GRAVISSIMUM EDUCATIONIS 4-6
DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II Dichiarazione sull’educazione cristiana GRAVISSIMUM EDUCATIONIS (28 ottobre 1965)
Vari mezzi al servizio dell'educazione cristiana 4 Nell'assolvere il suo compito educativo la Chiesa utilizza tutti i mezzi idonei, ma si preoccupa soprattutto di quelli che sono i mezzi suoi propri. Primo tra questi è l'istruzione catechetica (16), che dà luce e forza alla fede, nutre la vita secondo lo spirito di Cristo, porta a partecipare in maniera consapevole e attiva al mistero liturgico (17), ed è stimolo all'azione apostolica. La Chiesa valorizza anche e tende a penetrare del suo spirito e ad elevare gli altri mezzi che appartengono al patrimonio comune degli uomini e che sono particolarmente adatti al perfezionamento morale ed alla formazione umana, quali gli strumenti di comunicazione sociale (18), le molteplici società a carattere culturale e sportivo, le associazioni giovanili e in primo luogo le scuole.
La scuola 5 Tra tutti gli strumenti educativi un'importanza particolare riveste la scuola (19), che in forza della sua missione, mentre con cura costante matura le facoltà intellettuali, sviluppa la capacità di giudizio, mette a contatto del patrimonio culturale acquistato dalle passate generazioni, promuove il senso dei valori, prepara alla vita professionale, genera anche un rapporto di amicizia tra alunni di carattere e condizione sociale diversa, disponendo e favorendo la comprensione reciproca. Essa inoltre costituisce come un centro, alla cui attività ed al cui progresso devono insieme partecipare le famiglie, gli insegnanti, i vari tipi di associazioni a finalità culturali, civiche e religiose, la società civile e tutta la comunità umana.
È dunque meravigliosa e davvero importante la vocazione di quanti, collaborando con i genitori nello svolgimento del loro compito e facendo le veci della comunità umana, si assumono il compito di educare nelle scuole. Una tale vocazione esige speciali doti di mente e di cuore, una preparazione molto accurata, una capacità pronta e costante di rinnovamento e di adattamento.
Diritti e doveri dei genitori 6 I genitori, avendo il dovere ed il diritto primario e irrinunciabile di educare i figli, debbono godere di una reale libertà nella scelta della scuola. Perciò i pubblici poteri, a cui incombe la tutela e la difesa della libertà dei cittadini, nel rispetto della giustizia distributiva, debbono preoccuparsi che le sovvenzioni pubbliche siano erogate in maniera che i genitori possano scegliere le scuole per i propri figli in piena libertà, secondo la loro coscienza (20).
D'altra parte, tocca allo Stato provvedere perché tutti i cittadini possano accedere e partecipare in modo conveniente alla cultura e si preparino adeguatamente all'esercizio dei doveri e dei diritti civili. Sempre lo Stato dunque deve tutelare il diritto dei fanciulli ad una conveniente educazione scolastica, vigilare sulla capacità degli insegnanti e sulla serietà degli studi, provvedere alla salute degli alunni ed in genere promuovere tutto l'ordinamento scolastico tenendo presente il principio della sussidiarietà ed escludendo quindi ogni forma di monopolio scolastico. Tale monopolio infatti contraddice ai diritti naturali della persona umana, allo sviluppo e alla divulgazione della cultura, alla pacifica convivenza dei cittadini ed anche al pluralismo, che è oggi la regola in moltissime società (21).
Il sacro Sinodo esorta dunque i fedeli a collaborare generosamente sia nella ricerca dei metodi educativi idonei e dell'ordine degli studi, sia nella formazione dei maestri che sappiano bene educare i giovani e, soprattutto attraverso le associazioni tra genitori, ad aiutare positivamente e costantemente il compito della scuola e in particolare quell'educazione morale, che essa deve fornire (22).
