Transit

lavoro

(152)

(Suviana)

Proviamo a scegliere un registro. Immacolato, oppure già usato, con la possibilità di metterci tutto quello che vogliamo. Immaginiamo di scrivere qualcosa su #Suviana e sulle #mortisullavoro.

Registro del dolore. Difficile da maneggiare. Solo chi deve provare certe cose, certe assenze, certi vuoti può scrivere. Solo chi sa, può usarlo.

Registro dell'empatia. Più accessibile, più semplice. Forse le parole più che la penna, però.

Registro della retorica. Ce ne sono tanti, in giro. Quello dei giornali, quello delle televisioni, quello della politica, quello a buon prezzo. Scontato. Cioè costa poco e vale poco.

Registro sindacale. Bisogna ordinarlo, perchè ce ne sono tanti, ma mai disponibili al momento. Sempre un attimo dopo a quando servirebbero.

Registro delle indignazioni. In Italia se ne fanno, ma venduti quasi per niente. Messi in ombra da quelli artigianali: tutti se ne fanno uno.

Registro degli stupori. E', di solito, venduto insieme ad un pero (albero del), da cui cascano quelli che ci salgono. Ogni volta che accadono certe cose.

Registro delle banalità. Viene fornito con mille pagine già scritte. Quelle da scrivere ammettono anche errori ortografici.

Registro economico. Piuttosto corposo. Contiene cifre molto basse (lavoratori) nella parte sinistra, molto alte (“imprenditori”) nella parte destra. Si usa carta ruvida, perchè sia fastidioso.

Registro delle stupidaggini. Viene fornito insieme al quaderno delle cretinate. Lo passano le mutue.

Registro degli scioperi. “Sì, ma io ho da fare.” “Non posso, Chi mi sostituisce?” “E' uno strumento spuntato.” Utile per le scuse. Degli altri.

(Suviana2)

Registro dei nomi e dei numeri. L' unico che viene sicuramente usato, anche se inutilmente. In media ci si possono scrivere, ogni giorno, tre nomi e tre numeri, per ogni giorno dell'anno. Anche la Domenica, che i lavoratori dovrebbero riposare (direttiva che arriva da molto in alto.) Aggiornato con solerzia e con altrettanta rapidità nascosto, specialmente a chi dovrebbe guardarlo. Non è consigliato farsene trovare addosso: c'è il reale rischio di passare per disfattisti.

#Italia #Lavoro #Opinioni

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(144)

(CDR)

Si deve stare attenti a non offendere nessuno. In teoria. Il paragone con alcune razze canine è corretto: esistono “cani da riporto”, soprattutto in quella pratica ormai inutile e barbara che è la caccia si trovano animali di questo genere. Posso definirmi persona piuttosto cattivella anzichè no ed osservo. Osservo molto. Lo faccio perchè, in teoria, si deve tendere a non replicare i comportamenti che riteniamo sbagliati, tossici. Nel mondo del lavoro oserei dire che questa pratica sarebbe obbligatoria, ma chi non ha peccato etc. etc.

Vedo queste persone che riportano la carcassa della loro dignità al “padrone”. Solerti, affannate, preoccupate di stare dalla parte giusta, che è quella del servo acculturato (be', più o meno.) Pronte in ogni occasione a far sapere che chi comanda -sic- è nel giusto, che ha brillanti idee, che sa come fare. Come fare tutto: nessun aspetto lavorativo o dello scibile umano è a loro precluso. Quindi, se mi faccio vedere così vicino, moralmente e fisicamente, un premio è certo.

Che sia un caffettino, una promozione, un discorsetto personale poco cambia. La mia autostima cresce, cresce, cresce. Chi non si adegua a questo “pensiero” non ha capito come va il mondo. La ciotola piena, un regaletto qui ed un là e la vita sembra meno buia e grigia. Non ci si ricorda dello stipendio inadeguato, degli straordinari letteralmente regalati, dei colleghi infastiditi dalla propria inadeguatezza e mancanza di professionalità. Tutto splende nella corsa verso la pietosa, amichevole mano che ci getta un avanzo.

E la cosa più triste è che ci si illude di essere al pari di coloro che ci sfruttano, che di certo non pagano le nostre bollette o ci fanno la spesa. Come obbedienti cagnolini, con un guinzaglio lunghissimo, e che senz'altro si sentono superiori in tutto. E' molto triste, nel 2024, comprendere come l'evoluzione di alcune persone stia retrocedendo, invece di procedere. Ce ne sono ovunque, intorno a noi. Fateci caso e cercate sempre di fare il contrario.

