norise 3 letture AI

INVERNI

quanti ancora ne restano nel conto apparente degli anni incorniciati nella finestra i rami imperlati di gelo e la coltre candida che copre anche il silenzio dei morti

immacolato manto come una immensa pagina bianca la immagini graffiata da due righe di addio il sangue delle parole già rappreso mentre è lo spirito a spiare da un lembo del cielo

(2010)

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INVERNI: Riflessioni sul gelo e sul silenzio

La poesia cattura l’attimo sospeso dell’inverno, dove il tempo si fa visibile nei cristalli di brina, nella neve che seppellisce ogni suono e nella tensione tra vita e morte. Il bianco immacolato diventa pagina su cui resta impresso solo un graffio di dolore, un addio che non si cancella.


Immagini e simboli chiave

  • i rami “imperlati di gelo”
    evocano il peso dell’attesa e la fragilità di ciò che resiste al freddo

  • la “coltre candida” che soffoca persino il silenzio dei morti
    suggerisce un oblio gelido, un riposo che non concede parole

  • il “manto” come pagina bianca
    trasforma il paesaggio in un libro aperto, pronto a essere ferito da segni dolorosi

  • “due righe di addio” graffiate nel bianco
    offrono un contrasto netto tra purezza e lacerazione emotiva

  • lo “spirito a spiare da un lembo del cielo”
    invita a guardare l’inverno non solo come stagione, ma come stato dell’anima

. COSA RESTERA'

siamo mistero a noi stessi cosa resterà quando dopo di noi sarà a sopravvivere finanche l'albero vetusto del giardino di fronte e le suppellettili e i cari libri

la tua la mia storia scritta sull'acqua

(2010)

Che poesia intensa e delicata. Cosa resterà evoca il senso di impermanenza e la fragilità della memoria umana. Il contrasto tra ciò che sopravvive — l’albero vetusto, gli oggetti, i libri — e ciò che svanisce — la storia personale, “scritta sull’acqua” — è struggente.

Alcuni spunti di riflessione:“Siamo mistero a noi stessi” apre con una verità profonda: l’identità è sfuggente, persino per chi la vive. – “Scritta sull’acqua” è una metafora potente: ciò che è scritto sull’acqua non può durare, non può essere conservato. È il destino di molte storie intime, che non lasciano traccia.

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SOGNO BAGNATO

[dalla parte dei traditi ed uccisi]

vedere l'angelo della morte entrare nel mio sogno

ed io riverso sul selciato lo stupore del sangue le viscere nelle mani

“tu quoque brute” ... per mano di chi si credeva amico

(2010) .

Analisi del testo “SOGNO BAGNATO”

Atmosfera e tono

Il componimento apre su un paesaggio onirico deteriorato dal violento ingresso dell’angelo della morte. La tensione resta sospesa tra incubo e realtà, evocando uno stato di terrore quasi sacro.

Immagini e figure retoriche

  • Personificazione: “angelo della morte” dà volto e volontà a un’entità astratta.
  • Effetto shock: la descrizione del sangue e delle viscere amplifica la brutalità del tradimento.
  • Latinismo: “tu quoque brute” rinvia al famoso grido di Cesare, condensando il senso di amicizia tradita in una formula carica di storia.

Temi e simboli

  • Tradimento e violenza: l’amico-divenuto-carnefice trasforma il sogno in carneficina.
  • Sogno vs realtà: la dimensione onirica crolla di fronte allo svelamento del peggiore dei segreti.
  • Morte rito d’iniziazione: il passaggio dallo stato di incoscienza al riconoscimento della brutalità umana.

DAI CIELI DEL SOGNO

precipitare dai cieli del sogno fino all'età adulta richiami di sapori di voci l'odore del mare inalare il vento salato sibilante sotto le porte - gibigiane echi liturgie di memorie l'iniziazione del sesso i segreti

cieli dell'adolescenza passati come in sogno

(2010)

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Breve analisi del testo

Atmosfera onirica e passaggio all’età adulta

Il componimento si apre con un’immagine forte: il “precipitare dai cieli del sogno” evoca la caduta dall’innocenza verso la concretezza dell’età adulta. Quel “fino all’età adulta” diventa soglia tra visione e realtà, un momento carico di nostalgia e tensione.


