Pollaio Simbolista

Un posto dove scrivere le mie idee

Rime in R

Russa un rantolo reale nera razza dei rottami, Roso a riva un remo arreso ride in radica di rana.

Ronza un rospo nella rada D’un ramarro che rampogno, Torvo il Ragno trova trame Rosse Requie di risacca

Fresca rena Risuona resa, Resta in Rotta Raffio in Rada.

Rubo un granchio Ringhia il ratto Resta ritto Il morto astratto

Rido Gratto E m'arrabatto.

il Gallo

Gabbie

La luce brilla, elettrica. Lo sciame, attorno al punto di attenzione Entrano un poco alla volta, si accalcano.

Non ci sarabbe fatica nell'attesa, sapendo di poter entrare.

Quanto dolore in un solo no: siete in ritardo, siete di troppo.

Lasciare libere le persone. Non chiudere i cancelli. Non costruire gabbie.

Nelle gabbie si può solo scappare, o morire, o covare rabbia.

il Gallo

idee per lultimo capitolo delle pagine bianche

ragazza che si fa conoscere da Alfonso. Fa la carina anche se a volte allude a cose che potrebbero far pensare alla sua seconda natura

In Biblioteca non c'è più Flaminio, ma una ragazza, giovane e carina, con un corpo più da atleta che da bibliotecaria. Anche lei allude a Flaminio in modi strani.

Germano rientra in scena all'ultimo momento per salvare Alfonso dalla seduzione delle sirene.

Flaminio è entrato nel jet set e sta perdendo il senno.

Tutte queste idee sono andate perse, ovviamente, nella vera stesura del capitolo. Potete farvene un idea qui: https://theincipit.com/2021/10/pagine-bianche-di-libri-non-letti-ilgallo/10/

Ditemi quello che ne pensate.

il Gallo

Oggi ho iniziato a leggere “la persuasione e la rettorica” di Carlo Michelstaedter, Adelphi, dopo averne sentito parlare diffusamente in un podcast. Sono proprio all'inizio ma la cosa che mi ha già colpito in positivo sono le note sulle citazioni greche. Oggi è molto facile tradurre e capire una citazione in qualsiasi lingua. Sul greco però diventa complicato trascrivere le lettere in digitale. Grazie Adelphi che non mi costringi ad usare un computer anche quando sto leggendo.

A proposito di computer, sto installando il php sul mio mac per validare i file prima di metterli online. Non ho ancora finito che già ho trovato un errore. Il ritorno di THe_iNCIPIT si avvicina.

A presto

il Gallo

Qualche settimana fa, in un giorno pieno di attività, di corse, di feste, di code in file sbagliate, di risposte ironiche a problemi complessi; qualche settimana fa, dicevo, persi mio figlio. Sperando di sapere dove e con chi fosse, mi concedetti il lusso di entrare nella sala dove stava esponendo il collettivo artistico locale per scambiare due parole con il presidente che, al momento, era solo.

Si passò dall’arte visiva alla musica, alla poesia, di nuovo all’arte e alle sue allieve, per arrivare, non so come, alla comune passione, mai esplorata, per la fisarmonica e il suo suono festoso. La fisarmonica, come un’amante troppo faticosa, sempre ci seduce e sempre ci allontana.

L’illusione dell’infinito passa attraverso l’enumerazione di tutte le passioni. Concepiamo l’eternità come la condizione necessaria per nominarle tutte.*

Intanto mio figlio era esattamente dove, e con chi, pensavo che fosse.

*Questa cit. credo sia mia, mi dovrò prendere del tempo per approfondirla

Un grosso problema che è emerso molto chiaramente durante la chiacchierata è la mia incapacità di prendere le distanze da ciò che leggo e il momento in cui lo cito. Mi sto accorgendo sempre più che i miei riferimenti si condensano su quello che ho di più immediato, invece di lasciare sedimentare tutto e costruire nuovi significati.

