📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA: Profeti dal 25/12/2023 al 07/09/2024 ● Concilio Vaticano II dall'11/09 al 24/12/2023 ● Nuovo Testamento dal 25/12/2022 al 10/09/2023

Contro Babilonia 1Parola che il Signore pronunciò contro Babilonia, contro la terra dei Caldei, per mezzo del profeta Geremia. 2«Proclamatelo fra i popoli e fatelo sapere, non nascondetelo, dite: “Babilonia è presa, Bel è coperto di confusione, è infranto Marduc, sono svergognati i suoi idoli, sono infranti i suoi feticci”. 3Poiché dal settentrione sale contro di essa un popolo che ridurrà la sua terra a un deserto: non vi abiterà più nessuno. Uomini e animali fuggono, se ne vanno. 4In quei giorni e in quel tempo – oracolo del Signore – verranno i figli d’Israele insieme con i figli di Giuda; cammineranno piangendo e cercheranno il Signore, loro Dio. 5Domanderanno di Sion, verso cui sono fissi i loro volti: “Venite, uniamoci al Signore con un’alleanza eterna, che non sia mai dimenticata”. 6Gregge di pecore sperdute era il mio popolo, i loro pastori le avevano sviate, le avevano fatte smarrire per i monti; esse andavano di monte in colle, avevano dimenticato il loro ovile. 7Quanti le trovavano, le divoravano, e i loro nemici dicevano: “Non ne siamo colpevoli, perché essi hanno peccato contro il Signore, sede di giustizia e speranza dei loro padri”. 8Fuggite da Babilonia, dalla regione dei Caldei, uscite e siate come capri in testa al gregge. 9Poiché ecco, io suscito e mando contro Babilonia una massa di grandi nazioni dalla terra del settentrione; le si schiereranno contro, ed essa sarà presa. Le loro frecce sono come quelle di un abile arciere, nessuna ritorna a vuoto. 10La Caldea diventerà preda di saccheggiatori, tutti se ne sazieranno». Oracolo del Signore. 11Gioite pure e tripudiate, predatori della mia eredità! Saltate pure come giovenchi su un prato e nitrite come stalloni! 12Vostra madre è piena di confusione, è coperta di vergogna colei che vi ha partorito. Ecco, è l’ultima delle nazioni, un deserto, un luogo riarso e una steppa. 13A causa dell’ira del Signore non sarà più abitata, sarà tutta una desolazione. Chiunque passerà vicino a Babilonia rimarrà stupito e fischierà di scherno davanti a tutte le sue piaghe. 14Disponetevi intorno a Babilonia, voi tutti che tendete l’arco; tirate senza risparmiare le frecce, perché ha peccato contro il Signore. 15Da ogni parte alzate il grido di guerra contro di lei. Essa tende la mano, crollano le sue torri, rovinano le sue mura: questa è la vendetta del Signore. Vendicatevi di lei, trattatela come essa ha trattato gli altri! 16Sterminate in Babilonia chi semina e chi impugna la falce per mietere. Di fronte alla spada micidiale ciascuno ritorni al suo popolo e ciascuno fugga verso la sua terra. 17Una pecora smarrita è Israele, i leoni le hanno dato la caccia; per primo l’ha divorata il re d’Assiria, poi Nabucodònosor, re di Babilonia, ne ha stritolato le ossa. 18Perciò, dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: «Ecco, io punirò il re di Babilonia e la sua terra, come già ho punito il re d’Assiria, 19e ricondurrò Israele nel suo pascolo. Pascolerà sul Carmelo e sul Basan; sulle montagne di Èfraim e di Gàlaad si sazierà. 20In quei giorni e in quel tempo – oracolo del Signore – si cercherà l’iniquità d’Israele, ma essa non sarà più; si cercheranno i peccati di Giuda, ma non si troveranno, perché io perdonerò al resto che lascerò. 21Avanza nella terra di Meratàim, avanza contro di essa e contro gli abitanti di Pekod. Devasta, annientali – oracolo del Signore –, fa’ quanto ti ho comandato!». 22Rumore di guerra nella regione, e grande disastro. 23Come è stato rotto e fatto in pezzi il martello di tutta la terra? Come è diventata un orrore Babilonia fra le nazioni? 24Ti ho teso un laccio e sei stata catturata, Babilonia, senza avvedertene. Sei stata sorpresa e afferrata, perché hai fatto guerra al Signore. 25Il Signore ha aperto il suo arsenale e ne ha tratto le armi del suo sdegno, perché il Signore, Dio degli eserciti, ha un’opera da compiere nella terra dei Caldei. 26Venite dall’estremo limite della terra, aprite i suoi granai; fatene dei mucchi come covoni, sterminatela, non ne rimanga neppure un resto. 27Uccidete tutti i suoi tori, scendano al macello. Guai a loro, perché è giunto il loro giorno, il tempo del loro castigo! 28Voce di profughi e di scampati dalla terra di Babilonia, per annunciare in Sion la vendetta del Signore, nostro Dio, la vendetta per il suo tempio. 29Convocate contro Babilonia gli arcieri, quanti tendono l’arco. Accampatevi intorno ad essa: nessuno scampi. Ripagatela secondo le sue opere, fate a lei quanto essa ha fatto, perché è stata arrogante con il Signore, con il Santo d’Israele. 30«Perciò cadranno i suoi giovani nelle sue piazze e tutti i suoi guerrieri periranno in quel giorno. Oracolo del Signore. 31Eccomi a te, o arrogante – oracolo del Signore degli eserciti –, poiché è giunto il tuo giorno, il tempo del tuo castigo. 32Vacillerà l’arrogante e cadrà, nessuno la rialzerà. Io darò alle fiamme le sue città, esse divoreranno tutti i suoi dintorni». 33Così dice il Signore degli eserciti: «Sono oppressi insieme i figli d’Israele e i figli di Giuda; tutti quelli che li hanno deportati li trattengono e rifiutano di lasciarli andare. 34Ma il loro vendicatore è forte, Signore degli eserciti è il suo nome. Egli sosterrà efficacemente la loro causa, renderà tranquilla la terra e sconvolgerà gli abitanti di Babilonia. 35Spada sui Caldei – oracolo del Signore – e sugli abitanti di Babilonia, sui suoi capi e sui suoi sapienti! 36Spada sui suoi indovini: che impazziscano! Spada sui suoi prodi: che atterriscano! 37Spada sui suoi cavalli e sui suoi carri, su tutta la gentaglia che è in essa: diventino come donnicciole! Spada sui suoi tesori: siano saccheggiati! 38Spada sulle sue acque: si prosciughino! Perché essa è una terra di idoli; vanno pazzi per questi spauracchi. 39Perciò l’abiteranno animali selvatici e sciacalli, vi si stabiliranno gli struzzi; non sarà mai più abitata né popolata di generazione in generazione. 40Come quando Dio sconvolse Sòdoma, Gomorra e le città vicine – oracolo del Signore –, non vi abiterà alcuna persona né vi dimorerà essere umano. 41Ecco, un popolo viene dal settentrione, una grande nazione, e molti re si muovono dalle estremità della terra. 42Impugnano archi e lance; sono crudeli, senza pietà. Il loro clamore è quello di un mare agitato e montano cavalli, pronti come un sol uomo alla battaglia contro di te, figlia di Babilonia. 43Appena il re di Babilonia ne ha udito la fama, gli sono cadute le braccia; si è impadronita di lui l’angoscia, come gli spasimi di partoriente. 44Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un baleno io li scaccerò di là e porrò su di esso il mio eletto. Perché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me?» 45Per questo ascoltate il progetto che il Signore ha fatto contro Babilonia e le decisioni che ha preso contro il paese dei Caldei. Certo, trascineranno via anche i più piccoli del gregge e sarà desolato il loro pascolo. 46Per il fragore della presa di Babilonia si scuoterà la terra, ne risuonerà l’eco fra le nazioni.

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Approfondimenti

Contro Babilonia 50,1-51,64 La raccolta di oracoli contro le nazioni si chiude con una serie di vaticini contro Babilonia: scagliati con forza, e se ne capisce la ragione. Nonostante che Geremia abbia sempre appoggiato la sottomissione ai Caldei e ne sia stato ricompensato, lo scempio da essi perpetrato contro il popolo e la terra non poteva non gridare vendetta. Per cui si comprende come avrebbe potuto reagire alla previsione di una rovina umiliante del popolo nemico. Tuttavia, negli oracoli dei cc. 50-51 l'atmosfera che fa da sfondo non è tanto quella di un preannuncio di rovina a scadenza non precisata, quanto piuttosto l'attesa ansiosa di una catastrofe imminente. Per intenderci, è la tensione fremente verso una liberazione considerata ormai vicina, la stessa che troviamo nel Deuteroisaia, quella che caratterizzò la situazione mediorientale nella seconda metà del VI sec. a.C. al diffondersi delle notizie sulle vittorie di Ciro. E allora probabile che a un profeta di tale epoca e non a Geremia vadano assegnati i componimenti di questi capitoli, in poesia e in prosa. Composizioni, peraltro, talvolta molto vivaci e incisive, non indegne del profeta di Anatot, talaltra fiacche e maldestre. A parte l'alternarsi di brani poetici e in prosa (che normalmente riguardano la sorte di Israele), la presentazione del castigo di Babilonia procede, si direbbe, per accostamenti successivi: dalla descrizione dello sgomento al giungere della notizia, all'ordine dell'attacco finale, all'incalzante enumerazione della rovina che la spada sta portando avanti settore per settore.

