📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

SUPPLICA UMILE E FIDUCIOSA DELL’OPPRESSO 1 Salmo. Di Davide.

Signore, ascolta la mia preghiera! Per la tua fedeltà, porgi l'orecchio alle mie suppliche e per la tua giustizia rispondimi.

2 Non entrare in giudizio con il tuo servo: davanti a te nessun vivente è giusto.

3 Il nemico mi perseguita, calpesta a terra la mia vita; mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi come i morti da gran tempo.

4 In me viene meno il respiro, dentro di me si raggela il mio cuore.

5 Ricordo i giorni passati, ripenso a tutte le tue azioni, medito sulle opere delle tue mani.

6 A te protendo le mie mani, sono davanti a te come terra assetata.

7 Rispondimi presto, Signore: mi viene a mancare il respiro. Non nascondermi il tuo volto: che io non sia come chi scende nella fossa.

8 Al mattino fammi sentire il tuo amore, perché in te confido. Fammi conoscere la strada da percorrere, perché a te s'innalza l'anima mia.

9 Liberami dai miei nemici, Signore, in te mi rifugio.

10 Insegnami a fare la tua volontà, perché sei tu il mio Dio. Il tuo spirito buono mi guidi in una terra piana.

11 Per il tuo nome, Signore, fammi vivere; per la tua giustizia, liberami dall'angoscia.

12 Per la tua fedeltà stermina i miei nemici, distruggi quelli che opprimono la mia vita, perché io sono tuo servo.

_________________ Note

143,1 Con il suo carico di colpe e di sofferenze, da cui nessun uomo si può esimere, il salmista, in continuità con la supplica del salmo precedente, tende le mani a Dio, fiducioso nel ripetersi dei grandi prodigi di lui, creatore e padre. Il salmo è stato collocato dalla tradizione cristiana tra i sette “salmi penitenziali” (vedi Sal 6).

143,7 Scendere nella fossa è immagine della morte.

143,8 s'innalza l'anima mia: vedi Sal 25,1 e nota relativa.

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Approfondimenti

Non chiamare in giudizio il tuo servo Supplica individuale

Il titolo attribuisce il salmo a Davide e i LXX vi hanno aggiunto la notizia della circostanza, riferendolo alla rivolta di Assalonne (cfr. 2Sam 15,13-14), tuttavia non si hanno indizi nel testo. Il carme si presenta come una supplica non circostanziata di un uomo che si trova in una situazione disperata e vi è coinvolto anche legalmente (cfr. vv. 3.9.12). E del tempo post-esilico, considerato l'accenno nel v. 2 alla dottrina della colpevolezza universale, sviluppata proprio in quel periodo. Qualche studioso vi ha visto due salmi indipendenti giustapposti o intersecantisi. Tuttavia, sebbene si possa dividere in due parti (vv. 1-6. 7-12), allo stato attuale il carme si presenta unitario per le inclusioni e richiami tra di esse. Il testo, eccetto il v. 9, è ben conservato. E l'ultimo dei sette “Salmi penitenziali” e ha particolarmente attirato l'attenzione della tradizione cristiana per l'affermazione del v. 2 “sull'universalità della peccaminosità dell'uomo” base di partenza della teologia paolina (cfr. Gal 2,16; Rm 3,20). C'è il triangolo classico dei personaggi delle suppliche: Dio, io (= l'orante), essi (= i nemici). Il sintagma «tuo servo» (‘abdekā) del v. 2a chiude anche il salmo nel v. 12b. Nel carme si fa largo uso dell'inclusione.

Divisione:

  • vv. 1-6 (I parte):
  • vv. 1-2: appelli introduttivi;
  • vv. 3-6: esposizione della situazione;
  • vv. 7-12 (II parte): preghiera con numerose richieste.

Una struttura chiastica (A-B:B'-A') possibile è data da:

I parte (vv. 1-6): A) vv. 1-2 (I strofa); B) vv. 3-6 (II strofa);

II parte (vv. 7-12): B') vv. 7-10 (III strofa); A') vv. 11-12 (IV strofa).

v. 2. «Non chiamare in giudizio...»: l'immagine rievoca l'ambiente giudiziario. Non avendo meriti da accampare davanti a Dio, il salmista supplica solo la sua misericordia (giustizia salvifica) e la sua fedeltà, le virtù dell'alleanza. «nessun vivente davanti a te è giusto»: questa verità è molto ricorrente nella Bibbia, cfr. Sal 14,3; 51; 103,3.10.14; 116,11; 130,3.

v. 3. «Il nemico mi perseguita...»: in ebraico la strofa inizia con il (=perché) della motivazione. C'è l'immagine della caccia all'uomo ridotto in fin di vita. «come i morti da gran tempo»: l'intero emistichio 3d è preso da Lam 3,6. Ci si riferisce ai morti dei tempi passati, su cui la morte ha posto il suo eterno sigillo.

v. 5. «Ricordo i giorni antichi...»: il ricordo degli antichi prodigi della storia salvifica riaccende la speranza per il soccorso presente.

v. 6. «A te protendo le mie mani»: è un gesto rituale di preghiera. «come terra riarsa»: l'immagine è molto eloquente, specialmente per un Ebreo che sta a contatto con la terra arida e bruciata dal sole del deserto. La sete di Dio è un topos nella Bibbia (cfr. Sal 42,3; 63,2).

v. 7. «Non nascondermi il tuo volto, perché non sia come chi scende nella fossa»: è un motivo ricorrente nella Bibbia. Lo sguardo di Dio è l'unica fonte di certezza di vita; mancandoci, si piomba nella morte.

v. 8. «Al mattino...»: cfr. Sal 90,14. Come il sorgere del sole al mattino, così è per la parola di Dio. Essa, come oracolo di salvezza, emesso al mattino dal sacerdote o da un profeta cultuale nel tempio, dà la «grazia» (ḥesed) che significa per l'orante fiducia, speranza, liberazione (cfr. Sal 16; 73). «Fammi conoscere la strada.»: il versetto riproduce il duplice movimento spirituale e psicologico dell'esodo: la liberazione e il giusto cammino.

v. 9. «a te mi affido»: alla lett. «verso di te ho coperto». L'espressione originale del TM è soggetta a diverse correzioni, ma tutte sottintendono il senso di fiducia.

v. 10. «Il tuo spirito buono»: è quello di Dio dell'alleanza (Ne 9,20; Sal 51,13) che guidò Israele nelle asperità del deserto. «in terra piana»: è la terra promessa verso cui si avanza come su una «via sacra» (Is 40,3-4) senza ostacoli, perché è pianeggiante e diritta (Sal 26,12; 27,11; 31,9; Is 26,7).

v. 12. L'amore di Dio e la sua fedeltà si rivelano anche attraverso la sua giustizia verso il suo fedele, i cui diritti sono stati calpestati. Dio si mostra giusto giudice, implacabile con la condanna del male, dell'ingiustizia e dell'oppressione. Perciò la vittoria di Dio sul male è anche frutto della sua «misericordia».