Le immagini sensoriali

  • “richiami di sapori / di voci l’odore”: sinestesia che mescola tatto, gusto e udito
  • “del mare inalare il vento salato sibilante”: l’elemento naturale come veicolo di memoria
  • “gibigiane echi / liturgie di memorie”: eco di rituali interiori, rievocazione di gesti antichi

Temi e simboli

  • Sogno vs realtà: dalla leggerezza del volo onirico alla gravità del quotidiano
  • Iniziazione e segreti: l’adolescenza vista come rito di passaggio, con le sue scoperte e tabù
  • Memoria e liturgia: la costruzione dell’identità attraverso ricordi ritualizzati

DENTRO SILENZI D'ACQUE

sul lago s'è alzata la luna dentro silenzi d'acque è dolce la luce nel respiro delle foglie una smania che dilania abbraccia i contorni della notte

(2010)

C’è una quiete che vibra in questi versi: la luna che si alza sul lago, la luce dolce, e poi quella “smania che dilania” che incrina il silenzio. È una notte tattile: le foglie respirano, la luce abbraccia, i contorni della notte prendono corpo. Mi piace il contrasto netto tra dolcezza e inquietudine: come se l’acqua custodisse pace in superficie mentre sotto pulsa un desiderio irrisolto.

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Notturno d’acqua

C’è un viaggio naturale in ciò che hai scritto: ascesa, culmine, dissolvenza. Ti propongo un piccolo trittico che conserva la tua dolcezza luminosa e quella smania che dilania, come un filo teso sotto il lago.


Struttura in tre quadri

  • Ascesa: Lentezza del sorgere. La luna lascia la riva e scioglie i bordi del buio.

    • Immagini: tremolio, vetro, alito di foglie, primo riflesso.
    • Timbro: attesa sospesa, pudore.
  • Culmine: La luce tocca tutto, la smania affiora.

    • Immagini: cerchio pieno, schiena del lago, nervatura delle foglie.
    • Timbro: dolce ferocia, chiarezza che brucia.
  • Dissolvenza: La notte riassorbe, resta il battito.

    • Immagini: alone, cenere di luce, passo che si allontana.
    • Timbro: resa quieta, eco.

Leitmotiv: la “smania” come respiro che passa dalle foglie all’acqua e poi al cuore, ricomparendo con parole-soglia (respiro, contorno, abbraccio).


Bozze dei tre testi

Ascesa

sul margine dell’acqua
sale la luna
un tremolio sottile
apre il vetro del lago

nel respiro delle foglie
un nome non detto
spinge piano
i contorni della notte

Culmine

la luce è piena
dolce e feroce
abbraccia la schiena del lago

una smania che dilania
risale le nervature
e chiede tutto
senza rumore

Dissolvenza

si allenta il cerchio
la luna fa cenere
del suo chiarore

resta un passo nell’acqua
un filo di respiro
che torna alle foglie
e tace

NASCOSTO STARO' NELLA ROSA

finché non avrà inghiottito il tempo osceno il suo grido nascosto starò nella rosa azzurra

perché non intacchino i veleni del mondo la bellezza del cuore

(2009)

Che meraviglia. Questo testo ha la delicatezza di un sussurro e la forza di un grido silenzioso. La rosa azzurra diventa rifugio, simbolo di purezza e resistenza contro la brutalità del tempo e i veleni del mondo. C’è qualcosa di profondamente spirituale nel voler proteggere “la bellezza del cuore” — come se fosse l’ultima cosa sacra rimasta.

Mi colpisce anche l’uso del colore: l’azzurro non è solo una tonalità, ma un’atmosfera, un luogo dell’anima. E quel “tempo osceno” sembra quasi un nemico invisibile, che divora ciò che è autentico e fragile.

DI ALTROVE

[La gente non è cattiva: ha solo paura di essere buona. Eduardo nel film Campane a martello.]

di altrove è lettura capovolta il mondo

chi ti dà occhi buoni per il cielo se non sai vedere

così la cieca sopraffazione la gioia cattiva del sangue

(2009)

Interpretazione e lettura del testo “Di altrove”

Ecco una possibile chiave di lettura per il tuo componimento, esplorando i temi dell’inversione, della visione e della paura insita nella bontà.

1. “È lettura capovolta il mondo”

  • L’idea di un «mondo capovolto» evoca una prospettiva che sfugge all’ordine consueto: ciò che dovrebbe sostenere la vita (la bontà, la fiducia) appare impossibile o pericoloso.
  • Questo verso apre il poema come un invito a ribaltare lo sguardo, a mettere in discussione le certezze e i valori consolidati.

2. Il dono degli “occhi buoni”

  • Chi “ti dà occhi buoni per il cielo / se non sai vedere”: suggerisce che la vera visione non nasce da un organo biologico, ma da un’apertura interiore.
  • Il cielo diventa metafora dello spazio dell’anima, un orizzonte che solo chi accetta di guardare oltre le paure può realmente abitare.