50,2-3. Gli oracoli in poesia e i brani in prosa dei cc. 50-51 sono racchiusi nella cornice di 50,2-3 e 51,54-58, in cui si proclama la distruzione della grande nemica Babilonia. Questi brani riflettono la sconfitta di Babilonia a opera di Ciro, avvenuta nel 539 a.C. (sebbene alcuni esegeti ritengano che essi l'anticipino). Il linguaggio dei due brani è convenzionale e influenzato da altri passi del testo di Geremia; perciò non vanno letti necessariamente come una descrizione puntuale degli avvenimenti, ma come una celebrazione della disfatta di Babilonia. Qui emerge soprattutto la spinta emozionale e non tanto la precisione storica.

4-7. Oracolo in prosa che promette come imminente il ritorno degli Israeliti in Palestina, con accenti che sembrano ispirati dai vaticini classici (cfr. soprattutto Os 3,5; Ger 23,31; Ez 34). S'intrecciano in esso i temi: della ricerca di Dio (v. 4; cfr. Os; Am) dopo la conversione (pianto); di Sion punto di riferimento (v. 5; cfr. Is 2,3) e di aspirazione; dell'alleanza definitiva (v. 5), «eterna», che richiama evidentemente l'alleanza nuova di 31,31, scritta nel cuore e quindi non dimenticabile; dei «pastori» (vv. 6-7) cui si rimprovera la negligenza e l'aver allontanato dal Signore le pecore conducendole alla rovina.

8-20. Il brano ha due parti, in poesia (vv. 8-17) e in prosa (vv. 18-20). In poesia è una viva e partecipe descrizione della rovina della grande città cosmopolita (cfr. v. 16) che l'autore osserva, con feroce compiacimento (v. 11), cadere a brandelli (v. 15) e finalmente ridursi a un deserto (v. 12). È la giusta punizione per chi ha fatto tanto male a Israele. Per questo – ed è la parte in prosa – c'è una promessa di ritorno: anzitutto, nella terra di cui si menzionano le regioni tradizionalmente considerate più fertili che la lontananza fa sognare anche più feraci; poi, nell'amicizia di Dio, che fa dono del ritorno dall'esilio e del perdono dei peccati.

21-32. Comando agli eserciti nemici di passare all'attacco. Il ritmo è incalzante, con versi talvolta (cfr. 21c) di rude onomatopea che gioca sul timbro aspro di gutturali e dentali. È in azione la macchina da guerra che Dio stesso, guerriero, conduce (cfr. v. 25), estraendo le sue armi più micidiali per distruggere. È il Santo di Israele e non può tollerare l'alterigia dell'uomo che osa farsi simile a Dio.

33-34. In prosa si riafferma l'attenzione del Signore per il suo popolo deportato. Il richiamo letterario sembra essere al soggiorno forzato in Egitto allorché il faraone rifiutava di lasciar partire Israele. La liberazione è contenuta implicitamente nella promessa di sostenere la causa del popolo di Israele (v. 34) in una specie di dibattimento giudiziario (cfr. in v. 34b il gioco sulla radice ryb «sostenere la causa») in cui JHWH assume il ruolo come di un avvocato, ebr. gō'ēl «vendicatore», che era propriamente il tutore dei diritti familiari nella società ebraica del tempo.

35-40. La spada di JHWH è in azione: nulla le sfugge. Dai capi al popolino, dagli indovini agli idoli spaventapasseri, dai tesori alle acque, tutto è guastato. Il risultato è una landa deserta (vv. 39-40), ricettacolo di animali selvatici.

41-46. In prosa, minaccia contro Babilonia, con allusione al nemico del nord che più volte (cfr. 4,5ss.) è stato preannunciato contro Israele. La descrizione di esso (v. 42) è stereotipa; perciò non si riferisce a un nemico concreto. In realtà, i Persiani furono un popolo estremamente umanitario per l'antichità e anche nei confronti dei Babilonesi si comportarono con moderazione.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Contro Ammon, Edom, Damasco, gli Arabi ed Elam 1Sugli Ammoniti. Così dice il Signore: «Israele non ha forse figli, non ha forse un erede? Perché Milcom ha ereditato la terra di Gad e il suo popolo ne ha occupato le città? 2Perciò ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali io farò udire fragore di guerra a Rabbà degli Ammoniti; essa diventerà un cumulo di rovine, i suoi villaggi saranno consumati dal fuoco, Israele spoglierà i suoi spogliatori, dice il Signore. 3Urla, Chesbon, arriva il devastatore; gridate, villaggi di Rabbà, cingetevi di sacco, innalzate lamenti e andate raminghi con tagli sulla pelle, perché Milcom andrà in esilio, con i suoi sacerdoti e i suoi capi. 4Perché ti vanti delle tue valli, figlia ribelle? Confidi nei tuoi tesori ed esclami: “Chi verrà contro di me?”. 5Ecco, io manderò su di te il terrore – oracolo del Signore, Dio degli eserciti – da tutti i dintorni. Voi sarete scacciati, ognuno per la sua via, e non vi sarà nessuno che raduni i fuggiaschi. 6Ma dopo cambierò la sorte degli Ammoniti». Oracolo del Signore. 7Su Edom. Così dice il Signore degli eserciti: «Non c’è più sapienza in Teman? È scomparso il consiglio dei saggi? È svanita la loro sapienza? 8Fuggite, voltatevi, nascondetevi in un luogo segreto, abitanti di Dedan, poiché io mando su Esaù la sua rovina, il tempo del suo castigo. 9Se vendemmiatori venissero da te, ti lascerebbero appena qualche grappolo. Se ladri notturni venissero da te, saccheggerebbero quanto basta loro. 10Perché io intendo spogliare Esaù, rivelo i suoi nascondigli ed egli non ha dove nascondersi. La sua stirpe, i suoi fratelli, i suoi vicini sono distrutti ed egli non è più. 11Lascia i tuoi orfani, io li farò vivere, le tue vedove confidino in me! 12Poiché così dice il Signore: Ecco, coloro che non erano obbligati a bere il calice lo devono bere e tu pretendi di rimanere impunito? Non resterai impunito, ma dovrai berlo, 13poiché io ho giurato per me stesso – oracolo del Signore – che Bosra diventerà un orrore, un obbrobrio, un deserto, una maledizione, e tutte le sue città saranno ridotte a rovine perenni». 14Ho udito un messaggio da parte del Signore, un messaggero è stato inviato fra le nazioni: «Adunatevi e marciate contro di lui! Alzatevi per la battaglia». 15«Poiché ecco, ti faccio piccolo fra le nazioni e spregevole fra gli uomini. 16Ti ha indotto in errore la tua arroganza, la superbia del tuo cuore; tu che abiti nelle caverne delle rocce, che ti aggrappi alle cime dei colli, anche se, come l’aquila, ponessi in alto il tuo nido, di lassù ti farò precipitare. Oracolo del Signore. 17Edom sarà una desolazione; quanti vi passeranno vicino resteranno sbigottiti e fischieranno di scherno davanti a tutte le sue ferite. 18Come nello sconvolgimento di Sòdoma e Gomorra e delle città vicine – dice il Signore –, non vi abiterà alcuna persona né vi dimorerà essere umano. 19Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un baleno io lo scaccerò di là e porrò su di esso il mio eletto. Perché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me? 20Per questo, ascoltate il progetto che il Signore ha fatto contro Edom e le decisioni che ha preso contro gli abitanti di Teman. Certo, trascineranno via anche i più piccoli del gregge e sarà desolato il loro pascolo. 21Al fragore della loro caduta tremerà la terra. Un grido! Fino al Mar Rosso ne risuonerà l’eco. 22Ecco, come l’aquila sale e si libra e distende le ali su Bosra. In quel giorno il cuore dei prodi di Edom sarà come il cuore di una donna nei dolori del parto». 23Su Damasco. «Camat e Arpad sono piene di confusione, perché hanno sentito una cattiva notizia; esse sono agitate come il mare, sono in angustia, non possono calmarsi. 24Spossata è Damasco, volta le spalle per fuggire; un tremito l’ha colta, angoscia e dolori l’assalgono come una partoriente. 25Come non potrebbe essere abbandonata la città gloriosa, la città del tripudio? 26Perciò cadranno i suoi giovani nelle sue piazze, tutti i suoi guerrieri periranno in quel giorno. Oracolo del Signore degli eserciti. 27Darò fuoco alle mura di Damasco e divorerà i palazzi di Ben-Adàd». 28Su Kedar e sui regni di Asor, che Nabucodònosor, re di Babilonia, sconfisse. Così dice il Signore: «Su, marciate contro Kedar, saccheggiate i figli dell’oriente. 29Prendete le loro tende e le loro pecore, i loro teli, tutti i loro attrezzi, portate via i loro cammelli; un grido si leverà su di loro: “Terrore all’intorno!”. 30Fuggite, andate lontano, nascondetevi in un luogo segreto o abitanti di Asor – oracolo del Signore –, perché Nabucodònosor, re di Babilonia, ha ideato un disegno contro di voi, ha preparato un piano contro di voi. 31Su, marciate contro la nazione tranquilla, che vive in sicurezza – oracolo del Signore – e non ha né porte né sbarre, e vive isolata. 32I suoi cammelli diverranno preda e la massa delle sue greggi bottino. Disperderò a tutti i venti coloro che si radono le tempie, da ogni parte farò venire la loro rovina. Oracolo del Signore. 33Asor diventerà rifugio di sciacalli, una desolazione per sempre; non vi abiterà alcuna persona né vi dimorerà essere umano». 34Parola che il Signore rivolse al profeta Geremia riguardo a Elam all’inizio del regno di Sedecìa, re di Giuda. 35«Dice il Signore degli eserciti: Ecco, io spezzerò l’arco di Elam, il nerbo della sua potenza. 36Farò venire contro Elam i quattro venti dalle quattro estremità del cielo e li disperderò davanti a questi venti; non ci sarà nazione in cui non giungeranno i profughi di Elam. 37Incuterò terrore negli Elamiti davanti ai loro nemici e davanti a coloro che vogliono la loro vita; manderò su di loro la sventura, la mia ira ardente. Oracolo del Signore. Manderò la spada a inseguirli, finché non li avrò sterminati. 38Porrò il mio trono su Elam e farò scomparire il suo re e i suoi capi. Oracolo del Signore. 39Ma negli ultimi giorni cambierò la sorte di Elam». Oracolo del Signore.

