DEI VERBUM 7-10

DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione DEI VERBUM (18 novembre 1965)

CAPITOLO II – LA TRASMISSIONE DELLA DIVINA RIVELAZIONE

Gli apostoli e i loro successori, missionari del Vangelo 7 Dio, con somma benignità, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni. Perciò Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta intera la Rivelazione di Dio altissimo, ordinò agli apostoli che l'Evangelo, prima promesso per mezzo dei profeti e da lui adempiuto e promulgato di persona venisse da loro predicato a tutti come la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale [Cf. Mt 28,19-20 e Mc 16,15. CONC. DI TRENTO, Decr. De canonicis Scripturis: Dz 783 (1501) Collantes 2.006], comunicando così ad essi i doni divini. Ciò venne fedelmente eseguito, tanto dagli apostoli, i quali nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalla bocca del Cristo vivendo con lui e guardandolo agire, sia ciò che avevano imparato dai suggerimenti dello spirito Santo, quanto da quegli apostoli e da uomini a loro cerchia, i quali, per ispirazione dello Spirito Santo, misero per scritto il messaggio della salvezza [Cf. CONC. DI TRENTO, l.c.; CONC. VAT. I, Cost. dogm. sulla fede cattolica Dei Filius, cap. 2: Dz 1787 (3006)].

Gli apostoli poi, affinché l'Evangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, lasciarono come loro successori i vescovi, ad essi «affidando il loro proprio posto di maestri» [S. IRENEO, Adv. Haer., III, 3, 1: PG 7, 848; HARVEY, 2, p. 9]. Questa sacra Tradizione e la Scrittura sacra dell'uno e dell'altro Testamento sono dunque come uno specchio nel quale la Chiesa pellegrina in terra contempla Dio, dal quale tutto riceve, finché giunga a vederlo faccia a faccia, com'egli è (cfr. 1 Gv 3,2).

La sacra tradizione 8 Pertanto la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva esser conservata con una successione ininterrotta fino alla fine dei tempi. Gli apostoli perciò, trasmettendo ciò che essi stessi avevano ricevuto, ammoniscono i fedeli ad attenersi alle tradizioni che avevano appreso sia a voce che per iscritto (cfr. 2 Ts 2,15), e di combattere per quella fede che era stata ad essi trasmessa una volta per sempre [Cf. CONC. DI NICEA II: DZ 303 (602). CONC. DI COSTANT. IV, Sess. X, can. 1: Dz 336 (650-52)]. Ciò che fu trasmesso dagli apostoli, poi, comprende tutto quanto contribuisce alla condotta santa del popolo di Dio e all'incremento della fede; così la Chiesa nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede.

Questa Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo [Cf. CONC. VAT. I, Cost. dogm. sulla fede cattolica, Dei Filius, cap. 4: Dz 1800 (3020) Collantes 1.085]: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la contemplazione e lo studio dei credenti che le meditano in cuor loro (cfr. Lc 2,19 e 51), sia con la intelligenza data da una più profonda esperienza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. Così la Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio.

Le asserzioni dei santi Padri attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che crede e che prega. È questa Tradizione che fa conoscere alla Chiesa l'intero canone dei libri sacri e nella Chiesa fa più profondamente comprendere e rende ininterrottamente operanti le stesse sacre Scritture. Così Dio, il quale ha parlato in passato non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell'Evangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti alla verità intera e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza (cfr. Col 3,16).

Relazioni tra la Scrittura e la Tradizione 9 La sacra Tradizione dunque e la sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo un tutto e tendono allo stesso fine. Infatti la sacra Scrittura è parola di Dio in quanto consegnata per iscritto per ispirazione dello Spirito divino; quanto alla sacra Tradizione, essa trasmette integralmente la parola di Dio – affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli apostoli – ai loro successori, affinché, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano; ne risulta così che la Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura e che di conseguenza l'una e l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e riverenza [Cf. CONC. DI TRENTO, Decr. De canonicis Scripturis: Dz 783 (1501) Collantes 2.006].

