Il Blog di Andre123

Un blog su Linux, Foss, Privacy e Fotografia.

Dedicato a chi, nei primi anni in cui usavo internet, diciamo dal 1998 circa, mi ha insegnato tramite il suo sito sempre presente nei miei bookmarks, mille cose utili,ma soprattutto la curiosità ed il gusto di divertirmi imparando cose nuove : Francesco Vianello, noto in rete come Fravia o Fravia+, ahimè prematuramente scomparso nel 2009. Potete vedere quel sito, come lo ha lasciato andandosene, qui: Fravia Net Era uomo di grandissima cultura. I suoi scritti sono pertinenti ad una internet ormai scomparsa, ma le idee di fondo possono essere ancora molto valide, se adattate ai giorni nostri. _____

In questo articolo, che rimarrà in una serie separata di articoli rispetto a quelli sulla privacy, inizio a delineare i principi per utilizzare internet in un modo piú consapevole. Raccoglierò questi articoli sotto il titolo “Contromisure”. Sono articoli decisamente meno semplici da scrivere, mi auguro di riuscire a completarli decentemente. Se noterete imprecisioni, errori o cose che possono essere modificate, fatemelo sapere, per favore, su Mastodon.

Che intendo per usare internet in maniera più consapevole ? Intendo che adottando i principi che andró descrivendo si puó mantenere un pó piú di privacy ed una maggiore sicurezza informatica. Attenzione, come giá ho scritto :

1) la privacy assoluta , in rete, é difficilissima da ottenere, quasi impossibile, e richiede, sostanzialmente, di rinunciare a moltissime attivitá che svolgiamo quotidianamente online e cambiare moltissime abitudini consolidate, reimparando da capo talvolta. Non é mio interesse rinunciare a mille cose, per cui cerco di bilanciare l’esigenza di privacy con l’esigenza di essere online per mille motivi. Dove possibile indicherò vari step a seconda del livello di privacy che vogliate ottenere.

2) Togliamoci subito il dente e tocchiamo la nota dolente : lo smartphone, android o iphone che sia, é il peggior nemico della privacy. Quindi sgomberiamo subito il campo : fare le cose piú delicate (operare sul sito della banca, scrivere e spedire email importanti, maneggiare documenti sensibili ecc.) dallo smartphone é la piú grossa falla nella privacy che possiamo creare. Vi sono sistemi operativi per smartphone che mantengono la privacy (e/OS/ e LineageOs per esempio, entrambi versioni Android degoogled), ma ritengo che per molti versi siano ancora progetti che necessitano di sviluppo, quantomeno nella diffusione dei loro ecosistemi. O adatti a persone molto consapevoli dal punto di vista delle tecnologie informatiche. Io mi ci sto avvicinando, ma per ora non mi é ancora del tutto chiaro se siano funzionali alle mie esigenze. Iniziamo ad immaginare di svolgere attività un pò più sensibili solo tramite il portatile, rinunciando a compierle con l’ennesima app sullo smartphone. Ho già scritto che se ci teniamo alla privacy online alcune comodità dobbiamo scordarcele e dobbiamo cambiare abitudini. Non é colpa nostra se hanno reso internet quello che é oggi.

Inoltre la strategia di fondo che seguo non é certo farina del mio sacco, l’ho imparata in rete da persone piú esperte di me. Anche molto piú esperte di me. Io provo soltanto a semplificarle e divulgarle. Consiste in un’idea semplice : suddividere i compiti. Compartmentalization in inglese. Andare per compartimenti stagni, mi verrebbe da tradurre.

Innanzitutto dobbiamo cercare di suddividere le attività che svolgiamo in rete in vari gruppi, più o meno omogenei al loro interno. Chiameremo questi gruppi, per comodità, classi. Sarà il nostro elenco contatti ad aiutarci a creare le classi. Un esempio è decisamente più semplice.

Classe Lavoro : tutte le attività che svolgiamo online per il nostro lavoro o studio: email e chat con colleghi, fornitori, clienti (o professori e compagni di classe per argomenti di scuola, non per organizzare il sabato sera…) . Riunioni online. Documenti ecc.

