GIOELE – Capitolo 3
LA NUOVA ERA E IL GIUDIZIO DIVINO
L'effusione dello spirito 1Dopo questo, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. 2Anche sopra gli schiavi e sulle schiave in quei giorni effonderò il mio spirito. 3Farò prodigi nel cielo e sulla terra, sangue e fuoco e colonne di fumo. 4Il sole si cambierà in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, grande e terribile. 5Chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvato, poiché sul monte Sion e in Gerusalemme vi sarà la salvezza, come ha detto il Signore, anche per i superstiti che il Signore avrà chiamato.
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Approfondimenti
LA NUOVA ERA E IL GIUDIZIO DIVINO 3,1-4,21 Nella seconda parte della profezia viene descritta come preludio al «giorno del Signore» l'effusione dello spirito su tutto Israele (3,1-5), seguita dal giudizio finale, che comprende la convocazione dei popoli, l'accusa e la sentenza (4,1-17). Dopo il giudizio viene instaurato il regno definitivo di Dio (4,18-21). Emergono in questi cc. i caratteristici temi escatologici: il contesto cosmico della teofania, la condanna delle nazioni pagane, la liberazione del popolo eletto e l'istituzione di un nuovo ordine mondiale.
L'effusione dello spirito 3,1-5 Il Signore annuncia il dono dello spirito ai membri di tutto il popolo eletto (vv. 1s.) in un contesto di sconvolgimenti cosmici, che rivelano «il giorno del Signore» (vv. 3s.). A modo di conclusione il profeta proclama i principio della salvezza universale (v. 5). Questo brano è un importante testo profetico, che illustra l'azione dello spirito di Dio su tutto il popolo d'Israele.
v. 1. «Dopo questo»: formula rara nei profeti, dalla cronologia vaga, che introduce un nuovo intervento divino nella storia (cfr. Ger 16,16; 21,7; 26,26; 49,6); «effonderò»: questo verbo evoca l'immagine di una pioggia abbondante che cade sul suolo, lo inzuppa e trasforma. Così lo spirito viene da Dio e penetra profondamente nell'intimo dell'uomo (cfr. Ez 39,39; Zc 12,10). Lo spirito è la potenza divina che crea (Gn 1,2; Gb 33,4), feconda il suolo (Sal 104,38) e rende l'uomo capace di compiere imprese straordinarie, soprattutto di penetrare nei misteri di Dio (Nm 11,25.29; 24,2; 1Sam 10,6.10; Is 42,1); «sopra ogni uomo»: lett. «sopra ogni carne», cioè sulle creature deboli e fragili; si tratta di tutti i membri del popolo eletto, senza distinzione di età, sesso e condizione sociale; «diventare profeti» significa essere trasportati dalla forza irresistibile del Signore per aderire completamente a lui e attendere la sua venuta (cfr. Ger 31,33s.; Ez 11,19s.); i «sogni» (cfr. Nm 12,6; Dt 13,2-6) e le «visioni» (cfr. Is 21,2; 29,11; Ez 7,13.26; 12,22s.; Mic 3,6) erano considerati dei modi autentici con i quali Dio si rivelava agli uomini.
v. 2. «gli schiavi e le schiave» sono i non ebrei conquistati in guerra, e anche coloro che sono stati comperati, oppure sono nati in casa da genitori schiavi. Erano considerati come Israeliti di secondo grado. Viene affermata l'universalità del dono dello spirito e l'assoluta purità di coloro che in qualunque modo appartengono al popolo ebraico. Il voto espresso da Mosè in Nm 11,29 trova qui un'appropriata risposta.
vv. 3-4. «sangue e fuoco e colonne di fumo»: non si sa a quali fatti straordinari si alluda. Più che di una teofania, si tratta di segni che indicano l'effusione dello spirito. Gli sconvolgimenti cosmici (v. 4) sono immagini apocalittiche (cfr. Am 8,9; Sof 1,14-17) con le quali vengono descritti i prodromi del giudizio finale, identificato con «il giorno del Signore» (cfr. Is 13,10; 24,23; 63,19-64,1; Ez 32,7s.).
v. 5. La possibilità di sfuggire al terribile «giorno del Signore» è l'invocazione del suo nome, cioè il culto del vero Dio, caratteristico del popolo d'Israele (cfr. Gn 4,26; 12,8; 13,4; 21,33; ecc.). La salvezza è destinata agli Israeliti ritornati in patria dalla dispersione. L'orizzonte del profeta è limitato al popolo eletto; però il primo stico del versetto si presta a un'interpretazione universalistica, come si può vedere in Rm 10,13.
IL DONO DELLO SPIRITO L'effusione dello spirito era già stata predetta da Ezechiele (36,25ss.; 39,29; cfr. Is 44,3). La novità di Gioele sta nel fatto di attribuire allo spirito un ruolo carismatico generale, del quale godrà tutto il popolo senza distinzione, e questa effusione introdurrà la fase finale della storia della salvezza In At 2,17-21 Pietro interpreta il testo di Gioele applicandolo al prodigio della Pentecoste cristiana e attribuendogli una portata universale. I testi del NT che trattano dell'unione con Cristo e con Dio grazie alla presenza dello Spirito Santo trovano il loro fondamento nel testo di Gioele. La soppressione di ogni distinzione nella comunicazione dello spirito trova la più decisa affermazione in Gal 3,8. L'orizzonte di Gl 3,1-5 e Gal 3,8 è certamente escatologico, però esso si realizza parzialmente già nel corso della storia dopo la risurrezione di Cristo.
(cf. STEFANO VIRGULIN, Gioele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)