Il diario di Erik

Grazie mille per aver dato un'occhiata alla mia pagina! se hai apprezzato i miei contenuti, lascia un suggerimento. Imparo sempre e cerco di fare del mio meglio

DATE

Mercoledì tredici settembre Come dicevano i detective nei romanzi gialli? Che due indizi fanno una prova. Giovedì quattordici settembre Ecco che proseguo quello scritto due righe sopra: stamattina valutato da un consiglio di medici e il responso è che venerdì prossimo tornerò a casa. I medici hanno detto che essendo ormai autosufficiente nella maggioranza delle operazioni quotidiane devo cominciare a misurarmi con la realtà domestica. Potrò continuare la fisioterapia in ospedale venendo qui tre volte a settimana. Non è stata proprio una novità perché sapevo che il termine dettato dall’Asl per i casi come il mio era di un paio di mesi di ricovero in fisioterapia, il traguardo l’ho raggiunto poi si può discutere su tante cose tipo “hanno bisogno di letti” ma sul fatto che da un fisico per metà paralizzato torni a casa in piedi non si discute. Non nascondo che da una parte sono elettrizzato solo al pensiero, mentre dall’altra c’è un po’ di paura a misurarsi con una realtà completamente diversa. Ma dopo due mesi di degenza è possibile che non sappiano mettermi i tutori? È meglio non metterli subito appena svegli e metterli in palestra come dicono i fisioterapisti oppure indossarli sbagliati da subito? Sto cominciando a stancarmi della gente qui intorno. Infermiere, OSS, medici, sempre con le stesse frasi fatte e dette sempre agli stessi orari – ” buongiorno, come va? Ha dolore? Si è scaricato? Venga qui che le misuriamo la pressione! E quello che mi aspetta a casa? Non voglio nemmeno pensarci. A pelle sarà un disastro. Tu pensi di tornare e trovare un ambiente calmo e rilassante che aiuti a superare le tue difficoltà e inserirti in una pseudo normalità di una vita domestica? Non dico niente. Posso fare un ulteriore riassunto basato su un arco temporale più lungo. Tenendo conto della mia ignoranza in materia diciamo che sono partito da zero, cioè paralizzato, vale a dire immobile. In poco meno di due mesi mi hanno tirato in piedi, per la gran parte autonomo: nel lavaggio quotidiano, nel vestirsi, nel mangiare…. Insomma nel quotidiano. Nell’avvicinarsi della fine del ricovero posso permettermi di dire che questo era l’obiettivo principale, anche perché non ce ne saranno altri. La mia gamba continuerà a sbattere, andrò a piedi solo in casa, non userò la mano destra, un poco il braccio e metà della mia giornata sarà dedicata al prepararmi per poter stare seduto. Nessuno dei medici ha pensato a un finale diverso, ma io sì . Mi ero illuso che durante la fisioterapia gli esercizi facessero risvegliare dei muscoli immobili, che con gli esercizi si riattivassero le sinapsi. Invece è solo la forza di volontà che mi fa muovere. Le sinapsi sono sempre morte e io cammino usando degli altri muscoli, faccio cose usando solo la mano sinistra e più di tanto il fisico non può fare. Infatti al mio livello le dimissioni sono imminenti, questione di giorni, cosa che conferma il mio raggiunto limite al progresso. Così sto cercando in tutti i modi di incastrare questo mio nuovo modo limitato di essere nel lavoro che mi attende a casa. Lavoro nel senso di imparare a muovermi dentro nuovi spazi con le incognite nascoste in luoghi che conosco da quando sono nato e capire come potrei lavorare in queste condizioni. Mezza idea ce l’avrei ma adesso voglio tornare al locale e vedere con i miei occhi prima di prendere qualsiasi decisione.