Classe Contatti personali: famiglia, amici, moglie, figli , gente che conosco di persona, fornitori “domestici” (elettricista, idraulico, falegname, il negozio dietro casa che ci consegna la spesa). Tutte le comunicazioni con queste persone ed i relativi documenti. Ma attenzione, vedi il gruppo successivo.

Classe Contatti personali sensibili : Qui sta a voi decidere se tenere in un gruppo a parte dal precedente tutto ciò che riguarda comunicazioni potenzialmente sensibili, ma sempre con persone che conoscete : la banca, il dottore, l’avvocato, agente immobiliare per un cambio casa, le bollette ecc. In questa categoria potrebbero girare documenti particolarmente sensibili tipo corrispondenza su argomenti delicati, estratti conto, scansione di documenti personali, referti medici ecc.

Classe acquisti online : tutto ciò che riguarda iscrizioni a siti di ecommerce (amazon, ebay, subito, il negozio di modellismo in altra città che ci spedisce gli acquisti) , ma anche paypal ecc. Ogni comunicazione con loro, iscrizione ai loro siti, fatture di acquisti, resi ecc.

Classe cazzeggio online : qui tutto ciò che riguarda iscrizione a social, siti, forum, chat che non rientrano nei campi precedenti. Potreste pure dividere il gruppo in due, tenendo un primo sottogruppo per iscrizioni più “serie” (il club del calcetto, il forum sul vostro hobby di modellismo ecc.) e un secondo gruppo per siti cui vi iscrivete per mera curiosità ma che non è detto siano importanti. Chiamo questo secondo sottogruppo classe fuffa, ad alta possibilità di email di spam ecc. Se devo iscrivermi a un sito che non so quanto potrà essermi utile...lo incasello nella classe fuffa.

Non è difficile da farsi, ma richiede un po' di riflessione. Alcuni gruppi si crean da sé (di solito i primi due, e anche il terzo). Ma per gli altri gruppi possiamo in genere sbizzarrirci ed ognuno di noi ha necessità differenti, per cui non posso certo creare uno schema universale valido per tutti applicabile ad occhi chiusi. Occorre riflettere, magari creandosi una lista su Calc e lavorandoci un po' sopra. I gruppi si modificheranno nel tempo, potrebbe venirci in mente di crearne uno a parte per qualcosa ecc. E’ normale. Le esigenze cambiano e così la nostra vita online. Se desideriamo un po' di privacy occorre usare internet con un minimo di impegno da parte nostra.

Questo è solo una descrizione sommaria dello schema generale. Se vi fa piacere iniziate a rifletterci sopra creando lo vostre classi. Ripeto, un foglio di Calc con l’elenco di tutti i vostri contatti può tornare comodissimo. Nei prossimi articoli aggiungerò sempre più dettagli, poco per volta per rendere il tutto più semplice e più digeribile.

(segue) _____

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Segue da Privacy – 03

Proverò a descrivere più da vicino questa invasione della privacy, che, ripeto,per esser mitigata necessita di strumenti diversi rispetto alla ricerca di anonimato. Tenete presente che oggi i dati online, informatici, quelli che si creano ogni giorno usando internet e lo smartphone, sono considerati il nuovo petrolio. Valgono un sacco di soldi. Le aziende che riescono a raccoglierli in gran quantità e ad analizzarli efficacemente hanno un enorme potere, non solo economico. Se vi vengono in mente un famoso motore di ricerca ed un diffuso social network che sta cambiando nome in questi giorni, indovinato ! Ma ovviamente non ci sono solo questi nomi famosi. E i governi, in particolar modo laddove non vige una democrazia, fanno la loro parte ampiamente. Un esempio per tutti : nel 2019 il governo egiziano ha monitorato attivisti online tramite un apparentemente innocuo add-on per Gmail. Prometteva di migliorare la sicurezza dell’account, ma in realtà regalava la password dell’utente al Governo. Fonte TheRegister.com Vogliamo scommettere che se formulo un elenco di nomi di servizi in rete hai un account su almeno un paio di queste piattaforme ? Proviamo : Facebook, Google, Youtube, Instagram, Whatsapp, Amazon, TikTok, Microsoft Outlook, LinkedIn, AppleID, Twitter, Pinterest, Spotify...

