, creatore e padre. Il salmo è stato collocato dalla tradizione cristiana tra i sette “salmi penitenziali” (vedi Sal 6).
143,7 Scendere nella fossa è immagine della morte.
143,8 s'innalza l'anima mia: vedi Sal 25,1 e nota relativa.
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Approfondimenti
Non chiamare in giudizio il tuo servo Supplica individuale
Il titolo attribuisce il salmo a Davide e i LXX vi hanno aggiunto la notizia della circostanza, riferendolo alla rivolta di Assalonne (cfr. 2Sam 15,13-14), tuttavia non si hanno indizi nel testo. Il carme si presenta come una supplica non circostanziata di un uomo che si trova in una situazione disperata e vi è coinvolto anche legalmente (cfr. vv. 3.9.12). E del tempo post-esilico, considerato l'accenno nel v. 2 alla dottrina della colpevolezza universale, sviluppata proprio in quel periodo. Qualche studioso vi ha visto due salmi indipendenti giustapposti o intersecantisi. Tuttavia, sebbene si possa dividere in due parti (vv. 1-6. 7-12), allo stato attuale il carme si presenta unitario per le inclusioni e richiami tra di esse. Il testo, eccetto il v. 9, è ben conservato. E l'ultimo dei sette “Salmi penitenziali” e ha particolarmente attirato l'attenzione della tradizione cristiana per l'affermazione del v. 2 “sull'universalità della peccaminosità dell'uomo” base di partenza della teologia paolina (cfr. Gal 2,16; Rm 3,20). C'è il triangolo classico dei personaggi delle suppliche: Dio, io (= l'orante), essi (= i nemici). Il sintagma «tuo servo» (‘abdekā) del v. 2a chiude anche il salmo nel v. 12b. Nel carme si fa largo uso dell'inclusione.
Divisione:
- vv. 1-6 (I parte):
- vv. 1-2: appelli introduttivi;
- vv. 3-6: esposizione della situazione;
- vv. 7-12 (II parte): preghiera con numerose richieste.
Una struttura chiastica (A-B:B'-A') possibile è data da:
I parte (vv. 1-6): A) vv. 1-2 (I strofa); B) vv. 3-6 (II strofa);
II parte (vv. 7-12): B') vv. 7-10 (III strofa); A') vv. 11-12 (IV strofa).
v. 2. «Non chiamare in giudizio...»: l'immagine rievoca l'ambiente giudiziario. Non avendo meriti da accampare davanti a Dio, il salmista supplica solo la sua misericordia (giustizia salvifica) e la sua fedeltà, le virtù dell'alleanza. «nessun vivente davanti a te è giusto»: questa verità è molto ricorrente nella Bibbia, cfr. Sal 14,3; 51; 103,3.10.14; 116,11; 130,3.
v. 3. «Il nemico mi perseguita...»: in ebraico la strofa inizia con il kî (=perché) della motivazione. C'è l'immagine della caccia all'uomo ridotto in fin di vita. «come i morti da gran tempo»: l'intero emistichio 3d è preso da Lam 3,6. Ci si riferisce ai morti dei tempi passati, su cui la morte ha posto il suo eterno sigillo.
v. 5. «Ricordo i giorni antichi...»: il ricordo degli antichi prodigi della storia salvifica riaccende la speranza per il soccorso presente.
v. 6. «A te protendo le mie mani»: è un gesto rituale di preghiera. «come terra riarsa»: l'immagine è molto eloquente, specialmente per un Ebreo che sta a contatto con la terra arida e bruciata dal sole del deserto. La sete di Dio è un topos nella Bibbia (cfr. Sal 42,3; 63,2).
v. 7. «Non nascondermi il tuo volto, perché non sia come chi scende nella fossa»: è un motivo ricorrente nella Bibbia. Lo sguardo di Dio è l'unica fonte di certezza di vita; mancandoci, si piomba nella morte.
v. 8. «Al mattino...»: cfr. Sal 90,14. Come il sorgere del sole al mattino, così è per la parola di Dio. Essa, come oracolo di salvezza, emesso al mattino dal sacerdote o da un profeta cultuale nel tempio, dà la «grazia» (ḥesed) che significa per l'orante fiducia, speranza, liberazione (cfr. Sal 16; 73). «Fammi conoscere la strada.»: il versetto riproduce il duplice movimento spirituale e psicologico dell'esodo: la liberazione e il giusto cammino.
v. 9. «a te mi affido»: alla lett. «verso di te ho coperto». L'espressione originale del TM è soggetta a diverse correzioni, ma tutte sottintendono il senso di fiducia.
v. 10. «Il tuo spirito buono»: è quello di Dio dell'alleanza (Ne 9,20; Sal 51,13) che guidò Israele nelle asperità del deserto. «in terra piana»: è la terra promessa verso cui si avanza come su una «via sacra» (Is 40,3-4) senza ostacoli, perché è pianeggiante e diritta (Sal 26,12; 27,11; 31,9; Is 26,7).
v. 12. L'amore di Dio e la sua fedeltà si rivelano anche attraverso la sua giustizia verso il suo fedele, i cui diritti sono stati calpestati. Dio si mostra giusto giudice, implacabile con la condanna del male, dell'ingiustizia e dell'oppressione. Perciò la vittoria di Dio sul male è anche frutto della sua «misericordia».
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)