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INVOCAZIONE A DIO NELLA TRIBOLAZIONE 1 Maskil. Di Davide. Quando era nella caverna. Preghiera.

2 Con la mia voce grido al Signore, con la mia voce supplico il Signore;

3 davanti a lui sfogo il mio lamento, davanti a lui espongo la mia angoscia,

4 mentre il mio spirito viene meno. Tu conosci la mia via: nel sentiero dove cammino mi hanno teso un laccio.

5 Guarda a destra e vedi: nessuno mi riconosce. Non c'è per me via di scampo, nessuno ha cura della mia vita.

6 Io grido a te, Signore! Dico: “Sei tu il mio rifugio, sei tu la mia eredità nella terra dei viventi”.

7 Ascolta la mia supplica perché sono così misero! Liberami dai miei persecutori perché sono più forti di me.

8 Fa' uscire dal carcere la mia vita, perché io renda grazie al tuo nome; i giusti mi faranno corona quando tu mi avrai colmato di beni.

_________________ Note

142,1 Caduto nella rete preparata dai suoi nemici e privo ormai di ogni aiuto, all’orante non rimane che tendere fiducioso le mani e le braccia a Dio, il solo che può accorrere in sua difesa.

142,1 Quando era nella caverna: allusione a quanto è narrato in 1Sam 24 (vedi Sal 57,1).

142,6 terra dei viventi: l’ambito in cui si svolge la vita presente, in contrapposizione alla dimora dei morti (gli inferi).

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Approfondimenti

Supplica angosciata di un prigioniero Supplica individuale [di un prigioniero?]

Diversamente dagli altri salmi dello stesso genere, qui non si chiede la punizione dei nemici. Il carme esprime con profondità di sentimenti e schietta spiritualità la realtà della solitudine e della persecuzione dell'orante. Il TM non presenta particolari difficoltà di trasmissione; il metro prevalente è quello della qînâ (3 + 2 accenti). Il salmo sebbene usi immagini e temi usuali delle “Suppliche”, è vigoroso, di una certa eleganza, semplice e chiaro nella struttura. La simbologia è spaziale (intesa più in senso spirituale) e fortemente personalizzata.

Divisione:

  • vv. 2-4a: introduzione: invocazione solenne;
  • vv. 4b-8a: corpo: supplica;
  • v. 8bcd: conclusione: ringraziamento.

v. 2. «Con la mia voce... grido aiuto»: a differenza della preghiera mormorata e silenziosa di Anna in 1Sam 1,13, qui il salmista chiede aiuto con alte grida.

v. 3. «al tuo cospetto»: diversamente dalla traduzione di BC, nel TM c'è di nuovo lᵉpānāyw (= davanti a lui). Il discorso continua perciò in terza persona.

v. 4a. «Mentre il mio spirito vien meno»: l'espressione è meglio riferirla ai versetti precedenti, di cui si vuole sottolineare la gravità e l'urgenza dell'implorazione. «la mia via»: «via» nel senso di «vita», «condotta».

v. 4b. «mi hanno teso un laccio»: c'è la metafora venatoria del «laccio» nel senso di insidia, cfr. Sal 9,16.

v. 5. «Guarda a destra... nessuno mi riconosce»: alla «destra» sta generalmente il difensore, il testimone favorevole (Sal 110,5; 121,5), ma anche «Satana» (l'accusatore) (Zc 3,1; Sal 109,6), e la guardia del corpo (Is 63,12; 2Sam 11,3). Il salmista, con questa espressione originale, denuncia l'indifferenza di tutti.

v. 6. «sorte»: ebr. ḥeleq, indicava originariamente una «porzione» di terra di Canaan (Gs 15,13; 19,9; Ez 45,7; 48,8.21; Zc 2,16), ma ha acquistato poi un significato metaforico e spirituale. Perciò il Signore è la «sorte» (= porzione) dei leviti (cfr. Nm 18,20; Dt 10,9...), del popolo eletto (Dt 32,9). Il salmista cerca il «possesso» del Signore, fonte e pienezza di vita, nella «terra dei viventi», cioè su questa terra, e sul suolo della Palestina, nella vita presente in contrapposizione con la «terra dei morti», lo šᵉ’ôl.

v. 8. «carcere»: sebbene la voce masgēr significhi «carcere» in senso proprio, qui, poiché il v. 4 parla di cammino, sembra essere una metafora per esprimere lo stato di tensione e di opposizione dei persecutori, che come in una morsa stringono l'orante (cfr. Sal 88,9; 107,10; 144,11; Is 42,7; Lam 3,7). Si sottintende l'immagine dei battitori i quali, chiudendo sempre di più il cerchio, spingono nella trappola la loro preda.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INVOCAZIONE A DIO CONTRO IL PECCATO 1 Salmo. Di Davide.

Signore, a te grido, accorri in mio aiuto; porgi l'orecchio alla mia voce quando t'invoco.

2 La mia preghiera stia davanti a te come incenso, le mie mani alzate come sacrificio della sera.

3 Poni, Signore, una guardia alla mia bocca, sorveglia la porta delle mie labbra.

4 Non piegare il mio cuore al male, a compiere azioni criminose con i malfattori: che io non gusti i loro cibi deliziosi.

5 Mi percuota il giusto e il fedele mi corregga, l'olio del malvagio non profumi la mia testa, tra le loro malvagità continui la mia preghiera.

6 Siano scaraventati sulle rocce i loro capi e sentano quanto sono dolci le mie parole:

7 “Come si lavora e si dissoda la terra, le loro ossa siano disperse alla bocca degli inferi”.

8 A te, Signore Dio, sono rivolti i miei occhi; in te mi rifugio, non lasciarmi indifeso.

9 Proteggimi dal laccio che mi tendono, dalle trappole dei malfattori.

10 I malvagi cadano insieme nelle loro reti, mentre io, incolume, passerò oltre.

_________________ Note

141,1 Sono ancora i nemici, descritti con immagini simili al salmo precedente, che con la loro malvagità spingono l’orante a invocare l’aiuto e l’intervento di Dio.

141,2 sacrificio della sera: era offerto nel tempio; la preghiera viene paragonata a questo sacrificio vespertino.