Vogliamo anche scommettere che con ogni probabilità hai utilizzato il medesimo account email per iscriverti a questi servizi, magari lo stesso che usi per scrivere ad esempio alla banca, ai colleghi ecc. ? Magari Gmail o direttamente l’account Facebook ove possibile ? E, cosa ancor più grave, magari anche la medesima password per accedere a tutti questi servizi ? O una semplice variante di una password debole ? Ad esempio Stefi1995 per la mail e Stefi_95 per Fb ? Magari salvandole nelle note del tuo iphone o fra i contatti ? Se rientri in questa casistica, sei, purtroppo, in larghissima compagnia. Chi ti scrive prova faticosamente a non far parte di questo dubbioso club, che ha come obiettivo quello di far incetta di qualsiasi dato o informazione ti riguardi, anche lontanamente. Non che io non usi nessuno di questi servizi, ma come potrai leggere più avanti, provo a utilizzarli con particolari accorgimenti volti a proteggere un po' la mia privacy. Ed alcuni servizi non li uso proprio, anche quando mi potrebbe far comodo usarli. O mi farebbe risparmiare dei soldi rispetto a servizi equivalenti, ma a pagamento.

Prima di proseguire vorrei aggiungere una nota che deriva dalle esperienze personali con i miei amici meno “tecnici”. Gli americani usano spesso l’espressione “normies” (normali) per indicare utenti che usano il PC per ovvia necessità (lavoro, Netflix, home banking, scuola, prenotare le vacanze ecc.), ma non sanno assolutamente nulla di informatica. Diciamo che imparano ad usare il PC più o meno come imparano ad usare i programmi di lavaggio della lavatrice nuova o la smart tv. Userò anche io questa espressione perché più breve di “utenti normali” e rende l’idea. Leggete bene il seguito perché trovo che sia importante se siete giunti fino a qui. Ai “normies” tutte le varie precauzioni che si possono prendere per proteggere la propria privacy e sicurezza informatica sembrano, spesso, paranoie al limite della psicopatologia:

-“Ma che cavolo di password usi per il wifi ? Mi ci vuole mezz’ora a scriverla e la sbaglierò mille volte…tu sei paranoico !” (non è colpa mia se inserire un simbolo tipo # per te è complicato…)

-”Non usi Windows (Mac) ???? Linuuux ??? ecchecavolo è ?” (ma su internet guardi solo consigli di cucina e/o di moda o cavolate sui VIPS quando hai finito di lavorare e prenotare le ferie ? )

-“Si ma perché ogni volta non parte il video/audio, o questo sito non funziona sul tuo pc ? “ (parte parte, ma prima devi cambiare browser e usare quello nella sandbox... sandboooox ? fai i castelli di sabbia alla tua età ?...lascia perdere, faccio io)

-“Cosaaaaaa non hai Fb ???? E io come ti scrivo su messenger dove c’è il gruppo del calcetto?” (usa Signal o Telegram per il gruppo del calcetto…)

Il problema (perché è un problema!) è che hanno trasformato internet in un posto poco simpatico per la tua privacy e la tua sicurezza informatica. Non doveva necessariamente essere così, ma gli interessi economici dei giganti del web hanno portato internet ad essere ciò che è. A noi non resta che scegliere: o ci arrendiamo e lasciamo che ci monitorino 24/24h e 7/7gg, e continuiamo ad usare per comodità Fb come login per ogni sito che lo permetta, e ci teniamo la password facile facile che scriviamo in mezzo secondo; oppure iniziamo ad imparare qualcosa in più (non serve certo diventare sistemisti o sviluppatori) e mettiamo in atto delle contromisure che non sono misure da psicopatici, ma delle sane e normalissime pratiche per evitare di essere vittime di qualunque porcheria che qualcuno ai vertici di una corporation (o un malintenzionato) decida di implementare. It’s as easy as that. Non è colpa nostra se hanno reso internet quel che è oggi. E tanto più i normies resteranno attaccati in massa a mille piccole comodità, magari per pigrizia, e magari al grido di “tanto non ho nulla da nascondere” (prova a cercare “coperta di Linus” su internet, e magari usa DDG invece di Google) , tanto peggio diverrà internet col passare del tempo, secondo me…. Quindi casomai è nostro interesse applicare qualche misura “psicopatica”, che psicopatica non è per nulla, e imparare qualcosa…

