Transit

GovernoMeloni

(142)

(Merito)

Partendo dalla nuova denominazione del “Ministero dell'istruzione”, passando attraverso cosette abbastanza scialbe come il “Liceo del Made In Italy” (in Inglese, ché l'italiano è secondario, a scuola), il #GovernoMeloni spinge come un ossesso sul “merito.” Ora, dato che l'esperienza personale sbandierata va di moda sulla rete, butto qui la mia. Spero sia condivisa o condivisibile.

Avendo a che fare per la natura del mio lavoro, ogni giorno, con molta gente (tra cui ingegneri, tecnici specializzati, fornitori di servizi etc. etc.), lo affermo con una certa sicurezza: in Italia il merito esiste solo come idea, peraltro molto astratta. Direte che non è un'affermazione nuova, nemmeno originale. Vero. Molto, molto vero.

Eppure a me risulta ancora come un boccone amaro da mandare giù. Dalla scuola (forse fin dalla famiglia), al lavoro, alla quotidianità più spicciola, vi sfido a trovare tale qualità in più di una persona all'anno. O al decennio? Tralasciamo il discorso politico, quanto mai difficoltoso sull'argomento.

Restiamo alla giornata lavorativa. Davvero non mi capita quasi mai e, quando accade, è per persone che sono relegate ad avere molto meno spazio di quello che meriterebbero. La norma è l'arroganza di un titolo di studio da mettere sulle mail, del servilismo per fare carriera, di una malsana idea del lavoro sempre inteso come di una utilità che può essere paragonata solo a quella di un tecnico della sicurezza nucleare. Poi, in realtà, molti sembrano pesci dentro ad un acquario piuttosto sporco.

E' così che siamo fatti, in questo paese. Probabilmente anche nel resto del mondo, ma meglio guardare alla propria, di aia. Un eterno vivere sopra le righe, con un'aria di sufficienza verso chiunque, ma proprio tutti. Il cipiglio di generazioni intere votate al “Non sai chi sono io” (il “tu” è obbligatorio, devi fare sentire gli altri inferiori), che è il vero insegnamento multimediale, trasversale, politicamente corretto e comprensibile in venti dialetti.

Un caravanserraglio di protervia ed egoismo (*) che fa marciare il carrozzone sbullonato dell'Italia “che fa”, contrapposta a quella che non muove un dito, ma che comunque serve per il voto. Quindi non si deve dire nulla. Bisogna annuire sorridenti e compiaciuti di fronte a chi ne sa sempre una più di te, su qualsiasi argomento. E, chiaramente, che conosce tutte le aziende, i lavori, i responsabili, i Conti, i visconti e qualche Re d'avanzo.

Sguazzare in tutto ciò va di lusso per un Governo come quello attuale, che percepisce netto il valore dell'ideologia (le altre sono tutte sbagliate) e della retorica. Trova terreno fertilissimo in milioni di itaglioni che non aspettavano che vedere sdoganate le proprie pessime “qualità.” Più che di merito bisognerebbe scrivere di superficialità trasmissibile, in tutte le maniere. Ma sia “Made in Italy”, che sennò ci sentiamo offesi.

(*): l'egoismo non è, per forza, insalubre. Serve per andare avanti, per proteggersi dalla mediocrità. Sia detto a fin di bene.

#Opinioni #Italia #IlBelpaese

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(133)

(Pozzolo)

Ci hanno fatto credere che, in molte maniere, chi fa politica, chi detiene un potere (economico, sociale, fittizio come quello religioso), sia superiore agli altri. Prassi e pochissima voglia di mettere in discussione un assunto che è divenuto regola, chi si ribella è perduto: più che altro muore di solitudine o arriva al punto in cui percepisce che si sta sfiancando inutilmente.

Mettiamoci anche dell'insano masochismo, che porta moltissime persone a diventare zerbini 4.0, ovvero consenzienti e felici, e capiamo che è game, set e partita. Un immenso prato di sopraffazione dove pascolano indisturbati i fautori del “...Lei non sa chi sono io”, brucando l'erba del consenso in cambio dell'impunità e abbeverandosi alla fonte dell'ignoranza imperante.

Perciò risulta abbastanza ovvio l'atteggiamento di Campana nei confronti del Pozzolo, che per ridere si porta dietro una pistoletta da noir dell'800 (qui). Il che non significa che non possa ammazzare, sia detto. Basta mirare bene, avere qualche scusa pronta e fare le famose telefonate. Il che è risaputo e la vittima ne è consapevole.