il Gallo

L'eremita in attesa

Il rumore dei passi sulle pietre lo ridestò dalla sonnecchiare meditazione quotidiana del mattino. Erano anni che nessuno saliva più al suo eremo e gli prese una strana eccitazione. Si alzò in piedi per guardare fuori dalla sua grotta, sbirciando da una rudimentale finestra. Subito però si fermò, doveva controllare la sua gioia, non poteva certo mostrarsi per un eremita bisognoso di compagnia. Aveva pur una reputazione da difendere. Da difendere? E con chi, chi avrebbe messo in dubbio la sua reputazione di stoico se con lui non viveva nessuno. Probabilmente nessuno si ricordava neanche più che lui vivesse in quei monti, gli ultimi amici e gli ultimi seguaci se ne erano andati, o in città o all'altro mondo. Eppure no, quei passi sulle rocce dicevano chiaramente che qualcuno stesse andando verso il suo eremo; doveva farsi trovare intento in qualcosa di spiritualità solitaria, nel caso fosse un giovane discepolo alla ricerca di qualche verità. Ma non era questo un conformarsi al mondo, all'immagine stereotipata che si aveva dei vecchi solitari che vivono sui monti? Forse sarebbe stato meglio farsi trovare intento a qualche attività comune, come di uno che vivesse nella città. C'era da decidere, i passi si avvicinavano velocemente. Vada per la meditazione pensò, andrà bene sia con un escursionista di passaggio che con un discepolo alla ricerca. Si rese conto di non avere nessuno specchio per controllare se avesse davvero un aspetto da vero eremita. Si rese conto poi che questa era davvero una preoccupazione da cittadini e che non esisteva nessuna regola sull'aspetto che avrebbe dovuto avere un monaco solitario. I passi si facevano sempre più vicini. E se non si fermasse qui ma proseguisse oltre? Se la sua meta non fossi io ma la vetta del monte. Cominciò a provare del risentimento nei confronti di quello sciocco che non capiva il valore che poteva offrire il suo insegnamenti. Quello? E perché per forza un uomo? Se fosse una donna… Un improvvisa ansia gli prese al cuore, erano anni che non vedeva una donna. Avrebbe resistito alle tentazioni della carne? Avrebbe ancora avuto tentazioni della carne? Il pensiero di aver davvero trasceso i desideri terreni lo fece rattristare. Che valore avrebbe la mia fede, la mia fortezza, il mio sacrificio, se non dovessi combattere il desiderio? Tutte le armi del mondo non servono a nulla senza un nemico.

Fortunatamente i passi rallentarono e si fermarono davanti alla grotta. Sentì un leggero bussare sul legno che faceva da porta, ma non rispose. Allora una voce di ragazzo, da fuori, disse: “Livio Pallavicini, eremo del monte gran Falleron, civico 7. Ho una raccomandata per lei. Nel caso in cui non fosse presente ritornerò tra due giorni e poi tra una settimana.” Il ragazzo attese un po' e bussò di nuovo :“Livio Pallavicini, eremo del monte gran Falleron, civico 7. Ho una raccomandata per lei. Non ho nessuna voglia di rifare questa strada tra due giorni.” Nessuno rispose. Livio non voleva smascherare la sua finta meditazione anche se gli sarebbe dispiaciuto vedere il ragazzo andarsene. Il postino bussò di nuovo:“Livio Pallavicini, ora entrerò e spero davvero di non trovare un morto”. Il postino entrò è vide il nostro eremita mentre meditava nella posizione del loto. Sul suo volto si disegno un sorriso di sollievo. L'eremita non era morto e lui non avrebbe dovuto rifare la strada su e giù dal monte.

continua...

il Gallo

Oggi ero partito con l'animo acceso per inveire contro le traduzioni. Ogni traduzione, si sa, è un tradimento, ma qui la menzogna era tanto grande che bisognava scriverne, scandalizzarsi, alzare grida di disprezzo.

Il testo è una poesia di William Wordsworth e la faccenda, come vedremo, è più complicata di quello che sembrava all'inizio. Il testo non cita né autore né titolo dell'opera, pertanto devo affidarmi alle ricerche in rete per ricostruire. Questa poesia era data con altre per esemplificare il concetto di “voce poetica”; voce che in traduzione inevitabilmente si perde. Fortunatamente, nelle note a fondo libro si trovano i testi originali e qui ho trovato la prima difficoltà:

Concentriamoci sui primi versi:

ITA La mente dell'uomo si compone come il respiro e l'armonia della musica. Vi è un oscuro invisibile..

EN Dust as we are, the immortal spirit grows Like harmony in music; there is a dark Inscrutable...

Sembrano due poesie diverse. Io avrei tradotto

Proposta ITA Polvere quale siamo , lo spirito immortale cresce come l'armonia in musica. Vi è un oscuro invisibile..

poi continua con

... there is a dark Inscrutable workmanship that reconciles Discordant elements, makes them cling together In one society. How strange,

che viene tradotto con

... Vi è un oscuro invisibile lavorio che riconcilia elementi discordi, e li fa muovere in sintonia. Ah, che tutti

Che sarebbe anche giusto se non fosse che ho trovato questo testo si ìnternet, che sembra dara valore all'idea di due testi diversi, dello stesso autore.

Nel preludio al libro 1

The mind of Man is fram'd even like the breath And harmony of music. There is a dark Invisible workmanship that reconciles Discordant elements, and makes them move In one society.

Svelato il mistero delle parole scomparse, ne resta uno ancora più grande e più inspiegabile: Perché al tradimento necessario alla traduzione qui si aggiunge quello, evitabile, della sostituzione dei testi?

