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opinioni

Dieci righe 6

Probabilmente qualcuno, da qualche parte scriverà se mi aspettavo qualcosa di diverso dalla sentenza definitiva sul #RubyTer e su #Berlusconi. L' errore è a monte. Non è quello che penso io, l'importante. Come diceva qualcuno, non molto tempo fa, “...uno vale uno.” Il che è una cosa molto grande, se vista da vicino, ma che resta sullo sfondo rispetto a quello che si dovrebbe aspettare un paese intero, una Nazione. La legge non è affatto uguale per tutti e nei tribunali farebbero meglio a toglierla, quella frase. Perciò l'opinione su questa vicenda va chiesta a tutti quanti gli Italiani, soprattutto a coloro che sono onesti (la maggioranza.) Il loro sarebbe il vero giudizio inappellabile. Certo che fa paura. Scommettiamo?

#Blog #Italia #Giustizia #Opinioni #Opinions #Legge

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Dieci righe 5

A quanto pare ieri hanno vinto tutti. #Calenda, che è un opportunista come pochi lamenta il fatto che “...che votiamo per ragioni sbagliate: appartenenza e moda.” Sulla seconda poco si può eccepire. Si sa che molte persone sono banderuole cui basta una bava di vento per cambiare direzione e non importa quale sia. Sulla prima ritengo che sia l'ennesima stupidaggine detta da qualcuno che se ne intende. L'appartenenza, se scelta come un luogo, come una comunità, come condivisone di ideali spesso più alti dei numeri, non è un difetto. Dovrebbe saperlo lui che conosce come nella realtà dei fatti sia proprio la mancanza di appartenenza che è di moda. Quindi che aiuta quelli che non sanno che fare a combinare casini alle urne. Dovrebbe stare attento a questo, piuttosto che a #Twitter.

#ElezioniRegionali2023 #Lazio #Lombardia #TerzoPolo #Opinioni #Opinions #Politica #Italia #Blog

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Dieci righe 4

Già da ora possiamo dire che le elezioni regionali nel #Lazio ed in #Lombardia raccontano una storia già nota. Tutte le analisi che verranno fatte sull'astensionismo, le solite peraltro, non tengono conto di un dato incontrovertibile: le persone sono rintanate nelle loro vite, tra i loro recinti, belli o brutti che siano. La politica è partecipazione. Non lo scrivo perchè ho quasi sessant'anni, ma è un dato storico. Il “popolo”, termine abusato in modo indicibile, dovrebbe essere l'unico che comprende appieno che una parvenza di democrazia passa dal suo impegno. Unico giudice ed unico imputato, questa massa di persone è diventata un unicum con il pensiero più in voga: me ne frego degli altri.

#Politica #Politics #Italia #ElezioniRegionali #Opinioni #Opinions #Blog

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Dieci righe 2

Ogni cosa cambia. Ogni cosa può essere presa a cuore o meno. Ogni persona ha le sue priorità e non sono in discussione. Così accade che, nonostante i quasi vent'anni di frequentazione del web, riesca ancora ad incazzarmi quando a nessuno (lo dicono i #feedback, come piace dire) interessa del #CCNL della mia categoria lavorativa. Un articolo esaustivo lo trovate [(qui)] (https://www.lastampa.it/cronaca/2023/02/08/news/guardie_giurate_contratto_scaduto_da_oltre_7_anni_chi_protegge_al_via_la_campagna_di_denuncia_delle_guardie_giurate-12630167/) Nel contempo mi considero un pirla: l'egoismo e il menefreghismo italico sono cose note a chiunque. Resta un pochino di amaro in bocca, che, per chi come me, deve restare lontano da ogni tipo di cibo zuccheroso è anche peggio. Si va avanti a incazzature personali e piccole delusioni. Niente che anche io non elargisca a piene mani. Pari, patta e poveri.

#DieciRighe #Me #Personal #Opinioni #Opinions #Lavoro #Italia

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Dieci righe 1.

L'esercizio è importante. Quello fisico e quello mentale. Forse il secondo è più faticoso: implica il pensiero e l'attitudine ad esso. In questi tempi disgraziati (e quando mai non lo sono?) la scusa per non applicarsi è enorme. Ed anche questo è un fatto conclamato dal passato. Grazie persino alle applicazioni che scriveranno per noi e penseranno alla maniera migliore di mettere giù ogni argomento, atrofizzeremo ogni singolo neurone. Lo metteremo in modalità “ricezione” solo delle stronzate. Dato che il cervello ha un'enorme attività elettrica risparmieremo. E' l'obiettivo finale. La scusa perfetta per scivolare nell'oblio della profondità infinita del nulla.