Opinioni #Personal #Lavoro

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(137)

(Oxfam)

Per quasi 800 milioni di lavoratori occupati in 52 Paesi i salari non hanno tenuto il passo dell’inflazione. Il relativo monte salari ha visto un calo in termini reali di 1.500 miliardi di dollari nel biennio 2021-2022, una perdita equivalente a quasi uno stipendio mensile (25 giorni) per ciascun lavoratore. Questo è l'antipasto.

Se la ricchezza dei 5 miliardari più ricchi continuasse a crescere allo stesso ritmo osservato nel corso degli ultimi cinque anni, entro un decennio avremmo il primo “trilionario” della storia dell’umanità. Ai ritmi attuali, ci vorrebbero, invece, più di due secoli (230 anni) per portare l’incidenza della povertà globale sotto l’1%. Questo è il primo.

Tra luglio 2022 e giugno 2023, per ogni 100 dollari di profitto generati da 96 tra le imprese più grandi al mondo, 82 dollari sono fluiti agli azionisti sotto forma di dividendi o “buyback” azionari. Questo è il secondo.

Per una donna che lavora nella sanità o nel sociale ci vogliono 1.200 anni per guadagnare quanto in un anno percepisce, in media, l’AD di una delle 100 imprese più grandi della lista di “Fortune.” E finiamo con il dolce.

Nelle settantasette pagine del rapporto di “Oxfam” (qui lo potete scaricare) ci sono cose anche peggiori. Come una litania ancestrale e quasi dimenticata -ormai-, ci si tramandano dati del genere con una rassegnazione pari solo al nulla che si fa in proposito. Non c'è una Nazione che tenti di invertire la rotta, se non a parole. I numeri sono, per ammissione di chi gli ha inventati (noi, come genere), non opinabili.

Naturalmente (questi post sono l'ovvio per antonomasia) si manipolano a piacere. Si possono alzare, abbassare, sommare, dividere, fare in modo che narrino ciò che conviene e che, magari, siano una bella fonte di guadagno. Come in un lunedì mattina qualsiasi, però, da qualche parte bisogna iniziare. Se cominciamo così questo 2024, siamo già belli che sistemati.

Un numero che dovremmo aggiungere è 8.019.876.189, ovvero gli abitanti di questo solitario e disgraziato pianeta allo scoccare del I° Gennaio. Rapportato alla seconda portata di questo pessimo pasto, si “...nota un dislivello”, per dirla come il buon principe De Curtis. Evidentemente non è abbastanza accentuato, dato che non sembra accorgersene nessuno.

Per quanto sia tutto connesso e molto, troppo semplice da condividere, c'è senz'altro qualche difficoltà di comprensione globale. Chissà com'è ma della lotta sociale restano brandelli al vento qui e là, che delle dovute incazzature si perdono le tracce perché sommerse dall'immondizia degli influencer, di quelli che per vivere ti danno i consigli su dove passare le vacanze (sono gratis? Non sapevo.)

Accettare l'ipotesi che non è più questione di tempo, che non ce n'è più, ma dell' iniziare a spaccare tutto, senza che questi resti solo un'immagine indefinita e non realista, non si deve dire. Stare zitti è una condizione imprescindibile per fare bene il lavoro del cane da riporto dei padroni, che nel mentre guadagnano su tutto, morte per fame compresa.

Ed allora si guaisca a comando e, mi raccomando, sorridere. Così sembrerà il “Titanic”, che l'orchestra suonava come se non ci fosse un domani. In effetti non c'è. Punto e a capo. (D.)

#Blog #Economia #Lavoro #Diseguaglianze

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128

(Bestemmia)

Nel 1999 la sanzione contro “Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità è punito con la sanzione amministrativa da lire centomila a seicentomila.” è stata aggiornata agli euro. Un bel passo avanti, dal 1930, ci pare. Mentre nei contratti nazionali, quelli così cari a chi non vuole aumentare le paghe orarie incostituzionali, a questa cosa non si accenna -giustamente-, una delle migliaia di ditte in appalto agli illuminati “colossi” italiani licenzia per questo motivo (qui)

Un’altra istituzione, l’ONU, che si tira fuori solo se serve a scopi molto ipocriti, nel 2014 ha chiesto di abrogare queste idiozie. Dieci anni fa. Eppure la storia si perpetua immutabile, almeno in questo Paese, arrivando ogni giorno a nuovi picchi di sudditanza nei confronti di una delle religioni ammesse. Una, non la sola.

