DE CATECHIZANDIS RUDIBUS – 12

VIII – La catechesi con gli uomini colti

12. Non dobbiamo poi dimenticare di mettere in rilievo qualche caso particolare. Se viene a farsi istruire sul cristianesimo un uomo di cultura, che abbia ormai deciso di farsi cristiano, molto probabilmente conosce già buona parte della Scrittura e viene solo per essere ammesso ai sacramenti.

Di solito le persone colte cominciano a informarsi bene, non al momento in cui decidono di farsi cristiani, ma molto tempo prima, e se trovano uno disposto gli comunicano i propri sentimenti e li discutono. Con costoro bisogna essere sintetici, non annoiarli ripetendo le cose che sanno, ma puntualizzare con discrezione l’essenziale: diremo che siamo certi che questa cosa e quest’altra la sanno già, e così ripasseremo alla svelta tutte le cose che bisogna insegnare agli ignoranti; così, se queste cose le sanno, non avranno l’impressione che vogliamo far loro da maestri; se invece qualcuna non la sanno, mentre la ricordiamo, la vengono a sapere anche loro.

È utile chieder anche a loro che cosa li abbia spinti a farsi cristiani. Se uno è stato persuaso dai libri, da quelli della Scrittura o da qualche utile trattato, si comincerà il discorso parlando di questi, lodandoli a seconda dell’autorità che godono tra i libri canonici, o dell’autorità scientifica dell’autore. Nella Scrittura farai risaltare l’altissima semplicità, e negli altri, di volta in volta, la solennità dello stile adatto agli spiriti più esigenti, e perciò deboli, e la tornitura e finitezza del fraseggio.

Ci faremo anche dire quali libri abbia letto di più, da quale maggiormente sia stato convinto a entrare nella chiesa. Se quei libri ci sono noti, o nella chiesa sono conosciuti come libri scritti da persone di vero valore, apprezziamoli con gioia. Se invece sono di qualche eretico e il nostro interlocutore li ha letti convinto che parlassero secondo la dottrina cattolica, bisognerà istruirlo con cura, portando l’autorità della chiesa universale e di uomini competenti, e i testi di dispute e scritti che difendono la verità.

A volte anche coloro che ci hanno preceduto nella fede cattolica e hanno lasciato qualche scritto, o per non essersi spiegati bene o perché, per i limiti umani anche loro non hanno ben capito la verità e si son fatti ingannare da certe analogie, forniscono l’occasione a gente presuntuosa e senza scrupoli per imbastire qualche eresia. La cosa non desta meraviglia, se è anche vero che molti non solo hanno capito male gli stessi libri canonici (una cosa perfettamente scusabile se c’è rettitudine di cuore), ma ne hanno preso lo spunto per imbastire teorie dannose, e difenderle con forte ostinazione, con pervicacia e temerarietà, e così compromettere l’unità della chiesa. Questi argomenti devono essere affrontati con rispetto e franchezza con colui che viene alla chiesa non come uno sprovveduto, ma possiede già una cultura acquisita dai libri; e l’autorità che si usa per liberarlo dall’errore deve essere proporzionata all’umiltà che l’ha guidato alla fede.

Gli altri argomenti, che dovranno essere affrontati e discussi, secondo le regole della sana dottrina, sia riguardo alla fede, sia riguardo alla morale, sia riguardo alle tentazioni, tutti devono essere visti nella prospettiva della via sovreminente della carità.

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«DE CATECHIZANDIS RUDIBUS» LETTERA AI CATECHISTI di Sant'Agostino di Ippona con introduzione e note a cura di GIOVANNI GIUSTI Ed. EDB – © 1981 Centro Editoriale Dehoniano Bologna https://www.canoniciregolari-ic.com/s-agostino-catechesi/


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