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Cinquantatré

Più gente viene a trovarmi e più ho l’impressione di avere una zavorra. Chiarisco subito che questo non vale per le persone più vicine, con le quali non cambierei niente della mia vita ma parlo di quelli che conosco da tanti anni e che per diversi motivi li sento al telefono perché sono al bar, perché si sentono in dovere di venire a trovarti, quelli che alla fine ti ricordano chi eri. Non sono più quello di prima, non potrei più esserlo, invece voi siete sempre quelli, con le stesse storie, le stesse battute, la stessa vita. Tutto questo purtroppo, lo dico con dispiacere perché so che pensate alla vicinanza come una cosa positiva ma non mi aiuta. Avrei bisogno di ricominciare daccapo, visto che devo imparare di nuovo a vivere in una maniera la più adeguata possibile alla mia condizione . Però neanche devo dimenticare che non posso obbligare gli altri a tutto questo….. o sì? Le giornate scivolano via tutte uguali. Detto da uno appena sveglio che ancora non si rende conto che la giornata deve ancora cominciare. E infatti…. Però alla macchina del braccio (ARMEO) ho notevolmente aumentato l’ampiezza di apertura dell’avambraccio al punto tale che è stato necessario modificare i parametri impostati dall’inizio fino ad oggi. Però, ancora, torno dalla seduta dedicata alla mano e qui, devo dire che bisogna cominciare veramente a considerare alla perdita della mano destra. Stiamo provando, qualcosina ma proprio qualcosina si muove ma dagli sguardi che mi dava il fisioterapista è difficile essere ottimisti, si prova tutto il possibile è ovvio ma la realtà è quella che è. Scrivo sempre della stessa situazione in cui mi trovo ma non dimentico che c’è una parte, una grande parte della mia vita precedente, che adesso non è considerata. Perché ci sono persone che si preoccupano, che si impegnano insieme a me. La mia compagna, mio figlio, colonne portanti della mia vita e di quel locale che ormai sta per compiere vent’anni. Piena fiducia da parte mia alla mia famiglia, che potrà anche usufruire di questa esperienza come una palestra a disposizione per la crescita. Oggi sono 53. Cinquantatré giorni Che non fumo, che non bevo alcolici, che non mangio una pizza, che non mangio patatine fritte, che non guido, che non vado in banca, che non faccio la spesa, che non esco, che non accarezzo il gatto, che non cammino nell’erba, che non faccio le ore piccole ma che mi alzo alle sette di mattina. Possono tutte le altre cose che in cambio ho cominciato a fare sostituire quelle che non farò mai più?

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Delusioni

Eh sì, se sei triste ti vogliono tirare su ma se sei su allora non stai neanche male nella tua situazione! È questo il senso delle parole che escono dai discorsi che sento qui,in ospedale, durante le mie visite. E certo come mi fa piacere essere disabile… Non si nota un ragionamento profondo ma allo stesso tempo semplice che sta di base? Secondo me è l’unico, visto che l’handicap da solo non scompare, me lo devo tenere. Ovviamente ci sono disgrazie e disgrazie, tante sono peggiori della mia, anche se devo dire che ce ne sono tante migliori della mia. Parafrasando la massima “chiusa una porta si apre un portone “ posso dire che c’è del buono in tutte le cose. Ecco, prendi quello che offre la tua nuova situazione, mettiti nella condizione di capire e di ricevere e di fare tutto quello che di buono ha da offrirti. Facile? no, estremamente difficile ma non puoi fare altro. Potresti deprimerti, drogarti, bere, piangere, non alzarti più dal letto, non mangiare più, diventare cattivo, sempre incazzato con il mondo, diventare insopportabile, ecc. ecc. Tanto vale pensare al suicidio per assurdo. Non sarò certo io il primo a dirlo ma cerca il meglio di quello che può darti la nuova situazione e vivi basandoti su di esso. Ed ecco che tornerai a sorridere e a ridere, deludendo tutti. Pazienza Stamattina ho avuto occasione di parlare con l’infermiera caposala, quella che ha un piglio un po’ da mamma, simpatica, piaciona ma precisa e ferma. Insomma, anche lei conferma il trend degli ultimi giorni , cioè che sono stato abbastanza fortunato di fronte a quello che mi è capitato. Ha visto pochi malati che hanno una autonomia come ce l’ho io, che parlo, che capisco quello che mi si dice e che mi faccio capire, che mangio da solo e che so cosa voglio. Nonostante tutto questo, non è ancora sufficiente. Un crollo psicologico è all’ordine del giorno, specialmente quando tornerò a casa e lascerò la bolla protettiva dell’ospedale e, a proposito di questo è arrivata la proposta/consiglio di qualche “pastiglietta” che scongiuri un’eventuale depressione. Anche perché c’è da aggiungere che la mano, che ha dato dei flebili segni di vita, è ancora molto aldilà di un vero percorso di recupero. Secondo la caposala la media di attesa prima di ipotetico calo di speranza e l’inizio di un periodo senza più progressi è di circa sei mesi e io sono solo all’inizio, il suo consiglio? Armarsi di tanta pazienza.