E’ vero che una bestemmia può dare fastidio: se parliamo della stessa ditta e di una operatrice che ha insultato un cliente, il licenziamento ci sta anche. Il cruccio è una cosa, richiamare un’altra, licenziare una bestialità opportunistica. Può darsi che lo stesso appaltante, tronfio del proprio falso perbenismo, abbia spinto per arrivare a tanto. Può darsi che sia stata una scusa per allontanare chi, sempre ipoteticamente, ha compiuto altri atti contro il datore di lavoro o colleghi, ma ci sono varie sanzioni che si possono applicare. Lo sanno anche certi fenomeni che stazionano nei CDA.

Eppure tutto quanto ha il colore smunto della immutabile, perniciosa sudditanza psicologica nei confronti della chiesa cattolica. Se il fatto resta entro l’ambito della personale idea del mondo (e del resto), nulla si ha da ridire. Non si deve. Arrivare a certi estremi, appare chiaro, fa riflettere su quanto l’Italia non sia uno Stato compiuto, ma ancora -e solo- un paesello colmo di persone che invecchiano malissimo.

Mentre tutto il pianeta si permette di usare il termine “futuro”, a volte persino con troppa facilità, noi, vantandoci, restiamo fermi, immobili a calpestare persone in nome e per conto di entità fittizie cui deleghiamo la nostra intelligenza. E’ più comodo, non sporca e di solito porta a sentirsi migliori. Di chi non s’è ancora compreso.

#Blog #Italia #Religione #Opinioni #Lavoro

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124

(Sciopero)

Il diritto allo sciopero in Italia rappresenta un fondamento del sistema democratico e dei diritti dei lavoratori. La storia del movimento operaio è segnata da lotte e conquiste che hanno progressivamente consolidato questo diritto, riconoscendolo come un mezzo legittimo di protesta e di difesa degli interessi dei lavoratori. Nonostante i progressi compiuti nel corso degli anni, il tema dello sciopero in Italia continua a sollevare dibattiti e questioni di rilevanza sociale e politica.

L'articolo 40 della Costituzione Italiana sancisce il diritto di sciopero per i lavoratori, affermando che “...la legge può limitarne l'esercizio solo per motivi di solidarietà familiare o per assicurare la difesa della libertà del lavoro.” Questa disposizione riflette il riconoscimento del valore sociale dello sciopero come strumento di difesa dei diritti dei lavoratori. Tuttavia, la questione dei limiti all'esercizio di questo diritto apre la strada a discussioni sul bilanciamento tra la libertà sindacale e l'interesse generale.

Il panorama normativo dello sciopero in Italia è regolato principalmente dallo “Statuto dei Lavoratori”, approvato nel 1970. Questa legge ha introdotto importanti disposizioni a favore dei lavoratori, riconoscendo il diritto di sciopero e stabilendo le modalità per il suo esercizio. Uno degli aspetti più significativi è la previsione dell'obbligo di preavviso, che impone alle organizzazioni sindacali di notificare con anticipo la data, l'orario e le modalità dello sciopero alle aziende interessate.

Viene anche definita la differenza tra uno sciopero economico ed uno di solidarietà. Gli scioperi di tipo economico sono quelli finalizzati a migliorare le condizioni di lavoro, come la negoziazione di salari e benefici. Gli scioperi di solidarietà, invece, sono quelli indetti in sostegno ad altre categorie di lavoratori o per esprimere dissenso su questioni di carattere generale. Entrambi i tipi di sciopero sono riconosciuti dalla legge, ma possono essere soggetti a diverse regolamentazioni.

Nonostante la tutela normativa, l'esercizio del diritto allo sciopero in Italia è oggetto di controversie e tensioni. Le vertenze sindacali, i contrasti con le aziende e le questioni legate agli scioperi selvaggi sollevano interrogativi sulla giusta bilancia tra la libertà sindacale e l'efficacia delle azioni di protesta. Inoltre, le restrizioni imposte da leggi successive, come la Legge Treu del 1997, hanno introdotto nuovi criteri e limitazioni all'esercizio del diritto di sciopero.

