AD GENTES 3-5

DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II Decreto sull’attività missionaria della Chiesa AD GENTES (7 dicembre 1965)

CAPITOLO I

PRINCIPI DOTTRINALI

La missione del Figlio 3 Questo piano universale di Dio per la salvezza del genere umano non si attua soltanto in una maniera per così dire segreta nell'animo degli uomini, o mediante quelle iniziative anche religiose, con cui essi variamente cercano Dio, nello sforzo di raggiungerlo magari a tastoni e di trovarlo, quantunque egli non sia lontano da ciascuno di noi (cfr. At 17,27): tali iniziative infatti devono essere illuminate e raddrizzate, anche se per benigna disposizione della divina Provvidenza possono costituire in qualche caso un avviamento pedagogicamente valido verso il vero Dio o una preparazione al Vangelo (8). Ma Dio, al fine di stabilire la pace, cioè la comunione con sé, e di realizzare tra gli uomini stessi – che sono peccatori – una unione fraterna, decise di entrare in maniera nuova e definitiva nella storia umana, inviando il suo Figlio a noi con un corpo simile al nostro, per sottrarre a suo mezzo gli uomini dal potere delle tenebre e del demonio (9) ed in lui riconciliare a sé il mondo (10) . Colui dunque, per opera del quale aveva creato anche l'universo (11) Dio lo costituì erede di tutte quante le cose, per restaurare tutto in lui (12).

Ed in effetti Cristo Gesù fu inviato nel mondo quale autentico mediatore tra Dio e gli uomini. Poiché è Dio, in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Col 2,9); nella natura umana, invece, egli è il nuovo Adamo, è riempito di grazia e di verità (cfr. Gv 1,14) ed è costituito capo dell'umanità nuova. Pertanto il Figlio di Dio ha percorso la via di una reale incarnazione per rendere gli uomini partecipi della natura divina; per noi egli si è fatto povero, pur essendo ricco, per arricchire noi con la sua povertà (13). Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita in riscatto dei molti, cioè di tutti (14). I santi Padri affermano costantemente che non fu redento quel che da Cristo non fu assunto (15). Ora egli assunse la natura umana completa, quale essa esiste in noi, infelici e poveri, ma una natura che in lui è senza peccato (16) . Di se stesso infatti il Cristo, dal Padre consacrato ed inviato nel mondo (cfr. Gv 10,36), affermò: «Lo Spirito del Signore è su di me, per questo egli mi ha consacrato con la sua unzione, mi ha inviato a portare la buona novella ai poveri, a guarire quelli che hanno il cuore contrito, ad annunziare ai prigionieri la libertà ed a restituire ai ciechi la vista» (Lc 4,18); ed ancora: «Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare quello che era perduto» (Lc 19,10).

Ora tutto quanto il Signore ha una volta predicato o in lui si è compiuto per la salvezza del genere umano, deve essere annunziato e diffuso fino all'estremità della terra (17), a cominciare da Gerusalemme (18). In tal modo quanto una volta è stato operato per la salvezza di tutti, si realizza compiutamente in tutti nel corso dei secoli.

La missione dello Spirito Santo 4 Per il raggiungimento di questo scopo, Cristo inviò da parte del Padre lo Spirito Santo, perché compisse dal di dentro la sua opera di salvezza e stimolasse la Chiesa a estendersi. Indubbiamente lo Spirito Santo operava nel mondo prima ancora che Cristo fosse glorificato (19). Ma fu nel giorno della Pentecoste che esso si effuse sui discepoli, per rimanere con loro in eterno (20); la Chiesa apparve ufficialmente di fronte alla moltitudine ed ebbe inizio attraverso la predicazione la diffusione del Vangelo in mezzo ai pagani; infine fu prefigurata l'unione dei popoli nell'universalità della fede attraverso la Chiesa della Nuova Alleanza, che in tutte le lingue si esprime e tutte le lingue nell'amore intende e abbraccia, vincendo così la dispersione babelica (21). Fu dalla Pentecoste infatti che cominciarono gli «atti degli apostoli», allo stesso modo che per l'opera dello Spirito Santo nella vergine Maria Cristo era stato concepito, e per la discesa ancora dello Spirito Santo sul Cristo che pregava questi era stato spinto a cominciare il suo ministero (22). E lo stesso Signore Gesù, prima di immolare in assoluta libertà la sua vita per il mondo, organizzò il ministero apostolico e promise l'invio dello Spirito Santo, in modo che entrambi collaborassero, sempre e dovunque, nella realizzazione dell'opera della salvezza (23). Ed è ancora lo Spirito Santo che in tutti i tempi «unifica la Chiesa tutta intera nella comunione e nel ministero e la fornisce dei diversi doni gerarchici e carismatici» (24) vivificando – come loro anima – le istituzioni ecclesiastiche (25) ed infondendo nel cuore dei fedeli quello spirito missionario da cui era stato spinto Gesù stesso. Talvolta anzi previene visibilmente l'azione apostolica (26), come incessantemente, sebbene in varia maniera, l'accompagna e la dirige (27).

