Il pinguino sul Ticino

Pensieri, prove sul campo, esperimenti e consigli sulla vita digitale e creativa, possibilmente usando software libero.

È arrivato quel momento della vita.

No, non parlo dell'improvvisa voglia di guardare i cantieri.

Prima o poi, chi bazzica il fediverso sente l'impellente necessità di parlare del fediverso.

Se ci pensate è un po' come il Fight Club, ma al rovescio. Lì ci si scambiano botte da orbi ma non puoi parlarne con nessuno. Nel fediverso, invece, nella maggior parte dei casi i confronti verbali sono pacati e si ha voglia di parlarne con tutti. Sì, sì, ok, ci sono sempre i bisticci, come nelle grandi famiglie, però diciamo che non è ai livelli del caccaverso come avviene in altre realtà estremamente popolari.

Questo perché, in fin dei conti, non è un club esclusivo, bensì un universo virtuale aperto, interconnesso, libero, che si può seguire sia come iscritti che come osservatori occasionali, perché tutti i messaggi scambiati lì sono basati su protocolli aperti e standard.

Ora, se sei già nel fediverso da un pezzo e hai già compreso le sue meccaniche puoi benissimo interrompere la tua lettura qui. Usa meglio il tuo tempo, non ho niente di nuovo da dirti.

Se non ne sai nulla e vuoi scoprire cosa sia quest'affare, pronti, via. Si parte!

Una sola lingua per parlare con tanti servizi diversi

Immaginate di essere connessi al vostro account di Facebook. Scorrete distrattamente la pagina principale e vi imbattete in un interessante post di Instagram. Vi piace, lasciate un commento. Poi proseguite, sempre restando dentro Facebook. Un vostro contatto su Twitter ha appena fatto un intervento su Reddit, attraverso Twitter, eh! Non è mai uscito dalla sua piattaforma. Insomma, voi senza mai uscire da Facebook potete vedere e commentare quello che succede su Instagram, Reddit e Twitter. Comodo, vero?

Utopia?

Beh, per le piattaforme sopra citate, sì. È pura utopia, perché si chiudono nei propri recinti digitali e vi obbligano a restare lì dentro. Si aggrappano alla vostra attenzione con le unghie e con i denti, soprattutto di gattini, e fanno il possibile per non farvi mai distogliere lo sguardo. Meglio se non sbattete mai le palpebre. Chiudete gli occhi e siete virtualmente morti, vi siete persi potenzialmente il post che vi avrebbe svoltato la giornata! E guarda quante belle cose pubblicano i tuoi amici, non hai paura di perdertele?

Tuttavia è possibile fare quello che ho descritto poco fa con i servizi connessi attraverso il protocollo chiamato ActivityPub, è come una lingua che mette in ordine i contenuti in modo che chiunque altro la comprenda riesca a ricostruirli e presentarli all'utente correttamente. Tra le piattaforme più famose che usano questa lingua per parlarsi certamente c'è Mastodon, molto simile a Twitter. Ce ne sono molte altre, che si comportano esattamente come Instagram, come Reddit, come YouTube, come Medium per tenere semplici blog, come Goodreads per tracciare e condividere le proprie letture e altre ancora che aiutano a organizzare eventi, per esempio. Tutte queste sono capaci di parlarsi a vicenda in questo universo federato chiamato, appunto, fediverso.

Figo, vero?

Ci sono un paio di cosine da capire prima. Non che siano difficili, più che altro sono fondamentali per non trovarsi spiazzati di fronte a un'esperienza simile ma non uguale a quella vissuta sulle piattaforme più grandi.

Non basta scegliere la piattaforma

E qui arriva il primo scoglio. Appurato che il mio uso principale sia pubblicare foto come Instagram non è sufficiente dire “Ok, vado su Pixelfed”, perché Pixelfed è solo l'applicazione che si comporta come Instagram, ma attenzione, attenzione, esistono tante diverse installazioni di Pixelfed nel mondo e posso scegliere a quale di queste iscrivermi.

Come, scusa?

Sì, ti ho sentito.

La domanda è logica.

È proprio a questo punto che ti chiedo di non pensare più come hai fatto finora, cioè a dire: “Mi iscrivo su Facebook, mi iscrivo su TikTok”, ma bisogna dire: “Mi iscrivo a questa o a quell'altra ISTANZA perché ne condivido la filosofia o perché in proporzione è più probabile trovare argomenti affini ai miei”.