Determinante è il rapporto tra i sindacati maggiori (non più i rappresentativi, ormai) e governo. Le relazioni sindacali spesso si intrecciano con le dinamiche politiche e economiche del paese. L'intervento del governo può assumere diverse forme, dalla mediazione nella risoluzione di conflitti al tentativo di limitare gli scioperi considerati eccessivi o dannosi per l'economia nazionale. Questo rapporto delicato pone la questione della separazione tra potere politico e sindacale, elemento cruciale per garantire l'effettiva autonomia del movimento sindacale e la tutela dei diritti dei lavoratori.

Va notato che la percezione sociale degli scioperi in Italia è varia. Da un lato, c'è chi li vede come un diritto sacrosanto, un mezzo legittimo di difesa degli interessi dei lavoratori contro possibili abusi da parte delle aziende. Dall'altro lato, vi è chi critica gli scioperi, considerandoli un ostacolo allo sviluppo economico e un fattore di instabilità. Queste divergenze di opinione evidenziano la complessità del tema e la necessità di un costante dialogo tra le parti coinvolte.

Il diritto allo sciopero in Italia è un elemento cruciale della lotta sociale. Se da un lato la normativa costituzionale e lo Statuto dei Lavoratori riconoscono e regolamentano questo diritto, dall'altro persistono dibattiti e tensioni legate alle modalità di esercizio e alle possibili limitazioni imposte dalle leggi successive. La sfida per il paese è trovare un equilibrio che garantisca la libera espressione delle istanze sindacali, preservando al contempo l'interesse generale e il corretto funzionamento dell'economia nazionale.

Naturalmente, con il governo attuale e con Salvini tutto questo è aleatorio. Basta un post, ormai, per far capire da che parte tira il vento.

#Blog #Italia #Lavoro #Sciopero #Opinioni

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118

(Salari più bassi d'Europa)

Naturalmente i padroni sono divisi. E' logico che una dissertazione sul salario minimo non trovi tutti concordi quelli che devono pagare. Ma se è un discorso più complesso e che deve tener conto di centinaia di fattori (non solo detassazione e contratti regolari), è pur sempre abbastanza intuitivo: da trent'anni in Italia siamo pagati meno, a volte molto meno, che negli altri paesi del continente Europeo. Se perfino coloro che si muovono tra velluti e ville ci arrivano, allora è anche una questione mentale. Da molto tempo l'innovazione resta sulla carta, i diritti retrocedono, la sicurezza è praticamente inesistente (l'85% dei pochissimi controlli rileva mancanze in tutti i tipi di aziende), il lavoro nero/grigio è sempre preferito alle norme corrette. Non ci si muoverà mai se non si cambia la testa delle persone e questo, lo sappiamo, lo vediamo, è ormai come contare le stelle: impossibile. C'è la soluzione della continuità, ovvero perpetrare l'erosione del tessuto sociale debole a favore di quello alto -il medio è andato-: il che significherà una disgregazione infermabile. Potrebbe essere il programma di questo Governo e, forse, dei futuri. Di certo non ci stupiremmo. Stare immobili ci viene bene. Anzi benissimo. (A&D)

#Blog #Italia #Lavoro #SalarioMinimo #Opinioni

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Dieci righe 107

(Molestie)

Battutine, barzellette a fondo sessuale, #avances: un dipendente su quattro vittima di molestie sul lavoro. I dati emergono da un progetto realizzato da “Legacoop Fvg” e “Inail”: tra i casi emersi dal report ci sono pure le molestie tra donne (solitamente in diverse posizioni gerarchiche.) Quindi la vicenda, arrivata con ampio risalto ovunque della “toccatina” del bidello -un approfondimento e una prospettiva più particolareggiata le trovate (qui)– non è certo una cosa rara. Lo sanno anche i sassi. Il report di cui sopra è semplicemente un' altra conferma dell'andazzo generale che non scema per nulla. Si comprende una mancanza di cultura del rispetto che non può essere liquidata come troppo repressiva: una molestia non ha un indice fisso (seppur la #legge sia comprensiva all'eccesso) e non è percepita da tutti nella stessa maniera. Verremo tacciati di troppa rigidità, ma anche un complimento benevolo, se reiterato, se asfissiante, può infastidire. Pare che tenere la bocca chiusa sia per molti uomini e donne, in #Italia, sintomo di stupidità. Dovrebbe essere, invece, una qualità da applicare in una miriade di situazioni diverse. Anche per evitare di passare per cretini, se non altro. (A&D)

#Blog #DieciRighe #Lavoro #Molestie #Opinioni

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Dieci righe 91

(Lavoro minorile in Italia)