La missione della Chiesa 5 Il Signore Gesù, fin dall'inizio «chiamò presso di sé quelli che voleva e ne costituì dodici che stessero con lui e li mandò a predicare» (Mc 3,13; cfr. Mt 10,1-42) (28). Gli apostoli furono dunque ad un tempo il seme del nuovo Israele e l'origine della sacra gerarchia. In seguito, una volta completati in se stesso con la sua morte e risurrezione i misteri della nostra salvezza e dell'universale restaurazione, il Signore, a cui competeva ogni potere in cielo ed in terra (29), prima di salire al cielo (30), fondò la sua Chiesa come sacramento di salvezza ed inviò i suoi apostoli nel mondo intero, come egli a sua volta era stato inviato dal Padre (31) e comandò loro: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che io vi ho comandato» (Mt 28,19-20); «Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi invece non crederà, sarà condannato » (Mc 16,15). Da qui deriva alla Chiesa l'impegno di diffondere la fede e la salvezza del Cristo, sia in forza dell'esplicito mandato che l'ordine episcopale, coadiuvato dai sacerdoti ed unito al successore di Pietro, supremo pastore della Chiesa, ha ereditato dagli apostoli, sia in forza di quell'influsso vitale che Cristo comunica alle sue membra: «Da lui infatti tutto quanto il corpo, connesso e compaginato per ogni congiuntura e legame, secondo l'attività propria di ciascuno dei suoi organi cresce e si autocostruisce nella carità» (Ef 4,16).

Pertanto la missione della Chiesa si esplica attraverso un'azione tale, per cui essa, in adesione all'ordine di Cristo e sotto l'influsso della grazia e della carità dello Spirito Santo, si fa pienamente ed attualmente presente a tutti gli uomini e popoli, per condurli con l'esempio della vita, con la predicazione, con i sacramenti e con i mezzi della grazia, alla fede, alla libertà ed alla pace di Cristo, rendendo loro facile e sicura la possibilità di partecipare pienamente al mistero di Cristo.

Questa missione continua, sviluppando nel corso della storia la missione del Cristo, inviato appunto a portare la buona novella ai poveri; per questo è necessario che la Chiesa, sempre sotto l'influsso dello Spirito di Cristo, segua la stessa strada seguita da questi, la strada cioè della povertà, dell'obbedienza, del servizio e del sacrificio di se stesso fino alla morte, da cui poi, risorgendo, egli uscì vincitore. Proprio con questa speranza procedettero tutti gli apostoli, che con le loro molteplici tribolazioni e sofferenze completarono quanto mancava ai patimenti di Cristo a vantaggio del suo corpo, la Chiesa (32). E spesso anche il sangue dei cristiani fu seme fecondo (33). _______________________ NOTE

(8) Cf. S. IRENEO, Adv. Haer. III, 18, 1: “Il Verbo, esistente presso Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, e che era sempre vicino al genere umano...”: PG 7, 932; id. IV, 6, 7: “Infatti il Figlio, vicino fin dall’inizio alla sua creatura, rivela il Padre a tutti quelli che il Padre vuole, e quando vuole e come vuole”: ib. 990; cf. IV, 20, 6 e 7: ib. 1037; Dimostrazione n. 34: Patr. Or. XII, 773; Sources Chrét. 62, Paris 1958, p. 87; CLEMENTE D’ALESS., Protrept., 112, 1: GCS Clemens I, 79; Strom. VI, 6, 44, 1: GCS Clemens II, 453; 13, 106, 3 e 4: ibid. 485. Per la stessa dottrina cf. PIO XII, Messaggio radiofon., 31 dic. 1952; CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 16: AAS 57 (1965), p. 20 [pag. 151ss].

(9) Cf. Col 1,13; At 10,38.

(10) Cf. 2 Cor 5,19.

(11) Cf. Col 1,13; At 10,38.

(12) Cf. Eb 1,2; Gv 1,3 e 10; 1 Cor 8,6; Col 1,16.

(13) Cf. Ef 1,10.

(14) Cf. Mc 10,45.