3. La cecità e la sopraffazione

  • La “cieca sopraffazione” unisce due parole contrapposte: la mancanza di sguardo e l’esercizio del potere violento.
  • Implica che dominare l’altro senza capire, senza guardarlo davvero, origina in una forma di oscurità morale.

4. “La gioia cattiva del sangue”

  • Qui la violenza diventa perverso godimento: il sangue non è solo il segno della sofferenza, ma anche la linfa di una soddisfazione malata.
  • Chi teme la bontà finisce per abbracciare la crudeltà come modo per sentirsi forte o “vivo”.

5. Il filo del discorso

  • I riferimenti a Eduardo (“La gente non è cattiva: ha solo paura di essere buona”) aprono il quadro a una riflessione esistenziale: la cattiveria non è un tratto innato, ma un’ombra che cala quando il coraggio di fare il bene arretra.
  • Il componimento crea così un circolo virtuoso tra parola, sguardo e azione: per rompere la paura serve la visione, per avere la visione bisogna credere nella bontà.

Spunti di conversazione

  • In che situazioni personali ti sei sentito davanti a un “mondo capovolto”?
  • Quali immagini visive ti evocano gli “occhi buoni per il cielo”?
  • Pensi che la paura di essere buoni sia ancora un ostacolo nella nostra società?

E per andare oltre, potremmo considerare come altre tradizioni letterarie – dalla poesia mistica medievale alle avanguardie novecentesche – abbiano indagato il tema dello sguardo interiore e della rottura degli schemi. C’è un filone unico che unisce chi, come te, osa “leggere capovolto” il mondo. (...) Capisco il tuo sentire A volte le emozioni più vive restano in uno spazio che non è fatto di parole, e va benissimo così.

Lasciare fluire l’indicibile Riconosci il valore di ciò che senti: non serve “spiegarlo” per farlo esistere.

Spesso la parola arriva per amplificare l’emozione, non per tradurla alla lettera.

Per andare oltre, possiamo esplorare come altri poeti e artisti – da Emily Dickinson, che parlava dell’indicibile, ai surrealisti, ma anche alla tradizione mistica – hanno accolto l’ineffabile nelle loro pagine.

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AUNG SAN SUU KYI

non violentate la primavera del suo giovane sangue non pugnalate la colomba del suo cuore aperto alla compassione

non schernite la disarmante verità che proclama aizzandole contro i mastini della notte

dal suo sangue si leva alto il grido di purezza a confondere intrighi di potenti

(maggio 2009)

© Felice Serino aka norise

. Questa poesia di Felice Serino è un grido lirico e politico, un atto di denuncia e di difesa della dignità umana incarnata in Aung San Suu Kyi. Scritta nel maggio 2009, in un momento cruciale della sua prigionia, il testo si fa portavoce di una compassione universale e di una resistenza non violenta.

Elementi chiave del testo:Primavera e sangue giovane: metafora potente della speranza e della vitalità minacciata dalla repressione. – La colomba del cuore: simbolo di pace e apertura, vulnerabile ma fiera. – Mastini della notte: immagine oscura e minacciosa, rappresentazione delle forze oppressive. – Il grido di purezza: la voce della verità che sfida il potere, che non si piega agli intrighi.

“non schernite la disarmante / verità che proclama” — qui la poesia si fa manifesto etico, richiamando alla responsabilità morale di fronte alla verità e alla giustizia.

Intatto lo spirito

ho ripreso in mano le poesie giovanili

alcune rifatte altre modificate

con severi tagli senza rimpianti

ispirazioni bucoliche vestite di primavera o

di autunnali malinconie

vi è rimasto intatto

lo spirito degli alberi e del vento

la resina la radice linfa da cui vita rinasce

© Felice Serino aka norise

Che meraviglia. Questa poesia di Felice Serino vibra di autenticità e memoria, come se il tempo non avesse scalfito l’essenza originaria dell’ispirazione. Il verso “lo spirito degli alberi e del vento” è un’immagine potentissima: evoca una continuità profonda tra natura e parola, tra passato e presente.

Riflessioni sul testo: – Il poeta torna alle sue radici, rivedendo le poesie giovanili con occhio maturo, ma senza tradire la loro anima. – I “severi tagli senza rimpianti” parlano di una lucidità artistica, di una crescita che non rinnega ma rifonde. – Le stagioni diventano metafore dell’ispirazione: la primavera come slancio vitale, l’autunno come dolce malinconia. – Eppure, ciò che resta “intatto” è lo spirito: la linfa poetica, la voce della natura che continua a parlare.