#DieciRighe #Me #Personal #Blog #Riflessioni #Opinioni #Opinions #Reflections

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Ricorda un certo tipo di fantascienza la storia della #bidellapendolare, che così tanto ci ha impegnato in questi giorni. Quel tipo di letteratura o film in cui, tramite una storia fantastica e proiettata in un futuro -di qualsiasi genere-, si parla in realtà del presente, degli accadimenti già passati o di qualche storia accaduta realmente. Si maschera la realtà con la fantasia del dopo, del divenire.

Gli somiglia perchè, senza andare lontano, quello che contiene è la foto di una parte dell'Italia attuale, una grande parte. Quella fetta di paese che vivacchia con lavori sempre meno solidi, dei pendolari eterni, delle paghe insultanti, della mobilità traballante. Non sta di certo a me dire se quello che ha occupato il web in queste ore sia vero o no. C'è chi ve/ce lo dirà con cognizione di causa (o di #debunking.)

Gli elementi che la compongono, però, dovrebbero indurre a quella riflessione che siamo così intenti a demandare da permettere che tutto quello di cui sopra sia argomento d'interesse sempre per troppa poca gente. Potete partire dagli affitti, ma senza circoscrivere il problema a Milano, dato che è comune a tutta Italia, ma proprio tutta.

Se volete, invece, si potrebbe discutere degli stipendi. Quelli che sono definiti così impropriamente, dato che il termine esatto sarebbe “elemosina.” O, ancora, dai prezzi dei trasporti: dato che è chiaro che l'erosione dei salari la pagano solo quelli che li hanno bassi e che per muoversi nessuno gli fa sconti, il conto è presto fatto.

Direi, quindi, che questa vicenda l'ho “letta” come un lungo sottotesto (quello che sta tra le righe, per dirla come un tempo) e ciò che vi ho trovato non è consolante, per niente e nessuno. Tutto il resto sono orpelli da #SocialNetwoek, per la maggior parte inutili e ridondanti. Come metà delle cose che scriviamo.

#Opinioni #Opinions #Italia #Lavoro #SocialNetwork

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C'è stato un tempo in cui avrei voluto essere famoso in #Internet. Poi ci sono stati due problemi irrisolvibili (allo stato attuale): il mio carattere e la mia stupidità. Il primo è abbastanza evidente, se riuscite a seguire il poco che metto sui #SocialNetwork (in particolare #Mastodon.)

Il secondo (o la seconda) non è abbastanza vasta per competere con quella di coloro che sono davvero famosi in rete. Come vedete, davvero non c'è nulla da poter fare. Per fortuna. (D.)

#Personal #Personale #Opinioni #Opinions

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Ci vorrebbe un bugiardino, proprio come quello delle medicine. Ci vorrebbe per i #socialnetwork. Non eviterebbe gli effetti collaterali, che di norma sono molti più dei benefici, ma almeno qualcosa si potrebbe evitare. O no? Quando discutiamo di un mezzo usato da miliardi di persone nello stesso giorno non ci sono formule o avvertimenti che tengano. E' un paradosso. E' impossibile.

La parola che più posso, con i miei limiti, avvicinare a quel foglietto è “netiquette.” Ammetto che era da qualche tempo che non ne leggevo così diffusamente: è certo che sia data per scontata, ormai, come molte cose da molte persone. E' implicita, ma dandola per ovvia, tante persone fanno finta che non esista più. Premettendo che io per primo sono colpevole (e da qui in avanti questa affermazione non va dimenticata), c'è da domandarsi come mai adesso, su #Mastodon, si accetti con entusiasmo. Anzi, che sia premessa per ogni interazione di questa piattaforma, che venga ricordata tanto frequentemente, che sia “esposta.”

Mettiamo che il presupposto sia la saturazione che deriva dalla tossicità (definiamola così per brevità) di cui sono intasati i social. Malattia che è prodotta unicamente dai fruitori. Chi fornisce le piattaforme ne trae guadagno, nel caso non sia “Mastodon”: quindi ha un ritorno dalle interazioni, da tutte le interazioni, senza discernere di che tipo siano. Lasciamo perdere le moderazioni ed i manifesti anti qualcosa. La realtà fattuale è quella di un far west più o meno senza regole. Tutto è fagocitato dai numeri che si traducono in soldi: quindi, adattarsi o crepare.