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Approfondimenti

Contro Ammon, Edom, Damasco, gli Arabi ed Elam 49,1-39 Contiene oracoli contro diversi popoli del Vicino Oriente rei in qualche modo di aver vessato Israele e coinvolti di conseguenza nella punizione. Ammoniti, Edomiti, Siriani, Arabi ed Elamiti, ricevono ciascuno la propria razione di minacce e di derisione per le sventure che li attendono. Ad eccezione di brevi spezzoni, gli oracoli sembrano geremiani, pronunciati in vari periodi della sua attività profetica, comunque non agli inizi. Tuttavia qualche rimaneggiamento va riconosciuto, come testimonia ad es. il ripetersi di versetti identici in componimenti diversi (cfr. 48,40s. con 49,2).

1-6. Contro Ammon. Gli Ammoniti, che la tradizione considerava affini agli Israeliti (cfr. Gn 19,30), abitavano la regione al di là del Giordano, grosso modo tra l'Arnon e lo Iabbok, e avevano come capitale Rabbat-Ammon l'attuale Amman). Un territorio che le tribù israelitiche hanno sempre rivendicato e che la tradizione aveva assegnato alla tribù di Gad (cfr. Gs 13, 24-28). In realtà solo saltuariamente tale territorio rimase sotto l'effettiva sovranità di Israele. Ne fu staccato in pratica definitivamente dagli Assiri dopo la caduta del regno settentrionale (722). Per questo Geremia (l'oracolo è quasi sicuramente suo, salvo piccole aggiunte: v. 2 e forse v. 6) inizia con una domanda retorica sul perché la regione di Gad sia ora occupata dagli Ammoniti, quasi dono del loro dio Milcom. È venuto il momento del castigo che devasterà le città della regione (Chesbon in verità apparteneva a Moab: cfr. 48,44) e le valli opime di cui erano così orgogliosi (v. 4). Sarà lutto ovunque.

7-22. Contro Edom. È il popolo più vicino per stirpe agli Israeliti, come anche la tradizione riconosceva facendo addirittura dell'antenato Edom/Esaù il gemello di Giacobbe (cfr. Gn 25,12-28). Come per Moab, anche qui abbiamo una raccolta di oracoli (per altri, un unico lungo oracolo), parte in poesia, parte in prosa, la cui autenticità sembra fuori di dubbio. La rovina di Edom sarà inesorabile nonostante l'apparente inaccessibilità della regione ai grandi eserciti nemici. Dio ha deciso lo sterminio del popolo edomita per la superbia e l'arroganza a motivo della sapienza, per cui era famoso nell'antichità (cfr. Gb 2,11; Bar 3,22; Abd 8) e della supposta sicurezza dei suoi confini. In verità gli oracoli menzionano espressamente tra le ragioni del castigo divino l'arroganza (v. 16), ma senza precisarne il contenuto. È il tema della hybris umana che anche altrove nei profeti (cfr. Is 2,11ss.) viene duramente stigmatizzata. Tempo di composizione sembra il 605, durante la prima spedizione di Nabucodonosor nella regione. Proprio dalla «sapienza» inizia il profeta constatando ironicamente che non è stata capace di prevedere il disastro. «Teman» è una zona del territorio di Edom di incerta ubicazione. Qui probabilmente sta per l'intera regione, a meno che non si voglia vedervi indicato uno dei confini (l'altro sarebbe «Dedan»: v. 8) del territorio edomitico. Edom non può sfuggire alla punizione se hanno dovuto «bere il caliсе», cioè assaporare l'amarezza della punizione (cfr. 13,13; 25,15-18; 48,26; Is 51,17-23; Ez. 23,32-34, есс.) gli innocenti (probabilmente gli Israeliti non colpevoli coinvolti nel castigo di Israele). Non serve a nulla abitare «nelle caverne delle rocce» (v. 16) perché niente può resistere a Dio e a colui che ha designato esecutore del suo castigo: li strapperà di là senza sforzo.

23-27. Contro Damasco. L'epoca di composizione sembra quella dell'oracolo precedente: l'invasione di Nabucodonosor del 605. La composizione si limita a predire succintamente la rovina, partendo dalla paura che invade gli abitanti della regione, quando giunge la notizia, sino alla fuga dalla città.

28-33. Contro le tribù arabe. Questo oracolo è espressamente (v. 28) rapportato a una campagna di Nabucodonosor che potrebbe sempre essere quella del 605. Oggetto di esso è la sorte di «Kedar» e dei regni di «Azor», cioè le regioni a oriente della Palestina e le popolazioni che le abitavano, popoli seminomadi con struttura sociopolitica ancora a base tribale. Su queste tribù tranquille e sicure nella loro regione appartate piomberà inaspettatamente il re di Babilonia e saccheggerà e razzierà deportandone la popolazione. Il motivo non è menzionato; si può supporre l'idolatria, se l'accenno al taglio dei capelli va inteso come segno religioso e non come semplice acconciatura.

34-39. Contro Elam, regione a est della Bassa Mesopotamia. Alleata dei Medi e dei Persiani, nel 539 attaccò Babilonia (cfr. Is 21,2), ma in seguito fu praticamente assorbita nell'impero persiano. La capitale Susa, distrutta da Assurbanipal nel 640 a.C. e ricostruita da Dario I, divenne una delle città più importanti dell'impero, residenza invernale della corte di Persia (cfr. Ne 1,1; Est 1,1). Il vaticinio, quasi sicuramente di Geremia, può essere stato pronunciato allorché si ebbero le prime avvisaglie dei movimenti espansionistici persiani verso ovest. L'introduzione (v. 34) lo colloca nel 597. È oracolo di minaccia, ma si chiude con la prospettiva di salvezza (v. 39).