Le istanze sono infatti installazioni diverse dello stesso software e la scelta su dove iscriversi dipende da alcuni fattori, che possono essere:

  1. Regole e filosofia dell'istanza. Prima di iscriversi a qualsiasi istanza vengono mostrate le regole di condotta e le idee che muovono la creazione di quell'istanza. Se queste rispecchiano in media quello che mi aspetto dal mio pubblico o quello che intendo pubblicare, perfetto, vivrò bene e magari arricchirò la comunità. Se non vado d'accordo con qualcuno di questi punti posso cercare altrove.
  2. Il nome dell'istanza. Può sembrare una fesseria, ma il dominio rispecchia in parte anche una porzione del mio nome. Perché è vero che posso scegliere un nome utente, ma questo sarà sempre seguito da @nomeistanza. Perciò può essere divertente essere gianfilippo@gattiniallegri.net, ma se voglio usare questo profilo per condividere i miei articoli sulla divulgazione scientifica, forse non è proprio il luogo più adatto.
  3. Nazionalità e popolazione dell'istanza. Voglio avere a che fare con tante o poche persone? Voglio parlare solo la mia lingua o sono aperto anche alla comunicazione internazionale? Prima di iscriversi è possibile sbirciare qualche post pubblicato sull'istanza e vedere il tenore e la frequenza delle discussioni.

Che confusione! Sono troppe cose da considerare!

Hai proprio ragione. Al primo approccio è un vero guaio trovarsi davanti a così tanta scelta. Non dimenticherò mai la prima volta che sono entrato in una gelateria enorme in una grande città. Così tanti gusti mi hanno destabilizzato ed ero tentanto di andarmene.

Però mi sono preso il mio tempo, mi sono accorto che effettivamente c'era qualcosa di mio interesse (come può non essere interessante il gelato?) e alla fine ho scelto.

Non è poi molto diverso dall'email

Pensaci un attimo: usare la posta elettronica ormai è un esercizio quotidiano al quale non badiamo nemmeno più. Probabilmente controlliamo anche più indirizzi diversi: quello personale, quello del lavoro, quello del club del cricket, quello di riserva perché mi sono dimenticato la password. Se avete cominciato a usare internet prima del 2010 magari avete ancora il vostro indirizzo con Libero, con Yahoo, con Alice o con Fastweb, poi è arrivata Gmail e ha uniformato un po' tutto, ma spesso per lavoro vi viene assegnato un indirizzo col dominio della vostra azienda. Esistono anche molte altre soluzioni molto più sicure e attente alla privacy. Eppure tutte sono in grado di comunicare tra loro. Cambia l'aspetto del sito dove compongo il mio messaggio, qualche servizio mi permette di programmare l'invio, altri mi fanno gestire più indirizzi contemporaneamente ma tutte offrono uno spazio per i destinatari, un oggetto, il corpo del testo che posso formattare a piacimento e degli allegati. Composti in una forma o in un'altra arrivano comunque al destinatario tutte le informazioni.

Questo è quello che succede tra piattaforme che comunicano nel fediverso.

Ma se scelgo l'istanza sbagliata me ne pentirò per sempre?

No, perché è possibile spostare il proprio profilo su un'istanza diversa se dopo qualche tempo mi accorgo di non trovarmi bene in quella comunità. È semplicissimo farlo tra piattaforme uguali: Mastodon con Mastodon, Pixelfed con Pixelfed, Friendica con Friendica, si chiama migrazione. Come le rondini in primavera posso salutare la mia istanza di partenza, iscrivermi a un'istanza nuova e avvisarle entrambe del viaggio, ma a differenza delle rondini posso farlo in qualsiasi momento dell'anno. La mia storia resterà registrata fino a quel momento sull'istanza precedente e se qualcuno mi trovasse su quella vecchia verrebbe reindirizzato su quella nuova.

È un po' più complicato passare su un software diverso. Sappiate comunque che potete esportare in semplici file di testo tutte le vostre informazioni importanti come i contatti che seguite, i post salvati, le liste di utenti bloccati e altre cose in base alla disponibilità di ogni istanza per poterli poi importare in un'altra. Questo perché siete voi ad avere il controllo sui vostri dati e nessun altro.

Posso parlare solo con i miei compagni d'istanza?

E viene proprio qui il bello! Ogni piattaforma offre tre viste per organizzare i post:

  1. Abbiamo la timeline personale che mostrerà i post di tutte le persone che seguo, anche iscritti su istanze diverse.
  2. La timeline locale dove posso vedere i post di tutti gli utenti iscritti alla mia istanza.
  3. Infine la timeline federata dove vedrò i post recenti pubblicati da qualsiasi parte nel fediverso.

La libertà di godermi i contenuti in pace

Tutto questo avviene in totale relax perché non esiste un algoritmo che mi proponga cosa vedere. I post vengono organizzati in ordine cronologico e non ricompariranno ciclicamente a meno che qualche mio contatto non scelga di ricondividerli per dare loro maggior visibilità. Ho la capacità pensare e di scegliere quando e cosa vedere in autonomia, non ho bisogno di una macchina che mi proponga le cose già pensate solo per stuzzicare un po' di discussione.

Come trovare contenuti interessanti

La propria timeline va coltivata piano piano. All'inizio nella schermata principale di Mastodon vedevo bene o male la stessa gente, ma qualcuno magari ogni tanto condivide i post da altre istanze. Se il post originale mi interessa vado a guardare il profilo di questa persona e magari lo seguo. Le sue ricondivisioni portano a conoscerne molti altri.