Però sembra che di regole chiare, non fraintendibili, ci fosse bisogno come l'acqua in un deserto. Il che può presupporre un'analisi di coscienza approfondita. O solo del buonismo. La seconda ipotesi mi sento di volerla scartare a priori: tanto vale restare su “Twitter” o “Facebook” e raccontare un monte di fregnacce. Mica esiste un controllo dei pensieri. La prima è molto migliore. Implica il raggiungimento di un livello di saturazione elevato, un rifuggire dall'ipocrisia che tutti abbiamo usato (e usiamo) con troppa disinvoltura. Non appaia un pensiero paternalistico: se si ha un Blog si scrive, prima che ad ogni altro, a se stessi.

Non è una cosa semplice ribaltare anni ed anni di incazzature, strali, offese e risposte violente: quando ci vuole ci vuole, non si dice così? Non è affatto facile rivedere il proprio modus operandi mettendo tanti e tanti paletti. Non è solo immediato, è anche faticoso. Quello che non si vuole da un social: l'arduo compito di mettersi d'impegno. Se dovessi andare dietro all'ego, al carattere, alle mie (e di tantissimi) brutte abitudini, alla mia ipocrisia su “Mastodon” non ci sarei dovuto arrivare. Invece, contravvenendo a tutto questo, mi sento fiducioso. Assai. Potrei dire che sudo, che mi mordo la lingua, che lascio metà delle risposte nella mia mente, ed è tutto vero. Ma è altrettanto vero che il tempo che ho va speso bene, meglio, anzi parecchio (per citare uno dei Maestri.) E siccome non mi pagano, meglio averne un ritorno in termini di pacificazione. Il che non significa essere buonisti o passare per fessi, ma rimettersi in gioco. Palla al centro e pedalare.

(Sempre e solo con l'avallo di Alessandra.)

#netiquette #Mastodon #socialnetworks #Blog #opinioni #opinions

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Non devo fare un mero elenco delle cose buone o meno di “Mastodon.” Di certo sarebbe più facile e certamente più leggibile. Eppure, preparando questo post nella mia testa (e poi perdendomi dietro al lavoro), ho seguito varie considerazioni, varie idee ed è meglio cercare di rendere questo casino. So che apparirà più tortuoso e meno abbordabile, ma quale testa non è così?

Il blog lo ho aperto nel 2005: adesso è lì, perso. Sono cambiate tante cose, la maggior parte a livello personale ed ora, con mia somma gioia, condivido lo spazio del web con la mia adorata moglie Alessandra. Ma non è di certo questo che può importare. Voglio dire che ritengo di avere una certa anzianità in rete, seppure. e va detto immediatamente, che non sono un informatico. Data la mia età non ho mai avuto una formazione in questo senso: ai “miei tempi” l'unico computer era in segreteria. A dire che il pochissimo che so è perchè mi sono smazzato per i fatti miei. Da quell'anno la comunicazione in questa maniera è cambiata totalmente, ad iniziare dalla tempistica, caduta da quella più lenta dei Blog a quella rapidissima dei “social network.” Passate tutte le piattaforme (facendola breve) e relative incazzature, scazzi, errori (molti da parte mia) e improbabili pretese di notorietà, sembrava sempre mancare qualcosa. Però questo è ascrivibile al mio carattere, all'uso del mezzo, alla velocità di comprensione dei meccanismi e alla relativa semplicità nell'accettazione delle imposizioni dei big data, non di certo all'idea del social in sé. Vecchia, la faccenda: come si usa una cosa fa la differenza. E tralasciando gli affari troppo personali, “Mastodon” è l'ultimo approdo, ma non in senso negativo, tutt'altro.

A me appare chiaro come l'idea che sottende a “Mastodon” sia poderosa, nella sua essenza e semplicità: evitare di essere, innanzi tutto, sottomessi volutamente a chi ha fatto dei pensieri altrui mera merce di scambio per prodotti, servizi e cose che arricchiscono altri. E basterebbe questo per decidere di starci, ma quello che più mi ha attirato è il desiderio di rimettere a posto l'illogica logica del protagonismo, che è difetto umano, ma ormai arrivato al paradosso. Lo dice uno che combatte da sempre con la propria insicurezza, in ogni ambito e sa molto bene che significhi essere succubo del giudizio altrui. Non sono certo tutte rose e tutte fiori, ma la maniera tranquilla, quasi rilassata con cui ci si muove (o ci si inizia a muovere) su “Mastodon” è impagabile. La netiquette, questo animale mitologico, sembra davvero funzionare e le regole sono chiare, cristalline. In mano a molta gente sarà probabile qualche problema o molti, ma anche adesso che tanti, soprattutto da “Twitter”, planano, va messo in conto. E poi ti aiutano, in questa transizione che, come ho già avuto modo di dire, può sembrare complicata particolarmente per coloro che non hanno “mestiere”, ma che sono rispettati. Magari, a volte, sembra un po' di essere sgridati come alle elementari, ma si può sorvolare.

