ISAIA – Capitolo 12
Lode dei redenti 1Tu dirai in quel giorno: «Ti lodo, Signore; tu eri in collera con me, ma la tua collera si è placata e tu mi hai consolato. 2Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza». 3Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza. 4In quel giorno direte: «Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere, fate ricordare che il suo nome è sublime. 5Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse, le conosca tutta la terra. 6Canta ed esulta, tu che abiti in Sion, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele».
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Approfondimenti
Lode dei redenti 12,1-6 Il capitolo rappresenta una degna conclusione della prima sezione del libro di Isaia. Ciò risulta dal fatto che vi sono ricapitolati i grandi temi già incontrati.
- L'espressione «la tua collera si è calmata» del v. 1b dichiara concluso il tempo dell'ira del Signore (cfr. 9,11.16.21; 10,25);
- la locuzione «io confiderò (nel Signore)» (2b) richiama il vocabolario della fede (cfr. 7,9 e 10,20);
- analogamente la dichiarazione «non avrò mai timore» (2b) si riallaccia tematicamente all'appello alla fiducia (cfr. 7,4; 10,24);
- il motivo dell'acqua (v. 3) rinvia a 8,6; la solenne confessione che il nome di JHWH è eccelso (esaltato) proclama la vittoria del Signore contro ogni forma di orgoglio (cfr. 2, 17);
- infine il titolo divino «Santo di Israele» (v. 6) rievoca anzitutto 6,3 e, quindi, 1,4; 5,19.24; 8,13; 10,17.20.
Inoltre la presenza di alcune significative parole-chiave dei cc. 40-66 costituisce un forte indizio che qui siamo alla presenza del redattore dell'intera «Visione di Isaia». Così l'affermazione «tu mi hai consolato» riproduce in questo contesto solenne il verbo fondamentale della seconda parte della «Visione» (cfr. 40, 1; 49, 13; 51; 3.12; 52,9; 57,18; 61,2; 66,13), mentre la solenne affermazione del Signore che è diventato salvezza rinvia a passi come 43,3; 45,17; 49,26; 56,1; 60,16.18.
Il capitolo presenta inoltre una struttura bipartita e simmetrica.
La prima parte inizia con una formula con cui si introduce l'istruzione all'araldo (v. 1a); continua con il inno di lode-ringraziamento (vv. 1b-2) e si conclude con il v. 3, ritenuto generalmente parte dell'inno, mentre in base alla sua forma (uguale a quella di 1a) può essere compreso solo come una promessa («Attingerete acqua con gioia...») che costituisce il fondamento dell'invito alla lode.
Analogamente la seconda parte inizia con la stessa formula introduttiva dell'istruzione all'araldo (v. 4a), prosegue con un inno costruito all'imperativo (vv. 4b-5) e termina con l'invito, rivolto a Sion, alla gioia per la presenza in mezzo ad essa del Santo di Israele (v, 6). Poiché l'esperienza gioiosa della salvezza costituisce il fondamento del canto di lode, questo versetto non può essere ritenuto parte dell'inno. Esso, come il v. 3, rappresenta il presupposto dell'inno che la comunità dei redenti è chiamata a innalzare al Signore.
È interessante anche rilevare l'interiore connessione tra i due versetti. Mentre il v. 3 annuncia un futuro nel quale la comunità attingerà con gioia alle sorgenti della salvezza, il v. 6, nella prospettiva della promessa adempiuta, invita gli abitanti di Sion alla gioia e all'esultanza per la salvezza operata meravigliosamente dal Signore.
(cf. GIANNI ODASSO, Isaia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)