Consapevolezza non scusabile. Rinviare una denuncia di qualche ora non è peccato. Lo è affermare certe cose, magari indotte da avvocati che vorrebbero recitare in qualche crime made in USA. Una così palese, scontata e avvilente affermazione di sudditanza dovrebbe risultare indigesta al popolo, termine con il quale ci si riempie la bocca per sputare sentenze spesso inique.

Quella stessa massa asservita che fa “sì, sì” con la testa a fronte di qualsiasi angheria, meglio se svolta contro le stesse leggi che dovrebbe ben conoscere (non chiediamolo agli “onorevoli”, fanno fatica a leggere). Mendicando favori e una cultura sociale/politica degna di “Rete 4”, si scatta sugli attenti e si battono i tacchi.

Il sig. Campana non è originale ed è pure prevedibile. Sarà uno dei milioni che non conosce un super potere che è stato inviato in dono (gratis, vuol dire) a tutti gli operai del mondo: la dignità. I più fortunati hanno anche quello della consapevolezza, che li rende invulnerabili: sono esattamente eguali a tutti gli altri e più uguali ai “potenti” dei potenti stessi.

Tu guarda. Incredibile. Se ci ragioni su un un attimo e cerchi questa forza, anche nelle tasche più nascoste, la trovi. Sempre. E non vanno nemmeno trovate scuse sugli antidoti che ti possono sparare contro: non esistono. E' roba fortissima, invincibile, che porta un esempio. Lo si può perfino seguire, ogni giorno ovunque.

Le scuse stanno a zero, anche se vogliono far credere il contrario. Milioni di operai, casalinghe, pensionati, ragazzi che non devono sentirsi inferiori a nessuno. Per costituzione, scritta e morale. Chi sbaglia paga, qualsiasi sia il suo nome, grado e parentela. Fateglielo capire ogni santo giorno. Non passeranno. (D.)

#Italia #Politica #Pozzolo #GovernoMeloni #Opinioni

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126 [Noi abbiamo un sogno]

(Sogno)

Noi abbiamo un sogno. Anzi, forse, molti. Non credete a coloro che vi dicono che sognare è inutile. Sono persone che si sono scordate le loro utopie, le loro speranze, le illusioni -perchè no?–. Davanti al ciò che il Mondo ci mette davanti, ogni ora, è anche comprensibile, se non quasi obbligatorio. Ma non ci credete lo stesso. Sognare qualcosa che ci fa stare meglio, che per noi significa il traguardo di una vita senza affanni o quello che vi pare, è umano. Molto, molto umano. D'altronde senza i grandi sogni non ci sarebbero state tante cose che hanno cambiato la storia (mica solo belle, eh?).

Per il nostro Paese, quello che malediciamo ogni giorno, il sogno più grande si può definire con una sola parola: prima. Si può arrivare prima a fare le cose? Si possono fare i lavori necessari prima che arrivi un'alluvione? Si può dare un'occupazione dignitosa a tutti prima che milioni di persone facciano la fame? Si può vivere democraticamente prima che i ladri e i politicanti si fottano tutto? Si può curare le persone prima che che facciano avere i loro risparmi ai dottoroni delle cliniche private? Si possono istruire i ragazzi prima che le scuole gli crollino in testa? Si può parlare prima di farsi la guerra, quella vera? Si può fare una legge che tuteli le donne prima che vengano ammazzate?

Sabato il #GovernoMeloni farà approvare il DDL contro la violenza sulle donne (qui). E le 105 donne (per scrivere solo del 2023) prima di Giulia? Non avrebbero meritato così tanta attenzione, prima? Qui non c'è sponda politica che tenga: questi argomenti sono molto più importanti delle meschine beghe da bottegai cui assistiamo, complici, dalla TV che i media hanno reso uno strumento vomitevole.

Ci sarà chi si arroga questa “vittoria di Pirro”, chi sbandiera programmi per l'educazione ai sentimenti (ma un'ora, che due le facciamo di religione), chi scrive e scrive, chi dirà “Io? Mai. Sono uno che rispetta le donne” e avanti. Però quei corpi, quelle vite andavano difesi prima. Molto, molto, prima.

C'è sempre, e quasi inevitabilmente, qualcosa di più importante. Ma davvero esiste qualcosa di più rilevante della vita delle persone? No, non crediamo. Almeno noi. Ma noi, noi non contiamo nulla. (Per dire.)