È come una valanga, ma tranquilla.

Per esempio, anche se non sono iscritto a Mastodon.art ho scoperto quell'istanza grazie alla condivisione di un utente che seguivo e di conseguenza ho conosciuto una marea di bravi disegnatori e disegnatrici proprio grazie alla ricondivisione, ho cominciato a seguirli e adesso i loro disegni compaiono anche nella mia timeline, nonostante viviamo su istanze diverse. Questo è il potere di un linguaggio condiviso come ActivityPub.

Vi servono i disegnini? Abbiamo anche quelli!

Ecco un bel video di @artofstimart pubblicato su Peertube:

Guarda il video


Questo articolo è in continuo aggiornamento, perciò se qualcosa non fosse chiaro o se volessi farmi notare qualcosa di importante che ho tralasciato scrivimi pure.


Link utili

  • Una panoramica di Informapirata sulle piattaforme che compongono il fediverso: leggi l'articolo.
  • Trova l'istanza italiana che meglio rispetta i tuoi bisogni. Una lista tenuta da Prealpinux costantemente aggiornata: Sfoglia le istanze italiane.
  • Qui è possibile filtrare tutte le istanze di Mastodon, scegliendo tra quelle europee, quelle che parlano in italiano oppure per interesse e trovare quella perfetta per le proprie esigenze: Joinmastodon.org.
  • Trova la comunità Pixelfed perfetta per te: sfoglia i server.
  • Il Post spiega cosa sia e come funziona il fediverso: leggi l'articolo.
  • Sempre su Il Post un articolo di Francesco Macchia, che vive il fediverso non solo come utente ma anche come amministratore di tre modi di viverlo diverse, tra Friendica, Mastodon e Lemmy: leggi l'articolo.
  • Un articolo in inglese su The Verge che spiega bene cosa sia la federazione: leggi l'articolo.
  • Anche il browser Vivaldi ha creato la propria istanza.

Ps. Questo è il primo articolo che scrivo interamente con Emacs a seguito di questa importante rivelazione per la vita, l'universo e tutto quanto, ma che fatica! Devo proprio sistemarmelo per bene.

#fediverso


Articolo pubblicato su Il pinguino sul Ticino da Maurizio Carnago con licenza CC BY-SA 4.0 (Attribuzione - Condividi allo stesso modo)

Mi trovi nel fediverso qui: Feddit, FoxyHole, LivelloSegreto, Mastodon.uno, Poliversity.it, Poliverso.org. Trovi le mie foto su Pixelfed e i miei libri su Lore.

Puoi scrivermi con Matrix, XMPP e su Telegram.

Sito web: bluoltremauri.it

Esplorando qua e là gli infiniti oceani del cyberspazio in cerca di consigli sulla fotografia mi sono imbattuto in un bel sito nato per favorire la cooperazione tra fotografi, COOPH. Oltre alla vendita di accessori e la pubblicazione di utili articoli nel proprio magazine ho scoperto anche gli ottimi video nel loro canale YouTube ricco di video brevi, chiarissimi e specializzati.

Un video in particolare mi ha colpito, sicuramente anche per il nome che troneggia nel titolo: 9 photo composition tips (feat. Steve McCurry).

Esattamente, Steve McCurry, quello Steve McCurry, colui che ha fotografato cosine come la celeberrima Ragazza afgana.

Non occorre avere una strumentazione professionale per mettere in pratica questi accorgimenti, basta uno smartphone o una macchinetta fotografica compatta.

Per mostrare la grigila per la regola dei terzi bisogna entrare nelle impostazioni dell'app dedicata alla macchina fotografica e cercare funzioni professionali, griglia, regola dei terzi o qualcosa di simile.
Non so dare una direzione precisa perché ogni produttore e ogni sistema operativo li chiama in maniera diversa.

Ecco un riassunto visivo delle nove regole per una buona composizione fotografica.

1 La regola dei terzi

Posiziona i punti di interesse tra le intersezioni...

Regola dei terzi Regola dei terzi

... o lungo le linee.

Regola dei terzi

2 Linee guida

Usa le linee naturali per guidare l'occhio lungo la fotografia.

Linee guida Linee guida

3 Diagonali

Le linee diagonali creano gran dinamismo.

Linee diagonali Linee diagonali Linee diagonali

4 Riquadra

Usa dei riquadri presenti nella scena come porte o finestre

Riquadra Riquadra Riquadra

5 Rapporto figura/sfondo

Trova un buon contrasto tra figura e sfondo.

Rapporto figura/sfondo Rapporto figura/sfondo Rapporto figura/sfondo Rapporto figura/sfondo

6 Riempi bene il tuo scatto

Stai ben vicino ai tuoi soggetti quando fai un ritratto.

Riempi Riempi

7 Occhio dominante

Posiziona l'occhio dominante al centro della foto.

Occhio dominante Occhio dominante

In questo modo sembra che l'occhio ti segua. Occhio dominante

8 Ripetizioni

Gli elementi che si ripetono sono esteticamente piacevoli

Ripetizioni Ripetizioni

Ma è ancora meglio quando la ripetizione viene interrotta!

