Il diario di Erik

Grazie mille per aver dato un'occhiata alla mia pagina! se hai apprezzato i miei contenuti, lascia un suggerimento. Imparo sempre e cerco di fare del mio meglio

FASI

Temo che cominci un’altra fase: l’incazzatura. Da un paio di giorni mi sono reso conto che sono sempre più insofferente, poco incline alla tolleranza e molto egoista. Non sopporto i problemi degli altri, che mi sembrano delle inezie confrontandoli ai miei. Prima ero aperto al confronto, ascoltavo tranquillo i racconti che in compenso soddisfavano la mia curiosità. Cosa può essere cambiato non lo so, o meglio, me lo immagino perché sono diventato stronzo. Più passano i giorni e più la mia condizione si fa via via chiara e definitiva. La gamba e il relativo camminare prosegue bene, sto in piedi, in equilibrio, col tempo migliorerò i difetti che adesso rendono la mia camminata oscena. La mano invece no. Sarà destinata a diventare un ‘ingombrante appendice, inerte attaccata alla spalla. Forse di fronte alla realtà di una vita solo con la mancina fa sì che non sono molto disponibile al dialogo, per ora. Quante cose che giorno per giorno noto e che non mi piacciono. Adesso è il momento della pelle delle gambe, è diversa : la sinistra rosea e chiara, la destra con un velo più bluastro verso il piede. Comincia ad essere un po’ gonfia la mano destra… mo’ basta. Sono in bagno appena finito la pipì da seduto e tok tok! Si affaccia sulla porta “Pippi calzelunghe” : Hai bisogno di qualcosa? – mi chiede gentilmente…. Quello di cui ho bisogno non puoi darmelo tu. – rispondo senza neanche pensarci Oh! Ti chiamo la dottoressa? Sipario. È stato un attimo di stupore silenzioso poi siamo scoppiati a ridere (Meno male). Ci sono momenti che estrapolati dal contesto sono assurdi e viaggiano su linee molto sottili, ho già sentito voci di stolkeraggio da parte di degenti ai propri infermieri.

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Passi

Un altro piccolo passo. Una parte della toilette della mattina da oggi sarà indipendente, il bidet tutto da solo e l’obiettivo in settimana sarà di camminare in camera con stampella da alternare alla sedia a rotelle. Quello che proprio non funziona è la mano, ad oggi ancora inerte. Da una parte, potrebbe darsi che si debba ancora risvegliare, perché è normale che l’arto più è lontano dal corpo e più ha bisogno di tempo per essere raggiunto e riattivato. Dall’altra parte più ci si allontana dall’incidente e più la capacità di recuperare l’arto diminuisce. Primo giorno che faccio tutto da solo. La toeletta mattutina, la vestizione e riassetto del mio angolino. Provate ad immaginare di alzarvi dal letto, preparare gli accessori per lavarsi e cambiarsi. Poi andare in bagno, lavarsi al bidet e al lavandino, asciugarsi e rivestirsi, tornare in camera. Il tutto con la mano destra legata al corpo e la gamba destra che vi sorregge solo da fermi. È Comunque una conquista che ti fa stare bene. Soprattutto perché ti fa dimenticare il resto. Quel “resto “ che è grande come una casa, il bicchiere mezzo vuoto, l’incognita che ti aspetta alla fine di un calvario che durerà mesi, la dura realtà che nessuno ti dice ma che intravedi muoversi nemmeno così troppo lontano. Perché se finora l’ospedale è quel posto dove resti in un certo senso, protetto, umanamente protetto, emotivamente protetto, dove tutto il mondo intorno è malato, più o meno come te, dove la gente che hai intorno conosce, se non il tuo stato d’animo, almeno la tua condizione e si comporta di conseguenza, devi ancora metterti alla prova nella realtà di tutti i giorni, dove non frega niente a nessuno da dove arrivi. Fatto salve le persone vicine, per le quali vale la pena impegnarsi. Così dev’essere. Se questo incidente ti ha Comunque cambiato la vita, non per questo la tua vita debba peggiorare.