Come cantava Jannacci “...se me lo dicevi prima.” Magari non è stato detto abbastanza forte. Ma era prima che si doveva fare. Sempre prima. Dopo, spesso, è davvero troppo tardi. (A&D)

#Blog #Opinioni #Italia

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123

(Riforma premierato)

La riforma sul #premierato proposta dal #GovernoMeloni ha sollevato numerose preoccupazioni riguardo alla sua costituzionalità. Sebbene sia importante sottolineare che la costituzionalità di una legge spetta, in ultima analisi, alla Corte Costituzionale, si possono analizzare alcuni aspetti critici che potrebbero sollevare dubbi sulla conformità di questa proposta con la Costituzione Italiana. Proviamo a indicare alcuni dei principali motivi per cui la riforma potrebbe essere considerata incostituzionale.

Violazione dell'articolo 92 della #Costituzione. L'articolo 92 della Costituzione italiana stabilisce chiaramente che il Presidente del Consiglio dei Ministri è nominato dal Presidente della Repubblica. La proposta di riforma suggerisce una modifica a questa procedura, introducendo una maggiore influenza del Parlamento nella nomina del Premier. Questa modifica potrebbe essere considerata una violazione diretta dell'articolo 92 e potrebbe mettere in discussione il principio di separazione dei poteri sancito dalla Costituzione.

Bilanciamento dei poteri. La Costituzione italiana pone una forte enfasi sul bilanciamento dei poteri tra il governo, il parlamento e il Presidente della Repubblica. Qualsiasi tentativo di modificare questo equilibrio deve essere attentamente valutato. La riforma proposta potrebbe introdurre un'instabilità nel sistema politico italiano, consentendo al Parlamento di influenzare in modo eccessivo la nomina del Premier. Questo potrebbe compromettere l'efficienza del governo e la stabilità politica del paese.

Ruolo del Presidente della Repubblica. Il Presidente della Repubblica svolge un ruolo fondamentale nella nomina del Premier e nell'indirizzo della politica nazionale. La riforma potrebbe limitare il suo potere decisionale, conferendo al Parlamento un'importanza sproporzionata nella formazione del governo. Questo potrebbe compromettere l'indipendenza del Presidente della Repubblica e la sua capacità di agire come arbitro neutrale nelle questioni politiche.

Possibile conflitto con altri articoli costituzionali. La riforma potrebbe essere in conflitto con altri articoli della Costituzione italiana, come l'articolo 1 (che afferma l'unità della Repubblica) e l'articolo 54 (che tratta la formazione del governo). Qualsiasi modifica costituzionale deve essere coerente con l'insieme dei principi e dei valori sanciti nella Costituzione, al fine di garantire la stabilità del sistema politico italiano.

L'opinione degli esperti in diritto costituzionale. Gli esperti in diritto costituzionale potrebbero sollevare dubbi sulla costituzionalità della riforma proposta. La Corte Costituzionale tiene spesso conto delle opinioni degli esperti nella sua valutazione delle leggi, e se un numero significativo di giuristi costituzionali esprime preoccupazioni sulla riforma, ciò potrebbe influenzare il suo esito.

Potenziali implicazioni per il federalismo. La riforma potrebbe avere implicazioni per il sistema di governo regionale e per il federalismo in Italia (come piacerebbe a #Salvini.) Qualsiasi modifica che influenzi il processo di nomina del Premier potrebbe avere un impatto significativo sulle dinamiche tra il governo centrale e le regioni. È importante considerare attentamente queste implicazioni prima di apportare modifiche sostanziali al sistema politico italiano.

La riforma proposta dal Governo Meloni potrebbe essere considerata incostituzionale per vari motivi. Si dovrebbe rimettere alla Corte Costituzionale per valutarne la sua conformità. È importante che qualsiasi modifica costituzionale sia sottoposta a un esame rigoroso e approfondito per garantire che rispetti i principi fondamentali della Costituzione e non comprometta l'equilibrio dei poteri nel sistema politico italiano.

E' lampante che questo esecutivo punti a rimettere in circolo una falsa idea della democrazia: quella che vuole “...l'uomo -o la donna- solo/a al comando.” Come avviene da più di anno, sì. Ci ricorda qualcuno e qualcosa. Con grande tristezza.