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Contro Moab 1Su Moab. Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: «Guai a Nebo, poiché è devastata! Piena di vergogna e catturata è Kiriatàim, sente vergogna, è abbattuta la roccaforte. 2Non esiste più la fama di Moab, a Chesbon tramano il male contro di essa: “Venite ed eliminiamola dalle nazioni”. Anche tu, Madmen, sarai demolita, la spada ti inseguirà. 3Una voce, un grido da Coronàim: “Devastazione e rovina grande!”. 4Abbattuta è Moab, le grida si fanno sentire fino a Soar. 5Piangendo, salgono la salita di Luchìt, giù per la discesa di Coronàim si odono grida strazianti: 6“Fuggite, salvate la vostra vita! Siate come l’asino selvatico nel deserto”. 7Poiché hai posto la fiducia nelle tue fortezze e nei tuoi tesori, anche tu sarai preso e Camos andrà in esilio, insieme con i suoi sacerdoti e con i suoi capi. 8Il devastatore verrà contro ogni città, nessuna città potrà scampare. Sarà devastata la valle e la pianura desolata, come dice il Signore. 9Erigete un cippo funebre a Moab, perché è tutta in rovina. Le sue città diventeranno un deserto, nessuno le abiterà. 10Maledetto chi compie fiaccamente l’opera del Signore, maledetto chi trattiene la spada dal sangue! 11Moab era tranquillo fin dalla giovinezza, riposava come vino sulla sua feccia, non è stato travasato di botte in botte, né è mai andato in esilio; per questo gli è rimasto il suo sapore, il suo profumo non si è alterato. 12Per questo giorni verranno – oracolo del Signore – nei quali manderò uomini a travasarlo, vuoteranno le sue botti e frantumeranno i suoi otri. 13Moab si vergognerà di Camos come la casa d’Israele si è vergognata di Betel, in cui aveva riposto la sua fiducia. 14Come potete dire: “Noi siamo uomini prodi e uomini valorosi per la battaglia”? 15Il devastatore di Moab sale contro di lui, i suoi giovani migliori scendono al macello. Oracolo del re, il cui nome è Signore degli eserciti. 16È vicina la rovina di Moab, la sua sventura avanza in gran fretta. 17Compiangetelo, voi tutti suoi vicini e tutti voi che conoscete il suo nome; dite: “Come si è spezzata la verga robusta, quello scettro magnifico?”. 18Scendi dalla tua gloria, siedi sull’arido suolo, o popolo che abiti a Dibon; poiché il devastatore di Moab sale contro di te, egli distrugge le tue fortezze. 19Sta sulla strada e osserva, tu che abiti ad Aroèr. Interroga il fuggiasco e lo scampato, domanda: “Che cosa è successo?”. 20Moab prova vergogna, è in rovina; urlate, gridate, annunciate sull’Arnon che Moab è devastato. 21È arrivato il giudizio per la regione dell’altopiano, per Colon, per Iaas e per Mefàat, 22per Dibon, per Nebo e per Bet-Diblatàim, 23per Kiriatàim, per Bet-Gamul e per Bet-Meon, 24per Keriòt e per Bosra, per tutte le città del territorio di Moab, lontane e vicine. 25È infranta la potenza di Moab, è spezzato il suo braccio. Oracolo del Signore. 26Inebriatelo, perché si è sollevato contro il Signore, e Moab si rotolerà nel vomito e anch’esso diventerà oggetto di scherno. 27Non è stato forse Israele per te oggetto di scherno? Fu questi forse sorpreso fra i ladri, dato che quando parli di lui scuoti sempre la testa? 28Abbandonate le città e dimorate nelle rupi, abitanti di Moab, siate come la colomba, che fa il nido sull’orlo di un precipizio. 29Abbiamo udito l’orgoglio di Moab, il grande orgoglioso, la sua superbia, il suo orgoglio, la sua alterigia, l’altezzosità del suo cuore. 30Conosco bene la sua tracotanza – oracolo del Signore –, l’inconsistenza delle sue chiacchiere, le sue opere vane. 31Per questo alzo un lamento su Moab, grido per tutto Moab, gemo per gli uomini di Kir-Cheres. 32Io piango per te come per Iazer, o vigna di Sibma! I tuoi tralci arrivavano al mare, raggiungevano Iazer. Sui tuoi frutti e sulla tua vendemmia è piombato il devastatore. 33Sono scomparse gioia e allegria dai frutteti e dalla regione di Moab. È finito il vino nei tini, non pigia più il pigiatore, il canto di gioia non è più canto di gioia. 34Delle grida di Chesbon e di Elalè si diffonde l’eco fino a Iaas; da Soar si odono grida fino a Coronàim e a Eglat-Selisià, poiché anche le acque di Nimrìm sono un deserto. 35Io farò scomparire in Moab – oracolo del Signore – chi sale sulle alture e chi brucia incenso ai suoi dèi. 36Perciò il mio cuore per Moab geme come i flauti, il mio cuore geme come i flauti per gli uomini di Kir-Cheres, poiché sono venute meno le loro scorte. 37Sì, ogni testa è rasata, ogni barba è tagliata; ci sono incisioni sulle mani e tutti i fianchi sono coperti di sacco. 38Sopra tutte le terrazze di Moab e nelle sue piazze è tutto un lamento, perché io ho spezzato Moab come un vaso senza valore. Oracolo del Signore. 39Come è rovinato! Gridate! Come Moab ha voltato vergognosamente le spalle! Moab è diventato oggetto di scherno e di orrore per tutti i suoi vicini. 40Poiché così dice il Signore: Ecco, come l’aquila si libra e distende le ali su Moab. 41Le città sono prese, le fortezze sono espugnate. In quel giorno il cuore dei prodi di Moab sarà come il cuore di una donna nei dolori del parto. 42Moab è distrutto, ha cessato di essere popolo, perché si è sollevato contro il Signore. 43Terrore, fossa e laccio ti sovrastano, o abitante di Moab. Oracolo del Signore. 44Chi fugge al grido di terrore cadrà nella fossa, chi risale dalla fossa sarà preso nel laccio, perché io manderò sui Moabiti tutto questo nell’anno del loro castigo. Oracolo del Signore. 45All’ombra di Chesbon si fermano spossati i fuggiaschi, ma un fuoco esce da Chesbon, una fiamma dal palazzo di Sicon e divora le tempie di Moab e il cranio di uomini turbolenti. 46Guai a te, Moab, sei perduto, popolo di Camos, poiché i tuoi figli sono condotti in schiavitù, le tue figlie in esilio. 47Ma io cambierò la sorte di Moab negli ultimi giorni». Oracolo del Signore. Fin qui il giudizio su Moab.

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Approfondimenti

Contro Moab 48,1-47 Contro Moab, popolo parente-nemico (cfr. Gn 19,30-38) che è sempre stato in rapporto di tensione con gli Israeliti. Gli oracoli, ora in prosa ora in poesia, non sembrano tutti di mano geremiana: probabilmente un nucleo risalente al profeta ha funto da polo aggregatore per composizioni similari o ha dato l'avvio a variazioni su un unico tema, quello della minaccia di distruzione totale, con insistenza sulle diverse città che formavano il vanto della popolazione, la quale si sentiva sicura perché era insediata in una regione decentrata rispetto ai grandi percorsi e di non facile accesso per la natura del suolo. «Riposava», dice poeticamente il profeta con riferimento all'abbondanza dei vigneti, «come vino sulla sua feccia» (v. 11) che conserva inalterato il sapore genuino. Ma è venuto il tempo della rovina, ad opera di Nabucodonosor in una delle molte campagne condotte nella regione (605 o 597 o 587). Anche qui il disastro politico-militare è interpretato come punizione divina (vv. 7.10-11.21.26-27.30), anche se il male commesso non è tanto l'ostilità contro Israele, ma l'ostinata idolatria, l'arroganza di chi si è «levato contro il Signore». È difficile precisare a quale periodo della vita del profeta potrebbe risalire il nucleo autentico degli oracoli: o in un periodo avanzato del suo ministero o forse dopo Ioiakim.

1-20. Lungo poema, che il v. 13 spezza in due tronconi. La prima parte (vv. 1-12) è una carrellata sulle varie città della regione, da Nebo, nel nord (v 1), via via per tutto il territorio, anche se non di tutte è possibile precisare l'ubicazione. Descrizione della rovina in atto e minaccia per un futuro immediato (vv. 8.12), pianto per lo sfacelo e invito allo scampo (v. 6) si intrecciano fittamente con ritmo incalzante. Su tutto, martellante, l'idea di crollo generale, dal dio nazionale Camos (v. 7) all'ultimo degli abitanti. Chi vuole scampare deve fuggire nel deserto come «asino selvatico» (v. 6) o addirittura prendere il volo (v. 9). Il v. 13 preannuncia per Moab la stessa sorte di Israele, il regno settentrionale, data la menzione di Betel e l'allusione al suo santuario («oggetto della fiducia»). Per la condanna profetica di questo santuario cfr. Os 4,15; Am 3,14; 4,4; 5,5s. Il richiamo alla rovina di Betel (722), senza menzione di quella di Gerusalemme, suggerisce una data per l'oracolo precedente al 587. La seconda parte (vv. 14-20) riprende più pacatamente il tema della devastazione: ormai è cosa fatta e non rimane che piangere.

21-29. Nella sezione si alternano brani in prosa e in poesia a ribadire la condanna di Moab della quale si dà come motivazione l'orgoglio (v. 29), ma anche il disprezzo nei confronti di Israele (vv. 26-27). È come un gagliardo dal braccio spezzato (v. 25); le sue città, di cui si dà un elenco (vv. 21-24), sono destinate alla rovina.

30-39. Il profeta ha un moto di compassione e piange sulla sorte di Moab, vigna devastata dai saccheggiatori. Per l'immagine, cfr. Sal 80,9-19; Ez 17,5-10; 19,10-14 e soprattutto Is 16,7-11 con cui il brano ha larga affinità anche verbale.

40-47. L'ultima serie di oracoli contro Moab è una composizione vivace con immagini e vocabolario nuovi e spesso con ritmo incalzante (cfr. v. 43: una serie di allitterazioni esprime l'impossibilità di fuga). La capitale Chesbon con il palazzo del re (Sicon) sono dati alle fiamme e il popolo è rovinato in esilio. Tutto questo è il frutto dell'avversione contro Israele e il suo Dio (v. 42) che però non manca di misericordia nei confronti di Moab, come non manca nei confronti del popolo eletto (v. 47).

