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Pensieri, parole, opere senza omissioni

Dov'è finito il carnevale? Se a carnevale ogni scherzo vale allora stiamo allo scherzo e divertiamoci come facevamo tanti anni fa quando il carnevale era davvero carnevale. Il carnevale meneghino cioè quello che si svolge a Milano e in buona parte della Lombardia è l’ultimo di tutti i carnevali in ordine di tempo. Dove sono finite le belle maschere che sfilavano con i corri allegorici per il centro della città? Le fatine azzurre con il cappello a cono oppure le contadinelle con il cestino di vimini pieno di coriandoli e stelle filanti. I cow boy con la stella ed il cinturone oppure la classica maschera di Zorro, Arlecchino, Pierrot con la lacrima nera sotto l’occhio. Sono anni che non si vedono maschere degne di essere chiamate maschere. Durante questi ultimi tempi il Carnevale è scomparso dalle strade di Milano. Solo qualche carro il sabato grasso che rappresenta patetici sosia di politici che si avviano mestamente verso Piazza Duomo. Negli anni ’50 e 60′ ma anche 70′ e 80′ il Carnevale rappresentava giornate di gioia per piccoli e adulti e durava tutta l’intera settimana. Forse perché allora si aveva a disposizione piu’ divertimenti e nessuna tecnologia sotto le nostre mani. Di conseguenza quelle poche feste venivano sfruttate al massimo. Una leggenda dice che nel IV secolo, Milano fu infestata dalla peste. La città fu messa in quarantena. Nessuno poteva entrare o uscire. Quando la situazione migliorò, però iniziava già la Quaresima. Così il buon Vescovo Ambrogio, si recò dal Papa ed ottenne una Dispensa speciale perpetua per prolungare la festa di Carnevale fino al sabato precedente la Prima Domenica di Quaresima, solo per la Diocesi di Milano. Quindi già allora il carnevale si sentiva come una vera festa e la gente nonostante i problemi legati alla pestilenza riuscivano a trovare uno spiraglio per sorridere e far sorridere mentre oggi non sappiamo piu’ divertirci e quelle maschere sono un ricordo affondato dentro al nostro cuore.

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La chiave che apre ogni porta Abbiamo sempre un mazzo di chiavi in tasca e le usiamo per aprire le porte di casa nostra ma non abbiamo le chiavi giuste per aprire le porte della spiritualità e quando parliamo di spiritualità è d’uopo parlare di consapevolezza. Che cos’è la consapevolezza? La consapevolezza è propria dell’essere umano e grazie ad essa riesce a distinguersi dalle altre forme di vita presenti sul pianeta. Ogni essere umano ha una potenzialità piu’ evoluta. Per alcuni ci vogliono piu’ vite per scoprire la consapevolezza: ecco perché si dice che le anime giovani quelle che si sono incarnate poche volte come esseri umani, hanno da ripassare attraverso ripetute esperienze che servono per tornare alla consapevolezza. Siamo tutti potenziali calamite che attirano a sé tutti gli elementi positivi e tutti quelli negativi e comprendiamo il perché di questa attrazione quando arriviamo a comprendere cos’è il meccanismo chiamato consapevolezza che ci fa agire. Ogni cosa che ci accade ha sempre un significato più profondo che dovremmo imparare, specialmente quando ci troviamo a subire delle situazioni di prevaricazioni e sottomissioni, di abbandoni e tradimenti o delle ingiustizie. E’ fondamentale riconoscere che, attraverso il libero arbitrio, attributo inalienabile di ogni essere umano, ci è possibile scegliere di usare il nostro potere personale per realizzare un cambiamento profondo e migliorativo della nostra condizione esistenziale. Dovremmo considerarci tutti come antenne che ricevono e trasmettono segnali piu’ o meno forti e piu’ o meno estesi che penetrano attraverso la nostra ghiandola pineale raggiungendo il cervello nell’emisfero destro quello dell’irrazionalità per poi procedere con l’irradiamento che illumina il nostro spirito e la nostra coscienza. Il ruolo che gioca la consapevolezza è fondamentale per aprire quelle porte oltre le quali ci troveremo davanti i percorsi piu’ impervi e quelli piu’ liberi e piu’ facili. La consapevolezza è la capacità di vedere gli schemi, i comportamenti e gli automatismi che noi reiteriamo continuamente e di vedere le dinamiche che attiviamo nelle relazioni con gli altri per poterle poi trasformare. Maggiore è la consapevolezza acquisita e maggiore è la nostra capacità di essere presenti a noi stessi quando facciamo un’esperienza, di vedere dentro di noi sempre più nel profondo, di comprendere al meglio e sempre con più chiarezza ciò che ci accade nella vita e perché ci sta accadendo, di comprendere quale è la lezione che dobbiamo imparare in quel momento e di vedere oltre le apparenze, oltre ciò che è già manifestato nella realtà materiale.

