DEI VERBUM 17-20

DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione DEI VERBUM (18 novembre 1965)

CAPITOLO V – IL NUOVO TESTAMENTO

Eccellenza del Nuovo Testamento 17 La parola di Dio, che è potenza divina per la salvezza di chiunque crede (cfr. Rm 1,16), si presenta e manifesta la sua forza in modo eminente negli scritti del Nuovo Testamento. Quando infatti venne la pienezza dei tempi (cfr. Gal 4,4), il Verbo si fece carne ed abitò tra noi pieno di grazia e di verità (cfr. Gv 1,14). Cristo stabilì il regno di Dio sulla terra, manifestò con opere e parole il Padre suo e se stesso e portò a compimento l'opera sua con la morte, la risurrezione e la gloriosa ascensione, nonché con l'invio dello Spirito Santo. Elevato da terra, attira tutti a sé (cfr. Gv 12,32 gr.), lui che solo ha parole di vita eterna (cfr. Gv 6,68). Ma questo mistero non fu palesato alle altre generazioni, come adesso è stato svelato ai santi apostoli suoi e ai profeti nello Spirito Santo (cfr. Ef 3,4-6, gr.), affinché predicassero l'Evangelo, suscitassero la fede in Gesù Cristo Signore e radunassero la Chiesa. Di tutto ciò gli scritti del Nuovo Testamento presentano una testimonianza perenne e divina.

Origine apostolica dei Vangeli 18 A nessuno sfugge che tra tutte le Scritture, anche quelle del Nuovo Testamento, i Vangeli possiedono una superiorità meritata, in quanto costituiscono la principale testimonianza relativa alla vita e alla dottrina del Verbo incarnato, nostro Salvatore. La Chiesa ha sempre e in ogni luogo ritenuto e ritiene che i quattro Vangeli sono di origine apostolica. Infatti, ciò che gli apostoli per mandato di Cristo predicarono, in seguito, per ispirazione dello Spirito Santo, fu dagli stessi e da uomini della loro cerchia tramandato in scritti che sono il fondamento della fede, cioè l'Evangelo quadriforme secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni [Cf. S. IRENEO, Adv. Haer., III, 11, 8: PG 7, 885; ed. SAGNARD, p. 194.].

Carattere storico dei Vangeli 19 La santa madre Chiesa ha ritenuto e ritiene con fermezza e con la più grande costanza che i quattro suindicati Vangeli, di cui afferma senza esitazione la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e insegnò per la loro eterna salvezza, fino al giorno in cui fu assunto in cielo (cfr At 1,1-2). Gli apostoli poi, dopo l'Ascensione del Signore, trasmisero ai loro ascoltatori ciò che egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza delle cose, di cui essi, ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo e illuminati dallo Spirito di verità [Cf. Gv 14,26; 16,13], godevano [Cf. Gv 2,22; 12,6; da confr. con 14,26; 16,12-13; 7,39]. E gli autori sacri scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte che erano tramandate a voce o già per iscritto, redigendo un riassunto di altre, o spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere [Cf. Istruzione Sancta Mater Ecclesia emanata dal Pontificio Consiglio per la promozione degli Studi Biblici: AAS 56 (1964) p. 715]. Essi infatti, attingendo sia ai propri ricordi sia alla testimonianza di coloro i quali « fin dal principio furono testimoni oculari e ministri della parola », scrissero con l'intenzione di farci conoscere la « verità » (cfr. Lc 1,2-4) degli insegnamenti che abbiamo ricevuto.

Gli altri scritti del Nuovo Testamento 20 Il canone del Nuovo Testamento, oltre i quattro Vangeli, contiene anche le lettere di san Paolo ed altri scritti apostolici, composti per ispirazione dello Spirito Santo; questi scritti, per sapiente disposizione di Dio, confermano tutto ciò che riguarda Cristo Signore, spiegano ulteriormente la sua dottrina autentica, fanno conoscere la potenza salvifica dell'opera divina di Cristo, narrano gli inizi della Chiesa e la sua mirabile diffusione nel mondo e preannunziano la sua gloriosa consumazione. Il Signore Gesù, infatti, assisté i suoi apostoli come aveva promesso (cfr. Mt 28,20) e inviò loro lo Spirito consolatore, il quale doveva introdurli nella pienezza della verità (cfr. Gv 16,13).

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Approfondimenti

Cap. V – IL NUOVO TESTAMENTO

Il cap. V della Dei Verbum affronta alcune questioni relative al Nuovo Testamento, che è il vertice di tutta la Sacra Scrittura, perché in esso ci è data «testimonianza perenne e divina» del mistero del Verbo fatto carne, che si manifesta nella «pienezza dei tempi» (n. 7); questa testimonianza ha al suo centro i santi vangeli, di cui è affermata l'origine apostolica (n. 18) e sottolineato il valore storico, punto sostanziale per la fede, per cui è da riconoscerne la corretta genesi, partendo dalla predicazione di Gesù, attraverso la predicazione degli apostoli, fino alla redazione dei quattro evangelisti (n. 19); senza dimenticare l'importanza degli altri scritti neotestamentari (n. 20).

Nell'esperienza biblica va dato il primato al Nuovo Testamento, segnatamente alla persona di Gesù; ma questo non dovrebbe estromettere altri scritti del Nuovo Testamento, San Paolo in particolare, il grande sconosciuto. Il primato non è tanto o soltanto materiale, ma prima di tutto di centralità, così che ogni lettura biblica abbia nel Nuovo Testamento la sua chiave interpretativa.

Occorre non rinunciare a dare un giusto profilo biografico della persona di Gesù Cristo (non basterebbe trattarlo in frammenti di parole e di fatti). Vi è la missione terrena da porre in risalto nelle coordinate storiche, geografiche, ambientali e contestuali; c'è da cogliere nell'integralità il suo messaggio e infine il suo mistero, quello che la risurrezione svela, con l'approfondimento armonico di tale mistero nel credo della Chiesa. Le varie esperienze bibliche, specialmente se continuate, dovrebbero permettere di dare e ricevere il volto di Gesù nella sua pienezza.

https://www.acvenezia.net/wp-content/uploads/2016/01/DEI_VERBUM_presentazioneDD.pdf


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