141,3 I peccati di lingua erano ritenuti particolarmente gravi nella società antica, nella quale aveva grande rilievo la comunicazione orale.

141,5 L'olio, usato per l’accoglienza degli ospiti, era segno di amicizia e di comunione.

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Approfondimenti

Supplica per perseverare nel bene Supplica individuale

Il salmo presenta problemi testuali nei vv. 4b-7 a causa dell'arcaicità o arcaismo di alcuni vocaboli. Può risalire al III secolo a.C. La simbologia più diffusa è quella di carattere somatico. È presente anche il carattere venatorio e liturgico. Come nel Sal 140 la sua metrica nel TM è di 4 + 3 accenti.

Divisione:

  • vv. 1-7: la grande supplica;
  • vv. 8-10: la piccola supplica.

v. 1. «Signore, a te grido...»: il versetto è costruito in forma chiastica.

v. 2. «Come incenso..»: in questo versetto, di carattere liturgico, la preghiera di supplica è paragonata al fumo dell'incenso, e si menzionano le due celebrazioni vespertine nel tempio: l'oblazione dell'incenso e il rito della minḥâ con l'immolazione dell'agnello sull'altare degli olocausti. «le mie mani alzate»: questo gesto, oltre a coinvolgere anche il corpo nella preghiera secondo la mentalità dell'uomo biblico, simbolizza un ponte tra l'uomo e Dio, in una figura di adorazione quasi universale. Il gesto è noto in Egitto, in Ugarit e in Mesopotamia.

v. 3. «porta»: il vocabolo ebraico corrispondente (dal) è hapax nell'AT. Il Signore è invitato a tappare la bocca dell'orante per non fare uscire possibili bestemmie, lamentele, critiche, imprecazioni ecc. nei suoi confronti.

v. 4. «Non lasciare che il mio cuore...»: alla lett. «non deviare il mio cuore a parola (= azione) cattiva». L'orante ebreo attribuisce a Dio ogni effetto come alla causa prima, saltando le cause seconde. Il salmista chiede al Signore di impedirgli di commettere cattive azioni con gli operatori di iniquità (cfr. Mt 6,13). «non gusti i loro cibi deliziosi»: l'espressione «cibi deliziosi» (man‘amîm) è hapax nell'AT. Si richiama l'immagine del banchetto che è segno di comunione e di condivisione di ideali e di sentimenti. Il salmista chiede al Signore di liberarlo anche dalla stretta familiarità con gli operatori di iniquità.

v. 5. «Mi percuota il giusto...»: c'è l'autoimprecazione. Il salmista, con un giuramento d'innocenza, imprecando su di sé, si augura di essere percosso e rimproverato dal giusto e dal fedele della sua comunità se egli partecipa con l'empio al culto idolatrico. «l'olio dell'empio non profumi il mio capo»: l'olio versato sul capo è segno di ospitalità e di consacrazione, cfr. Sal 23,5; 45,8; 92,11. «tra le loro malvagità continui la mia preghiera»: alla lett. «Si, ancora la mia preghiera (è) tra (o contro) le loro malvagità». Traducendo «tra le loro malvagità» il salmista si impegna a non associarsi ai malvagi negli atti di culto (v. 5c). Se si traduce invece «contro le loro malvagità», l'orante afferma di impegnarsi a una preghiera continua contro la malvagità.

vv. 6-7. Si espone una vicenda che resta alquanto oscura. Sembra rispecchiarsi la diversa sorte riservata ai buoni e ai malvagi come nel Sal 16; o sembra intravvedersi la situazione simile a quella del Sal 140,11-12, in cui i malvagi cadono nello stesso laccio preparato apposta per l'orante. Se i verbi al perfetto sono considerati “precativi” le espressioni si trasformano in imprecazioni contro i malvagi, con l'applicazione del principio della retribuzione terrena. Nota l'immagine suggestiva che richiama all'aratro che spacca e apre le zolle della terra (v. 7). La «rupe» può riferirsi anche a Dio stesso così chiamato altrove (Sal 18,3; 31,4; 71,3), contro cui si infrange ogni attacco del male.

v. 8. «proteggi la mia vita»: alla lett. «non far venir meno l'anima mia». Si ha l'immagine della vita che si spegne adagio, come in un lento dissanguarsi (cfr. Lv 17,11-14; 1Sam 1,15; Is 53,12). Il versetto è una nuova professione di fede nel Signore come unico e vero salvatore, cfr. v. 1.

v. 10. «Gli empi cadono...»: se il verbo «cadono», è visto come iussivo «cadano», si ha qui un'altra imprecazione!

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INVOCAZIONE A DIO NELLA PERSECUZIONE 1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.

2 Liberami, Signore, dall'uomo malvagio, proteggimi dall'uomo violento,

3 da quelli che tramano cose malvagie nel cuore e ogni giorno scatenano guerre.

4 Aguzzano la lingua come serpenti, veleno di vipera è sotto le loro labbra.

5 Proteggimi, Signore, dalle mani dei malvagi, salvami dall'uomo violento: essi tramano per farmi cadere.

6 I superbi hanno nascosto lacci e funi, hanno teso una rete sul mio sentiero e contro di me hanno preparato agguati.

7 Io dico al Signore: tu sei il mio Dio; ascolta, Signore, la voce della mia supplica.

8 Signore Dio, forza che mi salva, proteggi il mio capo nel giorno della lotta.

9 Non soddisfare, Signore, i desideri dei malvagi, non favorire le loro trame.

10 Alzano la testa quelli che mi circondano; ma la malizia delle loro labbra li sommerga!

11 Piovano su di loro carboni ardenti; gettali nella fossa e più non si rialzino.

12 L'uomo maldicente non duri sulla terra, il male insegua l'uomo violento fino alla rovina.

13 So che il Signore difende la causa dei poveri, il diritto dei bisognosi.

14 Sì, i giusti loderanno il tuo nome, gli uomini retti abiteranno alla tua presenza.

_________________ Note

140,1 L'orante chiede a Dio la liberazione dai nemici, numerosi e pieni di inganni. Vedi anche nota a Sal 109.

140,11 carboni ardenti: allusione al castigo degli abitanti di Sòdoma e Gomorra (Gen 19,24).

140,12 L'orizzonte è quello della sola vita terrena, senza alcuna apertura all'aldilà (vedi Sal 6,6 e nota).