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Immagina

Primo giorno che faccio tutto da solo. La toeletta mattutina, la vestizione e riassetto del mio angolino. Provate ad immaginare di alzarvi dal letto, preparare gli accessori per lavarsi e cambiarsi. Poi andare in bagno, lavarsi al bidet e al lavandino, asciugarsi e rivestirsi, tornare in camera. Il tutto con la mano destra legata al corpo e la gamba destra che vi sorregge solo da fermi. È Comunque una conquista che ti fa stare bene. Soprattutto perché ti fa dimenticare il resto. Quel “resto “ che è grande come una casa, il bicchiere mezzo vuoto, l’incognita che ti aspetta alla fine di un calvario che durerà mesi, la dura realtà che nessuno ti dice ma che intravedi muoversi nemmeno così troppo lontano. Perché se finora l’ospedale è quel posto dove resti in un certo senso, protetto, umanamente protetto, emotivamente protetto, dove tutto il mondo intorno è malato, più o meno come te, dove la gente che hai intorno conosce, se non il tuo stato d’animo, almeno la tua condizione e si comporta di conseguenza, devi ancora metterti alla prova nella realtà di tutti i giorni, dove non frega niente a nessuno da dove arrivi. Fatto salve le persone vicine, per le quali vale la pena impegnarsi. Così dev’essere. Se questo incidente ti ha Comunque cambiato la vita, non per questo la tua vita debba peggiorare.

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Passi

Un altro piccolo passo. Una parte della toilette della mattina da oggi sarà indipendente, il bidet tutto da solo e l’obiettivo in settimana sarà di camminare in camera con stampella da alternare alla sedia a rotelle. Quello che proprio non funziona è la mano, ad oggi ancora inerte. Da una parte, potrebbe darsi che si debba ancora risvegliare, perché è normale che l’arto più è lontano dal corpo e più ha bisogno di tempo per essere raggiunto e riattivato. Dall’altra parte più ci si allontana dall’incidente e più la capacità di recuperare l’arto diminuisce.

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Goliardia

La classifica delle infermiere e infermieri. Part 1 Sono un maschietto attempato ma ancora in “vigore”, non posso evitare di notare quelle caratteristiche che esulano da un rapporto di lavoro. Devo ammettere che qui tutto è perfettamente asessuato, sterile e improntato sul rispetto reciproco ma in certi momenti è come nascondere qualcosa senza riuscirci. Partiamo che non ci sono regole, solamente pensieri personali e inappellabili. Nessun nome, ma sicuramente le descrizioni faranno sicuramente capire agli interessati a chi mi sto riferendo. I giovani anzi giovanissimi, non possono farne parte. Che dire son belli a priori: come si fa, non hanno nemmeno la maturità fisica e di carattere dove trovare delle peculiarità che ti facciano capire le differenze. È che con qualche anno in più escono quelle cose che per me fanno la differenza tra una persona interessante e una poco interessante. Tra una bella persona e una meno bella.

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Risposte

Le risposte al danno La risposta razionale. Hai abusato del tuo corpo in lungo e in largo, nessun avviso che ti abbia messo in guardia, hai continuato con i tuoi vizi a fare quello che volevi. Il tuo fisico ha detto basta, si sarà sentito stanco di essere sfruttato ed ha reagito. La risposta spirituale. Pensa che qualcuno più grande di me,di te, di noi, ti ha messo alla prova. È un segno, una chiamata, per farti reagire e avvicinarsi alla fede, che ti darà conforto e forza per affrontare il cammino. La risposta medica. Ictus della vena “canestro “ sotto la corteccia con interruzione del sistema nervoso principale, intervenire con terapia riabilitativa per due o tre mesi in casa di cura La Risposta umana. Da questo momento la tua vita è cambiata. Nessuno può dire se in peggio o in meglio, ma è cambiata. Sta a te accettare, metabolizzare e superare tutto questo. Nessun altro può farlo al posto tuo e nemmeno può dirti come devi comportarti.