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Musica maestro

Ci sono cose che fai d’istinto, senza pensare e che ritieni anche delle buone idee. Stamattina mentre mi accingevo a leggere qualche notizia ho pensato giusto di mettere un sottofondo musicale. Apro la app e accendo la prima playlist che mi capita e tempo cinque secondi riconosco i Green Days…. Immediatamente immagini estive, di gita a Gardaland, con Matteo, le risate, la gioia, non c’è la posso fare. Con gli occhi pieni di lacrime spengo la musica e torno a malincuore nella realtà fatta di rumori ovattati, carrelli che si muovono facendo tintinnare provette, siringhe attrezzi medici. Come farò a riascoltare la musica solo per il semplice gusto di ascoltare qualcosa che piace? Senza essere sommerso dai ricordi? Devo fare una playlist personale con musica nuova, nuovi autori che sia slegata dai ricordi, almeno credo, non ho idea che possa funzionare, so soltanto che ripetere quello che ho vissuto stamattina non riesco a sopportarlo. Altra soluzione è trasferirsi. Trovare una cittadina a misura d’uomo disabile e ricominciare. In questo modo ti conoscerebbero già in questa condizione e potresti creare nuovi ricordi e una nuova vita basata, per forza di cose, su altre abitudini.

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Com’è bello far l’amore….

Immaginando il corpo umano come la nostra cara penisola, posso dire che sono stato colpito da Trieste in giù…. Cominciamo con la testa, colpito il settimo muscolo facciale che comprende esterno occhio destro, guancia e labbra destre, parziale alterazione delle papille gustative e delle corde vocali. Nel corpo partiamo dalla spalla, braccio e mano destra per proseguire poi con alterazioni negli stimoli dell’intestino nel momento dei bisogni. La situazione sessuale al momento non pervenuta. Incontriamo poi la gamba destra immobile fino al piede a sua volta paralizzato. L’ho paragonato ad un incidente con la macchina , per la velocità e la profondità con cui mi ha cambiato la vita. Ci sono cose che fai d’istinto, senza pensare e che ritieni anche delle buone idee. Stamattina mentre mi accingevo a leggere qualche notizia ho pensato giusto di mettere un sottofondo musicale. Apro la app e accendo la prima playlist che mi capita e tempo cinque secondi riconosco i Green Days…. Immediatamente immagini estive, di gita a Gardaland, con Matteo, le risate, la gioia, non c’è la posso fare. Con gli occhi pieni di lacrime spengo la musica e torno a malincuore nella realtà fatta di rumori ovattati, carrelli che si muovono facendo tintinnare provette, siringhe attrezzi medici. Come farò a riascoltare la musica solo per il semplice gusto di ascoltare qualcosa che piace? Senza essere sommerso dai ricordi? Devo fare una playlist personale con musica nuova, nuovi autori che sia slegata dai ricordi, almeno credo, non ho idea che possa funzionare, so soltanto che ripetere quello che ho vissuto stamattina non riesco a sopportarlo. Altra soluzione è trasferirsi. Trovare una cittadina a misura d’uomo disabile e ricominciare. In questo modo ti conoscerebbero già in questa condizione e potresti creare nuovi ricordi e una nuova vita basata, per forza di cose, su altre abitudini.

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FASI

Temo che cominci un’altra fase: l’incazzatura. Da un paio di giorni mi sono reso conto che sono sempre più insofferente, poco incline alla tolleranza e molto egoista. Non sopporto i problemi degli altri, che mi sembrano delle inezie confrontandoli ai miei. Prima ero aperto al confronto, ascoltavo tranquillo i racconti che in compenso soddisfavano la mia curiosità. Cosa può essere cambiato non lo so, o meglio, me lo immagino perché sono diventato stronzo. Più passano i giorni e più la mia condizione si fa via via chiara e definitiva. La gamba e il relativo camminare prosegue bene, sto in piedi, in equilibrio, col tempo migliorerò i difetti che adesso rendono la mia camminata oscena. La mano invece no. Sarà destinata a diventare un ‘ingombrante appendice, inerte attaccata alla spalla. Forse di fronte alla realtà di una vita solo con la mancina fa sì che non sono molto disponibile al dialogo, per ora. Quante cose che giorno per giorno noto e che non mi piacciono. Adesso è il momento della pelle delle gambe, è diversa : la sinistra rosea e chiara, la destra con un velo più bluastro verso il piede. Comincia ad essere un po’ gonfia la mano destra… mo’ basta. Sono in bagno appena finito la pipì da seduto e tok tok! Si affaccia sulla porta “Pippi calzelunghe” : Hai bisogno di qualcosa? – mi chiede gentilmente…. Quello di cui ho bisogno non puoi darmelo tu. – rispondo senza neanche pensarci Oh! Ti chiamo la dottoressa? Sipario. È stato un attimo di stupore silenzioso poi siamo scoppiati a ridere (Meno male). Ci sono momenti che estrapolati dal contesto sono assurdi e viaggiano su linee molto sottili, ho già sentito voci di stolkeraggio da parte di degenti ai propri infermieri.