_______________________ NOTE
(16) Cf. PIO XI, Motu proprio Orbem catholicum, 29 giugno 1923: AAS 15 (1923), pp. 327-329; Decr. Provido sane, 12 genn. 1935: AAS 27 (1935), pp. 145-152. CONC. VAT. II, Decr. sulla missione pastorale dei Vescovi nella Chiesa Christus Dominus, nn. 13 e 14[pag. 361ss].
(17) Cf. CONC. VAT. II, Costit. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 14: AAS 56 (1964), p. 104 [pag. 28ss].
(18) Cf. CONC. VAT. II, Decreto sugli strumenti di comunicazione sociale Inter mirifica, nn. 13 e 14: AAS 56 (1964), p. 149s [pag. 105ss].
(19) Cf. PIO XI, Encicl. Divini Illius Magistri, l.c. [nota 6], p. 76; PIO XII, Discorso all’Associazione dei Maestri Cattolici della Baviera, 31 dic. 1956: Discorsi e Radiomessaggi XVIII, p. 746.
(20) Cf. SIN. PROV. DI CINCINNATI III del 1861: Collectio Lacensis, III, col. 1240, cd; PIO XI, Encicl. Divini Illius Magistri, l.c. [nota 6], pp. 60, 63s [in parte Dz 3693-95].
(21) Cf. PIO XI, Encicl. Divini Illius Magistri, l.c. [nota 6], p. 63; Encicl. Non abbiamo bisogno, 29 giugno 1931: AAS 23 (1931), p. 305. PIO XII, Lett. della Segreteria di Stato alla XXVIII Settimana Soc. Ital., 20 sett. 1955: L’Osservatore Romano, 29 sett. 1955. PAOLO VI, Discorso all’Associazione Cristiana Lavoratori Italiani (A.C.L.I.), 6 ott. 1963: Encicliche e Discorsi di Paolo VI, I, Roma 1964, p. 230.
(22) Cf. GIOVANNI XXIII, Messaggio per il trentesimo anniversario dell’emanazione dell’Enc. Divini Illius Magistri, 30 dic. 1959: AAS 52 (1960), p. 57.
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Approfondimenti
I genitori e le scuole
La scuola dev’essere considerata in questo contesto: come una istituzione destinata a collaborare con i genitori nel loro lavoro educativo. Prendere coscienza di questa realtà appare più urgente se consideriamo che attualmente sono numerosi i motivi che possono indurre i genitori – a volte senza esserne interamente consapevoli – a non comprendere l’ampiezza del meraviglioso lavoro di loro competenza, rinunciando in pratica al ruolo di educatori integrali.
L’emergenza educativa, tante volte evidenziata da Benedetto XVI, affonda le radici in questo disorientamento: «L’educazione tende ampiamente a ridursi alla trasmissione di determinate abilità, o capacità di fare, mentre si cerca di appagare il desiderio di felicità delle nuove generazioni colmandole di oggetti di consumo e di gratificazioni effimere» [Benedetto XVI, Discorso al Convegno della Diocesi di Roma , 11-VI-2007] ; in tal modo i giovani «si sentono alla fine lasciati soli davanti alle grandi domande che nascono inevitabilmente dentro di loro» [Benedetto XVI, Discorso alla Conferenza Episcopale italiana , 29-V-2008] , alla mercé di una società e una cultura che ha fatto del relativismo il proprio credo.
Alle prese con queste possibili difficoltà, e come conseguenza del loro diritto naturale, i genitori devono rendersi conto che la scuola è, in certo qual modo, un prolungamento della loro famiglia: uno strumento del loro compito personale di genitori e non soltanto un luogo dove viene fornita ai figli una serie di conoscenze.
Come primo requisito, lo Stato deve salvaguardare la libertà delle famiglie, in modo che possano scegliere a ragion veduta la scuola o i centri d’insegnamento da essi giudicati più convenienti per l’educazione dei propri figli. Non c’è dubbio che nel suo ruolo di tutela del bene comune lo Stato può vantare alcuni diritti e alcuni doveri nell’educazione, ma su questo punto ritorneremo in un prossimo articolo. In ogni caso, tale intervento non può scontrarsi con la legittima pretesa dei genitori di educare i propri figli in armonia con i beni che essi stessi sostengono e praticano, e che ritengono capaci di arricchire la loro discendenza.