Relazioni della Tradizione e della Scrittura con tutta la chiesa e con il magistero 10 La sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa; nell'adesione ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera assiduamente nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle orazioni (cfr. At 2,42 gr.), in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, si stabilisca tra pastori e fedeli una singolare unità di spirito [f. PIO XII, Cost. Apost. Munificentissimus Deus, 1° nov. 1950: AAS 42 (1950), p. 756, che riporta le parole di S. CIPRIANO, Epist. 66, 8: CSEL 3, 2, 733: “La Chiesa è un popolo raccolto intorno al Sacerdote e un gregge unito al suo Pastore”].

L'ufficio poi d'interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa [Cf. CONC. VAT. I, Cost. dogm. sulla fede cattolica Dei Filius, cap. 3: Dz 1792 (3011) Collantes 1.070], è affidato al solo magistero vivo della Chiesa [Cf. PIO XII, Encicl. Humani Generis, 12 ag. 1950: AAS 42 (1950), pp. 568-569: Dz 2314 (3886) Collantes 7.203-04], la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio.

È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime.

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Approfondimenti

Cap. II — LA TRASMISSIONE DELLA DIVINA RIVELAZIONE

La trasmissione della Rivelazione ha una sua complessità, che nel passato non poche volte è stata proposta nella divisione e nella contrapposizione tra Tradizione e Scrittura, o per svilire questa o per negare quella. La Dei Verbum mette in rilievo tre grandi verità:

• La Rivelazione, che si realizza per incarnazione della Parola nello spazio e nel tempo, per arrivare ad ogni uomo deve essere trasmessa di generazione in generazione, con l’annuncio, i segni e la testimonianza, tra cui anche i testi scritti. La Tradizione attua la vocazione missionaria della parola di Dio: «Dio dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni» (n. 7). Alla base della Tradizione sta la «predicazione apostolica» (n. 8), che continua la sua vita nel tempo in diverse modalità: orali, scritte, testimoniali, nella dottrina, nella celebrazione e nella vita della comunità, salvaguardandone l'autenticità, senza deformazioni, da vivente a vivente, secondo le mediazioni di trasmissione del tempo, dando figura di volta in volta alla dinamicità che è propria della parola di Dio.

• Soggetto responsabile della trasmissione della Rivelazione rimane sempre Cristo, per l'impulso dello Spirito Santo, rappresentato ed espresso dal corpo stesso di Gesù dopo Pasqua che è la Chiesa, la quale, «nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede» (n. 8). È una Tradizione che progredisce grazie allo studio, all'esperienza di fede, alla predicazione e «tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa giungano a compimento le parole di Dio» (n. 8).

• Tradizione e Scrittura sono «come uno specchio nel quale la Chiesa pellegrina in terra contempla Dio» (n. 7), sono «strettamente tra loro congiunte e comunicanti», come canali «che scaturiscono dalla stessa divina sorgente» sono «un solo sacro deposito della parola di Dio affidata alla Chiesa» (n. 10). La Scrittura nasce dentro la Tradizione viva, da essa viene trasmessa e dunque ha bisogno del contesto di Tradizione per essere capita nel significato vitale, come parola di Dio. D'altra parte la Scrittura costituisce per così dire il centro della Tradizione, l'oggettivazione della sua aurora, la fa emergere nella freschezza alla sorgente, collegandola alla genuinità della Tradizione apostolica. La Tradizione è criterio di attualità, di vivificazione della Parola; la Scrittura, di autenticità. Il Magistero fa opera di discernimento in quanto ha l'ufficio di «interpretare autenticamente la parola di Dio scritta o trasmessa» (n. 10).

• Tradizione e Scrittura sono «come uno specchio nel quale la Chiesa pellegrina in terra contempla Dio» (n. 7), sono «strettamente tra loro congiunte e comunicanti», come canali «che scaturiscono dalla stessa divina sorgente» sono «un solo sacro deposito della parola di Dio affidata alla Chiesa» (n. 10). La Scrittura nasce dentro la Tradizione viva, da essa viene trasmessa e dunque ha bisogno del contesto di Tradizione per essere capita nel significato vitale, come parola di Dio. D'altra parte la Scrittura costituisce per così dire il centro della Tradizione, l'oggettivazione della sua aurora, la fa emergere nella freschezza alla sorgente, collegandola alla genuinità della Tradizione apostolica. La Tradizione è criterio di attualità, di vivificazione della Parola; la Scrittura, di autenticità. Il Magistero fa opera di discernimento in quanto ha l'ufficio di «interpretare autenticamente la parola di Dio scritta o trasmessa» (n. 10).

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