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Approfondimenti

Salvami dal malvagio e dal violento Supplica individuale

Il salmo non presenta motivi originali, ha molti hapax e forme arcaiche (o arcaizzanti); ha affinità con Giobbe e Proverbi e altri poemi. Sebbene stereotipo, non manca di effetti stilistici e di una certa eleganza poetica. Si trovano dei chiasmi nel TM (vv. 2.5.6.9.11.14). La simbologia è teriomorfa e venatoria, psicosomatica e militare.

Divisione: * vv. 2-6: I supplica; * vv. 7-12: II supplica; * vv. 13-14: professione di fede.

v. 2. Il versetto, in ebraico, è costruito in forma chiastica. «uomo violento»: l'espressione si trova tre volte in questo salmo (vv. 2.5.12).

v. 4. «Aguzzano la lingua come serpenti»: si evidenziano i misfatti della lingua: diffamazione, delazione, calunnia, cfr. Sal 58,5; 64,4-5. Nota la simbologia teriomorfa (serpenti, aspide).

vv. 5c-6. «lacci... funi... rete»: queste immagini di caccia ricorrono spesso nel Salterio, cfr. Sal 9,16; 31,5.

v. 7. «Io dico... Tu sei il mio Dio»: rinnovando la fede con la formula di alleanza il salmista coinvolge il Signore nella sua situazione personale.

v. 8. «proteggi il mio capo...»: la scena si riveste di immagini belliche. Il Signore è chiamato a proteggere il capo del salmista con un elmo, perché il giorno della lotta è arrivato.

v. 9. «Signore, non soddisfare...»: c'è incertezza testuale. L'orante supplica il Signore di non avallare le trame inique dei nemici. È la tipica protesta di diverse suppliche, contro l'apparente “silenzio” di Dio (Sal 28,1; 83,2) o la “sonnolenta indifferenza” (Sal 44,24).

v. 10. «la malizia delle loro labbra li sommerge»: il testo è piuttosto incerto.

v. 13. «So che...»: il salmista professa la sua incrollabile fede nel Dio dell'alleanza (cfr. v. 7), che interviene nella storia contro le ingiustizie e a favore dei deboli.

v. 14. «Sì, i giusti loderanno...»: la fede espressa nei vv. 7.13 dà la certezza dell'esaudimento da parte di Dio, ma anche la certezza da parte del salmista, unito a tutti i giusti e i retti di cuore, di lodarlo ringraziandolo, sicuri di abitare in compagnia di Dio nel suo tempio per il resto della vita.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO A DIO, CHE TUTTO CONOSCE 1 Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.

Signore, tu mi scruti e mi conosci, 2 tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri,

3 osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie.

4 La mia parola non è ancora sulla lingua ed ecco, Signore, già la conosci tutta.

5 Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano.

6 Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile.

7 Dove andare lontano dal tuo spirito? Dove fuggire dalla tua presenza?

8 Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti.

9 Se prendo le ali dell'aurora per abitare all'estremità del mare,

10 anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra.

11 Se dico: “Almeno le tenebre mi avvolgano e la luce intorno a me sia notte”,

12 nemmeno le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno; per te le tenebre sono come luce.

13 Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.

14 Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l'anima mia.

15 Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra.

16 Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno.

17 Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio!

18 Se volessi contarli, sono più della sabbia. Mi risveglio e sono ancora con te.

19 Se tu, Dio, uccidessi i malvagi! Allontanatevi da me, uomini sanguinari!

20 Essi parlano contro di te con inganno, contro di te si alzano invano.

21 Quanto odio, Signore, quelli che ti odiano! Quanto detesto quelli che si oppongono a te!

22 Li odio con odio implacabile, li considero miei nemici.

23 Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri;

24 vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità.

_________________ Note

139,1 La prima parte di questo inno (vv. 1-18) è una lode alla onnipotenza di Dio, alla sua presenza nel mondo, alla sua provvidenza verso il creato e al suo agire per la vita dell’uomo. La seconda parte (vv. 19-24) contiene una supplica ardente contro i malvagi. Nell’insieme dell’inno, che esalta e canta l’armonia della creazione e dell’agire di Dio, tale supplica ha lo scopo di tener lontano ciò che potrebbe infrangere questa armonia e questa bellezza, cioè il peccato, favorito dall’agire dei malvagi.

139,2-3 quando mi siedo e quando mi alzo: alzarsi-sedersi, cammino-riposo sono espressioni che intendono indicare tutto l’agire dell’uomo.

139,8-9 Le tre immagini (cielo, inferi, mare) esprimono la totalità del creato.

139,13-16 Viene descritto l’intervento creativo di Dio nella formazione dell’uomo. I reni erano considerati la parte più segreta dell’uomo. Il segreto e le profondità della terra designano il grembo materno. Il libro su cui Dio scrive indica qui la piena conoscenza che egli possiede dell’agire e del vivere dell’uomo, del suo destino e della sua fine (vedi Sal 56,9; 69,29). L'autore del salmo, di fronte a quest'opera meravigliosa di Dio, rimane profondamente stupito e confessa implicitamente la propria lode (le riconosce pienamente l’anima mia).

139,21-22 Queste espressioni molto forti evidenziano la piena adesione a Dio e la totale avversione al male (vedi nota a Sal 109).

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Approfondimenti

Onniscienza e onnipotenza di Dio Salmo sapienziale (+ motivi innici, di supplica e imprecatori)

È uno dei salmi più belli dell'intero Salterio. Manifesta chiari agganci tematici e letterari con Geremia e con Giobbe. Gli aramaismi (vv. 4.8.16.19), la maturità del pensiero teologico e la familiarità con i profeti, inducono a collocare la composizione del salmo nel postesilio. Dal punto di vista stilistico si noti l'abbondanza di merismi, di espressioni polari per esprimere la totalità, la concretezza di immagini e l'abbondanza di simboli. Il verso nel TM spesso è tristico. Una grande inclusione data dai vv. 1-2 e 23 incornicia il salmo unificandolo. Il campo semantico e simbolico è spaziale (cosmico), temporale, somatico, antropomorfico, antropologico e giudiziale.

Divisione:

  • vv. 1-6: Dio è onnisciente;
  • vv. 7-12: Dio è onnipresente;
  • vv. 13-18: Dio è creatore;
  • vv. 19-24: Dio è giudice.

v. 1. «mi scruti»: il verbo «scrutare» (ḥqr) denota una penetrazione particolare che scende nel segreto della propria coscienza. «mi conosci»: nel salmo il verbo «conoscere» (yd‘) ricorre sette volte, ma specialmente nei primi sei versetti.

v. 2. «quando seggo e quando mi alzo»: con parole quasi identiche il Signore reagisce all'arroganza di Sennacherib in Is 37,28-29.