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Consumismo compulsivo Non sappiamo precisamente quando nasce la società dei consumi così come la conosciamo oggi. È difficile, anche tra gli accademici, trovare un punto di inizio: risalendo a circa un secolo fa, prima degli anni Venti del Novecento, si arriva agli albori della produzione di massa, che è ciò che rende possibile il consumo di massa. Dagli anni Venti del secolo scorso le tecnologie e le tecniche di produzione hanno permesso di creare beni a buon mercato – più o meno – da vendere alla maggioranza della popolazione. L’esempio perfetto è l’automobile. Poi ovviamente è arrivata la Seconda Guerra Mondiale, che ha fatto seguito alla Grande Depressione del ‘29. Il sistema è stato rimesso in piedi con la grande espansione degli anni Cinquanta, in particolare con gli interventi dei governi per stimolare l’edilizia abitativa, la costruzione di strade, l’industria automobilistica e tanti altri settori. Con gli anni '60 e '70 i consumi hanno iniziato ad aumentare esponenzialmente fino a raggiungere gli anni '80 e '90 dove gli indici economici hanno segnato un ulteriore aumento di consumi compulsivi, il frenetico shopping (anche online recentemente), il bisogno assoluto di comprare e di volere a tutti i costi qualcosa di cui magari già avevamo comprato in precedenza e stipato nei cassetti. Lo shopping compulsivo è la versione patologica del normale e sano gesto dell’acquisto: se ne snatura cioè la finalità, sostituendo la necessità dell’oggetto con una spinta emotiva patologica, e la modalità non è più una scelta ma un’ossessione. Parrebbe che in Italia il 5,5% della popolazione soffre di questa patologia compulsiva. La persona sente il bisogno non tanto dell’oggetto che vuole comprare, quanto del gesto stesso dell’acquisto. Coloro che ne soffrono peraltro non descrivono più solo il piacere insito nell’andare a fare shopping, quanto piuttosto la tensione, il disagio, il senso di non potersene privare che vivono, arrivando all’attenzione clinica in una condizione talvolta drammatica, perché magari hanno speso tutti i soldi che avevano, hanno mentito ai loro familiari, utilizzando soldi e risorse di nascosto, omettendo acquisti. Inoltre spesso queste persone hanno una situazione sociale compromessa e stentano a rimanere collegati con la realtà tanto da destabilizzare gli equilibri nelle famiglie. Ansia, fobie, depressione, bassa autostima sono le principali cause che conducono l'individuo alla frenesia di voler a tutti i costi comprare qualcosa. Cure? Praticamente poche se non deglutire qualche anti depressivo che nella storia delle medicina moderna è equivalente a come bere un sorso di acqua fresca quindi senza sortire nessun effetto. La trappola d’oro del consumismo alletta facilmente i meccanismi complessi della nostra mente evoluta, sempre avida di stimoli e alla perenne ricerca di qualcosa in cui tenersi impegnata perché priva di forti stimoli positivi.