(segue) ______

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Segue da Privacy – 02

Ho concluso il post precedente scrivendo: “Da quanta privacy vogliamo ottenere ( o equivalentemente a quanta privacy siamo disposti a rinunciare).” Vorrei scrivere due parole a proposito del triste ritornello che sento spesso recitare : “tanto non ho nulla da nascondere”, seguito spesso da qualcosa di simile a : “ chissenefrega se mi tracciano, questo servizio è utile, tutti i miei amici sono su questo social/chat ecc., mi serve per comunicare con loro, ecc.”. Ricordate quanto ho scritto alla fine di Privacy – 01: una volta che i nostri dati sono online, nel 99,9% dei casi sono fuori dal nostro controllo. E aggiungo adesso : i dati online hanno la potenzialità di venir conservati per sempre . Quel che postate oggi, o i dati che riescono a carpirvi oggi, anche (e spesso) a vostra insaputa, hanno il potenziale di rimanere online per sempre. Non hanno una data di scadenza. Ai giganti del web non costa molto conservarli per sempre. Avete idea di quanto sia mastodontico un data center di quei colossi ? Cosa significa ? Faccio un esempio volutamente banale, per provare ad illustrare la portata dell’eternità potenziale dei dati. Se siete giovanissimi e postate su un social un video, o una foto, in cui non state commettendo niente di lontanamente illegale, ma neanche nulla di entusiasmante per la vostra dignità/immagine, insomma qualcosa di cui un giorno potreste vergognarvi… quella foto o video potrebbe rimanere online per sempre. Anche fra vent’anni i vostri datori di lavoro, i colleghi, i vostri figli, un avvocato che cerchi qualcosa contro di voi, potrebbero imbattersi, per caso o dopo accurata ricerca, in quella foto/video. Vent’anni prima non è successo nulla, al massimo qualche battuta da un amico. Vent’anni dopo quel dato su di voi potrebbe mettervi in serio imbarazzo, in difficoltà, e non vi è modo di cancellarlo, di farlo sparire. Vi sono attori di Hollywood che hanno tolto mandato ai loro legali di far togliere foto imbarazzanti rubate dai loro smartphones riconoscendo che è solo uno spreco di denaro. Quelle foto e video continueranno a circolare per sempre. Certo si tratta di foto di attori/attrici famosi, ma anche i vostri dati, sebbene circoleranno infinitamente di meno, resteranno online. Se ogni nostro singolo passo è “registrato” in rete, e una persona un giorno cerca un modo per “danneggiarci” o anche solo metterci in imbarazzo, in rete potrà trovare quasi sicuramente del materiale utile, specialmente se sa cercare bene (tecniche Osint ad esempio, ne parleremo). Non dico che questi dati sian semplici da trovare e che chiunque possa trovarli. Non è così facile e probabilmente un utente medio non ne sospetta neppure l’esistenza, figuriamoci saperli ritrovare. Ma quei dati esistono, come esistono persone (ed organizzazioni) capaci di ritrovarli se hanno sufficiente motivazione a farlo. Fate un giro su Twitter e guardate a quanti politici vengono rinfacciati Tweet di anni prima in cui scrivevano l’esatto contrario di quanto fanno o dicono oggi...(sì lo so, mi piace vincere facile)

Qualora vi capitasse di pensare : “ma sì, non ho nulla da nascondere, che mi traccino pure” riflettete bene. Forse quel che appare innocuo o insignificante oggi, potrebbe rivelarsi dannoso un domani.

Chiudo citando Edward Snowden (tradotto in italiano) :

“ Ribattere che non vi interessa il diritto alla privacy perché non avete nulla da nascondere è come dire che non vi interessa il diritto alla libertà di espressione perché non avete nulla da dire.”