Come insegna il Concilio Vaticano II, il potere pubblico – sia pure solo per una questione di giustizia distributiva – deve offrire i mezzi e le condizioni favorevoli perché i genitori possano «scegliere le scuole per i propri figli in piena libertà, secondo la loro coscienza» [Concilio Vaticano II, dich. Gravissimum educationis , n. 6] . Per questo è così importante che coloro che lavorano nell’ambito politico o in un altro campo collegato con l’opinione pubblica si adoperino perché tale diritto sia salvaguardato e, per quanto possibile, sostenuto.
L’interesse dei genitori per l’educazione dei figli si deve manifestare in mille dettagli. A prescindere dalla istituzione nella quale studiano i figli, è naturale che i genitori s’interessino dell’aria che vi si respira e dei contenuti che lì si trasmettono.
Viene tutelata così la libertà degli alunni , il diritto che non si deformi la loro personalità e non si annullino le loro attitudini, il diritto a ricevere una formazione sana, senza che si abusi della loro naturale docilità imponendo opinioni o criteri umani di parte. Così si permette e si stimola che i ragazzi sviluppino un sano spirito critico, e nello stesso tempo si dimostra che l’interesse dei genitori in questo campo va oltre i risultati scolastici.cati dai genitori, che non perdono mai di vista ciò che si aspettano da costoro e stanno attenti a che rispondano alle loro intenzioni e aspettative.
La comunicazione fra i genitori e i figli è altrettanto importante di quella che si stabilisce fra i genitori e gli insegnanti. Una chiara conseguenza di concepire la scuola come uno strumento in più della propria attività educativa è la collaborazione che i genitori offrono alle iniziative dell’istituto e al suo progetto educativo.
In questo senso è importante partecipare alle attività promosse dalle scuole: per fortuna sempre più spesso esse, indipendentemente dal fatto di essere di iniziativa pubblica o privata, organizzano con una certa cadenza le giornate delle porte aperte , incontri sportivi o riunioni informative di taglio più accademico. Soprattutto a quest’ultimo tipo di incontri è bene che vadano, se possibile, entrambi i coniugi, anche nel caso in cui questo richieda un certo sacrificio di tempo o di organizzazione: in questo modo si fa capire con i fatti al figlio che i due genitori considerano la scuola un elemento di rilievo nella vita familiare.
In tale contesto, lasciarsi coinvolgere nelle associazioni di genitori – collaborando alla organizzazione di eventi, facendo proposte positive, o anche partecipando negli organi di governo – apre tutta una serie di possibilità educative. Non c’è dubbio che svolgere correttamente una funzione di questo tipo richiede un notevole spirito di sacrificio: è necessario dedicare tempo per instaurare un rapporto con altre famiglie, conoscere gli insegnanti, partecipare alle riunioni...
Tuttavia queste difficoltà sono ampiamente compensate – soprattutto per un’anima innamorata di Dio e desiderosa di servire – dall’apertura di un campo apostolico, la cui ampiezza non è possibile misurare: anche se gli statuti della scuola, in genere, non permettono di intervenire direttamente in alcuni aspetti dei programmi educativi, si è nelle condizioni di coinvolgere e spingere gli insegnanti e i dirigenti affinché l’insegnamento trasmetta virtù, bene e bellezza.
Gli altri genitori saranno le prime persone ad apprezzare tale impegno, e per essi un genitore inserito nell’attività della scuola – o perché detiene tale incarico o perché di propria iniziativa mostra di adoperarsi a favore del clima che s’instaura nella classe – diventa un punto di riferimento: una persona da interpellare per la sua esperienza o a cui chiedere consiglio nell’educazione dei propri figli.
Si fa strada così un’amicizia personale, e con essa una possibilità apostolica che finisce per fare del bene a tutte le persone dell’ambito educativo nel quale crescono i figli.
da: Il diritto dei genitori di educare i propri figli (I)