#Blog #Opinioni #Politica #Italia

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121

(Povertà)

Il numero che il #GovernoMeloni non dice è quello dei “nuovi poveri” (i vecchi fanno solo statistica?): sono 357mila, il che porta le famiglie in difficoltà assoluta a 2,18 milioni. I dati dell'#Istat non sono impietosi: sono peggio. Se si parla di “lavoro povero” -un operaio o simile- parliamo del 14,7% delle famiglie. Però guai a discutere di #salariominimo, che i politici della nuova destra di agitano, iniziano a graffiare il vetro.

In questo articolo trovate anche tutto il resto, compresa l'inettitudine del Governo, la disgrazia dei nostri ragazzi e bambini, l'inconcludente politica sociale di uno stato paralizzato dalla propria incompetenza e dal suo crasso fallimento.

#Calcutta, uno di quei giovani cantanti che vanno di moda, dice che “...sembriamo tutti falliti.” E' proprio così, ma per qualcuno non si tratta di mettere sulla tavola due (tre sono lusso) pasti al giorno, ma solo di far fruttare al meglio la propria, di miseria. Che è quella intellettuale, quella della delinquenza, dell'ipocrisia, del “gli altri si fottano.”

Mi sforzo, ogni giorno, di trovare qualche argomento più leggero, a proposito dell'Italia, ma è quasi impossibile. Questo è l'orribile verità. (D.)

#Blog #Italia #Povertà #Opinioni

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120

(Legge di bilancio)

Appare evidente anche al cittadino “medio” come la #Leggedibilancio appena emanata dal #GovernoMeloni sia sbilanciata al ribasso. Comprensibile, dato che è normalità, da decenni a questa parte, parlare di “Spending Review.” Meno, ma anche questo non stupisce, vedere una cifra ridicola come tre miliardi per la #sanità, oppure seicento milioni di tagli ai comuni ed alle provincie (già, quelle cancellate...).

Le parti riguardanti il miglioramento delle pensioni (non dei salari, sia mai), bonus vari e aiuti sociali sono usate con il contagocce: si può evitare, evitiamo. Naturalmente il limite della spesa per l'acquisto di prestazioni private nel settore della sanità sale, progressivamente, fino a ipotizzarlo al 4% nel 2026. Quindi continua l'indicazione a far divenire la salute un optional: a pagamento, però, che il fondo lo grattano i poveri.

Continuando ad addossare gran parte delle cause dei nostri guai alla guerra (anche quella Israeliano – Palestinese, di cui a questo ed ai Governi precedenti frega nulla), a qualsiasi cosa meno che al fine corsa del capitalismo e alle iniquità del liberismo più pornografico degli ultimi cento anni, si prende per il celeberrimo naso -sic- il paese intero. Anzi, un paese. Per l'esattezza quello che stenta, che sopravvive, che si preoccupa. Quello triste.

Se, come dice Mattarella, “...il lavoro è un diritto, pagare le tasse un dovere” non si comprende appieno come coloro che lavorano onestamente e che i balzelli li pagano alla fonte (più tutti quelli “extra”) debbano continuare a soffrire, a vedersi erosi diritti ed equità, a non sorridere. Mai. Mentre, ancora con maggiore ovvietà, ladri e buffoni di varia natura proliferano nella loro impunità ed ignoranza.

O, forse, tutte queste sono domande retoriche. Basta, come tradizione, non porle. La cosa più semplice.

#Blog #Transit #Italia #Economia

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Dieci righe 87

(Come stai?)

La trasformazione sta avvenendo, è qui. Su tutti i “media” mainstream gira a palla la pubblicità che vedete in foto. Come abbiamo già detto, molto americana, molto hollywoodiana: ci sono decine di film che parlano delle assicurazioni mediche, ci sono stati politici veri che su questa cosa si sono giocati tutto. Eppure non riusciamo ancora a pensare che uno Stato con una #sanitàpubblica che è, per Costituzione, data a tutti stia scivolando verso questa vergogna. E' semplice, lo si intuisce: ci saranno categorie protette e curate e, dopo, tutti gli altri. Molto dopo. Lo smantellamento è, in realtà, in atto da decenni e nessun Governo è innocente. Più o meno nascostamente si è continuato a sottrarre fondi, professionalità e persino umanità alle strutture sanitarie: siamo allo sprofondo, in moltissime Regioni. Ma non può e non deve mai essere solo una questione di soldi. La salute ed il benessere dei cittadini è una delle priorità dello #Stato (di altre, altrettanto vessate, abbiamo parlato). Il #GovernoMeloni ha la forza, per ora, e l'appoggio per fare di questo scempio una sorta di “riforma” a favore dei propri veri sostenitori: le lobby, il capitalismo, il #welfare che arricchisce coloro che si sentono ispirati dal liberismo criminale. Il tutto suffragato dal sostegno di milioni di Italiani, così presi dal loro status, dalla loro (presunta) tranquillità economica che possono allegramente sbattersene degli altri. In un mondo sempre più arrogante e disfunzionale, dove regna un'anarchia morale che schiaccia i deboli ci stiamo uniformando. Chi non lotta contro questa e tutte le altre infamie, sul #lavoro, nella #politica, nella vita dei nostri figli, nella scuola, è solo un vigliacco destinato a svegliarsi quando sarà troppo tardi. (A&D)