(segue)

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Segue da Privacy – 01

Scopo di questi articoli è illustrare, spero in modo semplice,come mai la privacy è fortemente a rischio, e, solo in seguito, alcune pratiche di base per proteggere, almeno in parte, la privacy in rete. Proverò sempre a rimanere sul semplice, affinché questi articoli siano fruibili soprattutto alle persone meno esperte.

Una premessa secondo me è importante, ed in realtà è una duplice premessa. La prima è che tanto più si desidera proteggere la propria privacy tanto maggiore è il livello di conoscenze (informatiche) che occorre sviluppare e il numero di contromisure che dobbiamo prendere. Purtroppo maggiore è il livello di privacy desiderato, maggiore è l’impegno che dobbiamo profondere e minore è il comfort nell’utilizzare la rete, oltre che più lungo il percorso di adeguamento delle nostre abitudini online. Questo dipende dal fatto che taluni servizi, di per sé comodi se non anche utili, sono offerti, quasi sempre gratuitamente, dalle principali società online solo se si accetta di venir monitorati per i più vari scopi, perlopiù commerciali/pubblicitari, ma non per questo del tutto innocui. Non vi è modo di utilizzare alcuni software o siti senza regalare incondizionatamente una marea di dati che magari vorremmo invece tener privati. La tecnologia potrebbe esser sviluppata per fornire un servizio utile senza per questo spiarci, ma spesso così non è. E quando accade non è per caso, ma per volontà esplicita di chi ha interessi commerciali o di altro tipo , talvolta ben nascosti, nel fornire il servizio apparentemente gratuito. Per fortuna nel corso degli ultimi anni, soprattutto dopo lo scandalo di Cambridge Analytica, il tema della privacy si è diffuso e stanno sorgendo, specialmente nel campo del software libero, alternative interessanti di cui parleremo oltre.

La seconda parte della premessa discende dalla prima, quasi un corollario : una privacy assoluta in rete probabilmente non esiste, a meno di non rinunciare drasticamente ad internet. E al giorno d’oggi questo mi pare impraticabile ed assurdo. Per sua stessa natura, per come funziona una connessione ad internet (ad un sito, ad un social, un motore di ricerca, una chat, email ecc.) lascia dei dati oltre a quelli che volontariamente noi stessi creiamo e condividiamo (scrivendo un messaggio o caricando una foto ecc.). Questi dati “funzionali” hanno un nome proprio : metadati. E chi ha volontà e mezzi a sufficienza, con un po' di fatica forse, riuscirà a ricostruire un percorso che li collega a noi. Ma ovviamente vi è una grande differenza fra lasciare alcuni dati inevitabili e disseminare ovunque dati di ogni genere che ci riguardano. Ad ogni conto esistono anche alcune pratiche anche per limitare il numero di metadati che disseminiamo in rete. E’ sempre molto relativo, i metadati servono al funzionamento degli strumenti di comunicazione (email ad esempio), e quindi non sono del tutto eliminabili. Ma possiamo limitarli, ad esempio cancellando i dati exif di una foto prima di caricarla in rete.

Da Wikipiedia – Metadato Metadati : letteralmente “(dato) per mezzo di un (altro) dato”, è un'informazione che descrive un insieme di dati.

Notate che parlo di privacy e non di anonimato. Perchè ? Se raggiungere un buon livello di privacy online è già laborioso, raggiungere un efficace anonimato in rete è molto, molto difficile, specialmente al giorno d’oggi. O richiede sforzi tali da rendere quasi più comodo l’uso del piccione viaggiatore. E’ una battuta, ma andando avanti riporterò un esempio (emerso di recente) che dimostra come non sia così campata per aria. Come prassi generale il primo passo da compiere quando parliamo di questi argomenti è capire da quale “minaccia” vogliamo difenderci per approntare il livello di contromisure che noi stessi riterremo più adatto. Se vogliamo difenderci dalla continua raccolta di dati su di noi, è la privacy che ci interessa principalmente. Inoltre ogni caso è diverso, dipende da persona a persona o dalla situazione in cui ci si trova. E da quanta privacy vogliamo ottenere ( o equivalentemente a quanta privacy siamo disposti a rinunciare).