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Differenze

Diciamo che fino ad un mese fa la mia vita era scandita più o meno in questi termini. Sveglia tra le otto / otto e mezza massimo, caffè e qualche preparazione per il bar. Caffè, cappuccino, brioche e sulla tarda mattinata qualche aperitivo. Pranzo : un primo o un secondo e, clienti permettendo la chiusura pomeridiana, se andava bene c’era tempo per un pisolino, altrimenti ci stava dentro la spesa o qualche lavoretto arretrato. Sul tardi, più o meno verso le sei, dalla metà settimana i riapriva il bar e ristorante fino alla domenica sera. Per poi riaprire il lunedì mattina e ricominciare la settimana e così di seguito. La cena? Sì ogni tanto se c’era tempo o ci si ricordava. Anni e anni così. Agosto duemilaventitre. Sveglia tra le sei/ sette, colazione classica con caffellatte e biscotti. Alle otto circa toilette completa e vestizione. Alle nove logopedista, alle dieci palestra con fisioterapista. A mezzogiorno in punto pranzo: primo, secondo contorno e frutta. Ore tredici e trenta circa ritorno in palestra fisioterapia fino alle quindici/quindici e trenta circa. Poi il ritorno in camera con tempo libero fino alle diciassette ora in cui arrivano le visite. Nel frattempo, intorno alle diciotto, la cena. Primo, secondo, contorno e frutta. Alle diciannove e trenta quando anche l’ultimo visitatore se n’è andato si va a letto.

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Un millimetro

Un millimetro è la distanza tra me che sono qui a scrivere cazzate e la morte cerebrale. Ho parlato con la neurochirurgo ed è quello che mi ha spiegato. Il danno è esteso come un punto di pennarello, in una zona dove se fosse stato un millimetro più avanti avrei perso la vista , l’orientamento, l’equilibrio; un millimetro più a destra avrei perso la parte sinistra del corpo, un millimetro più indietro avrei perso l’udito, la parola con danni cerebrali, un millimetro più a sinistra avrei perso la parte destra dal cervello ai piedi. Invece ho perso “solo “ la capacità motoria della parte destra. Diciamo che tra la morte che era altrettanto probabile e adesso che sono in riabilitazione posso solo essere contento.

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Secondo mese

Inizia oggi il secondo mese di ospedale e di malattia. Da questo letto che sopporta il mio peso da un mese provo a fare un primo bilancio . Diciamo che il massimo del risultato è stato raggiunto quando mi hanno autorizzato ad andare in bagno da solo. Detta così sembrava che qualcuno non si fidava di me e voleva continuamente controllarmi che in parte era vero ma perché io non ero in grado di fare niente. Un mese di fatica in palestra, un mese di adattamento, un mese di continuo prendere coscienza della mia condizione, hanno fatto si che adesso quando voglio, quando ho bisogno, non devo più aspettare un infermiere, se non due, che mi preparano per andare in bagno. Penso che questa sia una delle cose più complicate da fare per raggiungere una certa autonomia non solo di movimento ma soprattutto di orgoglio. Tra l’essere seduto e sentire il primo stimolo a l’essere seduto a goderti lo svuotamento delle viscere, c’è un’intero mondo che si è costretti a vivere.

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Inizio.

Passato qualche annetto, metà anno passato a combattere col lavoro mentre mi preparo a trascorrere la restante metà dell’anno a combattere per la salute.

Una notte e in cinque minuti la mia vita è cambiata. Dopo una serata normale dove appena finito il servizio e aver chiuso il locale, mi preparo per andare in bagno. Ero tranquillo, con l’acqua che lambiva la pelle e una sigaretta tra le dita. Soddisfatto mi preparo ad uscire per andarmene a letto. Invece nel momento in cui potevo rivestirmi sento le gambe molli, la testa confusa, il sospetto che qualcosa non va per il verso giusto. In un primo momento mi sfiora il pensiero di aver fatto un bagno troppo lungo, un rilassamento troppo esagerato, le forze però non ritornano. Anzi, mi sento sempre più debole e il braccio che avevo nel lavandino si affloscia e io con lui, terminando la corsa sul pavimento. Avrò ripetuto un centinaio di volte “ non è possibile “ Il sospetto comincia a farsi strada ma la certezza l’ho avuta quando ho provato a parlare: mi sembrava di avere una patata in bocca. A cinquantanove anni un ictus irrompe nella mia vita cambiandola irrimediabilmente.

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