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Contro i Filistei 1Parola del Signore che fu rivolta al profeta Geremia sui Filistei, prima che il faraone occupasse Gaza. 2Così dice il Signore: «Ecco, si sollevano ondate dal settentrione, diventano un torrente che straripa. Allagano la terra e ciò che è in essa, la città e i suoi abitanti. Gli uomini gridano, urlano tutti gli abitanti della terra. 3Allo strepito scalpitante degli zoccoli dei suoi cavalli, al fragore dei suoi carri, al cigolio delle ruote, i padri non si voltano verso i figli, le loro mani sono senza forza, 4perché è arrivato il giorno in cui saranno distrutti tutti i Filistei e saranno abbattute Tiro e Sidone con quanti sono rimasti ad aiutarle; il Signore infatti distrugge i Filistei, il resto dell’isola di Caftor. 5Fino a Gaza si sono rasati per lutto, Àscalon è ridotta al silenzio. Asdod, povero resto degli Anakiti, fino a quando ti farai incisioni? 6Ah! spada del Signore, quando ti concederai riposo? Rientra nel fodero, férmati e càlmati. 7Come potrà riposare, se il Signore le ha ordinato di agire? Contro Àscalon e tutta la costa del mare, là egli l’ha destinata».

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Approfondimenti

Contro i Filistei 47,1-7 I Filistei avevano conservato nei secoli identità razziale, indipendenza politica e animosità nei confronti degli Israeliti. Loro zona di insediamento era la striscia inferiore del litorale marittimo, con epicentro, sembra, in questo periodo, in Gaza. Il v. 1 allude all'occupazione della città ad opera di un faraone: forse Cofra che può aver attaccato Gaza in occasione della guerra contro Tiro di cui i Filistei erano alleati (cfr. v. 4). Saremmo allora nel 570. Ma potrebbe anche trattarsi di Necao e della sua spedizione in aiuto degli Assiri nel 609/608. Il proteta immagina l'esercito invasore che come ondata s'abbatte dal nord e spazza il litorale da Tiro fino all'estremo sud, a Gaza: gli oriundi di Creta (= Caftor), i Filistei, sono travolti e i superstiti non possono che abbandonarsi alle manifestazioni di lutto (v. 5). Ma anche per loro il profeta ha un moto di compassione (cfr. v. 6).

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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ORACOLI CONTRO LE NAZIONI

Contro l'Egitto 1Parola del Signore che fu rivolta al profeta Geremia sulle nazioni. 2Sull’Egitto. Contro l’esercito del faraone Necao, re d’Egitto, che si trovava a Càrchemis, presso il fiume Eufrate, esercito che Nabucodònosor, re di Babilonia, vinse nel quarto anno di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda. 3«Preparate scudo grande e piccolo e avanzate per la battaglia. 4Attaccate i cavalli, montate, o cavalieri. Schieratevi con gli elmi, lucidate le lance, indossate le corazze! 5Che vedo? Sono spaventati, retrocedono! I loro prodi sono sconfitti, fuggono a precipizio senza voltarsi; terrore all’intorno. Oracolo del Signore. 6Il più agile non sfuggirà né il più prode si salverà. A settentrione, sulla riva dell’Eufrate, inciampano e cadono. 7Chi è colui che trabocca come il Nilo, come un fiume dalle acque turbolente? 8È l’Egitto che trabocca come il Nilo, come un fiume dalle acque turbolente. Esso dice: “Salirò, ricoprirò la terra, distruggerò la città e i suoi abitanti”. 9Caricate, cavalli, avanzate, carri! Avanti, o prodi, uomini di Etiopia e di Put, voi che impugnate lo scudo, e voi di Lud che tendete l’arco. 10Ma quel giorno per il Signore, Dio degli eserciti, è giorno di vendetta, per punire i nemici. La sua spada divorerà, si sazierà e si inebrierà del loro sangue; poiché sarà un sacrificio per il Signore, Dio degli eserciti, nella terra del settentrione, presso il fiume Eufrate. 11Sali in Gàlaad a prendere il balsamo, vergine, figlia d’Egitto. Invano moltiplichi i rimedi, ma non c’è guarigione per te. 12Le nazioni hanno saputo del tuo disonore; del tuo grido di dolore è piena la terra, poiché il prode inciampa nel prode, tutti e due cadono insieme». 13Parola che il Signore comunicò al profeta Geremia quando Nabucodònosor, re di Babilonia, giunse per colpire la terra d’Egitto. 14«Annunciatelo in Egitto, fatelo sapere a Migdol, fatelo udire a Menfi e a Tafni; dite: “Àlzati e prepàrati, perché la spada divora intorno a te”. 15Perché mai il tuo potente è travolto? Non resiste perché il Signore l’ha rovesciato. 16Una gran folla vacilla e stramazza, ognuno dice al vicino: “Su, torniamo al nostro popolo, al paese dove siamo nati, lontano dalla spada micidiale!”. 17Chiamate pure fanfarone il faraone, re d’Egitto: si lascia sfuggire il momento opportuno. 18Per la mia vita – oracolo del re il cui nome è Signore degli eserciti –, verrà uno simile al Tabor fra le montagne, come il Carmelo presso il mare. 19Prepàrati il bagaglio per l’esilio, o figlia che abiti l’Egitto, perché Menfi sarà ridotta a un deserto, sarà devastata, senza abitanti. 20Giovenca bellissima è l’Egitto, ma un tafano viene su di lei dal settentrione. 21Anche i suoi mercenari in mezzo ad essa sono come vitelli da ingrasso. Anch’essi infatti hanno voltato le spalle, fuggono insieme, non resistono, poiché è giunto su di loro il giorno della sventura, il tempo del loro castigo. 22La sua voce è come di serpente che fugge, poiché i nemici avanzano con un esercito e vengono contro di lei, armati di scure come tagliaboschi. 23Abbattono la sua selva – oracolo del Signore – e non si possono contare, essi sono più delle locuste, sono senza numero. 24Prova vergogna la figlia d’Egitto, è data in mano a un popolo del settentrione». 25Il Signore degli eserciti, Dio d’Israele, dice: «Ecco, punirò Amon di Tebe, l’Egitto, i suoi dèi e i suoi re, il faraone e coloro che confidano in lui. 26Li consegnerò in mano di quanti vogliono la loro vita, in mano di Nabucodònosor, re di Babilonia, e dei suoi ministri. Ma dopo sarà abitato come in passato. Oracolo del Signore. 27Ma tu non temere, Giacobbe, mio servo, non abbatterti, Israele, perché io libererò te dalla terra lontana, la tua discendenza dalla terra del suo esilio. Giacobbe ritornerà e avrà riposo, vivrà tranquillo e nessuno lo molesterà. 28Tu non temere, Giacobbe, mio servo – oracolo del Signore –, perché io sono con te. Sterminerò tutte le nazioni tra le quali ti ho disperso, ma non sterminerò te; ti castigherò secondo giustizia, non ti lascerò del tutto impunito».

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Approfondimenti

ORACOLI CONTRO LE NAZIONI 46,1-51,64 Come in altre raccolte profetiche (cfr. Am 1,3-2,3; Is 13-21.23; Ez 25-32), anche nel libro di Geremia una sezione contiene oracoli contro le nazioni pagane, sezione che verosimilmente, come testimoniano i LXX, era inizialmente posta dopo il c. 25. In Geremia sono tutti oracoli di minaccia per l'idolatria regnante e per i misfatti contro Israele, gli stessi che altrove nel libro sono presentati come voluti da Dio. Vediamo qui trasparire il gusto amaro della vendetta: è l'involucro umano, storicamente condizionato, di un annuncio che intende proclamare la sovranità di Dio su tutti i popoli, la sua intemerata giustizia e la capacità di far rientrare in un disegno di salvezza anche la malvagità degli uomini. Non tutto il materiale qui raccolto è genuinamente geremiano: tratti posteriori si sono aggiunti a precisazione e ampliamento, ma buona parte degli oracoli risale al profeta di Anatot.

Contro l'Egitto 46,1-28 Sono radunati in questo capitolo vari componimenti riguardanti aspetti diversi della rovina dell'Egitto in svariati momenti, a partire dalla sconfitta di Carchemis nel 605.

2-12. La battaglia presso la città sulla grande ansa dell'Eufrate avvenne tra le armate babilonesi, al comando del giovane Nabucodonosor, e le truppe egiziane venute in aiuto dell'Assiria morente. Sconfitto, il faraone Necao dovette ripiegare in Egitto lasciando ai Babilonesi libero accesso alla Siria e alla Palestina. La descrizione procede per accostamenti contrapposti che le danno un caratteristico movimento di va-e-vieni tra l'inizio e la fine, il progetto e il fallimento. Nei vv. 3-4 si descrivono i preparativi della battaglia subito seguiti dalla proclamazione della sconfitta (v. 5-6); si ritorna alla partenza dall'Egitto con l'elenco dei vari corpi d'armata (vv. 7-9) e infine si piangono le ferite e il disonore (vv. 10-12).