(15) Cf. S. ATANASIO, Ep. ad Epictetum, 7: PG 26, 1060; S. CIRILLO DI GERUS., Catech. 4,9: PG 33, 465; MARIO VITTORINO, Adv. Arium, 3, 3,: PL 8, 1101; S. BASILIO, Epist. 261, 2: PG 32, 969; S. GREGORIO DI NAZ., Epist. 101: PG 37, 181; S. GREG. DI NISSA, Anthirreticus, Adv. Apollin., 17: PG 45, 1156; S. AMBROGIO, Epist. 48, 5: PL 16, 1153; S. AGOSTINO, In Ioan. Ev. tr. XXIII, 6: PL 35, 1585; C.Chr. 36, 236; inoltre in questo modo dimostra che lo Spirito Santo non ci ha redenti, perché non si incarnato: De Agone Christ. 22,24: PL 40, 302; S. CIRILLO DI ALESS., Adv. Nestor. I, 1: PG 76, 20; S. FULGENZIO, Epist. 17, 3, 5: PL 65, 454; Ad Trasimundum, III, 21: PL 65, 284: sulla tristezza e il timore.

(16) Cf. Eb 4,15; 9,28.

(17) Cf. At 1,8.

(18) Cf. Lc 24,47.

(19) E lo Spirito che ha parlato per mezzo dei profeti: Symb. Constantinopol.: Dz 150 (86) [Collantes 0.509]; S. LEONE MAGNO, Sermo 76: PL 54, 405-406: “Quando il giorno di Pentecoste lo Spirito Santo riempì i discepoli del Signore, non fu l’inizio della missione, ma un aumento di liberalità: perché i patriarchi, i profeti, i sacerdoti e tutti i santi, che erano vissuti nei tempi precedenti, erano stati animati dalla santificazione dello stesso Spirito..., benché la misura dei doni non fosse la stessa”. Anche Sermo 77, 1: PL 54, 412; LEONE XIII, Encicl. Divinum illud, 9 maggio 1897: ASS 29 (1897), pp. 650-651 [Dz 3329]. Anche S. GIOVANNI CRISOSTOMO, sebbene insista sull’originalità della discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste: In Ef. c. 4, Om 10,1: PG 62, 75.

(20) Cf. Gv 14,16.

(21) I Ss. Padri parlano spesso della Babele e della Pentecoste: ORIGENE, In Genesim, c. 1: PG 12, 112; S. GREGORIO DI NAZ., Oratio 41, 16: PG 36, 449; S. GIOVANNI CRISOST., Hom. 2 in Pentec., 2: PG 50, 467; In Act. Apost.: PG 60,44; S. AGOSTINO, En. in Ps. 54, 11: PL 36, 636; CChr 39, 664s; Sermo 271: PL 38, 1245; S. CIRILLO DI ALESS., Glaphyra in Genesim II: PG 69, 79; S. GREGORIO MAGNO, Hom. in Evang., Lib. II, Om. 30, 4: PL 76, 1222; S. BEDA, In Hexaem., lib. III: PL 91, 125. Vedi anche il mosaico nell’atrio della Basilica di S. Marco a Venezia. La Chiesa parla tutte le lingue, e cos raccoglie tutti nella cattolicit della Fede: S. AGOSTINO, Sermones 266, 267, 268, 269: PL 38, 1225-1237; Sermo 175, 3: PL 38, 946; S. GIOVANNI CRISOST., In Ep. I ad Cor., Om. 35: PG 61, 296; S. CIRILLO DI ALESS. Fragm. in Act.: PG 74, 758; S. FULGENZIO, Sermo 8, 2-3: PL 65, 745-744. Sulla Pentecoste come consacrazione degli Apostoli alla missione cf. J.A. CRAMER, Catena in Acta SS. Apostolorum, Oxford 1838, p. 24s.

(22) Cf. Lc 3,22; 4,1; At 10,38.

(23) Cf. Gv 14-17; PAOLO VI, Discorso tenuto in Concilio il 14 sett. 1964: AAS 56 (1964), p. 807 [pag. 1215ss].

(24) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 4: AAS 57 (1965), p. 7 [pag. 119ss].

(25) S. AGOSTINO, Sermo 267, 4: PL 38, 1231: “Lo Spirito Santo adempie in tutta la Chiesa quello che adempie l’anima in tutte le membra di un solo corpo”. Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa, Lumen Gentium, n. 7 (con la nota 8): AAS 57 (1965), p. 11 [pag. 125ss].

(26) Cf. At 10,44-47; 11,15; 15,8.