Ripetizioni Ripetizioni

9 Simmetria

La simmetria è un piacere per gli occhi

Simmetria Simmetria


#Fotografia #RegolaDeiTerzi


Articolo pubblicato su Il pinguino sul Ticino da Maurizio Carnago con licenza CC BY-SA 4.0 (Attribuzione - Condividi allo stesso modo)

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Quando si lavora a un progetto creativo su un monitor i colori sono sempre belli ricchi e vivaci, oppure all'occorrenza anche spenti se chi sta colorando sa quello che fa. Poi manda a stampare la propria opera e i colori ricchi e vivaci risultano spenti, mentre i colori volutamente spenti risultano un pasticcio grigiastro. Quelle belle sfumature di viola che simulano la seta sembrano lo scatto invecchiato di una Polaroid che ha inquadrato le dune di un deserto. La copertina del libro di riflessioni filosofiche sulla vita, l'universo e tutto quanto che ho realizzato con tutte le accortezze del tipografo quando viene caricata sui social assume delle tonalità così acide che sembra la pubblicità di un detersivo fresco al limone.

Impostare correttamente lo spazio colore e il profilo colore di un file digitale è di vitale importanza per ottenere il miglior risultato in stampa e in pubblicazione digitale. Per conoscerli bene occorre sapere come identificarli e quali proprietà possiedono. Le sigle nel titolo di questo articolo non sono lettere messe a caso, ma una sintesi dei colori che compongono gli spazi colore, come un codice fiscale, appunto.

I concetti qui espressi servono giusto per sensibilizzare l'utente occasionale sul tema e permettergli di chiudere al meglio un progetto magari portato avanti con grande impegno. Sapere quello che ci viene chiesto fin dal Crea nuovo e cosa ci aspetta dopo il fatidico Esporta, nonché avere un lessico corretto con l'eventuale stampatore, potrebbe prevenire sorprese sgradite. Nell'internétt ci sono migliaia di guru illuminati che vi sapranno spiegare in maniera molto più tecnica queste pratiche. Io cerco solo di mettervi sulla pista giusta nel modo più semplice possibile.

Lo spazio colore

Occorre assegnare il giusto spazio colore per ottenere la resa migliore in base al supporto sul quale dovrà comparire l'immagine.

CMYK

Le lettere indicano Ciano, Magenta, Yellow e Key. Sono i colori usati in stampa in qualsiasi sua forma, sia digitale che tipografica. I primi tre colori si possono facilmente immaginare, mentre il quarto, Key, è il nero. Quando andrete dal vostro tipografo di fiducia per stampare i vostri volantini, il libretto del matrimonio, il libro o la tesi da voi scritti durante tante notti insonni, sappiate che vi chiederà un PDF in CMYK oppure in Quadricromia, che è la stessa cosa, ma che si pronuncia più facilmente e dà un senso maggiore di professionalià.

A proposito di pronuncia, una mia studentessa ha trovato un modo simpatico e sintetico per definire questo spazio colore: anziché dire “Ciemmeipsiloncappa” ha sintetizzato in “Cmik”. Eviterei di usarlo in contesti professionali con sconosciuti, ma è grazioso da dire tra colleghi.

RGB

Red, Green, Blue sono i colori usati per immagini destinate a dispositivi dotati di monitor come computer, smartphone e tablet, ma anche per animazioni e video. A differenza del CMYK, che utilizza quattro strati di colore fisici, l'RGB vive di luce, quindi i canali sono solo tre: il rosso, il verde e il blu. Le foto che scattate con il vostro cellulare, per esempio, verranno certamente salvate in un formato RGB perché la fotografia non è altro che un dipinto fatto dalla luce stessa.


Per entrare nel tecnico possiamo capire cosa succede nella combinazione di questi colori capendo come si ottiene il bianco.

Pensiamo alla stampa: si parte sempre dal foglio bianco e man mano che si aggiungono i colori si ottiene il nero. Questa è la sintesi sottrattiva, perché per raggiungere il bianco devo eliminare tutti i colori.

Sui monitor, invece, che sono per forza di cose spenti o accesi, si utilizza la luce, perciò il bianco si ottiene “accendendo” tutti i colori attraverso la sintesi additiva.


Conversione

Ora che abbiamo capito come si comportano i colori su diversi supporti è giusto sapere che è possibilissimo cominciare a lavorare sempre in RGB, che è il formato più pratico per fare correzioni di foto o disegni digitali. Magari l'immagine che sto elaborando andrà pubblicata su un sito web e poi occorrerà utilizzarla per una locandina da stampare in tipografia.

La conversione è sempre possibile, ricordandosi che il passaggio da un metodo colore a un altro comporterà delle modifiche cromatiche. Normalmente il passaggio da RGB a CMYK tende a smorzare leggermente i toni di colore, facendo perdere vivacità e appiattendo le sfumature. Occorrerà quindi una correzione successiva dopo la conversione se si volesse ridare vita ai colori, oppure lavorare direttamente su una copia in CMYK quando i software lo permettono.