3 poesie

Reliquie

a scrivere non la mano ma la mia radice ferita

testimonianza siano non lettere storte sull'acqua

o che volteggino eteree dissanguandosi in volo

ma i momenti che restano nel tempo appesi al cuore

© Felice Serino aka norise

. Che meraviglia, questo componimento è un piccolo scrigno di intensità e delicatezza. Felice Serino, con il suo stile evocativo, riesce a trasformare il dolore in memoria viva, in “reliquie” che non si dissolvono come lettere sull’acqua, ma restano sospese nel tempo, appese al cuore.

Riflessione sul testo: – La “radice ferita” che scrive al posto della mano suggerisce che la poesia nasce da una ferita profonda, forse esistenziale o emotiva. – Le immagini delle lettere che si dissolvono o si dissanguano in volo evocano la fragilità della parola, contrapposta alla forza dei momenti vissuti. – Il cuore diventa archivio del tempo, custode di ciò che davvero conta.

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IN SOGNO RITORNANO

[ispirata nella notte del 25.3.07]

in sogno sovente ritornano amari i momenti del vissuto che non vorresti mai fossero stati si affaccia nel tuo sogno sudato quel senso di perdizione incarnato nel figlio prodigo che fosti emerge dai fondali dell'inconscio dove naviga il sangue e tu non puoi disfartene

C’è un ritorno che punge: non quello delle persone, ma dei momenti che il corpo non ha mai smesso di trattenere. Il sogno qui diventa una camera anecoica dove rimbalzano colpe, sudore, e l’eco del “figlio prodigo che fosti”.

  • Ritorno: L’incipit “in sogno sovente ritornano” stabilisce un ciclo: l’irrisolto non passa, si ripresenta con costanza, come marea interiore.
  • Identità scissa: Il “figlio prodigo” non è l’altro, sei tu; l’autoritratto morale sposta la colpa dal mito all’intimo, senza sconti.
  • Corpo-inconscio: “Dove naviga il sangue” è immagine potentissima: l’inconscio non è aria, è plasma, memoria liquida che scorre e risale.
  • Irredimibile: “E tu non puoi disfartene” chiude senza catarsi: non c’è assoluzione, solo convivenza con ciò che torna.

Se vuoi, posso provare a restituirti un’eco breve, ispirata al tuo ritmo.

risveglio

ritornano in sogno
le stanze senza finestre

mi chiamano per nome
con la voce del sangue

al mattino resto
ma loro restano in me

SPIOVE LUCE

spiove luce di stelle gonfie di vento col tuo peso greve di limiti ti pare quasi vita sognata il vissuto già divenuto memoria

siamo frecce scagliate nel futuro o il tempo che ci è dato è maya e si è immersi in un eterno presente?

© Felice Serino aka norise . C’è una dolce vertigine qui: la luce che “spiove” come pioggia al contrario, il peso dei limiti opposto all’ebbrezza delle stelle. E poi la domanda più onesta: siamo traiettorie o immersioni in un presente che non finisce?

  • Immagine sorgiva: “Spiove luce” è un gesto linguistico bellissimo: la grazia non sale da noi, cade su di noi, come dono non richiesto.
  • Corpo e confine: “Greve di limiti” ancora la visione cosmica al quotidiano; la vita sembra sognata proprio perché il corpo ne misura il bordo.
  • Memoria e sogno: Il vissuto che “già divenuto memoria” incrina il qui-e-ora; ciò che è accaduto vive solo come riflesso, ma il riflesso illumina.
  • Tempo interrogato: Frecce nel futuro o maya dell’eterno presente? La poesia tiene entrambe le verità in sospensione, senza risolverle.

Se vuoi, ti lascio un’eco breve, in ascolto del tuo ritmo:

postludio

spiove ancora
una luce che sa di lontano

io conto i limiti
come grani di sale

poi il tempo si ferma
e ci attraversa
come una freccia immobile

Commento critico delle tre poesie di Felice Serino

C’è un filo rosso che unisce le tre prove: la parola come reliquia del vissuto, il sogno come camera di risonanza dell’irrisolto, il tempo interrogato tra freccia e presente immobile. L’io poetico si muove su un crinale etico-esistenziale, con immagini nette e una sintassi parca che privilegia l’essenzialità.


Visione d’insieme

  • Asse tematico: Ferita che scrive (“radice ferita”), ritorno dell’inconscio (“figlio prodigo”), sospensione del tempo (“eterno presente”). Tre movimenti di una stessa partitura: memoria, colpa, interrogazione metafisica.
  • Registro: Lessico nitido, senza ornamenti superflui; prevalgono concretezza e figure limpide, quasi aforistiche, che tengono insieme corporeità e pensiero.
  • Tono: Sorvegliato, introspettivo, mai compiaciuto; la chiusa spesso lascia un’ombra aperta più che un sigillo.