**v. 5++. «poni su di me la tua mano»: in segno di protezione e di dominio assoluto di Dio sull'uomo, cfr. Es 33,22-23; Is 8,11; Ez 1,3; 3,14.

v. 7. «Dove andare lontano...»: la frase è un interrogativo retorico che suppone la risposta negativa. Per il tentativo non riuscito di fuga da Dio, cfr. Giona.

v. 12. «nemmeno le tenebre...»: cfr. Gb 34,21-22; Sir 23,18-19; Dn 2,22. Il versetto è probabilmente una glossa esplicativa.

v. 13. «Sei tu che hai creato...»: è chiaramente espressa la motivazione della conoscenza profonda di Dio e della lode conseguente del salmista (v. 14). «le mie viscere»: alla lett. «i miei reni». Questi sono nella concezione biblica la parte più segreta dell'uomo, la sede della coscienza e della vita sensitiva e affettiva. «mi ha tessuto...»: è un'immagine per indicare l'intervento creativo di Dio nella formazione dell'uomo fin dall'embrione nel seno materno.

v. 15. «profondità della terra»: variante poetica del «seno materno» di v. 13. Per il mistero della crescita del feto nel grembo materno, cfr. Gb 10,10-11; 2Mac 7,22-23; Sap 7,1-2.

v. 16. «tutto era scritto nel tuo libro... i miei giorni erano fissati»: la traduzione è incerta a causa della difficoltà del TM. Con queste immagini l'orante sottolinea l'onniscienza e onnipotenza divina anche nei confronti del tempo futuro.

vv. 17-18. «Quanto profondi... i tuoi pensieri... quanto grande il loro numero»: cfr. v. 2. È un'espressione ulteriore di meraviglia, cfr. Sir 18,4-7; 43,27-28; Gb 11,7-18. «più della sabbia»: cfr. Gn 22,17; 32,13.

v. 21. «odio... quelli che ti odiano»: cfr. Sal 137,7-9. II salmista dichiara senza mezzi termini di stare dalla parte di Dio contro i suoi nemici, e desidera per loro ciò che desidera Dio. Le espressioni imprecatorie di odio, molto forti, risentono dello stile di tale genere e del linguaggio dell'AT.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO DI RINGRAZIAMENTO 1 Di Davide.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. Non agli dèi, ma a te voglio cantare,

2 mi prostro verso il tuo tempio santo. Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà: hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.

3 Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza.

4 Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra, quando ascolteranno le parole della tua bocca.

5 Canteranno le vie del Signore: grande è la gloria del Signore!

6 Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l'umile; il superbo invece lo riconosce da lontano.

7 Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita; contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano e la tua destra mi salva.

8 Il Signore farà tutto per me. Signore, il tuo amore è per sempre: non abbandonare l'opera delle tue mani.

_________________ Note

138,1 Scampato da un grave pericolo, il salmista esprime lode e gratitudine a Dio per il suo intervento, che gli ha dato salvezza e nuovo vigore.

138,8 l’opera delle tue mani: così l’autore del salmo definisce se stesso.

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Approfondimenti

Il Signore guarda l'umile Salmo di ringraziamento

Il carme corrisponde allo schema tradizionale dei salmi di ringraziamento, terminando con un atto di fiducia e una petizione. Il verbo «ringraziare» (ydh) ricorre tre volte (vv. 1.2.4). Il ritmo nel TM è prevalentemente di 3 + 3 + 3 accenti. La simbologia è cosmica, fisiologica e antropomorfica.

Divisione:

  • vv. 1-3: ringraziamento;
  • vv. 4-6: inno;
  • vv. 7-8: fiducia per il futuro.

v. 1b. «hai ascoltato le parole della mia bocca»: questa frase manca nel TM. Si trova nei LXX e nella Vulgata. Indica il motivo del ringraziamento. «davanti agli angeli»: così nei LXX e nella Vulgata; ma alla lett. «davanti agli dei». Altre versioni antiche traducono: «davanti ai re» (Syr), e «davanti ai giudici» (Targum). La BC, sulla scia dei LXX e Vg, riferisce la voce «dei» (’elōhîm) agli angeli, nella loro funzione di membri della corte celeste (cfr. Sal 8,6; 29,1; 50,1; 82,1; 86,6-9; Is 6,1-4). Il salmista vuole dare la massima ufficialità e solennità alla sua azione di grazie. L'espressione «davanti agli dei», se lasciata come giace, può anche significare: «in contrasto ai (presunti) dei». Il che indicherebbe una professione di fede nell'unicità dell'intervento salvatore di Dio nei suoi riguardi.

v. 2. «hai reso la tua promessa...»: la traduzione della frase è incerta. Il salmista ricorda la prontezza con cui Dio è intervenuto a liberarlo (cfr. v. 7).

v. 6. «e guarda..»: è un antropomorfismo. Lo sguardo di Dio indica salvezza (Nm 6,25-26). «ma al superbo volge lo sguardo lontano»: al contrario, allontanare lo sguardo da qualcuno significa rovina e perdizione. Dio lo allontana dal superbo, cfr. Is 2,10-19.

Nel NT il v. 6 è ripreso dal Magnificat (Lc 1,48); il v. 8 riecheggia in Fil 1,6.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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IL CANTO DELL'ESULE

1 Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion.

2 Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre,

3 perché là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato, allegre canzoni, i nostri oppressori: “Cantateci canti di Sion!”.

4 Come cantare i canti del Signore in terra straniera?

5 Se mi dimentico di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra;

6 mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo, se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia.

7 Ricòrdati, Signore, dei figli di Edom, che, nel giorno di Gerusalemme, dicevano: “Spogliatela, spogliatela fino alle sue fondamenta!“.

8 Figlia di Babilonia devastatrice, beato chi ti renderà quanto ci hai fatto.

9 Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sfracellerà contro la pietra.

_________________ Note

137,1 L'antitesi Sion/Gerusalemme e Babilonia/Edom e la contrapposizione tra il verbo ricordare e il verbo dimenticare, costituiscono il filo conduttore di questo inno, che alcuni classificano tra i “canti di Sion” (vedi nota a Sal 46), mentre altri collocano tra le lamentazioni collettive. Il salmista, da una parte, ha vivo il ricordo dell’esilio in Babilonia, dall’altra avverte il profondo legame che lo unisce a Gerusalemme/Sion, cuore della sua fede.

137,1 i fiumi di Babilonia: il Tigri e l’Eufrate con i loro canali.

137,7 Gli Edomiti si unirono ai Babilonesi nel distruggere e saccheggiare Gerusalemme (vedi Lam 4,21-22; Abd 9-16).