13-24. Questa composizione si riferisce alla spedizione di Nabucodonosor contro l'Egitto nel 568/567 (cfr. 43,10-12). Ha le movenze di una lamentazione, non senza una venatura di ironia per l'umiliazione che accosta una potenza militare come l'Egitto alla situazione tante volte sperimentata da Israele. Il testo, non bene trasmesso, ha bisogno di frequenti correzioni. Come altre volte (cfr. 4,5ss.; 22,20; 48,1-5; 49,2ss.) Geremia chiama in causa diverse città per rendere più viva e concreta la ferale notizia: gli dei d'Egitto sono sconfitti, fuggiti, e il faraone non dà migliore garanzia. Non c'è nulla da fare: è JHWH che ha deciso il castigo e l'attuerà mediante l'esercito babilonese che avanza inesorabile.

25-28. Segue una breve promessa di restaurazione, in prosa (vv. 25-26). La stessa promessa di salvezza, più ampia e articolata, viene rivolta a Israele (vv. 27-28) con un oracolo di nuovo in poesia: il Dio che pensa all'Egitto, non dimentica il suo popolo. E probabile che il brano sia stato successivamente aggiunto alla composizione sull'Egitto: compare infatti quasi identico in 30,10-11.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Introduzione 1Questa è la parola che il profeta Geremia comunicò a Baruc, figlio di Neria, quando egli scriveva queste parole in un libro sotto la dettatura di Geremia nel quarto anno di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda: 2«Dice il Signore, Dio d’Israele, su di te, Baruc: 3Tu hai detto: “Guai a me, poiché il Signore aggiunge tristezza al mio dolore. Io sono stanco dei miei gemiti e non trovo pace”. 4Dice il Signore: Ecco io abbatto ciò che ho edificato e sradico ciò che ho piantato; così per tutta la terra. 5E tu vai cercando grandi cose per te? Non cercarle, poiché io manderò la sventura su ogni uomo. Oracolo del Signore. A te farò dono della tua vita come bottino, in tutti i luoghi dove tu andrai».

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Approfondimenti

45,1-5 Questo oracolo di conforto a Baruc, che un tempo chiudeva l'intera raccolta delle profezie di Geremia (cfr. LXX), è probabilmente un indizio dell'opera redazionale del segretario. È percorso da una sottile vena di pessimismo: è gran cosa poter restare in vita e questo il Signore assicura allo scrivano fedele come dono speciale. Queste parole, le uniche attribuite nel libro allo scrivano, tradiscono una crisi di sconforto che risente un po' dell'animo di Geremia nelle “confessioni”. Quali cause abbiano generato simile sconforto si può solo congetturare, partendo dall'epoca a cui l'oracolo fa riferimento (v. 1), quel 605 (anno quarto di Ioiakim) così determinante nella vita di Geremia (cfr. c. 36), che ha segnato, se non l'inizio, certo una svolta importante nelle sofferenze del profeta. Che il segretario fosse associato a tali vicende è noto (cfr. c. 36 passim); che ne risentisse in maniera così profonda, come questo testo lascia supporre, sorprende. La promessa profetica non garantisce molto, come del resto a Geremia stesso; è comunque segno di un'intesa cordiale tra profeta e segretario e di paterno interessamento il fatto che sia Geremia stesso a comunicare le parole di sconforto.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Ultimo scontro con il popolo 1Questa parola fu rivolta a Geremia per tutti i Giudei che abitavano nel paese d’Egitto, a Migdol, a Tafni, a Menfi e nella regione di Patros. 2«Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Voi avete visto tutte le sventure che ho mandato su Gerusalemme e su tutte le città di Giuda; eccole oggi una desolazione, senza abitanti, 3a causa delle iniquità che commisero per provocarmi, andando a offrire incenso e a venerare altri dèi, che né loro conoscevano né voi né i vostri padri conoscevate. 4Vi ho inviato con assidua premura tutti i miei servi, i profeti, per dirvi: “Non fate questa cosa abominevole che io ho in odio!”. 5Ma essi non mi ascoltarono, non prestarono orecchio e non abbandonarono la loro iniquità cessando dall’offrire incenso ad altri dèi. 6Perciò la mia ira e il mio furore si riversarono e divamparono come fuoco nelle città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme, ed esse divennero un deserto e una desolazione, come sono ancora oggi. 7Dice dunque il Signore, Dio degli eserciti, Dio d’Israele: Perché voi fate un male così grave contro voi stessi, tanto da farvi sterminare di mezzo a Giuda, uomini e donne, bambini e lattanti, in modo che non rimanga di voi neppure un resto? 8Perché mi provocate con l’opera delle vostre mani, offrendo incenso a divinità straniere nella terra d’Egitto, dove siete venuti a dimorare, in modo da farvi sterminare e da divenire oggetto di esecrazione e di obbrobrio tra tutte le nazioni della terra? 9Avete forse dimenticato le iniquità dei vostri padri, le iniquità dei re di Giuda, le iniquità dei vostri capi, le vostre iniquità e quelle delle vostre donne, compiute nella terra di Giuda e per le strade di Gerusalemme? 10Fino ad oggi essi non ne hanno sentito rimorso, non hanno provato timore e non hanno camminato secondo la legge e i decreti che io ho posto davanti a voi e ai vostri padri. 11Perciò dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Ecco, io rivolgo la faccia contro di voi a vostra sventura e per distruggere tutto Giuda. 12Prenderò il resto di Giuda, che ha deciso di andare a dimorare nella terra d’Egitto; essi periranno tutti nella terra d’Egitto, cadranno di spada e periranno di fame, piccoli e grandi, moriranno di spada e di fame e saranno oggetto di maledizione e di orrore, di esecrazione e di obbrobrio. 13Punirò coloro che dimorano nella terra d’Egitto, come ho punito Gerusalemme con la spada, la fame e la peste. 14Nessuno scamperà né sfuggirà fra il resto di Giuda che è venuto a dimorare qui nella terra d’Egitto con la speranza di tornare nella terra di Giuda, dove essi desiderano ritornare ad abitare; essi non vi ritorneranno mai, eccettuati pochi fuggiaschi». 15Allora tutti gli uomini che sapevano che le loro donne avevano bruciato incenso a divinità straniere, e tutte le donne che erano presenti, una grande folla, e tutto il popolo che dimorava nel paese d’Egitto e a Patros, risposero a Geremia: 16«Quanto all’ordine che ci hai comunicato in nome del Signore, noi non ti vogliamo dare ascolto; 17anzi decisamente eseguiremo tutto ciò che abbiamo promesso, cioè bruceremo incenso alla regina del cielo e le offriremo libagioni come abbiamo già fatto noi, i nostri padri, i nostri re e i nostri capi nelle città di Giuda e per le strade di Gerusalemme. Allora avevamo pane in abbondanza, eravamo felici e non vedemmo alcuna sventura; 18ma, da quando abbiamo cessato di bruciare incenso alla regina del cielo e di offrirle libagioni, abbiamo sofferto carestia di tutto e siamo stati sterminati dalla spada e dalla fame». 19E le donne aggiunsero: «Quando noi donne bruciamo incenso alla regina del cielo e le offriamo libagioni, forse che prepariamo per lei focacce con la sua immagine e le offriamo libagioni senza il consenso dei nostri mariti?». 20Geremia disse a tutto il popolo, agli uomini e alle donne e a tutta la gente che gli avevano risposto in quel modo: 21«Forse che il Signore non si ricorda e non ha più in mente l’incenso che voi bruciavate nelle città di Giuda e per le strade di Gerusalemme, voi e i vostri padri, i vostri re e i vostri capi e il popolo del paese? 22Il Signore non ha più potuto sopportare la malvagità delle vostre azioni né le cose abominevoli che avete commesso. Per questo la vostra terra è divenuta un deserto, oggetto di orrore e di esecrazione, senza abitanti, come oggi si vede. 23Per il fatto che voi avete bruciato incenso e avete peccato contro il Signore, non avete ascoltato la voce del Signore e non avete camminato secondo la sua legge, i suoi decreti e i suoi statuti, per questo vi è capitata questa sventura, come oggi si vede». 24Geremia disse a tutto il popolo e a tutte le donne: «Ascoltate la parola del Signore, voi tutti di Giuda che siete nella terra d’Egitto. 25Dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Voi donne lo avete affermato con la bocca e compiuto con le vostre mani, affermando: “Noi adempiremo tutti i voti che abbiamo fatto di offrire incenso alla regina del cielo e di offrirle libagioni”! Adempite pure i vostri voti e fate pure le vostre libagioni. 26Tuttavia ascoltate la parola del Signore, voi tutti di Giuda che abitate nella terra d’Egitto. Ecco, io giuro per il mio nome grande, dice il Signore. Mai più il mio nome sarà pronunciato in tutta la terra d’Egitto dalla bocca di un uomo di Giuda che possa dire: “Per la vita del Signore Dio!”. 27Ecco, veglierò su di loro per la loro disgrazia e non per il loro bene. Tutti gli uomini di Giuda che si trovano nella terra d’Egitto periranno di spada e di fame, fino al loro sterminio. 28Gli scampati dalla spada torneranno dalla terra d’Egitto nella terra di Giuda molto scarsi di numero. Tutto il resto di Giuda, che è andato a dimorare nella terra d’Egitto, saprà quale parola si avvererà, se la mia o la loro. 29Sarà per voi il segno – oracolo del Signore – che io vi punirò in questo luogo, perché sappiate che le mie parole si avverano sul serio contro di voi, per vostra disgrazia. 30Così dice il Signore: Ecco, io metterò il faraone Cofra, re d’Egitto, in mano ai suoi nemici e a coloro che vogliono la sua vita, come ho messo Sedecìa, re di Giuda, in mano a Nabucodònosor, re di Babilonia, suo nemico, che attentava alla sua vita».