Immagini e simboli

  • Reliquia e radice: L’atto dello scrivere affidato alla “radice ferita” rovescia l’idea di mano: la poesia nasce dall’origine dolorosa, non dall’abilità. Immagine fertile, identitaria.
  • Lettere e sangue: Le “lettere storte sull’acqua” e il “sangue” che naviga nell’inconscio costruiscono una dialettica tra parola fragile e biologia della memoria: la lingua può dissolversi, il corpo no.
  • Luce che spiove: Neologismo efficace: “spiove luce” inverte la gravità, luce come pioggia che viene dall’alto ma “a ritroso”; associazione con “stelle gonfie di vento” introduce un cosmo dinamico, quasi marinaresco.
  • Frecce/tempo: La freccia è icona del vettore temporale; l’alternativa “maya/eterno presente” apre una faglia filosofica, tenuta volutamente in sospensione.

Sintassi, taglio dei versi e ritmo

  • Paratassi e enjambement: Frasi brevi, enjambement che isolano nuclei semantici (“testimonianza siano / non lettere...”). Questo conferisce respiro e peso ai lemmi-chiave.
  • Cadenza: Prevale un ritmo prosodico, con accenti rallentati e brusche cadute in chiusa (“e tu non puoi disfartene”). L’effetto è di gravità controllata.
  • Punteggiatura minima: Lascia spazio al respiro del lettore e alla polisemia; funziona, ma in “IN SOGNO RITORNANO” qualche virgola in più potrebbe modulare il flusso del periodo centrale, molto denso.

Tempo, memoria, sogno

  • Memoria come forma: “Il vissuto già divenuto memoria” tematizza non solo il contenuto ma lo statuto dell’esperienza poetica: ciò che resta è ciò che si attacca al cuore, non il fatto in sé.
  • Sogno come ritorno del rimosso: L’immagine del “figlio prodigo che fosti” sposta il mito su un piano autoconfessionale. Non c’è ritorno alla casa del Padre, solo il ritorno del momento: “e tu non puoi disfartene” rifiuta la catarsi, scelta etica forte.
  • Sospensione ontologica: La domanda finale di “SPIOVE LUCE” non cerca risposta; la poesia tiene il paradosso come forma di verità praticabile.

Voce e posizionamento

  • Io responsabile: L’io non si autoassolve né si maschera dietro il simbolo: assume la ferita come motore di linguaggio. Questa responsabilità dà credibilità etica al dettato.
  • Registri accostati: Lessico quotidiano (“limiti”, “vissuto”) coabita con tracce filosofiche (“maya”, “eterno presente”) senza stonare. Buon equilibrio tra alto e umile.

Punti di forza e possibili affinamenti

  • Punti di forza

    • Immagini originali: “Spiove luce”, “radice ferita”, “naviga il sangue” sono invenzioni memorabili.
    • Chiusure nette: Finali non concilianti che restano in risonanza.
    • Densità semantica: Pochi versi, molto peso specifico.
  • Affinamenti

    • Economie sonore: In “IN SOGNO RITORNANO” l’accumulo di sostantivi astratti (“momenti del vissuto... senso di perdizione”) può appesantire; valutare un concreto sensoriale in più per incarnare l’astratto.
    • Ripetizione di “vissuto”: Appare in due testi con ruolo cardine; considerare varianti o perifrasi per evitare isotopia eccessivamente ribadita.
    • Domande retoriche: L’interrogazione finale funziona; si potrebbe tentare, in una variante, una chiusa assertiva che rovesci la domanda in immagine, per vedere se il testo regge anche senza punto interrogativo.

Lettura ad alta voce e musica interna

  • Allitterazioni: La sequenza “spiove… stelle… sognata” offre una trama di sibilanti: amplificarla volutamente in lettura aiuta a creare coesione sonora.
  • Accenti terminali: Le chiuse cadono spesso su parole pesanti (“cuore”, “disfartene”, “presente”): rallentare, lasciando mezzo battito di silenzio, intensifica l’effetto reliquia.

Disposizione in silloge

  • Ordine proposto: “Reliquie” → “IN SOGNO RITORNANO” → “SPIOVE LUCE”.
    • Motivo: Dalla fondazione etica della scrittura, al ritorno del rimosso, alla domanda metafisica sul tempo. Una traiettoria che apre, sprofonda, poi allarga l’orizzonte.