DEI VERBUM 11-13

DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione DEI VERBUM (18 novembre 1965)

CAPITOLO III – L'ISPIRAZIONE DIVINA E L'INTERPRETAZIONE DELLA SACRA SCRITTURA

Ispirazione e verità della Scrittura 11 Le verità divinamente rivelate, che sono contenute ed espresse nei libri della sacra Scrittura, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo La santa madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia del Vecchio che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché scritti per ispirazione dello Spirito Santo (cfr. Gv 20,31; 2 Tm 3,16); hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa [Cf. CONC. VAT. I, Cost. dogm. sulla fede cattolica Dei Filius, cap. 2: Dz 1787 (3006) [Collantes 2.015]. PONT. COMM. BIBLICA, Decr. 18 giugno 1915: Dz 2180 (3629); EB 420. S. S. C. del S. Uffizio, Lett. 22 dic. 1923: EB 499] per la composizione dei libri sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità [Cf. PIO XII, Encicl. Divino afflante, 30 sett. 1943: AAS 35 (1943), p. 314; EB 556], affinché, agendo egli in essi e per loro mezzo [In e per l’uomo: cf. Eb 1,1 e 4,7 (in); 2 Sam 23,2; Mt 1,22 e passim (per); CONC. VAT. I, Schema de doctr. cath., nota 9: Coll. Lac. VII, 522], scrivessero come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che egli voleva fossero scritte [LEONE XIII, Encicl. Providentissimus Deus, 18 nov. 1893: Dz 1952 (3293); EB 556 Collantes 2.028-30].

Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, bisogna ritenere, per conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio, per la nostra salvezza, volle fosse consegnata nelle sacre Scritture [Cf. S. AGOSTINO, De Gen. ad litt., 2, 9, 20: PL 34, 270-271; CSEL 28, 1, 46-47, e Epist. 82, 3: PL 33, 277: CSEL 34, 2, 354. – S. TOMMASO, De Ver., q. 12, a. 2, C. – CONC. DI TRENTO, decr. De canonicis Scripturis: Dz 783 (1501) [Collantes 2.006]. – LEONE XIII, Encicl. Providentissimus Deus: EB 121, 124, 126-127 [Dz 3291ss; Collantes 2.026ss]. – PIO XII, Encicl. Divino afflante: EB 539]. Pertanto «ogni Scrittura divinamente ispirata è anche utile per insegnare, per convincere, per correggere, per educare alla giustizia, affinché l'uomo di Dio sia perfetto, addestrato ad ogni opera buona».

Come deve essere interpretata la sacra Scrittura 12 Poiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana [Cf. S. AGOSTINO, De Civ. Dei, XVII, 6, 2: PL 41, 537; CSEL 40, 2,228], l'interprete della sacra Scrittura, per capir bene ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole. Per ricavare l'intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l'altro anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi in vario modo storici, o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. È necessario adunque che l'interprete ricerchi il senso che l'agiografo in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto espresso [Cf. S. AGOSTINO, De Doctr. Christ., III, 18, 26: PL 34, 75-76; CSEL 80, 95]. Per comprendere infatti in maniera esatta ciò che l'autore sacro volle asserire nello scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originali modi di sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell'agiografo, sia a quelli che nei vari luoghi erano allora in uso nei rapporti umani [Cf. PIO XII, l.c. [nota 5]: Dz 2294 (3829-3830); EB 557-562 in parte Collantes 2.069-71].

Perciò, dovendo la sacra Scrittura esser letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta [Cf. BENEDETTO XV, Encicl. Spiritus Paraclitus, 15 sett. 1920: EB 469. S. GIROLAMO, In Gal. 5, 19-21: PL 26, 417A], per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e dell'analogia della fede. È compito degli esegeti contribuire, seguendo queste norme, alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della sacra Scrittura, affinché mediante i loro studi, in qualche modo preparatori, maturi il giudizio della Chiesa. Quanto, infatti, è stato qui detto sul modo di interpretare la Scrittura, è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa, la quale adempie il divino mandato e ministero di conservare e interpretare la parola di Dio [Cf. CONC. VAT. I, Cost. dogm. sulla fede cattolica Dei Filius, cap. 2: Dz 1788 (3007) Collantes 2.016].

La «condiscendenza» della Sapienza divina 13 Nella sacra Scrittura dunque, restando sempre intatta la verità e la santità di Dio, si manifesta l'ammirabile condiscendenza della eterna Sapienza, «affinché possiamo apprendere l'ineffabile benignità di Dio e a qual punto egli, sollecito e provvido nei riguardi della nostra natura, abbia adattato il suo parlare» [S. GIOVANNI CRISOSTOMO, In Gen. 3,8 (om. 17,1): PG 53,134. “Attemperatio”, in greco synkatábasis]. Le parole di Dio infatti, espresse con lingue umane, si son fatte simili al parlare dell'uomo, come già il Verbo dell'eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell'umana natura, si fece simile all'uomo.

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Approfondimenti

Cap. III — L'ISPIRAZIONE DIVINA E L'INTERPRETAZIONE DELLA SACRA SCRITTURA

Il cap. III della Dei Verbum, dedicato all'identità della Scrittura nella sua globalità, ha avuto un cammino di maturazione progressiva, che ha portato a un testo largamente condiviso, con contenuti da collocare e comprendere nel contesto della riflessione di secoli.

• Anzitutto viene l'affermazione sul fatto della ispirazione delle Scritture, cioè che i libri sacri «hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa» (n. 11). Più precisamente, hanno per autore Dio con la mediazione di veri autori umani.

• Viene poi il senso da dare alla verità della Bibbia: «I libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle sacre lettere» (n. 11). Sottolineatura importante: proprio della Bibbia è dire verità rivelate da Dio in funzione non della nostra cultura o di finalità profane, ma della salvezza delle persone, e quindi da comprendere non come risposte scientifiche, ma religiose. Non viene limitata l'ispirazione, ma ne viene compresa la ragion d'essere. Qui si inserisce il giusto dialogo con le scienze, senza che vi sia motivo per conflitti perniciosi.

• Tutto ciò esige un corrispondente processo di interpretazione della Bibbia accolta per quello che è: parola di Dio in linguaggio umano, affidata alla Chiesa. Comporta un doppio livello di lettura: la ricerca del senso immediato del testo, secondo le sue connotazioni storiche e letterarie, e la sua trasfigurazione nel senso spirituale, ovvero secondo lo «stesso Spirito mediante il quale è stata scritta» (n. 12), quello Spirito che rimanda a Cristo e alla Chiesa. È il nodo fondamentale dell'ermeneutica, affermato dalla Dei Verbum nei principi sostanziali, ma affatto esaurito. Qui ha il suo posto il successivo documento della Pontificia Commissione Biblica, L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa (1993).

• La Dei Verbum, a conclusione del capitolo sull'identità della Bibbia, ricorda che la Bibbia appartiene al mistero dell'incarnazione, che abbraccia tutte le parole di Dio nella Bibbia, racchiuse nella figura della divina Sapienza che ha il suo culmine nell'incarnazione del Figlio di Dio, parole quindi che rispecchiano in se stesse l'umanità e la divinità del Verbo, la debolezza umana e la forza di Dio (cfr. n. 13). Cercare i volti di Dio e dell'uomo facendo perno sul mistero di Cristo, uomo e Dio, diventa la via necessaria e indispensabile di intelligenza corretta e vitale delle Scritture.

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