Questo vale anche per il contrario. Se cercassi di pubblicare online un volantino realizzato in CMYK perché il suo scopo primario è la stampa, il browser interpreterebbe male i quattro canali e otterremmo un risultato eccessivamente saturo se non addirittura acido. In questo caso andrebbe convertito in RGB e soprattutto andrebbero ridotte le misure e la risoluzione, perché normalmente i file destinati alla stampa sono molto più grandi e pesanti dato che hanno bisogno di molte più informazioni.

Purtroppo non tutti i programmi open source sono in grado di gestire questo metodo di colore.

Ma non finisce qui.

Il profilo colore

Una volta compreso il destino della nostra immagine digitale siamo solo a metà del percorso.

CMYK e RGB organizzano le informazioni sul colore in base al supporto, è vero, ma è anche vero che esistono decine di supporti diversi. Se aprissimo il menù avanzato per la gestione del colore nel nostro programma di grafica o disegno preferito scopriremmo che esiste una lista lunghissima di profili sia per la quadricromia che per il digitale. Ecco quindi che la comunicazione con chi stamperà o pubblicherà il nostro lavoro dovrà essere quanto più cristallina possibile per sapere con precisione quale profilo specifico occorrerà assegnare. Un volantino stampato su carta patinata lucida non avrà lo stesso profilo di un quotidiano, perché il tipo di carta e il comportamento che avrà l'inchiostro sarà molto diverso. La maggior parte delle volte sarà sufficiente impostare correttamente solo il metodo di colore e ci penserà la tipografia a scegliere il profilo migliore ma è giusto essere preparati a ogni evenienza, soprattutto con le tipografie online. In quel caso è meglio leggere con grande attenzione la documentazione fornita.

Perciò se il risultato di stampa dei vostri libretti della cresima fatti con tanto amore non fosse quanto sperato, prima di andare ad abbaiare contro il tipografo accusato di aver combinato un pasticcio con il vostro file, assicuratevi di non aver fatto danni voi ancora prima di esportare il vostro PDF.

I formati immagine

Ecco una tabellina riassuntiva delle proprietà dei formati di immagine digitale più diffusi.

JPEG

Il formato più utilizzato e versatile nei formati di immagine digitali.

  • Metodo colore: RGB e CMYK
  • Compressione: Comprime sempre, ma si può scegliere una percentuale.
  • Trasparenza: NO. Se imposto il mio documento perché abbia la trasparenza, se lo esportassi in JPEG avrebbe un quadratone colorato di sfondo.
  • Animazione: NO

PNG

La miglior qualità possibile dell'immagine, usato solo nell'ambito monitor e video.

  • Metodo colore: RGB
  • Compressione: Non prevista. Alcuni programmi potrebbero permettere di forzarla.
  • Trasparenza: SÌ
  • Animazione: NO

GIF

Un antico formato molto leggero. Si usava per avere animazione e trasparenza a discapito della qualità.

  • Metodo colore: RGB
  • Compressione: Estremamente compresso.
  • Trasparenza: SÌ
  • Animazione: SÌ

WEBP

Nuovo formato ideato da Google che permette di avere una compressione molto elevata per ottenere file molto piccoli ma allo stesso tempo di qualità visiva notevole.

  • Metodo colore: RGB
  • Compressione: Si può non comprimere affatto o scegliere una percentuale.
  • Trasparenza: SÌ
  • Animazione: SÌ

TIFF

L'ideale per le immagini destinate alla stampa. Unisce tutte le proprietà positive di JPEG e PNG.

  • Metodo colore: RGB e CMYK
  • Compressione: Si può non comprimere affatto o scegliere una percentuale. Si può applicare anche un miglior fattore di compressione come ZIP (sì, quello degli archivi) o LZW
  • Trasparenza: SÌ
  • Animazione: NO

PDF

Il modo più affidabile per lo scambio dei file. È un descrittore di pagina che assicura al destinatario di ricevere esattamente quello che vede il committente. Si possono impostare abbondanze e segni di taglio per avere una resa perfetta in fase di stampa. Per volantini a due facciate e locandine è meglio anche convertire i caratteri in tracciati per evitare qualsiasi “fraintendimento” con le macchine da stampa. Per riviste o libri i font possono essere inglobati per non pesare eccessivamente sul peso del documento.

  • Metodo colore: RGB e CMYK
  • Compressione: Si può non comprimere affatto o scegliere una percentuale.
  • Trasparenza: SÌ
  • Animazione: NO, ma alcuni programmi permettono di aggiungere transizioni di pagina, pulsanti e link ipertestuali.

I più curiosi potrebbero anche scegliere di entrare nel magico mondo della grafica vettoriale e nel futuro degli standard web.

