GAUDIUM ET SPES 11-14

DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo GAUDIUM ET SPES (7 dicembre 1965)

PARTE I – LA CHIESA E LA VOCAZIONE DELL'UOMO

Rispondere agli impulsi dello Spirito 11 Il popolo di Dio, mosso dalla fede con cui crede di essere condotto dallo Spirito del Signore che riempie l'universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio. La fede infatti tutto rischiara di una luce nuova, e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell'uomo, orientando così lo spirito verso soluzioni pienamente umane.

In questa luce, il Concilio si propone innanzitutto di esprimere un giudizio su quei valori che oggi sono piĂą stimati e di ricondurli alla loro divina sorgente.

Questi valori infatti, in quanto procedono dall'ingegno umano che all'uomo è stato dato da Dio, sono in sé ottimi ma per effetto della corruzione del cuore umano non raramente vengono distorti dall'ordine richiesto, per cui hanno bisogno di essere purificati.

Che pensa la Chiesa dell'uomo?

Quali orientamenti sembra debbano essere proposti per la edificazione della societĂ  attuale?

Qual è il significato ultimo della attività umana nell'universo?

Queste domande reclamano una riposta. In seguito, risulterà ancora più chiaramente che il popolo di Dio e l'umanità, entro la quale esso è inserito, si rendono reciproco servizio, così che la missione della Chiesa si mostra di natura religiosa e per ciò stesso profondamente umana.

PARTE I – CAPITOLO I – LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA

L'uomo ad immagine di Dio 12 Credenti e non credenti sono generalmente d'accordo nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all'uomo, come a suo centro e a suo vertice.

Ma che cos'è l'uomo?

Molte opinioni egli ha espresso ed esprime sul proprio conto, opinioni varie ed anche contrarie, secondo le quali spesso o si esalta così da fare di sé una regola assoluta, o si abbassa fino alla disperazione, finendo in tal modo nel dubbio e nell'angoscia.

Queste difficoltà la Chiesa le sente profondamente e ad esse può dare una risposta che le viene dall'insegnamento della divina Rivelazione, risposta che descrive la vera condizione dell'uomo, dà una ragione delle sue miserie, ma in cui possono al tempo stesso essere giustamente riconosciute la sua dignità e vocazione.

La Bibbia, infatti, insegna che l'uomo è stato creato « ad immagine di Dio » capace di conoscere e di amare il suo Creatore, e che fu costituito da lui sopra tutte le creature terrene [Cf. Gen 1,26; Sap 2,23] quale signore di esse, per governarle e servirsene a gloria di Dio [Cf. Sir 17,3-10].

« Che cosa è l'uomo, che tu ti ricordi di lui? o il figlio dell'uomo che tu ti prenda cura di lui?

L'hai fatto di poco inferiore agli angeli, l'hai coronato di gloria e di onore, e l'hai costituito sopra le opere delle tue mani. Tutto hai sottoposto ai suoi piedi » (Sal 8,5).

Ma Dio non creò l'uomo lasciandolo solo: fin da principio « uomo e donna li creò » (Gen 1,27) e la loro unione costituisce la prima forma di comunione di persone.

L'uomo, infatti, per sua intima natura è un essere sociale, e senza i rapporti con gli altri non può vivere né esplicare le sue doti.

Perciò Iddio, ancora come si legge nella Bibbia, vide « tutte quante le cose che aveva fatte, ed erano buone assai» (Gen 1,31).

Il peccato 13 Costituito da Dio in uno stato di giustizia, l'uomo però, tentato dal Maligno, fin dagli inizi della storia abusò della libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di lui.

Pur avendo conosciuto Dio, gli uomini « non gli hanno reso l'onore dovuto... ma si è ottenebrato il loro cuore insipiente »... e preferirono servire la creatura piuttosto che il Creatore [Cf. Rm 1,21-25].

Quel che ci viene manifestato dalla rivelazione divina concorda con la stessa esperienza.

Infatti l'uomo, se guarda dentro al suo cuore, si scopre inclinato anche al male e immerso in tante miserie, che non possono certo derivare dal Creatore, che è buono.

Spesso, rifiutando di riconoscere Dio quale suo principio, l'uomo ha infranto il debito ordine in rapporto al suo fine ultimo, e al tempo stesso tutta l'armonia, sia in rapporto a se stesso, sia in rapporto agli altri uomini e a tutta la creazione.

Così l'uomo si trova diviso in se stesso.

Per questo tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre.

Anzi l'uomo si trova incapace di superare efficacemente da sé medesimo gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato.

Ma il Signore stesso è venuto a liberare l'uomo e a dargli forza, rinnovandolo nell'intimo e scacciando fuori « il principe di questo mondo » (Gv 12,31), che lo teneva schiavo del peccato [Cf. Gv 8,34].

Il peccato è, del resto, una diminuzione per l'uomo stesso, in quanto gli impedisce di conseguire la propria pienezza. Nella luce di questa Rivelazione trovano insieme la loro ragione ultima sia la sublime vocazione, sia la profonda miseria, di cui gli uomini fanno l'esperienza.

Costituzione dell'uomo 14Unità di anima e di corpo, l'uomo sintetizza in sé, per la stessa sua condizione corporale, gli elementi del mondo materiale, così che questi attraverso di lui toccano il loro vertice e prendono voce per lodare in libertà il Creatore [Cf. Dn 3,57-90]. Non è lecito dunque disprezzare la vita corporale dell'uomo.

Al contrario, questi è tenuto a considerare buono e degno di onore il proprio corpo, appunto perché creato da Dio e destinato alla risurrezione nell'ultimo giorno.

E tuttavia, ferito dal peccato, l'uomo sperimenta le ribellioni del corpo.

Perciò è la dignità stessa dell'uomo che postula che egli glorifichi Dio nel proprio corpo [Cf. 1 Cor 6,13-20] e che non permetta che esso si renda schiavo delle perverse inclinazioni del cuore.

L'uomo, in veritĂ , non sbaglia a riconoscersi superiore alle cose corporali e a considerarsi piĂą che soltanto una particella della natura o un elemento anonimo della cittĂ  umana.

Infatti, nella sua interiorità, egli trascende l'universo delle cose: in quelle profondità egli torna, quando fa ritorno a se stesso, là dove lo aspetta quel Dio che scruta i cuori [1 Sam 16,7; Ger 17,10] là dove sotto lo sguardo di Dio egli decide del suo destino. Perciò, riconoscendo di avere un'anima spirituale e immortale, non si lascia illudere da una creazione immaginaria che si spiegherebbe solamente mediante le condizioni fisiche e sociali, ma invece va a toccare in profondo la verità stessa delle cose.

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Approfondimenti

La vocazione dell’uomo e della donna ad essere ad immagine di Dio riporta alla grande dignità del corpo e dell’anima, in particolare della intelligenza umana. Non è dimenticato il peccato che divide l'uomo in se stesso, ma ogni persona ha la dignità della coscienza morale, chiamata alla libertà, consapevole della sua vocazione sociale, impegnata nella lotta e nella vittoria sulla morte.

https://www.tanzella-nitti.it/sites/default/files/media/Commento-GS.pdf


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