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Il dissacrante svincolo Lo sappiamo, l’ Italia è il Paese che rientra nel ranking europeo per detenere il piu’ basso tasso di matrimoni e quindi questa condizione fa aumentare esponenzialmente il tasso di divorzi e separazioni e nascite sempre meno frequenti. Citando alcuni dati statistici, ammesso che la statistica non sia un fallimento dal punto di vista matematico ma nel 2021, le separazioni (97.913) sono tornate ai livelli del 2019, con un aumento del 22,5% rispetto all’anno precedente e anche i divorzi (83.192) hanno recuperato il gap, segnando un +24,8% rispetto al 2020, ma un -16% rispetto al 2016, anno record dei divorzi. Secondo quanto si legge nello studio Moneyfarm, i motivi più spesso citati per la scelta di divorzio sono la mancanza di impegno (riportato dal 75% del campione indagato), l’infedeltà (59,6%), la frequenza di conflitti e litigi (57,7%), il matrimonio avvenuto in età giovanile (45,1%), problemi economici (36,7%). Ogni 5 minuti nel nostro bel Paese una coppia si separa e con i tempi legislativi poco elastici, 3 mesi per il consensuale e 3 anni per il giudiziale la coppia non riesce a trovare un accordo oppure un consenso e quindi scatta automaticamente la citazione di uno dei due coniugi. Passano mesi e passano tanti soldi dalle tasche dei coniugi alle tasche degli avvocati divorzisti aumentando anche i costi degli uffici preposti per le pratiche e le sentenze. In ultimo ma non per ultimo lo “specialista” di coppia cui sempre piu’ coppie italiane si rivolgono in cerca di un salvataggio in extremis. Massacrante il matrimonio italiano che vive tempi durissimi nei quali sarebbe meglio una riflessione molto profonda e razionale prima di apporre le firme su un documento che altro non è che un contratto stabilito dal legislatore che avverte la coppia da poco unita in matrimonio che il codice civile ai sensi degli articoli 143, 144 e 147 vincola entrambi a seguire la procedura di una condotta di vita fatta di sani principi e di buone intenzioni. Una coppia che decide di separarsi lo fa con il 50% delle responsabilità perché non è mai soltanto irresponsabilità di uno o dell’altra ma di entrambi semmai. E’ dura perdere di vista se stessi in una vita di coppia ma l’essere umano è una creatura solitaria e poco avvezza all’altruismo e agli affetti quindi prevenire è meglio che curare, lo citano anche gli amici degli sposi che postano sui social e sui ponti delle autostrade il tema base: “Ripensaci, sei ancora in tempo.”

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Dalla Cina con l'oroscopo L’oroscopo che piu’ conosciamo dopo quello diciamo cosi “occidentale” è l’oroscopo cinese che ha particolari letture. Diversamente dall’oroscopo in occidente che si basa sui mesi, l’oroscopo cinese o zodiaco cinese, in cinese 生肖 (shengxiao) si basa su un ciclo di 12 anni e comprende 12 segni zodiacali cinesi, ognuno associato a un animale. Nell’ordine, i segni zodiacali cinesi sono topo, bufalo, tigre, coniglio, drago, serpente, cavallo, capra, scimmia, gallo, cane e maiale. Secondo le credenze dell’astrologia tradizionale, l’oroscopo cinese influenza la personalità, le prospettive di carriera, l’affinità di coppia e le relazioni, la fortuna e molti altri aspetti della vita delle persone. Nelle famiglie più tradizionali ancora oggi si consulta l’oroscopo cinese e il calendario lunare per prendere decisioni importanti, scegliere la data del matrimonio, cambiare casa, fare investimenti e scegliere il nome di un neonato. Il segno zodiacale cinese è stabilito dall’anno di nascita secondo il calendario cinese e non secondo quello gregoriano. Le date del capodanno lunare cinese variano ogni anno, ma sono sempre comprese tra gennaio e febbraio. Per chi è nato a giugno, settembre, dicembre, marzo o in qualsiasi altro mese, è sufficiente sapere l’anno di nascita. Se invece siete nati tra gennaio e febbraio, fate attenzione al giorno del capodanno cinese del vostro anno di nascita! In base a quello potete capire qual è il vostro segno zodiacale e non fare confusione! Il segno fortunato del 2024, nell’oroscopo cinese, è quello del Drago. Un animale leggendario e misterioso. Nulla a che vedere con la realtà di pollai, stalle o persino di giungle selvagge. L’oroscopo cinese ha tradizioni millenarie e ancora oggi è tra gli oroscopi piu’ seguiti e con sempre piu’ persone che si avvicinano alle tradizioni orientali l’oroscopo cinese diventa una tappa obbligata per la consultazione del proprio segno che rivelerà le caratteristiche mentali, caratteriali e psicologiche.