(segue) ______

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Questa è la prima parte di una serie di articoli che dedico al tema della privacy online. Non vuole essere una vera e propria guida, ma una sorta di introduzione al tema della privacy. Non sono un esperto, tanto meno un programmatore, ma leggo di questi argomenti da anni e mi rendo conto che per moltissime persone sono questioni totalmente oscure. Eppure sono temi importanti, che possono incidere pesantemente sulla vita di tante persone e sulla democrazia. Il tentativo è quindi quello di introdurre in maniera semplice a concetti che forse possono apparire astrusi, ma sono purtroppo concretissimi. Insomma cerco di divulgare il tema, non di scrivere nulla di nuovo per chi già sa.

Come prima cosa vorrei fare chiarezza sul significato di due parole, in modo da rendere chiara la differenza, giacché è più marcata online rispetto all’uso comune e tornerà utile. Le due parole sono : privacy (riservatezza) e anonimato. I due concetti sono talvolta usati in modo intercambiabile nella vita di tutti i giorni ma, sebbene possano avere elementi in comune (o essere usati congiuntamente online) , non è corretto usarli come sinonimi.

Privacy : è la possibilità di tener per sé (nascosti agli altri) alcuni fatti. Mi perdonerete se l’esempio più banale, ma calzante, che mi viene in mente è che quando vado in bagno chiudo la porta a chiave. Non certo perché voglio organizzare attività criminali nella toilette, ma perché semplicemente ho diritto ad avere, appunto, la mia privacy: che nessuno mi veda.

Anonimato : quando invece voglio che si veda cosa faccio, ma non si veda che sono io a farlo. Si vede chiaramente un’azione compiuta, ma non chi la compie. Ad esempio potrei voler diffondere fra quante più persone possibile un documento che svela pratiche illecite svolte nella megaditta dove lavoro, ma non voglio che si sappia che sono stato io a diffonderlo, per proteggermi da eventuali ritorsioni. E’ il tipico scenario di un whistleblower (informatore, anonimo appunto).