Qui, per completezza, il testo integrale in inglese

Dust as we are, the immortal spirit grows Like harmony in music; there is a dark Inscrutable workmanship that reconciles Discordant elements, makes them cling together In one society. How strange, that all The terrors, pains, and early miseries, Regrets, vexations, lassitudes interfused Within my mind, should e’er have borne a part, And that a needful part, in making up The calm existence that is mine when I Am worthy of myself! Praise to the end! Thanks to the means which Nature deigned to employ; Whether her fearless visitings, or those That came with soft alarm, like hurtless light Opening the peaceful clouds; or she may use Severer interventions, ministry More palpable, as best might suit her aim.

Nelle prossime settimane penseremo ad una traduzione più fedele. Ci sarà da decidere se restare fedeli al senso, alla rima o al ritmo. A tutte e tre, di solito, è impossibile.

il Gallo

Perchè il gioco sia compiuto, occorre andare avanti fino alla fine. Poco imprta che il gioco sia un gioco di specchi col fine di trasportare nel qui e ora una storia che era lontano e allora.


Il ragazzo non voleva andare a quella fiera. I suoi cosidetti amici si sarebbero presi gioco di lui. Aveva paura e non sopportava che lo vedessero in quello stato.

Salirò su di una nave si disse, fuggirò la vista di ogni uomo, sarò io, solitario e inafferrabile. Prese lo zaino con le sue cose, un cappellino in testa e uscì da quella casa, sapendo che non ci sarebbe mai più tornato

“Me ne vado” pensò, “addio madre, addio fiori di gelso, addio canale. Se tornerò, sarà solo quando sarò di nuovo, quando sarò un uomo.

Prese il sentiero tra i faggi, e proseguì in silenzio. Anche i suoi pensieri erano fermi su un’unica immagine: l’orrido mostro che lo attendeva aveva le strane fattezza di un giovane orientale, l’orrido mostro che aveva visto riflesso nello specchio del sogno.

il Gallo

Mentre pensavo a cosa scrivere ho acceso la radio. Parlavano dei catastorie, quelli che mettevano giù il cappello, che vendevano i foglietti soi testi, che vendevano le cassette, che vendevano i cd. Di questi cantastorie ce ne sono sempre di meno, ma non è questo il punto. Il punto era che quasti cantastorie conserverebbero la memoria e che la memoria esiste soltanto in modo soggettivo. Questa teoria ammette una memoria collettiva, ma fatta in gran parte di ricordi soggettivi di eventi storici che si collegano e formano questa collettvità.

A tal proposito, vorrei riprendere il racconto del primo post e riscriverlo “in locale”, lo chiameremo, per amor di doppio senso:

La solita storia

Vi voglio raccontare una storia che è successa a uno di noi. Abitava, e forse abita ancora, non lontano da qui. Nel suo paese si stava preparando una grande festa. Adesso che era quasi tutto allestito, venivano dalle cascine, dalle città vicine, persino dal paese dopo il fiume, richiamata dai mercati, dai dolciumi e dai saltimbanchi.

Il nostro eroe però non aveva voglia di andare a quella fiera e di festeggiare. Gli amici lo scherzavano, e i genitori preoccupati gli chiesero quale fossse il problema. “Madre, sono disgustato dalle luci, dalla compagnia, dal vociare, da quei profumi stucchevoli delle bancarelle di frittelle, voglio lasciare tutto in questi giorni. Lasciare questa vita e avventurarmi sulle strade proibite al di la del mare”. “Cosa ti salta in mente”, disse la madre “tutti i ragazzi della tua età amano la fiera! E cosa andresti a fare da solo?” “So che tutti rispettano le tradizioni, io non voglio che altri mi seguano, ho solo bisogno di andare, lasciatemi vi prego.”

la seconda parte domani, spero...

il Gallo

Stasera ragionavo sul concetto di verità. Non immaginatemi nella posa del pensatore intento ad ardite elucubrazioni. No, più prosaicamente commentavo un articolo sulla cescita dei bambini dicendo: “grandi verità”.

Non che le cose scritte fossero false, semplicemente erano le solite cose. Spesso infatti la verità è banale, scontata, quotidiana. Se così non fosse vivremmo una vita d'inferno. Sappiamo che è vero quello che accade con maggior frequenza. Ci raccontiamo che sia il contrario, che accada con maggior frequenza perchè è vero, ma ci inganniamo. Ad esempio: aprendo l'ombrello ci si ripara dalla pioggia. Questo è vero perché abbiamo sperimentato che, nella magior parte delle volte, non ci bagniamo, o non ci bagniamo perchè è vero che l'ombrello ci ripara?

Molte di queste verità quotidiane hanno bisogno di continue rassicurazioni. Consapevoli e un po' colpevoli, si mettono in bella vista e catturano le iniziative di controllo. Lo sappiamo tutti che la pasta ci mette una decina di minuti a cuocere, eppure siamo tutti li a cercare le indicazioni sulla confezione. Questa ricerca della verità è a suo modo triviale e ininfluente. Il tempo di cottura è vero, ma banale. Spesso le notizie che ci fanno riflettere maggiormrnte sono, se prese in saee

il Gallo