Un piccolo sfogo

Gimp e Inkscape, due programmi spesso usati come araldi del software libero, ad oggi, non sono ancora in grado di gestire in maniera completa e affidabile la quadricromia. Un enorme limite che obbliga a rielaborare i file esportati usando altri programmi di conversione o di forzare il salvataggio in CMYK in fase di esportazione con Scribus, per esempio. Non è tanto diverso dal gioco d'azzardo. Se è vero che già in partenza non avrò mai la fedeltà cromatica 1:1 tra la visualizzazione su monitor e il prodotto stampato, affidare una conversione forzata a un programma esterno, senza poter intervenire direttamente, è un vero salto nel buio. Da parte di Gimp qualcosa sembra muoversi, Per Inkscape esiste un'estensione per esportare PDF in CMYK, ma resta una soluzione non nativa e soprattutto una conversione dell'ultimo momento che non permette di visualizzare il risultato durante la lavorazione.


Articolo pubblicato su Il pinguino sul Ticino da Maurizio Carnago con licenza CC BY-SA 4.0 (Attribuzione - Condividi allo stesso modo)

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Sito web: bluoltremauri.it

Noblogo, sul quale è pubblicato questo blog, è una vera manna per la concentrazione nella scrittura. Non so voi, ma quando scrivo devo chiudermi in una bolla; se mi distrae qualcuno perdo il filo dei ragionamenti, se metto un film in sottofondo non capisco né i dialoghi né quello che sto pensando, stessa cosa vale per le canzoni. Riesco ad ascoltare soltanto colonne sonore, che fortunatamente riescono spesso a dare anche lo slancio necessario se allineate al genere che sto scrivendo.

Ho trovato da un paio d’anni la soluzione al mio problema. Io scrivo di tutto: articoli, editoriali, racconti e sceneggiature per fumetti; ho sempre usato i programmi di scrittura più famosi, tra questi Neo Office su OSX quando avevo ancora iMac e PowerBook nell’era dei felini e LibreOffice adesso. Nonostante si tratti di una suite ormai completa e stabile offre veramente tanto, addirittura troppo, se vogliamo concentrarci esclusivamente sulla scrittura. Ecco perché ho cercato soluzioni più leggere e sobrie. Ve ne illustro qualcuna.

FocusWriter

FocusWriter è un editor open source e multipiattaforma che svolge esattamente il compito che cercavo. Ha un’interfaccia minimale con i pochi pulsanti che possono restarsene tranquillamente nascosti e ricomparire solo al passaggio del mouse sul lato superiore del monitor.

Ha una carinissima funzione che ricorda la macchina per scrivere, sia come comportamento del foglio virtuale, sia per i graziosi rumorini che produce, come il battito dei tasti e lo scorrimento del carrello che viene riportato indietro quando si va a capo. Ovviamente il tutto può essere silenziato. Offre inoltre molte scorciatoie con combinazioni di tasti per la formattazione base.

Gli si può chiedere di mostrare il conteggio dei caratteri o delle parole ed è possibile addirittura mettersi in competizione con se stessi impostando degli obiettivi, come scrivere almeno 2000 parole al giorno, scrivere per almeno 30 minuti, tutto estremamente personalizzabile. Si può anche chiedere di registrare le statistiche per tenere sotto controllo il proprio progresso.

Una funzione utilissima per gli scrittori di racconti e romanzi è la possibilità di impostare la trasformazione automatica delle virgolette normali in caporali, quelle che si usano per i dialoghi.

Dalle preferenze si può scegliere il formato di salvataggio dei documenti: dal semplicissimo testo .txt fino a .odt. Scegliendo quest’ultimo manterrà la formattazione che gli abbiamo dato come corsivi, grassetti, apici, allineamenti, interruzioni di pagina e titoli. Si possono anche impostare i margini e la misura della pagina da esportare. La cosa fantastica è che genererà un documento privo di metadati e anteprime, così da risultare leggerissimo. Se poi occorresse aggiungere dati aggiuntivi sull'autore o sul documento, inserire numeri di pagina, immagini o altri elementi si potrà aprire facilmente in LibreOffice per dare il tocco finale.

La vera chicca, però, che lo ha fatto schizzare sul podio dei miei editor preferiti, è l’estrema personalizzazione del tema. Si può infatti scegliere il colore di sfondo dell’area di lavoro, la larghezza del foglio a monitor (che non è la larghezza della pagina quando salva il documento), il colore di sfondo del foglio, il colore, la misura e il carattere dei testi. Si possono poi salvare tutte queste informazioni in un leggerissimo file di configurazione, importabile in altre installazioni del programma, nel caso scriviate su più macchine.

Ho voluto fare un piccolo esperimento per mettermi completamente a mio agio e ho scaricato il carattere EasyReading, impostandolo come font principale del programma.

Per chi non lo conoscesse, EasyReading è un font ad alta leggibilità progettato anche per chi convive con la dislessia: offre caratteri molto ben distanziati e chiari che favoriscono il riconoscimento delle singole lettere e velocizzano la lettura. Viene utilizzato nel reparto editoriale di Topolino, per esempio. Ecco, io non sono dislessico, ma mi sono reso conto che utilizzando quel font non solo mi accorgo meglio degli inevitabili errori di battitura, ma sono anche molto più veloce nella rilettura, da scrittore e lettore lento che sono.