Nel primo caso (privacy) non mi interessa nascondere il fatto che io entro in bagno, voglio nascondere cosa faccio nel bagno. Quel che faccio, e non la mia identità, deve rimanere segreto. Nel secondo caso (anonimato) si vede chiaramente la mia azione , ma non voglio in nessun modo che si sappia che sono io l’autore di tale azione. La mia identità, non quanto faccio, deve rimanere segreta. Entrambi i concetti sono importanti, sia nella nostra vita privata che nella nostra vita pubblica. Senza queste possibilità la vita diventa meno semplice. E, in particolar modo, può diventare più complicata la vita della società civile. Ad esempio in frangenti in cui la società preme per rimuovere un preconcetto diffuso, far cambiare una legge o modificare un comportamento del governo, privacy ed anonimato sono due strumenti che potrebbero esser utili sia a singoli che ad associazioni civili e/o politiche per lavorare al cambiamento desiderato. Naturalmente privacy ed anonimato possono essere usati anche per compiere attività illecite purtroppo. Esattamente come un cacciavite può essere usato per avvitare qualcosa o far del male a qualcuno. Di per sé privacy e anonimato sono due “strumenti”, due possibilità : a mio avviso è l’uso che se ne fa a determinare un giudizio etico, non la loro stessa possibilità. E, sempre a mio avviso, spetta alla legge rendere illegale un uso illecito di tali strumenti, senza per questo demonizzarli e precluderli a priori. Sarebbe come vietare la vendita di cacciavite, perché qualcuno potrebbe usarlo impropriamente come arma. Ad oggi i principali Governi nel mondo, specialmente regimi e dittature, ma purtroppo anche democrazie moderne e compiute , vogliono svuotare di significato questi strumenti per i comuni cittadini / utenti della rete (Netizens, per dirlo in inglese). I regimi in maniera più evidente e totale, le democrazie con più tatto, in gradazioni diverse a seconda del Paese, introducendo leggi che puntano, passo passo, con maggiore o minore gradualità, in quella direzione. Vogliono un controllo sempre più ampio sui propri cittadini, specialmente online. Forse ritenendo che un ampio controllo sia necessario su cittadini che hanno accesso a strumenti di comunicazione sofisticati. E’ pur vero che i Governi hanno sempre esercitato un certo controllo sui media, sull’informazione, anche laddove le libertà di stampa e di espressione sono protette costituzionalmente, ma con internet la vita di chi vuole esercitare un controllo è decisamente meno facile. Da qui i tentativi di limitare sempre più privacy ed anonimato indistintamente per tutti. Vi è poi la questione delle grandi imprese di internet, come Google, Facebook e altri colossi del marketing online, che, forse, non hanno obiettivi politici e di controllo, ma sicuramente sono interessati ai nostri dati per poterne trarre profitto con operazioni di marketing mirato, o addirittura influenzando le nostre intenzioni di consumo. La “minaccia” principale che ho in mente scrivendo è quella dell’esser bersaglio di politiche di marketing mirate. Perchè non soltanto è fastidioso, ma rimane pur sempre un accumulare dati su dati che mi riguardano e sui quali non ho quasi nessun controllo. A chi vada il diritto d’uso di questi dati, anche piuttosto pervasivi, su di me, non mi è dato saperlo. Inoltre come sono custoditi questi dati ? Hacker e malintenzionati ne resteranno sempre lontani ? Saranno ceduti a organizzazioni, anche governative, per usi diversi da quelli commerciali ? In alcuni casi, particolarmente in UE, è possibile richiederne la cancellazione, ma non è detto che sia sempre praticabile e non abbiamo prova che siano realmente cancellati. I dati online sono semplici da conservare, e per chi abbia mezzi ingenti, anche semplici da nascondere.

Fine parte 01 – segue

Scrivo in pieno spirito Open Source, se ritenete vi siano inesattezze o volete migliorare il testo, contattatemi e sarò lieto di collaborare, tempo libero permettendo.


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Post iniziale

Come prima cosa voglio ringraziare Writefreely, istanza italiana di Noblogo, per avermi offerto ospitalità.Come si descrivono loro stessi Writefreely è : “la piattaforma italiana per blog libera, open source e federata con mastodon sull'istanza noblogo.org”. Il fatto che sia una piattaforma open source, decentralizzata ed italiana, mi ha convinto a creare un blog. Ci pensavo da tempo ad aprire un blog tutto mio, ma avevo più volte rinunciato. Ora ho fatto il primo passo. Speriamo bene ! In questo blog, gestito in maniera assolutamente non professionale nel tempo libero, proverò a scrivere brevi (o lunghi) articoli sugli argomenti di mio interesse. Ma soprattutto su argomenti in cui penso di poter comunicare qualcosa di interessante. Da anni sono appassionato di informatica a livello amatoriale. Sono nato e cresciuto con Windows, sin dai tempi lontani di Windows 95. Ma ho iniziato a sperimentare Linux e il software opensource dai primi anni 2000, acquistando i cd di Mandrake Linux verso la fine del 2002. Da allora è passata tanta acqua sotto ai ponti ed oggi utilizzo unicamente Linux sui miei PC. Sono inoltre sempre interessato ai temi che riguardano la privacy online (e in qualche modo la sicurezza, quando tocca l'utente finale) . Ritengo che sia fondamentale essere consci che quando si utilizza internet (ed in particolar modo social media, email gratuite, chat) si lasciano in rete moltissime informazioni su di sè, dando peraltro il permesso di utilizzo delle stesse alle piattaforme a cui si partecipa. I nostri dati sono importanti, espongono la nostra privacy in modo impressionante. Ma soprattutto i dati che postiamo online non hanno scadenza. Rimarranno in rete per sempre. Infine sono un fotoamatore, quindi scriverò anche di fotografia, e, per come mi sarà possibile, di come attrezzarsi per essere fotoamatori che usano Linux e software opensource. ___

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