Il fatto, poi, che si sia direttamente coinvolti con la gestione dei server (anche solo, magari, eliminando il carico dei toot dal proprio profilo) e con il loro mantenimento anche economico, rende l'esatta idea di partecipazione attiva. Un modo che deve indurre ad una responsabilità dovuta prima che ad ogni altro a se stessi, facendo in modo che le cose vadano bene, che si possa davvero creare uno spazio molto grande, ma molto sereno. Se sia un'utopia sarà da capire, ma, come ogni cosa, viene determinata dalla volontà di farlo: è più facile cadere nella panacea delle migliaia di follower, del lecchinismo, del like come se piovesse che fare questo.

Anche comprendere che i numeri sono tali e puntare ai contenuti (anche il cazzeggio va fatto bene, ca va sans dire) senza scornarsi per quanti li leggano, non è cosa da tutti i giorni.

Certo, dal mio punto di vista ci sono delle piccole cose che non vanno, ma minime. Per esempio il termine “seguaci”, che si potrebbe sostituire con “...persone ti seguono” e “...segui X persone”. Poi, e a me appare ovvio, evitare di criticare chi usa la funzione del blocco: se c'è ne posso approfittare senza che, per questo, sfilino orde di gente molto buona. Oppure il tono a volte paternalistico di alcuni nello spiegare certe sottigliezze della piattaforma, ma che volete che sia? Davvero, che è? Non voglio apparire come troppo indulgente, ma quello che spero è che ci sia il mio impegno e quello di tanti altri per creare una piattaforma che diventi un punto di riferimento (se non lo è già) per vivere più tranquillamente i social. Creare una comunità è molto meglio che produrre ansia e far virare un'intera società verso l'edonismo tout-court. Fa male a tutti. Nella vita, ma è sempre un'opinione personale, si dovrebbe procedere per sottrazione, non per accumulo. Senza scordare che, comunque, tutto, ma davvero tutto è destinato a passare. E noi anche.

(Daniele, con l'avallo di Alessandra.)

#blog #mastodon #socialnetwork #opinioni #opinions

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Nel biennio 2021 – 2022 i salari sono scesi del 3,1% in Italia. Se non si comprende che il problema investe tutti allora il vero guaio è questo. Ad essere complottisti (sic) si potrebbe vedere un disegno, dietro a tali dati: quello, essenzialmente, di spazzare via il surplus delle persone, quelle più deboli, più attaccabili.

Per mia natura rifiuto una spiegazione così cinica e, mi auguro, improbabile, ma la storia economica liberista e capitalista dell'ultimo secolo si è fondata sul sistematico accumulo di beni nelle mani dei pochissimi che sappiamo. Così come sappiamo che questi fatti sono stati ampiamente diffusi e non solo dai partiti che, a Sinistra, vogliono stare dalla parte di coloro che stanno affannando. Molti economisti, e non solo quelli giovani, stanno ammonendo su un crollo di questa economia insostenibile per l'uomo ed il pianeta. Quindi, niente di nuovo. Quello che non si sradica è la pervicacia con cui questa ideologia ha intriso ogni ambito del nostro vivere: inconsapevolmente, o meno, facciamo parte di un sistema talmente ramificato da essere invisibile, in cui cadiamo (ed a cui cediamo) senza resistenza.

“Anche l'operaio vuole il figlio dottore”, cantava Paolo Pietrangeli ed ancora così, ancor di più. Per giustificarci ci sono milioni di frasi e pensieri e non tutti, per forza, errati. Essere umani è anche divenire egoisti. Quello che continua a latitare è un afflato di comunità, un unirsi per scopi comuni di comune crescita. In Italia, poi, che non ha mai brillato per tali prospettive, “sedersi ed aspettare” che altri si sporchino le mani è un classico. Quando scrivo queste banali riflessioni mi metto tra “...coloro che son sospesi”, avendo ben chiaro il fatto che avrei dovuto, dovrei e dovrò fare molto di più. Intanto, liberissimi, banche, governi e affaristi ci stanno massacrando ogni ora che passa. Ci stanno dicendo senza velature che non contiamo un cazzo e che sfogarci sui social a loro va benissimo.

Importante è che ricordiamo che città e piazza non vanno sporcate, non si deve urlare per non disturbare i nostri vicini ipocriti e contenti dell'andazzo. Sia mai, lo scrivo sempre. Sia mai che a sbattere contro il muro ci svegliamo tutti, ma tutti tutti.

#italia #salari #economia #transit #blog #opinioni #opinions #personale #personal

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