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Podcast è bello In Italia gli ascoltatori abituali di podcast sono in continuo aumento. Nel 2022 hanno toccato quota 11,1 milioni pari al 36% degli utenti Internet tra i 16 ed i 60 anni. Questo è un dato confortante che rivoluzione il mondo dell’ascolto di contenuti audio nella rete ed è anche un dato ulteriormente confortante per quanto riguarda l’enorme parco-audio a disposizione di tutti gli utenti. Nel 2005 il termine “podcasting” è stato eletta come parola dell’anno nel dizionario statunitense New Oxford ma lo sappiamo tutti che in America le cose arrivano prima che in Europa e in Italia ancora dopo purtroppo. Facciamo un passo indietro. Ad un certo punto nel secolo scorso, molti erano convinti che la televisione avrebbe ucciso la radio (e non solo i The Buggles, autori della mitica “Video killed the radio stars”) ma evidentemente non è andata così: ogni giorno la radio viene ascoltata da più di 33 milioni di italiani, rivela il TER. Del resto ascoltare la radio è più comodo, versatile, piacevole: possiamo farlo mentre guidiamo, stiriamo, corriamo al parco e così via. La stessa cosa sta accadendo in rete dove possiamo ascoltare una trasmissione podcast ovunque andiamo e in qualsiasi orario del giorno e ascoltare è importante, il saper ascoltare bene un audiolibro piuttosto che un programma a puntate per il nostro cervello è assai importante perché crea risposte fisiologiche piu’ forti e frequenze cardiache piu’ elevate. Quindi ascoltare un podcast fa benissimo alla salute mentale. Ascoltare è molto piu’ coinvolgente che guardare: motivo in piu’ quando leggiamo un libro ed il suo contenuto ci arricchisce molto di piu’ che una trasposizione cinematografica stessa. l podcast è una trasmissione “radio” diffusa via Internet, scaricabile e archiviabile in un lettore MP3 o sullo smartphone. Ma podcast cosa significa in inglese letteralmente? L’origine della parola si deve a Ben Hammersley, giornalista BBC, che nel 2004 scrisse un articolo per the Guardian intitolato “Audible revolution” sul nuovo fenomeno dei file audio in formato MP3, coniando, appunto, il termine podcast. Letteralmente podcast sta per “Personal Option Digital Casting” e deriva dall’unione “iPod” (il leggendario lettore multimediale di Apple) con “Broadcast”, vale a dire la trasmissione di informazioni a un insieme di riceventi non prestabilito. Qual è, quindi, la differenza tra podcasting e streaming? Nel primo caso la fruizione è libera, asincrona, nel secondo la trasmissione è “live”, in tempo reale. Detto in parole povere, i podcast sono episodi audio caricati online che possono essere ascoltati grazie un client. Il software riceve automaticamente le nuove puntate. Come? Il vettore su cui queste viaggiano e vengono distribuiti i contenuti audio è un feed RSS, come per i siti Web. L’utente si “abbona” a un podcast e riceve automaticamente le nuove puntate, che può decidere di scaricare automaticamente oppure ascoltarle direttamente dal browser del proprio Pc o smartphone. Podcast è bello e chi vi scrive è un “divoratore” di podcast per tre buoni motivi: il primo perché posso ascoltare il podcast in tutti quei momenti nei quali non devo concentrarmi particolarmente. Il secondo motivo è apprendere perché ascoltando podcast si scoprono tantissime cose interessanti e terzo motivo l’ispirazione. Sentire storie, teorie, tecniche, strategie, aneddoti, storie di successo, o anche molto semplicemente il modo di ragionare di persone molto in gamba è uno stimolo importante, ti apre la mente, ti tiene sempre aggiornato e stai bene.

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Liberamente Dopo qualche settimana di intenso lavoro con il web master finalmente posso annunciare con orgoglio che è attivo da domenica 28 gennaio il sito magazine Liberamente. Il magazine è un sito personale che da qualche tempo avevo in programma di progettare e senza troppo procrastinare ho messo insieme il flow-chart per la stesura del lavoro plasmandone forma e contenuti. I risultati arriveranno speriamo molto presto grazie anche a voi e a tutti gli amici che vorranno “liberamente” entrare in contatto con il magazine. Leggete Liberamente. https://www.liberamente.news/

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Thriller o giallo

I libri gialli, grazie al loro mix di incertezza, suspence, crimini e colpi di scena, sono in grado di tenere il lettore con il fiato sospeso e incollato alle pagine. Con prove, indizi e sospetti, anche il lettore si impegna a risolvere i casi presentati nei libri gialli e, proprio per questa ragione, sono tra i testi più acquistati. Crimini irrisolti e casi complessi rappresentano il pane quotidiano per alcuni autori che li hanno trasformati in best seller internazionali ma qual è la differenza tra un genere thriller ed uno giallo? Innanzitutto la storia, l’excursus editoriale del libro giallo risale al XIX secolo e la trama è caratterizzata sempre da un crimine o una serie di crimini. L’obiettivo è quello di far immedesimare il lettore nella storia e farlo rimanere in tensione fino alla fine della vicenda. Le vicende narrate, dunque, ruotano intorno al crimine da risolvere. Il protagonista, invece, può ricoprire diversi ruoli ed essere l’investigatore, il colpevole o la vittima. Romanzi gialli e thriller vengono spesso confusi, ma in realtà si tratta di due cose diverse. I thriller possono essere considerati una sottocategoria dei gialli e sono basati su emozioni forti e una trama coinvolgente. La chiave fondamentale di quest’ultimi è il ritmo narrativo che deve essere dosato in maniera sapiente dall’autore per coinvolgere il lettore. Entrambi i generi sono realistici, ovvero, narrano di storie plausibili, ambientate nel presente o nel passato, realistico e non sconfinano mai nel fantasy. Altro sottogenere del giallo è il noir, in quest’ultimo, oltre al crimine è presente una realtà, violenta, amara, cupa e drammatica. Il protagonista lotta contro il male, quasi sempre vincendo con la consapevolezza, però, che non riuscirà ad estirpare del tutto. Indicare un libro come un giallo è un fatto che può avvenire solo in Italia. Questa denominazione, infatti, proviene da un aneddoto editoriale: di colore giallo erano le copertine dedicate ai libri polizieschi appartenenti alla collana Mondadori. Gialli e thriller sono particolarmente adatti a chi ama i cattivi, perché a dirla tutta, sono molto più interessanti dei buoni che, alla fine, risultano essere sempre un po’ stucchevoli. I gialli sono perfetti per chi ama aguzzare l’ingegno e la logica.