Nota: questo post, leggermente diverso, è apparso su altri #SocialMedia, sempre nella giornata di oggi.

#Blog #DieciRighe #Italia #Opinioni

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Dieci righe 75

(Precari per sempre)

Ed allora lo fanno apposta. Le signore ed i signori che fanno parte del #GovernoMeloni strillano di crescita #economica. Nella realtà dei fatti stanno tagliando anche gli ultimi brandelli della casacca bucata che è divenuta il #lavoro. Naturalmente soprattutto quello precario. Come si può leggere anche (qui) le decisioni dell'esecutivo sono volte a rendere ancora più forti le #aziende. Dei #lavoratori chi se ne frega: le tasse le devono pagare alla fonte, perciò si possono continuare a spremere. Il sangue, ma gari, penseremo a gabellarlo tra qualche mese. E' immorale questo continuo disastro perpetrato verso chi non ha altro modo di campare con dignità che darsi da fare, prendere tutto quello che viene offerto. Il continuo abbassare la vita di milioni di persone verso la miseria dà la misura della politica Italiana. Quando non resterà più nulla se non disagio e rabbia sappiamo che, nella realtà fattuale, continuerà ad ergersi al di sopra della povertà con arroganza. Niente si frappone tra questa casta e la sua perpetuazione. Niente, nemmeno molti dei lavoratori stessi. E fa male più delle cazzate che ogni giorno ci propinano. (D.)

#Blog #DieciRighe #Lavoro #Economia #Opinioni

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Dieci righe 68

(Figli)

Premettendo che le parole di #Giorgietti sul taglio delle tasse a chi fa due figli (o più) (qui) sono purissima propaganda, anche di stampo fascista (almeno nei toni), gli argomenti che si possono contrapporre sono talmente tanti che ci vorrebbero cento righe. Non volendo esagerare (pare che anche dieci siano troppe per tantissima gente -sic-) ne cito uno solo: il diritto ineccepibile di non volerne, di figli. Ogni donna non avrà mai l'obbligo di partorire, se non per sua scelta o per motivi che nessuno deve indagare. Mai. Le coppie sono liberissime. Uno #Stato giusto ed equilibrato dovrebbe garantire le migliori condizioni economiche e sociali a tutte le famiglie, con o senza prole. Ed è qui che cascano gli asini del #GovernoMeloni. Messi come siamo, ci vuole coraggio e molta stupidità a pensare che fare più figli sia una soluzione geniale. Andare avanti senza pensare non è bello, cari i nostri. No, perchè ci rimettono i cittadini. Lo dovrebbero insegnare alle elementari, quando Voi facevate già sega. (D.)

#Blog #DieciRighe #Italia #Natalità #Opinioni

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Dieci righe 67

(Lavoro femminile)

La via del #GovernoMeloni per risolvere i problemi di #natalità e bassa occupazione passa dalle donne. Nel suo intervento a #Milano (qui) la #Premier continua in una vasta campagna di propaganda che sa molto di vecchio, di reazionario: e quando mai le donne non debbono salvare l'economia e anche fare più figli? Un mondo che le ostracizza, quello del #lavoro in Italia, sempre e continuamente, che è ancora pregno (sic) di un maschilismo neanche troppo sottile, che delega, delega e delega ancora alla forza del genere femminile quella parte così decisiva della crescita dei figli. Metterla giù così a me sembra, se non offensivo, quasi. Il tutto mentre, appunto, le politiche per il lavoro, gli aiuti alle famiglie, l'inserimento ad alti livelli dell'intelligenza femminile non mi pare siano al centro dei programmi. Quindi, le solite chiacchiere e distintivo. Il gioco che viene bene a questi. (D.)

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