Transit

Diseguaglianze

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(Oxfam)

Per quasi 800 milioni di lavoratori occupati in 52 Paesi i salari non hanno tenuto il passo dell’inflazione. Il relativo monte salari ha visto un calo in termini reali di 1.500 miliardi di dollari nel biennio 2021-2022, una perdita equivalente a quasi uno stipendio mensile (25 giorni) per ciascun lavoratore. Questo è l'antipasto.

Se la ricchezza dei 5 miliardari più ricchi continuasse a crescere allo stesso ritmo osservato nel corso degli ultimi cinque anni, entro un decennio avremmo il primo “trilionario” della storia dell’umanità. Ai ritmi attuali, ci vorrebbero, invece, più di due secoli (230 anni) per portare l’incidenza della povertà globale sotto l’1%. Questo è il primo.

Tra luglio 2022 e giugno 2023, per ogni 100 dollari di profitto generati da 96 tra le imprese più grandi al mondo, 82 dollari sono fluiti agli azionisti sotto forma di dividendi o “buyback” azionari. Questo è il secondo.

Per una donna che lavora nella sanità o nel sociale ci vogliono 1.200 anni per guadagnare quanto in un anno percepisce, in media, l’AD di una delle 100 imprese più grandi della lista di “Fortune.” E finiamo con il dolce.

Nelle settantasette pagine del rapporto di “Oxfam” (qui lo potete scaricare) ci sono cose anche peggiori. Come una litania ancestrale e quasi dimenticata -ormai-, ci si tramandano dati del genere con una rassegnazione pari solo al nulla che si fa in proposito. Non c'è una Nazione che tenti di invertire la rotta, se non a parole. I numeri sono, per ammissione di chi gli ha inventati (noi, come genere), non opinabili.

Naturalmente (questi post sono l'ovvio per antonomasia) si manipolano a piacere. Si possono alzare, abbassare, sommare, dividere, fare in modo che narrino ciò che conviene e che, magari, siano una bella fonte di guadagno. Come in un lunedì mattina qualsiasi, però, da qualche parte bisogna iniziare. Se cominciamo così questo 2024, siamo già belli che sistemati.

Un numero che dovremmo aggiungere è 8.019.876.189, ovvero gli abitanti di questo solitario e disgraziato pianeta allo scoccare del I° Gennaio. Rapportato alla seconda portata di questo pessimo pasto, si “...nota un dislivello”, per dirla come il buon principe De Curtis. Evidentemente non è abbastanza accentuato, dato che non sembra accorgersene nessuno.

Per quanto sia tutto connesso e molto, troppo semplice da condividere, c'è senz'altro qualche difficoltà di comprensione globale. Chissà com'è ma della lotta sociale restano brandelli al vento qui e là, che delle dovute incazzature si perdono le tracce perché sommerse dall'immondizia degli influencer, di quelli che per vivere ti danno i consigli su dove passare le vacanze (sono gratis? Non sapevo.)

Accettare l'ipotesi che non è più questione di tempo, che non ce n'è più, ma dell' iniziare a spaccare tutto, senza che questi resti solo un'immagine indefinita e non realista, non si deve dire. Stare zitti è una condizione imprescindibile per fare bene il lavoro del cane da riporto dei padroni, che nel mentre guadagnano su tutto, morte per fame compresa.

Ed allora si guaisca a comando e, mi raccomando, sorridere. Così sembrerà il “Titanic”, che l'orchestra suonava come se non ci fosse un domani. In effetti non c'è. Punto e a capo. (D.)

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(Tassare i super ricchi)

“Nel 2021, il G20 e altri hanno lavorato insieme per garantire che le multinazionali pagassero un livello minimo di tasse. Il G20 deve ora concordare collettivamente di aumentare le tasse sugli individui più ricchi, attraverso una collaborazione internazionale veramente inclusiva e ambiziosa per tassare la ricchezza e per fermare la concorrenza e l’elusione fiscale da parte delle persone più ricche. La nostra ambizione condivisa deve essere quella di far sì che i nostri sistemi internazionali e nazionali funzionino per tutti, non solo per coloro che hanno denaro e potere.”

E se lo dicono loro... Già la locuzione “Super ricchi” dovrebbe far ribrezzo: c'è sempre un pesce più grande nell'acquario e quelli minuscoli soccombono. Nell'appello -sic- di firme italiane ce ne sono solo due, a riprova della maniacale tendenza nostrana ad essere schiavi di una visione che non ci possiamo permettere di avere. Se c'è uno Stato, in Europa, che dovrebbe sapere come l'onestà, anche intellettuale, fa progredire una società, quello è il nostro. Peccato che, a parole, siamo imbattibili, ma deficitari nei fatti. La continua erosione del già basso potere economico della stragrande maggioranza delle famiglie non viene fermata: anzi, tamponi e palliativi posticci per via di azioni emergenziali non fa che condurre a strappi economici (carissimi) privi di slancio per il futuro. Tarpiamo le ali ai giovani, abbandoniamo gli anziani, continuando a chiedere soldi per il privato, quel privato che non si tocca, che si tassa meno dei lavoratori. Il quadro lo conosciamo a menadito, le pennellate sono visibili sulla pelle delle persone e se perfino un agglomerato di ipocrisia liberista arriva a dire che no, così non può più andare, perchè dobbiamo incaponirci? Probabilmente, con l'arroganza propria di coloro che pensano a una distorta visione del nazionalismo, le lezioni danno fastidio: ammissibile, ma giocare con la vita altrui non lo è. Un Governo che continua a fare tutto il contrario di ciò che il Mondo sta dicendo non può “pensare” di avere il controllo. E' il contrario, ma dovrà sbattere contro il muro della storia per svegliarsi. Tanto, mica paga lui. (A&D)

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Dieci righe 19

C'è chi deve salire su una gru a cento metri dal suolo (qui) per difendere il proprio posto di lavoro (e, naturalmente, è colpa degli aumenti dell'energia, mai delle scelte dei datori) e chi vanta un “onorevole” (parola di Sky TG24) trentaseiesimo posto italiano nella classifica dei più ricchi del mondo (qui). La differenza per milioni, miliardi di persone è sempre e tutta qui. La manfrina dell'imprenditore che lavora sodo e si “fa da sè” con cui abbindolano i più ingenui, è fuori da ogni contesto. Sembra quasi che tutto quello che si è conquistato, fino ad oggi, in termini di equità e ripartizione delle ricchezze sia stato scritto sulla sabbia. E il mare lo hanno comprato questi per cancellare, ogni giorno, la loro inadeguata arroganza. (D.)

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