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Approfondimenti

Ultimo scontro con il popolo 44,1-30 Il capitolo sembra composito. Si presenta in forma di dialogo tra Geremia e i Giudei fuggiti in Egitto, a proposito dell'idolatria e in particolare del culto della Regina del cielo (l'identità precisa di questa divinità è ancora oggetto di dispute anche se sono state proposte varie identificazioni: Ishtar, Astarte, Iside, Anat, la migliore candidata sembra la dea semitica occidentale Astarte), ma in realtà sono tre monologhi (Geremia-popolo-Geremia) che si direbbero appartenere a generi letterari diversi.

Il primo (vv. 1-14), infatti, si apparenta ai discorsi in terza persona ed è un centone di espressioni tipiche di questo genere letterario (cfr. v. 7). Il fatto che vi si parli della «Regina del cielo», cioè di una dea del pantheon cananeo e non di una divinità egiziana, fa supporre che non si tratti di materiale tardivo, molto posteriore al profeta.

Gli altri due brani (vv. 15-19 e 20-30) potrebbero rientrare nel gruppo dei racconti su Geremia attribuiti a Baruc.

1-14. La scena è localizzata presso il Delta ove si trovano Migdol, Tafni e Menfi. Patros, invece, va ricercata molto più a sud e sembra voler indicare tutto l'Alto Egitto: si tratta forse di un'aggiunta attualizzante ed estensiva (cfr. 46,14) che allarga la prospettiva a tutte le colonie ebraiche in Egitto. Geremia ricorda che i mali che affliggono il popolo e la terra di Israele sono dovuti alla ribellione contro Dio, manifestatasi in tutti gli strati sociali (v. 9). Se intendono continuare nella linea dei padri, possono deporre la speranza di ritornare in patria.

15-19. Lo scontro fra le due visioni della realtà, quella di Geremia fondata sulla fede, e quella del popolo fondata sull'esperienza, è frontale: gli stessi eventi sono valutati in maniera opposta. È proprio questo il compito del profeta: aiutare a leggere i segni nella prospettiva del Dio dell'alleanza. Ma si richiede negli ascoltatori un minimo di disponibilità e di fiducia nelle sue parole, mentre in questo caso il popolo esasperato fa aperta confessione di idolatria e rifiuta JHWH. In questa reazione le donne svolgono una parte di primo piano, forse perché il culto della Regina del cielo era particolarmente praticato da esse e forse anche perché le deviazioni idolatriche erano dovute al loro influsso.

20-30. Geremia ribadisce che la causa della rovina è il tradimento dell'alleanza, la deviazione dalla via di Dio per tracciarsi un percorso a misura d'egoismo. La punizione è la più terribile. Dio si ritira dai Giudei d'Egitto; non vuole più aver a che fare con loro (v. 26). Come in altri casi (cfr. 28,9), Geremia si appella al futuro (vv. 28ss.) per dimostrare la validità delle sue parole: l'avveramento, in questo caso l'invasione di Nabucodonosor del 568/567, confermerà la giustezza delle predizioni; l'uccisione del faraone Cofra sarà come la premessa dello sterminio che opereranno in Egitto le truppe babilonesi.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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1Quando Geremia finì di riferire a tutto il popolo tutte le parole del Signore, loro Dio – tutte quelle parole per cui il Signore lo aveva inviato a loro –, 2Azaria, figlio di Osaià, e Giovanni, figlio di Karèach, e tutti quegli uomini superbi e ribelli dissero a Geremia: «Una menzogna stai dicendo! Non ti ha inviato il Signore, nostro Dio, a dirci: “Non andate in Egitto per dimorarvi”; 3ma Baruc, figlio di Neria, ti istiga contro di noi per consegnarci nelle mani dei Caldei, perché ci uccidano e ci deportino a Babilonia». 4Pertanto Giovanni, figlio di Karèach, e tutti i capi delle bande armate e tutto il popolo non obbedirono all’invito del Signore di rimanere nel paese di Giuda. 5Così Giovanni, figlio di Karèach, e tutti i capi delle bande armate raccolsero tutti i superstiti di Giuda, che erano ritornati per abitare nella terra di Giuda da tutte le regioni in mezzo alle quali erano stati dispersi, 6uomini, donne, bambini, le figlie del re e tutte le persone che Nabuzaradàn, capo delle guardie, aveva lasciato con Godolia, figlio di Achikàm, figlio di Safan, insieme con il profeta Geremia e con Baruc, figlio di Neria, 7e andarono nella terra d’Egitto, non avendo dato ascolto alla voce del Signore, e giunsero fino a Tafni. 8Allora la parola del Signore fu rivolta a Geremia a Tafni: 9«Prendi in mano grandi pietre e sotterrale nel fango nel terreno argilloso all’ingresso della casa del faraone a Tafni, sotto gli occhi dei Giudei. 10Quindi dirai loro: Dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Ecco, io manderò a prendere Nabucodònosor, re di Babilonia, mio servo; egli porrà il trono su queste pietre che hai sotterrato e stenderà il baldacchino sopra di esse. 11Verrà infatti e colpirà la terra d’Egitto, mandando a morte chi è destinato alla morte, alla schiavitù chi è destinato alla schiavitù e uccidendo di spada chi è destinato alla spada. 12Darà alle fiamme i templi degli dèi d’Egitto, li brucerà e porterà gli dèi in esilio, spidocchierà la terra d’Egitto come un pastore pulisce dai pidocchi il mantello, poi se ne andrà indisturbato. 13Frantumerà gli obelischi del tempio del Sole nella terra d’Egitto e darà alle fiamme i templi degli dèi d’Egitto».

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Approfondimenti

43,1-7. La reazione dei fuggiaschi è dura: rifiuto deciso del responso di Geremia come inautentico e accusa a Baruc di condizionare il profeta (v. 3). Il che sorprende: il profeta ormai anziano poteva apparire manovrabile dal più giovane segretario, ma non si capisce come questi si sia fatta la fama di fanatico sostenitore dei Babilonesi. Baruc però non viene ucciso e nemmeno staccato da Geremia, ma con lui è condotto alle soglie dell'Egitto (v. 7: «Tafni», al confine tra Egitto e Palestina, oggi Tell ed-De-fenneh, a oriente del delta del Nilo) con la massa (da non esagerare) dei rifugiati.