Nota importantissima: l’installazione gratuita di EasyReading è riservata a un uso esclusivamente personale e può essere scaricato solo previa richiesta via mail. Se si volesse utilizzare per pubblicazioni, per uso professionale o scolastico occorrerà acquistare una licenza. Ma trovo che ne valga la pena. L’ho consigliato anche a una mia studentessa del liceo che si trova in difficoltà a leggere proprio a causa di questa condizione.

In alternativa esiste anche Sylexiad che si basa sullo stesso principio di EasyReading, è un po' meno elegante ma è comunque tra i più belli di questo genere. Inoltre ha una licenza liberissima: si può utilizzare per qualsiasi scopo. L'unico limite è che non si può rivendere. E mi sembra pure il minimo!

ghostwriter

Semplicissimo, pulito e leggero. ghostwriter coniuga le proprietà di relax e personalizzazione di FocusWriter con la leggerezza del markdown. Da provare e amare, non ho altro da aggiungere.

HedgeDoc

Un servizio per scrivere in markdown interamente online, ma non serve conoscere a memoria i pochi comandi di markup, perché è a disposizione un pratico editor. I documenti possono essere anche pubblicati per essere visibili a chiunque e impostare dei permessi per offrire la possibilità di modifica a utenti autenticati oppure a qualsiasi visitatore. Come molti altri progetti open source esiste il sito principale, ma può essere anche istallato su server diversi. L'istanza italiana è gestita dal gruppo Devol.

MarkText

Un foglio bianco, o scuro, dell'intensità che preferite. Semplicissimo testo in markdown. Potete chiedere di convertire visivamente i pesi dei titoli e gli elementi come liste, corsivo, grassetto e citazioni, per avere anche un gradevolissimo aspetto mentre si scrive, senza avere quindi lo schermo diviso in due tra codice e anteprima. Si può mostrare anche il conteggio caratteri, parole e paragrafi. Si può cambiare il font predefinito ed esporta solo in PDF o HTML. Nonostante il mio preferito resti ghostscript per velocità e leggerezza, questo lo tallona da vicino nella mia personalissima classifica. Per provarlo, ecco la pagina del progetto su GitHub.

Zettlr

Un nome dalla difficile pronuncia ma molto efficace. Zettlr offre la scrittura in Markdown senza distrazioni e la gestione organizzata di molti file, raggruppabili in cartelle di progetto che potrebbero facilmente diventare i capitoli di un romanzo, per esempio.

Si può personalizzare il tema dell’interfaccia scegliendo anche la modalità scura per gli scribacchini-vampiri come me e permette nativamente l’esportazione in moltissimi formati come .txt, .rtf, .odt e .pdf. Previa installazione di qualche pacchettino aggiuntivo è possibile addirittura esportare in LaTeX e HTML.

Come in FocusWriter si possono tenere facilmente d’occhio il numero di battute o parole scritte in ogni documento, nonché tenere traccia dei propri progressi di scrittura. Inoltre si possono impostare le “Citazioni magiche”, ovvero la sostituzione automatica delle virgolette normali in altro tipo, come le caporali.

Scrivere in Markdown: e la tastiera diventa un’estensione delle proprie mani

Devo ammetterlo: da quando ho cominciato a usare Noblogo mi vengono in mente molte più idee da condividere. Tra le bozze in questo momento ci sono altri tre articoli in attesa di revisione e pubblicazione. Questo perché, oltre a essere una piattaforma dalla filosofia sobria in partenza, utilizza il linguaggio Markdown per la formattazione dei testi. La comodità di utilizzare un linguaggio di markup per formattare il testo utilizzando esclusivamente la tastiera rende facile e leggerissimo il controllo del proprio documento. Se siete poi degli scrittori che fanno molte versioni dei propri testi non avrete problemi a capire (quasi) a colpo d’occhio cosa cambia tra uno e l’altro perché ogni file è leggerissimo e può essere aperto facilmente con qualsiasi programmino di diff per cogliere ogni differenza.

Io per esempio sono uno di quelli che quando fa grossi stravolgimenti sul proprio lavoro o prova vie alternative preferisce tenere un documento vecchio per ricordare da dove è partito. Poi spesso diventano anche due o tre, tutti raccolti in una bella cartellina soprannominata old, con numero incrementale nel nome del file.

No, non sono un serial killer. Credo. Spero. Dai, ditemi che non sono solo!

Bonus: Segnalo anche Typora, che unisce le funzioni dei programmi segnalati qui sopra. L'ho provato quando era in beta. Ora la licenza costa 15 euro e si può installare su Windows, Linux e Mac. Purtroppo non è open source. Però nel periodo di prova mi sono trovato davvero bene. Nasconde i codici markdown e li sostituisce con stili visivi molto gradevoli (quello ispirato a LCARS di Star Trek è spettacolare!). Inoltre le possibilità di esportazione sono moltissime. Consigliato per scrittori e giornalisti poco tecnici ma che vogliono gestire file leggeri.