(27) Cf. At 4,8; 5,32; 8,26.29.39; 9,31; 10; 11,24-28; 13,2.4.9; 16,6-7; 20,22-23; 21,11 ecc.

(28) Cf. anche Mt 10,1-42.

(29) Cf. Mt 28,18.

(30) Cf. At 1,4-8.

(31) Cf. Gv 20,21.

(32) Cf. Col 1,24.

(33) TERTULLIANO, Apologeticum, 50,13: PL 1, 534; CChr I, 171.

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Approfondimenti

Contenuti principali del Decreto «Ad gentes»

Il decreto appartiene ai documenti «lunghi» del Concilio, e venne approvato come 14° dei sedici documenti. È diviso in 42 articoli, esposti in sei capitoli:

  1. I principi della dottrina missionaria,
  2. L’opera missionaria in se stessa: Testimonianza cristiana, Predicazione del Vangelo e la riunione del popolo di Dio, La formazione della comunità cristiana,
  3. Le Chiese particolari,
  4. I missionari,
  5. L’organizzazione dell’attività missionaria,
  6. La cooperazione missionaria.

È significativo il fatto che il primo capitolo sulla natura teologica delle missioni contiene più note della Scrittura e dei Padri che tutto il resto del decreto. È evidente che i Padri conciliari hanno voluto esprimere così una forte motivazione teologica della missio ad gentes. Negli altri cinque capitoli del Decreto, che espongono i temi classici, sono invece citati solo altri dieci documenti del Concilio Vaticano II già approvati, in modo speciale la Costituzione dogmatica Lumen Gentium e il Magistero ecclesiale sulle missioni degli ultimi 50 anni (prima del Concilio). Ad Gentes situa la missione nel cuore della Chiesa, e distingue chiaramente tra l’attività missionaria e lavoro ecumenico e pastorale: «Le iniziative principali con cui i divulgatori del Vangelo, andando nel mondo intero, svolgono il compito di predicarlo e di fondare la Chiesa in mezzo ai popoli e ai gruppi umani che ancora non credono in Cristo, sono chiamate comunemente ‘missioni’: esse si realizzano appunto con l’attività missionaria» (AG 6). Vediamo alcune idee forti del Decreto, che motivano la Chiesa ad essere sempre più missionaria.

Missio Dei – come motivazione di fondo.

Il ‘grande comando di Gesù’ («Andate in tutto il mondo!...» Mt 28,18-20) – che resta come la parola chiave per molti fratelli protestanti – è stato presentato in una visione più ampia e profonda. Il primo capitolo dottrinale inizia con il piano divino di salvezza che mette in evidenza che la radice originaria della missione della Chiesa è la vita trinitaria di Dio. Per mezzo del Figlio l’Amore del Padre raggiunge ogni uomo nelle forme e vie che solo Lui conosce. Compito della Chiesa è di comunicare instancabilmente questo amore divino, grazie all’azione dello Spirito Santo.

La natura missionaria della Chiesa.

L’indole missionaria viene sottolineata non tanto nel senso geografico, ma sopratutto nel senso teologico, in quanto il destinatario della «missione» non è solo il non-credente, ma anche il credente. «La Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine» (AG 2). Occorre anche ricordare che alcuni si sono posti il problema (e se lo pongono tuttora) se questo allargamento del concetto missionario avesse involontariamente indebolito il significato della missione ad gentes. Riproponiamo questo «dubbio» come sollecitazione a tenere distinto e unito l’appello missionario. In effetti, anche nell’ultimo capitolo (Cooperazione) viene sottolineato il dovere di tutti e ciascuno nella Chiesa di contribuire alla missio ad gentes, secondo il proprio stato e carisma (tutti i fedeli, comunità cristiane, vescovi e sacerdoti, tutti gli istituti religiosi anche e tutti i laici.

La vocazione missionaria ad gentes (ad exteros, ad vitam).

Il decreto espone nel 4° capitolo «chi è il missionario» con tutte le implicazioni della sua formazione. La vocazione missionaria è per tutti i cristiani (AG 23). Chi è il missionario? Colui che è mandato dall’autorità ecclesiastica per proclamare il Vangelo a quelli che non conoscono ancora Gesù Cristo e fonda le nuove Chiese particolari (missionari espliciti). Nello stesso tempo però non c’è nessun cristiano che venga escluso dal compito di testimoniare Gesù, trasmettendo ad altri l’invito del Signore nella vita quotidiana e contribuendo all’attività missionaria esplicita secondo le sue possibilità.

da: Václav Klement, Ad Gentes, sull’attività missionaria della Chiesa (NPG 2012-07-75)

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