8-13. In risposta, Geremia compie un'azione simbolica che mima la posa del basamento per il trono di Nabucodonosor per significare che il dominio di Nabucodonosor è voluto da Dio e quindi è inutile e anzi deleterio ogni tentativo di sottrarvisi; tale dominio si sarebbe esteso fino all'Egitto, il che si verificò nel 568 con la campagna contro il faraone Amasis (cfr. vv. 11-13). Degna di nota è la designazione di un re pagano come servo di JHWH (v. 10), seppure ancora per punire sia Israele che altri popoli (l'Egitto), che anticipa una tematica del Deuteroisaia.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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La fuga in Egitto 1Tutti i capi delle bande armate e Giovanni, figlio di Karèach, e Azaria, figlio di Osaià, e tutto il popolo, piccoli e grandi, si presentarono 2al profeta Geremia e gli dissero: «Ti sia gradita la nostra supplica! Prega per noi il Signore, tuo Dio, in favore di tutto questo resto, perché noi siamo rimasti in pochi dopo essere stati molti, come vedi con i tuoi occhi. 3Il Signore, tuo Dio, ci indichi la via per la quale dobbiamo andare e che cosa dobbiamo fare». 4Il profeta Geremia rispose loro: «Comprendo! Ecco, pregherò il Signore, vostro Dio, secondo le vostre parole e vi riferirò quanto il Signore mi risponderà per voi; non vi nasconderò nulla». 5Essi allora dissero a Geremia: «Il Signore sia contro di noi testimone verace e fedele, se non faremo quanto il Signore, tuo Dio, ti dirà che dobbiamo fare. 6Che ci sia gradita o no, noi ascolteremo la voce del Signore, nostro Dio, al quale ti mandiamo, obbediremo alla voce del Signore, nostro Dio, perché ce ne venga del bene». 7Al termine di dieci giorni, la parola del Signore fu rivolta a Geremia. 8Questi chiamò Giovanni, figlio di Karèach, e tutti i capi delle bande armate che erano con lui e tutto il popolo, piccoli e grandi, 9e riferì loro: «Così dice il Signore, Dio d’Israele, al quale mi avete inviato perché gli presentassi la vostra supplica: 10Se continuate ad abitare in questa regione, vi edificherò e non vi abbatterò, vi pianterò e non vi sradicherò, perché mi pento del male che vi ho arrecato. 11Non temete il re di Babilonia, che vi incute timore; non temetelo – oracolo del Signore –, perché io sarò con voi per salvarvi e per liberarvi dalla sua mano. 12Io gli ispirerò sentimenti di pietà per voi, così egli avrà compassione di voi e vi lascerà dimorare nella vostra terra. 13Se invece, non dando retta alla voce del Signore, vostro Dio, voi direte: “Non vogliamo abitare in questo paese”, 14e direte: “No, vogliamo andare nel paese d’Egitto, perché là non vedremo guerre e non udremo il suono del corno né soffriremo carestia di pane: là abiteremo”, 15in questo caso ascoltate la parola del Signore, o resto di Giuda: Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Se voi decidete veramente di andare in Egitto e vi andate per dimorarvi, 16ebbene, la spada che temete vi raggiungerà laggiù nella terra d’Egitto, e la fame che temete vi si attaccherà addosso laggiù in Egitto e là morirete. 17Allora tutti gli uomini che avranno deciso di recarsi in Egitto per dimorarvi moriranno di spada, di fame e di peste. Nessuno di loro scamperà o sfuggirà alla sventura che io manderò su di loro. 18Poiché così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Come si è riversato il mio furore e la mia ira contro gli abitanti di Gerusalemme, così la mia ira si riverserà contro di voi quando sarete andati in Egitto. Voi sarete oggetto di maledizione, di orrore, di esecrazione e di obbrobrio e non vedrete mai più questo luogo». 19Questo vi dice il Signore, o superstiti di Giuda: «Non andate in Egitto. Sappiate bene che oggi io vi ho solennemente avvertiti, 20poiché avete messo a rischio le vostre vite, quando mi avete mandato dal Signore, vostro Dio, dicendomi: “Intercedi per noi presso il Signore, nostro Dio, riferiscici ciò che il Signore, nostro Dio, dirà e noi lo eseguiremo”. 21Oggi ve l’ho riferito, ma voi non ascoltate la voce del Signore, vostro Dio, riguardo a tutto ciò per cui mi ha inviato a voi. 22Perciò sappiate bene che morirete di spada, di fame e di peste nel luogo in cui volete andare a dimorare».

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Approfondimenti

La fuga in Egitto 42,1-22 La fuga in Egitto è preceduta da un concitato dialogo tra Geremia e i capi dei fuggiaschi. L'invito al profeta di pregare è in questo caso in relazione alla funzione di veggente, in grado di interpretare la volontà di Dio. La domanda, però, o è apertamente formalistica, dal momento che si è già decisi ad attuare il progetto di fuga (cfr. 41,17), oppure è fatta con la speranza che Dio accolga i loro disegni. Il responso si fa attendere dieci giorni (v. 7): la parola di Dio è sempre sovranamente libera e si fa sentire quando Dio ha deciso e come a lui è piaciuto. Tuttavia non è estranea al testo l'idea di una certa preparazione, da parte del profeta, a tale comunicazione, la quale è insieme di compassione e di minaccia. Dio ha pietà del popolo martoriato e gli assicura la sua protezione misericordiosa se rimane in Palestina. Altrimenti sarà maggiormente castigato; tanto più che si tratterebbe di flagrante violazione della parola data (v. 20; cfr. vv. 5s.). Questa requisitoria del profeta, in forza del v. 21 suppone negli uditori la volontà aperta di non accettare il responso, per cui contenutisticamente i vv. 19-21 si collocano meglio dopo 43,3. La ragione del divieto di andare in Egitto sembra essere: politicamente l'intento di non lasciare ancor più spopolata la terra di Israele, in vista di una ricostruzione; religiosamente la richiesta di un atto di fiducia in Dio e conseguentemente di coraggio nell'affrontare situazioni di pericolo.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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1Ora, nel settimo mese, Ismaele, figlio di Netania, figlio di Elisamà, di stirpe regale, si recò con dieci uomini da Godolia, figlio di Achikàm, a Mispa, e mentre là a Mispa prendevano cibo insieme, 2Ismaele, figlio di Netania, si alzò con i suoi dieci uomini e colpì di spada Godolia, figlio di Achikàm, figlio di Safan. Così uccisero colui che il re di Babilonia aveva messo a capo del paese. 3Ismaele uccise anche tutti i Giudei che erano con Godolia a Mispa e i Caldei, tutti uomini d’arme, che si trovavano là. 4Due giorni dopo l’uccisione di Godolia, quando nessuno sapeva della cosa, 5giunsero uomini da Sichem, da Silo e da Samaria: ottanta uomini con la barba rasa, le vesti stracciate e con incisioni sul corpo. Essi avevano nelle mani offerte e incenso da portare nel tempio del Signore. 6Ismaele, figlio di Netania, uscì loro incontro da Mispa, mentre essi venivano avanti piangendo. Quando li ebbe raggiunti, disse loro: «Venite da Godolia, figlio di Achikàm». 7Ma quando giunsero nel centro della città, Ismaele, figlio di Netania, con i suoi uomini li sgozzò e li gettò in una cisterna. 8Fra quelli si trovavano dieci uomini, che dissero a Ismaele: «Non ucciderci, perché abbiamo nascosto provviste nei campi: grano, orzo, olio e miele». Allora egli si trattenne e non li uccise insieme con i loro fratelli. 9La cisterna in cui Ismaele gettò tutti i cadaveri degli uomini che aveva ucciso era la cisterna grande, quella che il re Asa aveva costruito quando era in guerra contro Baasà, re d’Israele; Ismaele, figlio di Netania, la riempì dei cadaveri. 10Poi Ismaele fece prigioniero il resto del popolo che si trovava a Mispa, le figlie del re e tutto il popolo rimasto a Mispa, su cui Nabuzaradàn, capo delle guardie, aveva messo a capo Godolia, figlio di Achikàm. Ismaele, figlio di Netania, li condusse via e partì per rifugiarsi presso gli Ammoniti. 11Intanto Giovanni, figlio di Karèach, e tutti i capi delle bande armate che erano con lui ebbero notizia di tutto il male compiuto da Ismaele, figlio di Netania. 12Raccolsero i loro uomini e si mossero per andare ad assalire Ismaele, figlio di Netania. Essi lo trovarono presso la grande piscina di Gàbaon. 13Appena tutto il popolo che era con Ismaele vide Giovanni, figlio di Karèach, e tutti i capi delle bande armate che erano con lui, se ne rallegrò. 14Tutto il popolo che Ismaele aveva condotto via da Mispa si voltò e, ritornato indietro, raggiunse Giovanni, figlio di Karèach. 15Ma Ismaele, figlio di Netania, sfuggì con otto uomini a Giovanni e andò presso gli Ammoniti. 16Giovanni, figlio di Karèach, e tutti i capi delle bande armate che erano con lui presero tutto il resto del popolo che Ismaele, figlio di Netania, aveva condotto via da Mispa dopo aver ucciso Godolia, figlio di Achikàm, uomini d’arme, donne, fanciulli e cortigiani, e li condussero via da Gàbaon. 17Essi partirono e sostarono a Gherut-Chimàm, che si trova vicino a Betlemme, per proseguire ed entrare in Egitto, 18lontano dai Caldei. Avevano infatti paura di loro, poiché Ismaele, figlio di Netania, aveva ucciso Godolia, figlio di Achikàm, che il re di Babilonia aveva messo a capo del paese.

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Approfondimenti

41,4-18. Il seguito degli eventi è un confuso intreccio di massacri, fughe e inseguimenti, intriso di crudeltà e tradimento. Viene trucidato un gruppo di pellegrini (vv. 4-7) in lutto che dal nord andava a Gerusalemme, segno che la distruzione del tempio non era stata così totale da impedire ogni espressione di culto e che il tempio stesso manteneva in qualche modo valore di santuario anche per le popolazioni dell'ex-regno settentrionale. Ismaele li fa massacrare e gettare in una grande cisterna. Il movente dell'eccidio sembra sia stata la rapina, magari congiunta con la preoccupazione di nascondere il più a lungo possibile l'assassinio del governatore. Dopo di ciò Ismaele prende (come ostaggi?) membri della famiglia reale («le figlie del re»: v. 10) e fugge verso oriente. Evidentemente non tutta la famiglia reale era stata condotta prigioniera in Babilonia (cfr. anche v. 16: «eunuchi») e il rastrellamento delle forze antibabilonesi non era stato molto accurato. I gruppo di Giovanni, più consistente, riesce a liberare i prigionieri di Ismaele e si avvia verso l'Egitto, per timore che le truppe babilonesi facciano pagare a tutti l'attentato inconsulto di Ismaele.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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