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L'arte dell' oracolo Quante volte vorremmo avere la giusta risposta per un quesito o la soluzione a un problema o ancora sapere cosa ci riserva il futuro per poter compiere determinate scelte. Domande che l'essere umano si pone da sempre, ed in tanti ci hanno provato a dare qualche vaga soluzione ma con tentativi assai poco soddisfacenti. Molti invece hanno creato una specie di “oracolo fai da te”, altri invece chiedono consigli ad amici e parenti ed in un insospettabile quantità di persone si rivolge a coloro che si fanno chiamare “maghi” (appellativo totalmente deviato). Quando si trovano davanti il ciarlatano di turno che gli spilla fior di euro solo per un consulto fake. Guardando al passato non sembrano che le cosa siano cambiate così molto a meno che nel mondo antico la gente andava dall'oracolo, che fungevano da intermediari tra gli esseri umani e gli dei, la cui volontà, una volta decifrata, diventava un imperativo ineluttabile. I più celebri oracoli della storia furono quelli greci e in particolar modo quello presso il santuario di Zeus a Dodoma e naturalmente l'oracolo di Delfi. Il primo si trovava a Epiro ed era famosissimo. Per conoscere gli esiti bisognava recarsi sul posto dove c'era la dimora dell'oracolo ed attendere la risposta alla presenza di un albero sacro, di solito una grande quercia. La zona sacra per eccellenza. Bastava ascoltare il fruscio dei rami ed il volo delle colombe per dare risposte chiare alle domande. Ancora piu' famoso era il santuario di Delfi, dedicato al dio Apollo, che godette del massimo splendore fra il VII e il IV secolo a.C. Il mito racconta che il mostro Pitone venne ucciso da Apollo impadronendosi così dell'oracolo e attraverso la Pizia, seduta sul suo treppiede, avrebbe dato risposta alle domande che le venivano poste. Non sempre però succedeva questo: ad Eracle la Pizia non volle dire nulla ed egli si infuriò mettendo a soqquadro il santuario. Anche durante l'impero romano esisteva un centro importantissimo votato agli oracoli e ruotava attorno alla celebre figura di una sacerdotessa le cui doti profetiche girano sempre attorno alla figura di Apollo. La sede era situata a Curma nell'attuale Campania e in seguito passata alla storia con il nome di Sibilla Cumana. La conoscenza dei responsi o di profezie continua ad avere un fascino intramontabile perché l'insondabile del mistero e del futuro accresce in noi un fortissimo interesse sociale, stabilendo quali saranno le sorti di una persona scettica oppure credente. Vale comunque sempre questo appellativo: “Uomo! Conosci te stesso innanzitutto e conoscerai l'universo degli Dei”.

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Cosa vogliamo di piu'? Viviamo in un mondo di frustrati, cerchiamo negli altri la perfezione quando noi perfetti non lo siamo, abbiamo bisogno di consensi perché questo ci esalta e se nessuno ci considera ci lodiamo da soli, cerchiamo la bellezza perché averla a fianco è fonte d'invidia, ma vogliamo anche l'intelligenza altrimenti la bellezza dovrebbe stare muta, se è bella ed intelligente allora siamo gelosi, se non è né l'una e nell'altra è emarginata. Se uno è bello e l'altro intelligente c'è disparità perché il bello vorrebbe che l'intelligente fosse anche bella altrimenti che figuraccia, ma l'intelligente di contro vorrebbe che l'altro fosse intelligente perché la bellezza da solo l'annoia. Insomma si può sapere che vogliamo?

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