137,8-9 Figlia di Babilonia: un appellativo per indicare il popolo babilonese, personificato. La maledizione qui racchiusa si rifà alla legge del taglione (Es 21,23-24). Sfracellare i bambini contro la pietra era un modo barbaro e crudele di vendicarsi sui vinti (2Re 8,12; Is 14,22; Os 14,1; Na 3,10). Vedi anche nota a Sal 109.

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Approfondimenti

Nostalgia e amore per Sion Supplica collettiva

Per alcuni il carme è classificato anche tra i “Canti di Sion”. La data di composizione è molto probabilmente quella dell'immediato post-esilio, quando ancora vivi erano i ricordi e le ferite dell'esilio nell'animo e nel corpo dei rimpatriati. La struttura del salmo è concentrica, convergendo sulla voce «Gerusalemme» e sul verbo «ricordare» (vv. 5-6). Il metro nel TM è quello elegiaco o della lamentazione: la qînâ (3 + 2 accenti). Vi si trovano allitterazioni (cfr. v. 3) e giochi di parole (cfr. v. 5). C'è una grande antitesi: Sion-Gerusalemme da una parte (vv. 13.5.6.7) e Babilonia-Edom dall'altra (vv. 1.7.8). La poesia raggiunge vette molto elevate, essendo in grado di trasmettere nel lettore forti sentimenti ed emozioni, uniti a nostalgia della patria lontana, all'amore intenso per Gerusalemme, la città santa distrutta e, nello stesso tempo, sdegno veemente contro Edom e Babilonia, che ne hanno goduto e causato la rovina. Il salmo ha diversi punti di contatto con il Sal 126. Il simbolismo è spaziale, temporale, somatico e psicologico.

Divisione:

  • vv. 1-4: rievocazione dell'esilio;
  • vv. 5-6: ricordo di Sion;
  • vv. 7-9: doppia imprecazione finale.

v. 1. «Sui fiumi di Babilonia...»: sono il Tigri, l'Eufrate e i numerosi corsi d'acqua minori (canali). «là sedevamo»: il sedersi a terra è segno di prostrazione fisica e morale, cfr. Lam 2,10-11. In Ez 3,15 si dice che i deportati abitano presso il canale Chebar.

v. 2. «Ai salici»: lett. «Ai pioppi». «appendemmo le nostre cetre»: la cetra fa parte degli strumenti musicali della liturgia del tempio. La loro sospensione ai salici esprime l'interruzione dei suoni e dei canti e quindi della gioia, come avveniva nei momenti più drammatici e luttuosi della nazione (cfr. Lam 1,4).

v. 3. «i canti di Sion»: sono i canti sacri liturgici, com'è specificato polemicamente dagli esiliati nel v. 4 «canti del Signore» (šîr JHWH), i canti che celebrano il Signore (ad es. Sal 46; 48; 76; 87).

v. 4. «Come cantare... in terra straniera?»: gli esiliati comprendono bene l'ironia e il sarcasmo dei loro padroni. La richiesta di intonare questi canti è sprezzante.

v. 7. «i figli di Edom...»: gli Edomiti, consanguinei di Israele in quanto discendenti di Esaù (cfr. Sal 83,7) e vassalli di Israele, gli sono stati sempre ostili. Lo attestano i profeti.

v. 8. «Figlia di Babilonia...»: per Babilonia sono riservate due imprecazioni sotto forma di tragico “macarismo” Queste espressioni crude e violente interpretate realisticamente non hanno nessuna legittimazione di carattere etico. Probabilmente è un linguaggio convenzionale del salmista per esprimere fortemente e più incisivamente il suo attaccamento a Gerusalemme. Simili imprecazioni si hanno anche in altri testi come 2Re 8,12; Is 13,16; Os 14,1; Na 3,10. Tali atrocità purtroppo erano e sono presenti nella storia antica e recente.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO ALL’AMORE E ALLA BONTÀ DI DIO

1 Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre.

2 Rendete grazie al Dio degli dèi, perché il suo amore è per sempre.

3 Rendete grazie al Signore dei signori, perché il suo amore è per sempre.

4 Lui solo ha compiuto grandi meraviglie, perché il suo amore è per sempre.

5 Ha creato i cieli con sapienza, perché il suo amore è per sempre.

6 Ha disteso la terra sulle acque, perché il suo amore è per sempre.

7 Ha fatto le grandi luci, perché il suo amore è per sempre.

8 Il sole, per governare il giorno, perché il suo amore è per sempre.

9 La luna e le stelle, per governare la notte, perché il suo amore è per sempre.

10 Colpì l'Egitto nei suoi primogeniti, perché il suo amore è per sempre.

11 Da quella terra fece uscire Israele, perché il suo amore è per sempre.

12 Con mano potente e braccio teso, perché il suo amore è per sempre.

13 Divise il Mar Rosso in due parti, perché il suo amore è per sempre.

14 In mezzo fece passare Israele, perché il suo amore è per sempre.

15 Vi travolse il faraone e il suo esercito, perché il suo amore è per sempre.

16 Guidò il suo popolo nel deserto, perché il suo amore è per sempre.

17 Colpì grandi sovrani, perché il suo amore è per sempre.

18 Uccise sovrani potenti, perché il suo amore è per sempre.

19 Sicon, re degli Amorrei, perché il suo amore è per sempre.

20 Og, re di Basan, perché il suo amore è per sempre.

21 Diede in eredità la loro terra, perché il suo amore è per sempre.

22 In eredità a Israele suo servo, perché il suo amore è per sempre.

23 Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi, perché il suo amore è per sempre.

24 Ci ha liberati dai nostri avversari, perché il suo amore è per sempre.

25 Egli dà il cibo a ogni vivente, perché il suo amore è per sempre.

26 Rendete grazie al Dio del cielo, perché il suo amore è per sempre.

_________________ Note

136,1 Questo salmo è conosciuto come il “grande” Hallel, cioè “l’inno di lode” per eccellenza. Composto in forma di litania, è entrato nella liturgia ebraica delle tre maggiori feste: Pasqua, Pentecoste e Capanne. La comunità d’Israele, raccolta in preghiera, con il ritornello di lode, all’amore di Dio che è per sempre, risponde al canto del solista che scandisce le tappe della storia della salvezza. Nell’insieme della Bibbia, questo inno è come la trasposizione poetica e celebrativa delle grandi professioni di fede che hanno contraddistinto i momenti più significativi della storia d’Israele (vedi Dt 26,1-19; Gs 24,1-28).

136,7 le grandi luci: gli astri.