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Passi

Un altro piccolo passo. Una parte della toilette della mattina da oggi sarà indipendente, il bidet tutto da solo e l’obiettivo in settimana sarà di camminare in camera con stampella da alternare alla sedia a rotelle. Quello che proprio non funziona è la mano, ad oggi ancora inerte. Da una parte, potrebbe darsi che si debba ancora risvegliare, perché è normale che l’arto più è lontano dal corpo e più ha bisogno di tempo per essere raggiunto e riattivato. Dall’altra parte più ci si allontana dall’incidente e più la capacità di recuperare l’arto diminuisce. Primo giorno che faccio tutto da solo. La toeletta mattutina, la vestizione e riassetto del mio angolino. Provate ad immaginare di alzarvi dal letto, preparare gli accessori per lavarsi e cambiarsi. Poi andare in bagno, lavarsi al bidet e al lavandino, asciugarsi e rivestirsi, tornare in camera. Il tutto con la mano destra legata al corpo e la gamba destra che vi sorregge solo da fermi. È Comunque una conquista che ti fa stare bene. Soprattutto perché ti fa dimenticare il resto. Quel “resto “ che è grande come una casa, il bicchiere mezzo vuoto, l’incognita che ti aspetta alla fine di un calvario che durerà mesi, la dura realtà che nessuno ti dice ma che intravedi muoversi nemmeno così troppo lontano. Perché se finora l’ospedale è quel posto dove resti in un certo senso, protetto, umanamente protetto, emotivamente protetto, dove tutto il mondo intorno è malato, più o meno come te, dove la gente che hai intorno conosce, se non il tuo stato d’animo, almeno la tua condizione e si comporta di conseguenza, devi ancora metterti alla prova nella realtà di tutti i giorni, dove non frega niente a nessuno da dove arrivi. Fatto salve le persone vicine, per le quali vale la pena impegnarsi. Così dev’essere. Se questo incidente ti ha Comunque cambiato la vita, non per questo la tua vita debba peggiorare.

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Immagina

Primo giorno che faccio tutto da solo. La toeletta mattutina, la vestizione e riassetto del mio angolino. Provate ad immaginare di alzarvi dal letto, preparare gli accessori per lavarsi e cambiarsi. Poi andare in bagno, lavarsi al bidet e al lavandino, asciugarsi e rivestirsi, tornare in camera. Il tutto con la mano destra legata al corpo e la gamba destra che vi sorregge solo da fermi. È Comunque una conquista che ti fa stare bene. Soprattutto perché ti fa dimenticare il resto. Quel “resto “ che è grande come una casa, il bicchiere mezzo vuoto, l’incognita che ti aspetta alla fine di un calvario che durerà mesi, la dura realtà che nessuno ti dice ma che intravedi muoversi nemmeno così troppo lontano. Perché se finora l’ospedale è quel posto dove resti in un certo senso, protetto, umanamente protetto, emotivamente protetto, dove tutto il mondo intorno è malato, più o meno come te, dove la gente che hai intorno conosce, se non il tuo stato d’animo, almeno la tua condizione e si comporta di conseguenza, devi ancora metterti alla prova nella realtà di tutti i giorni, dove non frega niente a nessuno da dove arrivi. Fatto salve le persone vicine, per le quali vale la pena impegnarsi. Così dev’essere. Se questo incidente ti ha Comunque cambiato la vita, non per questo la tua vita debba peggiorare.

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Passi

Un altro piccolo passo. Una parte della toilette della mattina da oggi sarà indipendente, il bidet tutto da solo e l’obiettivo in settimana sarà di camminare in camera con stampella da alternare alla sedia a rotelle. Quello che proprio non funziona è la mano, ad oggi ancora inerte. Da una parte, potrebbe darsi che si debba ancora risvegliare, perché è normale che l’arto più è lontano dal corpo e più ha bisogno di tempo per essere raggiunto e riattivato. Dall’altra parte più ci si allontana dall’incidente e più la capacità di recuperare l’arto diminuisce.

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Goliardia

La classifica delle infermiere e infermieri. Part 1 Sono un maschietto attempato ma ancora in “vigore”, non posso evitare di notare quelle caratteristiche che esulano da un rapporto di lavoro. Devo ammettere che qui tutto è perfettamente asessuato, sterile e improntato sul rispetto reciproco ma in certi momenti è come nascondere qualcosa senza riuscirci. Partiamo che non ci sono regole, solamente pensieri personali e inappellabili. Nessun nome, ma sicuramente le descrizioni faranno sicuramente capire agli interessati a chi mi sto riferendo. I giovani anzi giovanissimi, non possono farne parte. Che dire son belli a priori: come si fa, non hanno nemmeno la maturità fisica e di carattere dove trovare delle peculiarità che ti facciano capire le differenze. È che con qualche anno in più escono quelle cose che per me fanno la differenza tra una persona interessante e una poco interessante. Tra una bella persona e una meno bella.

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