Risposte
Le risposte al danno
La risposta razionale. Hai abusato del tuo corpo in lungo e in largo, nessun avviso che ti abbia messo in guardia, hai continuato con i tuoi vizi a fare quello che volevi.
Il tuo fisico ha detto basta, si sarà sentito stanco di essere sfruttato ed ha reagito.
La risposta spirituale. Pensa che qualcuno più grande di me,di te, di noi, ti ha messo alla prova. È un segno, una chiamata, per farti reagire e avvicinarsi alla fede, che ti darà conforto e forza per affrontare il cammino.
La risposta medica. Ictus della vena “canestro “ sotto la corteccia con interruzione del sistema nervoso principale, intervenire con terapia riabilitativa per due o tre mesi in casa di cura
La Risposta umana. Da questo momento la tua vita è cambiata. Nessuno può dire se in peggio o in meglio, ma è cambiata. Sta a te accettare, metabolizzare e superare tutto questo. Nessun altro può farlo al posto tuo e nemmeno può dirti come devi comportarti.
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Differenze
Diciamo che fino ad un mese fa la mia vita era scandita più o meno in questi termini.
Sveglia tra le otto / otto e mezza massimo, caffè e qualche preparazione per il bar. Caffè, cappuccino, brioche e sulla tarda mattinata qualche aperitivo. Pranzo : un primo o un secondo e, clienti permettendo la chiusura pomeridiana, se andava bene c’era tempo per un pisolino, altrimenti ci stava dentro la spesa o qualche lavoretto arretrato. Sul tardi, più o meno verso le sei, dalla metà settimana i riapriva il bar e ristorante fino alla domenica sera. Per poi riaprire il lunedì mattina e ricominciare la settimana e così di seguito. La cena? Sì ogni tanto se c’era tempo o ci si ricordava.
Anni e anni così.
Agosto duemilaventitre.
Sveglia tra le sei/ sette, colazione classica con caffellatte e biscotti. Alle otto circa toilette completa e vestizione. Alle nove logopedista, alle dieci palestra con fisioterapista. A mezzogiorno in punto pranzo: primo, secondo contorno e frutta. Ore tredici e trenta circa ritorno in palestra fisioterapia fino alle quindici/quindici e trenta circa. Poi il ritorno in camera con tempo libero fino alle diciassette ora in cui arrivano le visite. Nel frattempo, intorno alle diciotto, la cena. Primo, secondo, contorno e frutta. Alle diciannove e trenta quando anche l’ultimo visitatore se n’è andato si va a letto.
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Un millimetro
Un millimetro è la distanza tra me che sono qui a scrivere cazzate e la morte cerebrale.
Ho parlato con la neurochirurgo ed è quello che mi ha spiegato. Il danno è esteso come un punto di pennarello, in una zona dove se fosse stato un millimetro più avanti avrei perso la vista , l’orientamento, l’equilibrio; un millimetro più a destra avrei perso la parte sinistra del corpo, un millimetro più indietro avrei perso l’udito, la parola con danni cerebrali, un millimetro più a sinistra avrei perso la parte destra dal cervello ai piedi. Invece ho perso “solo “ la capacità motoria della parte destra. Diciamo che tra la morte che era altrettanto probabile e adesso che sono in riabilitazione posso solo essere contento.
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Secondo mese
Inizia oggi il secondo mese di ospedale e di malattia. Da questo letto che sopporta il mio peso da un mese provo a fare un primo bilancio .
Diciamo che il massimo del risultato è stato raggiunto quando mi hanno autorizzato ad andare in bagno da solo.
Detta così sembrava che qualcuno non si fidava di me e voleva continuamente controllarmi che in parte era vero ma perché io non ero in grado di fare niente.
Un mese di fatica in palestra, un mese di adattamento, un mese di continuo prendere coscienza della mia condizione, hanno fatto si che adesso quando voglio, quando ho bisogno, non devo più aspettare un infermiere, se non due, che mi preparano per andare in bagno. Penso che questa sia una delle cose più complicate da fare per raggiungere una certa autonomia non solo di movimento ma soprattutto di orgoglio.
Tra l’essere seduto e sentire il primo stimolo a l’essere seduto a goderti lo svuotamento delle viscere, c’è un’intero mondo che si è costretti a vivere.
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Inizio.
Passato qualche annetto, metà anno passato a combattere col lavoro mentre mi preparo a trascorrere la restante metà dell’anno a combattere per la salute.
Una notte e in cinque minuti la mia vita è cambiata.
Dopo una serata normale dove appena finito il servizio e aver chiuso il locale, mi preparo per andare in bagno. Ero tranquillo, con l’acqua che lambiva la pelle e una sigaretta tra le dita.
Soddisfatto mi preparo ad uscire per andarmene a letto.
Invece nel momento in cui potevo rivestirmi sento le gambe molli, la testa confusa, il sospetto che qualcosa non va per il verso giusto.
In un primo momento mi sfiora il pensiero di aver fatto un bagno troppo lungo, un rilassamento troppo esagerato, le forze però non ritornano. Anzi, mi sento sempre più debole e il braccio che avevo nel lavandino si affloscia e io con lui, terminando la corsa sul pavimento. Avrò ripetuto un centinaio di volte “ non è possibile “
Il sospetto comincia a farsi strada ma la certezza l’ho avuta quando ho provato a parlare: mi sembrava di avere una patata in bocca.
A cinquantanove anni un ictus irrompe nella mia vita cambiandola irrimediabilmente.
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