136,23 Nella nostra umiliazione: allusione all’esilio babilonese (che si protrasse dal 587 al 538).

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Approfondimenti

L'amore eterno di Dio Inno

L'orante loda e ringrazia solennemente il Signore per la sua bontà e il suo eterno amore. Questo salmo è stato chiamato per antonomasia il Grande Hallel. È un inno a carattere litanico, il cui ritornello, che strutturalmente fa anche da principio unificatore del tutto, si ripete ben 26 volte. Una simile composizione litanica si ha in Dn 3,52-56.57-88. Tutto il v. 1 comprendente il ritornello si trova identico anche nei Sal 106,1; 107,1; 118,1.29. È un salmo usato in contesto liturgico (cfr. 2Cr 5,13; 7,3.6; Esd 3,11), anche se la sua originaria collocazione non si conosce. La liturgia giudaica tardiva lo adopera per le feste di Pasqua, delle Capanne e del Capodanno. Il Sal 136 riprende per lo più il Sal 135 (cfr. spec. i vv. 10.17.22) e ha per canovaccio il credo storico di Dt 26,5-9; Gs 24,2-13, specialmente per quanto riguarda i tre articoli di fede: la creazione (vv. 4-9), la liberazione (vv. 10-20), il dono della terra (vv. 21-22). Il ritmo nel TM è quello della qînâ (3 + 2 accenti). Come elementi di struttura evidenziamo (a parte il ritornello) l'inclusione data dall'imperativo «lodate» dei versetti 1-3 ove ricorre tre volte in funzione anaforica, e quello del v. 26. Dal v. 4 al 25 si hanno 22 distici, quante sono le lettere dell'alfabeto ebraico.

Divisione:

  • vv. 1-3: invitatorio;
  • v. 4: motivazione;
  • vv. 5-25: corpo (sviluppo del v. 4): a) vv. 5-9: la creazione; b) vv. 10-20: l'esodo; c) vv. 21-25: la terra;
  • v. 26: conclusione: invitatorio.

v. 4. Questo versetto funge da “tesi” da dimostrare, ed esplicita la motivazione generale della lode dei vv. 1-3. La bontà e l'amore di Dio si esternano nei «prodigi» (niplᵉ’ôt) compiuti da Dio, che vengono specificati sommariamente nei versetti seguenti del corpo del salmo.

v. 12. «con mano potente e braccio teso»: per l'espressione cfr. Dt 4,34; 5,15; 7,19; 26,8. Con questa formula caratteristica della liberazione esodale si esprime la signoria di Dio e la sua potenza salvatrice.

v. 21. «Diede in eredità il loro paese»: il dono della terra è espresso con il verbo «dare» (ntn) (v. 21) che fa da inclusione alla strofa (vv. 21- 25). La terra è data in «eredità» (vv. 21-22), e perciò è un possesso durevole, un vero e proprio diritto di proprietà. La parola «eredità» (naḥalāh) è caratteristica del vocabolario dell'alleanza e della conquista della terra.

vv. 23-25. «Nella nostra umiliazione...»: questi versetti sono di carattere più generico e attuale; vi si parla di «umiliazione» e di «liberazione» di Dio (cfr. le tante umiliazioni subite da Israele nella sua lunga storia e di altrettante liberazioni di Dio) e della sua provvidenza. Egli nella sua liberalità nutre, non solo Israele, ma tutti i viventi (cfr. Sal 104,27-28; 145,15; 147,9).

v. 25. «ogni vivente»: lett. «ogni carne». Indica la fragilità e la fugacità delle creature.

v. 26. «Dio del cielo»: è un titolo di Dio entrato tardi nella teologia dell'AT e nel Salterio; è caratteristico dell'epoca persiana, cfr. Gio 1,9; Esd 1,2; 5,11-12; Ne 1,4-5; 2,4; 2Cr 36,23; Dn 2,19.28.37; 4,34; 5,23. Indica la trascendenza di Dio per antonomasia.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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POTENZA DEL VERO DIO E INCONSISTENZA DEGLI IDOLI

1 Alleluia.

Lodate il nome del Signore, lodatelo, servi del Signore,

2 voi che state nella casa del Signore, negli atri della casa del nostro Dio.

3 Lodate il Signore, perché il Signore è buono; cantate inni al suo nome, perché è amabile.

4 Il Signore si è scelto Giacobbe, Israele come sua proprietà.

5 Sì, riconosco che il Signore è grande, il Signore nostro più di tutti gli dèi.

6 Tutto ciò che vuole il Signore lo compie in cielo e sulla terra, nei mari e in tutti gli abissi.

7 Fa salire le nubi dall'estremità della terra, produce le folgori per la pioggia, dalle sue riserve libera il vento.

8 Egli colpì i primogeniti d'Egitto, dagli uomini fino al bestiame.

9 Mandò segni e prodigi in mezzo a te, Egitto, contro il faraone e tutti i suoi ministri.

10 Colpì numerose nazioni e uccise sovrani potenti:

11 Sicon, re degli Amorrei, Og, re di Basan, e tutti i regni di Canaan.

12 Diede in eredità la loro terra, in eredità a Israele suo popolo.

13 Signore, il tuo nome è per sempre; Signore, il tuo ricordo di generazione in generazione.

14 Sì, il Signore fa giustizia al suo popolo e dei suoi servi ha compassione.

15 Gli idoli delle nazioni sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo.

16 Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono,

17 hanno orecchi e non odono; no, non c'è respiro nella loro bocca.

18 Diventi come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida.

19 Benedici il Signore, casa d'Israele; benedici il Signore, casa di Aronne;

20 benedici il Signore, casa di Levi; voi che temete il Signore, benedite il Signore.

21 Da Sion, benedetto il Signore, che abita in Gerusalemme!

Alleluia.

_________________ Note

135,1 Introdotto dall’invito a lodare il Signore (Alleluia), questo inno rievoca le grandi opere di Dio, motivo costante delle preghiere e dei canti che sgorgano dalle labbra d’Israele. Alla potenza che il Dio di Abramo dispiega lungo tutta la storia della salvezza viene contrapposta l’inconsistenza degli idoli, privi di vita: la loro stessa triste sorte viene invocata per chi li scolpisce e per chiunque in essi confida (v. 18).

135,11 I tre popoli qui nominati designano simbolicamente tutti i nemici d’Israele, che si opponevano al suo ingresso nella terra promessa. Di Sicon e di Og si parla in Nm 21,21-35 (vedi anche Sal 136,19-20).