Il dato è (qui), molto nero su di un bianco sbiadito. Il 6,8% dei #minori italiani lavora. Abbandona la scuola (ma la percentuale, nel caso, è molto più alta) e inizia a faticare, a cercare di guadagnare qualcosa. In uno #Stato dove il #lavoro è un problema angosciante, dove si muore per vivere (ossimoro che è ancora più devastante per i minori -(qui)–, è davvero tutto al limite dell'assurdo. Una scuola che non sa più, da tempo, svolgere un ruolo di appoggio alle famiglie perchè depauperata, abbandonata, sotto finanziate e derisa (sì, anche questo), che non attrae, che non riesce più ad educare alla legalità. Un sommerso lavorativo che non si ferma, anzi si espande. Uno Stato inerme e complice. Mettete tutto insieme e questi sono i risultati. Ben poco resta da scrivere, a ben poco servirà una “giornata” per sensibilizzare su questo argomento. Ne facciamo a iosa, una al giorno. Come i nostri post. Insomma, la stessa litania che mettiamo giù per mille altre cose. Italia. (A&D)

#Blog #DieciRighe #LavoroMinorile #DirittiCivili #Italia

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Dieci righe 87

(Come stai?)

La trasformazione sta avvenendo, è qui. Su tutti i “media” mainstream gira a palla la pubblicità che vedete in foto. Come abbiamo già detto, molto americana, molto hollywoodiana: ci sono decine di film che parlano delle assicurazioni mediche, ci sono stati politici veri che su questa cosa si sono giocati tutto. Eppure non riusciamo ancora a pensare che uno Stato con una #sanitàpubblica che è, per Costituzione, data a tutti stia scivolando verso questa vergogna. E' semplice, lo si intuisce: ci saranno categorie protette e curate e, dopo, tutti gli altri. Molto dopo. Lo smantellamento è, in realtà, in atto da decenni e nessun Governo è innocente. Più o meno nascostamente si è continuato a sottrarre fondi, professionalità e persino umanità alle strutture sanitarie: siamo allo sprofondo, in moltissime Regioni. Ma non può e non deve mai essere solo una questione di soldi. La salute ed il benessere dei cittadini è una delle priorità dello #Stato (di altre, altrettanto vessate, abbiamo parlato). Il #GovernoMeloni ha la forza, per ora, e l'appoggio per fare di questo scempio una sorta di “riforma” a favore dei propri veri sostenitori: le lobby, il capitalismo, il #welfare che arricchisce coloro che si sentono ispirati dal liberismo criminale. Il tutto suffragato dal sostegno di milioni di Italiani, così presi dal loro status, dalla loro (presunta) tranquillità economica che possono allegramente sbattersene degli altri. In un mondo sempre più arrogante e disfunzionale, dove regna un'anarchia morale che schiaccia i deboli ci stiamo uniformando. Chi non lotta contro questa e tutte le altre infamie, sul #lavoro, nella #politica, nella vita dei nostri figli, nella scuola, è solo un vigliacco destinato a svegliarsi quando sarà troppo tardi. (A&D)

Nota: questo post, leggermente diverso, è apparso su altri #SocialMedia, sempre nella giornata di oggi.

#Blog #DieciRighe #Italia #Opinioni

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Dieci righe 75

(Precari per sempre)

Ed allora lo fanno apposta. Le signore ed i signori che fanno parte del #GovernoMeloni strillano di crescita #economica. Nella realtà dei fatti stanno tagliando anche gli ultimi brandelli della casacca bucata che è divenuta il #lavoro. Naturalmente soprattutto quello precario. Come si può leggere anche (qui) le decisioni dell'esecutivo sono volte a rendere ancora più forti le #aziende. Dei #lavoratori chi se ne frega: le tasse le devono pagare alla fonte, perciò si possono continuare a spremere. Il sangue, ma gari, penseremo a gabellarlo tra qualche mese. E' immorale questo continuo disastro perpetrato verso chi non ha altro modo di campare con dignità che darsi da fare, prendere tutto quello che viene offerto. Il continuo abbassare la vita di milioni di persone verso la miseria dà la misura della politica Italiana. Quando non resterà più nulla se non disagio e rabbia sappiamo che, nella realtà fattuale, continuerà ad ergersi al di sopra della povertà con arroganza. Niente si frappone tra questa casta e la sua perpetuazione. Niente, nemmeno molti dei lavoratori stessi. E fa male più delle cazzate che ogni giorno ci propinano. (D.)

#Blog #DieciRighe #Lavoro #Economia #Opinioni

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