Articolo pubblicato su Il pinguino sul Ticino da Maurizio Carnago con licenza CC BY-SA 4.0 (Attribuzione - Condividi allo stesso modo)

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Sito web: bluoltremauri.it

Per inaugurare questa piccola rubrica conoscitiva comincio con uno strumento ormai imprescindibile nella vita informatica: il browser. Ho sempre avuto una certa predilezione per il panda rosso Firefox: un progetto libero e orientato alla privacy sostenuto dall’organizzazione senza fini di lucro Mozilla.

In qualche scatolone conservo ancora il diplomino che avevo stampato quando, con il rilascio della versione 3.0, Firefox puntava a raggiungere il Guinness dei primati per numero di download e vi avevo partecipato. Ma perché mi piace tanto questo browser?

Questione praticità

Una funzione che nessun altro browser mi offre è la gestione estesa dei Segnalibri con l'aggiunta di tag. Siccome mi piace tenere traccia degli articoli particolarmente interessanti, organizzare i servizi online che uso più spesso e tenere un archivio di documentazione per storie e articoli che scrivo, riuscire a caralogarli in poche macro-cartelle e aggiungere delle parole chiave per trovarli più facilmente mi rende molto più semplice la vita. Per la gestione della posta elettronica, se occorre controllare più di un indirizzo, è validissimo il fratellino Thunderbird, che si basa sugli stessi principi.

Questione accessibilità

Spesso è complicato leggere a lungo su internet. Vuoi per un contrasto troppo netto tra testo e sfondo, oppure un font troppo piccolo, o ancora noiosissimi e pesantissimi banner pubblicitari (e ancora peggio paywall), arrivare in fondo a un articolo diventa impegnativo. Con la modalità lettura, attivabile su qualsiasi sito, non soltanto su alcuni a caso come succede con altri browser, tutta la pagina si allinea alla larghezza desiderata, elimina gli elementi inutili e si può personalizzare scegliendo la misura dei caratteri, la spaziatura e i colori dell'ambiente di lettura, tra chiaro, scuro o seppia. Quest'ultimo è il mio preferito.

Da qualche tempo è presente anche un sistema di traduzione delle pagine web non estremamente preciso ma utilissimo per comprendere quantomeno il senso di articoli scritti in una lingua che non si conosce.

Trucchetto: si può richiamare la funzione per chiedergli di tradurre del testo scrivendo nell'indirizzo di una nuova scheda questo comando:

about:translations

Compariranno due campi dove indicare la lingua di partenza e la lingua da tradurre. Scrivendo la nostra frase nel campo opportuno verrà tradotta col motore di Firefox.
Potrebbe volerci qualche secondo, perciò abbiate pazienza.

Questione sicurezza

Al di là del discorso etico, che permette veramente all'utente di decidere quali informazioni personali condividere, apprezzo che quando ci si registra a un nuovo sito Firefox fornisca la possibilità di generare una password sicura, che non è necessario tenere a mente perché verrà conservata nel browser. Sincronizzando Firefox su più dispositivi, anche smartphone e tablet, si può scegliere di condividerle in tutta sicurezza perché è possibile criptarle. Avverte anche se le password salvate rischiano di essere vulnerabili e in quel caso invita a cambiarle, perché è costantemente aggiornato con i database che raccolgono le informazioni sui dati rubati. Esistono inoltre alcune estensioni che migliorano la privacy e la gestione dei propri profili online. Tra questi c'è Multi-account containers, che può creare una nuova scheda dedicata a un lavoro specifico (Banca, personale, Facebook, ecc..) così da avere una sessione isolata che non comunica con le altre eventualmente aperte in altre schede, rendendo, per esempio, operazioni delicate come il controllo del proprio home banking protetto da eventuali comunicazioni derivanti da altre sessioni. Consiglio anche uBlock Origin, CanvasBlocker e Decetraleyes.

Tra alti e bassi

Non è sempre stato grande amore per Firefox perché c'è stato un periodo in cui era ottimizzato veramente male: aprire solo due schede assorbiva un mucchio di risorse. Problema che poi è stato risolto e ora da anni lo ritengo un browser leggero e scattante. Lo uso agilmente anche su un computerino portatile con Linux Mint MATE e solo 2GB di ram.

Tuttavia continuo a voler bene al pandino rosso e per il momento resta con convinzione il browser ammiraglio su tutti i miei dispositivi.

Altri punti di vista

Ciò che mi piace dei social usati assennatamente, e in particolare di Mastodon, è che spesso avvengono scambi di idee sensati e senza campanilismi. Ho raccolto qui alcune posizioni interessanti.


Per approfondire:

#conosciamocicolsoftware


Articolo pubblicato su Il pinguino sul Ticino da Maurizio Carnago con licenza CC BY-SA 4.0 (Attribuzione - Condividi allo stesso modo)

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