135,19-20 Vengono elencate diverse categorie: i fedeli (la casa d’Israele), i sacerdoti (la casa di Aronne) e i leviti (la casa di Levi).

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Approfondimenti

Il Signore creatore e salvatore Inno

È un salmo alleluiatico con forte impronta liturgica (cfr. vv 1-2 e 19-21) adoperato probabilmente per la liturgia pasquale (cfr. vv. 8-12). Si tratta di composizione a carattere antologico, ricorrendovi molte citazioni di altri libri biblici, specialmente di Esodo e Deuteronomio. Sebbene prevalga la compilazione, non mancano alcuni spunti di originalità; tra l'altro si accenna nel v. 20 alla «casa di Levi» e nel v. 21 si riporta un attributo originale di Dio, chiamato «abitante di Gerusalemme». Per i suoi aramaismi e l'artificio della compilazione viene ritenuto postesilico (sec. IV). Gli accenti nel TM sono 3 + 3 a eccezione dei vv. 19-20 ove sono 4 + 4. La polemica antidolatrica dei vv. 15-18 riprende con qualche leggera differenza il Sal 115,4-8, e riflette il pensiero di Ger 10,1-16.

Si può suddividere così:

  • vv. 1-4: introduzione: invito solenne alla lode con motivazioni;
  • vv. 5-18: corpo: a) vv. 5-7 (I strofa): il creatore; b) vv. 8-14 (II strofa): il redentore; c) vv. 15-18 (III strofa): il vivente;
  • vv. 19-21: conclusione: invitatorio solenne e benedizione.

v. 2. «voi che state»: lett. «voi che state in piedi». L'espressione si riferisce principalmente ai sacerdoti e leviti (vv. 19-20), cfr. Sal 134,1.

v. 4. «si è scelto Giacobbe... come suo possesso»: è la seconda motivazione dell'invito a lodare il Signore: l'elezione del popolo d'Israele tra tutti gli altri popoli (Dt 7,6) come sua esclusiva proprietà (sᵉgullâ) (Es 19,5; cfr. Dt 14,2; 26,17-18).

v. 5. «Io so che grande è»: si riporta la terza motivazione dell'invito a lodare sotto la veste di una professione di fede pronunciata da un singolo (io corporativo) in rappresentanza della comunità.

v. 6. «Tutto ciò che vuole il Signore lo compie»: l'espressione indica la completa libertà di Dio e l'efficacia delle sue parole.

v. 7. «Fa salire le nubi...»: di questa completa libertà e potenza di Dio creatore si cita solo il fenomeno della tempesta, ricordando le nubi, le folgori, la pioggia e i venti, fenomeno che per un semita abitante in una terra assetata di acqua, ha una rilevanza particolare (cfr. Ger 10,13; 51,16-17). Dio così dimostra anche la sua provvidenza.

v. 8. «Egli percosse i primogeniti d'Egitto..»: cfr. Es 11,5; 12,29. Il salmista sceglie a esempio solo l'ultima piaga, quella più grave, per indicare i molteplici interventi prodigiosi di Dio (cfr. Sal 78,43.51; 105,23-44; 136,10).

vv. 10-11. «Colpì numerose nazioni..... Seon, re degli Amorrei..»: si accenna simbolicamente a tre popoli per indicare tutti i nemici che Israele dovette vincere prima dell'ingresso nella terra promessa. Per Seon (in ebr. Sibon) cfr. Nm 21,21-32; per Og cfr. Nm 21,33-35; Dt 1,4; 3,1-13.

v. 18. «Sia come loro chi li fabbrica»: si conclude la terza strofa, che esalta meglio Dio come il «vivente» dal contrasto della descrizione degli idoli che sono statici e senza vita, con una specie di imprecazione-maledizione contro chi li scolpisce e chi in essi si rifugia e confida. Solo nel Signore bisogna confidare: cfr. Sal 115,9-11.

v. 21. «che abita in Gerusalemme»: come in Dt 33,16 ove il Signore è designato come «colui che abitava nel roveto», così qui è chiamato «abitante di Gerusalemme» per indicare la scelta di Dio di essere più concretamente in mezzo agli uomini (cfr. Sir 24,10-12).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INVITO ALLA LODE 1 Canto delle salite.

Ecco, benedite il Signore, voi tutti, servi del Signore; voi che state nella casa del Signore durante la notte.

2 Alzate le mani verso il santuario e benedite il Signore.

3 Il Signore ti benedica da Sion: egli ha fatto cielo e terra.

_________________ Note

134,1 L’ultimo “canto delle salite” è una suggestiva preghiera della sera che abbraccia i pellegrini, invitati a lasciare il tempio, e i sacerdoti, chiamati a custodire nella notte il luogo della presenza del Signore.

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Approfondimenti

Ringraziamento e benedizione Salmo di ringraziamento collettivo

Il carme, ultimo “Cantico delle ascensioni”, è il più breve dei “Salmi graduali” e dopo il Sal 117, il più breve dell'intero Salterio. Lo schema strutturale è dialogico e nella sua brevità, si compone di un solo appello (vv. 1-2) e di una sola risposta (v. 3). Il verbo «benedire» (brk) ricorre tre volte e con due diversi significati: nei vv. 1-2 significa «ringraziare» (benedizione dichiarativa), movimento ascensionale, e nel v. 3 «operare efficacemente, creare, salvare» (benedizione costitutiva), movimento discensionale. La simbologia è spaziale-sacrale (tempio), temporale e liturgica.

Divisione:

  • vv. 1-2: invito corale del popolo alla preghiera notturna;
  • v. 3: risposta corale dei sacerdoti con la benedizione.

v. 1. «Ecco, benedite il Signore»: il popolo che sta per lasciare di sera il tempio esorta i sacerdoti e gli addetti al tempio a continuare di notte la lode, in una perenne adorazione al Signore. «servi del Signore»: sono i sacerdoti e leviti in particolare, essi che erano votati al culto divino. «state nella casa del Signore»: lett. «rimanete in piedi». È un gesto di adesione pronta al Signore. La prassi è attestata anche nell'antico Oriente. I sacerdoti e leviti vegliavano anche di notte nel tempio, sicché la lode divina non si interrompeva mai (cfr. Sal 135,2; 1Cr 9,33).

v. 2. «Alzate le mani...»; è il gesto tipico di preghiera che indica l'atto di supplicare.

v. 3. Alla benedizione «verso» Dio i sacerdoti congedano la folla con la benedizione del Signore che abita nel tempio («Sion»). La benedizione di Dio è efficace, creativa e salvatrice. Essa viene dall'Onnipotente che ha creato l'universo e perciò è realizzatrice di bene.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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