DE CATECHIZANDIS RUDIBUS – 46-47
XXV La fede nella risurrezione
46. Rafforza dunque la tua fede, fratello, nel nome e con l’aiuto del Cristo in cui credi, contro le chiacchiere di chi ascolta il demonio e irride la nostra fede; e in particolare contro chi schernisce e nega la risurrezione. Credi che sopravviverai a te stesso, com’è vero che ora esisti, mentre prima non esistevi.
Dov’erano qualche anno fa, quando non eri nato ancora, e addirittura non concepito, le fattezze del tuo corpo e l’articolazione delle tue membra? Dov’erano la tua mole e la tua statura? Non è vero che sei venuto alla luce, per l’azione misteriosa di Dio, passando attraverso i segreti della creazione, e hai raggiunto l’attuale statura e forma crescendo gradualmente nel corso degli anni?
E pensi che sia difficile a Dio, che in un momento sa radunare dai suoi segreti depositi ammassi di nubi e in un batter d’occhio sa coprire il cielo, pensi sia difficile ricostruire com’era prima questo piccolo tuo corpo, a lui che l’ha fatto dal nulla?
Tutto va verso la morte e scompare dalla nostra vista, ma devi credere irremovibilmente che per l’onnipotenza di Dio tutto resta salvo e intatto, e che lui può restaurare ogni essere, d’un colpo e senza difficoltà : perlomeno quegli esseri che ritiene degni.
Col loro corpo col quale hanno agito, gli uomini renderanno conto delle loro azioni; e nel corpo, se avranno onorato lui, saranno trasformati nella celeste immortalitĂ ; mentre se avranno vissuto male, si troveranno in una nuova situazione di corruttibilitĂ , non nel senso che saranno soggetti alla morte, ma nel senso che resteranno per sempre soggetti ai tormenti.
La felicitĂ in Dio
47. Con una fede indefettibile e con un comportamento onesto tieniti lontano, fratello, tieniti lontano da quei tormenti in cui gli aguzzini non si stancano e i torturati non muoiono; perché la loro morte eterna consiste nell’essere fra i tormenti e non poterne morire.
E ardi di amore e di desiderio per l’eterna vita dei santi, dove l’attività non sarà più gravosa, né il riposo più fastidioso; dove si loderà Dio senza nausea e senza venir meno; non ci sarà disagio nello spirito né stanchezza nel corpo; sarà scomparsa la povertà , sia quella che ti può rendere bisognoso sia quella del prossimo che dovresti alleviare. Dio sarà per tutti la felicità , e nella città celeste tutti i santi saranno saziati della sua conoscenza e della sua gioia.
Come egli ha promesso, e sulla sua parola lo speriamo, saremo come angeli di Dio (cf. Lc 20,36), e godremo della visione diretta della Trinità , mentre ora camminiamo sì in Dio, ma nella fede (cf. 2Cor 5,7).
Crediamo infatti cose che non vediamo, e proprio per merito della fede, potremo vedere e possedere ciò che ora non vediamo. E se ora proclamiamo con le parole della fede e gridiamo sillabando l’uguaglianza del Padre del Figlio e dello Spirito santo, e l’unità della Trinità , e come i tre sono un solo Dio, un giorno nel silenzio eterno saremo inebriati da una contemplazione che ci riempie di vivissima carità e ci inonda di indefettibile luce.
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«DE CATECHIZANDIS RUDIBUS» LETTERA AI CATECHISTI di Sant'Agostino di Ippona con introduzione e note a cura di GIOVANNI GIUSTI Ed. EDB – © 1981 Centro Editoriale Dehoniano Bologna https://www.canoniciregolari-ic.com/s-agostino-catechesi/
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