ISAIA – Capitolo 35

Sion nella gloria della salvezza 1Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso 2fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. 3Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. 4Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». 5Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. 6Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. 7La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d’acqua. I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli diventeranno canneti e giuncaie. 8Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa; nessun impuro la percorrerà. Sarà una via che il suo popolo potrà percorrere e gli ignoranti non si smarriranno. 9Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce la percorrerà o vi sosterà. Vi cammineranno i redenti. 10Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.

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Approfondimenti

Il capitolo 35, che contiene una promessa di salvezza, è stato inserito a questo punto sia per contrapporre al cupo orizzonte del c. 34 la prospettiva di un futuro luminoso, nella gioia della nuova Sion, sia per connettere la seconda parte del libro di Isaia alla prima sottolineando che il tema del giudizio di Is 1-34 è finalizzato e subordinato all'attesa della speranza. Per questo motivo l'autore del presente capitolo ha attinto espressioni e immagini dalle varie parti del libro di Isaia, specialmente da Is 40-66. L'indole chiaramente secondaria dei riferimenti assicura, comunque, che il testo non appartiene letterariamente al Deuterosaia, ma è opera di un redattore recente, forse del sec. IV.

1-2. Il brano inizia descrivendo la trasformazione del deserto e della steppa in un frutteto. Il trionfo della vita e della fecondità nel luogo dell'aridità e della morte segna l'irrompere della gioia che l'autore esprime sfruttando la ricca possibilità dei sinonimi: «rallegrarsi», «esultare», «gioia», «giubilo» (v. 1-2a). In tutto ciò si manifesta la gloria del Signore che ora si rivela nella sua magnificenza (v. 2).

3-4. Si richiama il messaggio della consolazione di 40,1-2.9. L'esortazione che segue è dunque un'istruzione che il Signore dà ai suoi messaggeri. Essi sono chiamati a infondere fiducia e sicurezza (la descrizione del v. 3 si richiama a Gb 4,3-4) invitando il popolo ad essere forte e non temere (cfr. 10,24; Dt 31,6; 2Cr 32,7). Un simile annuncio si fonda sulla presenza del Signore («ecco il vostro Dio», cfr. 40,9). La venuta del Signore per salvare (cfr. 40,10) coincide con la venuta della vendetta, cioè dell'intervento redentore che ristabilisce per il suo popolo le condizioni proprie della salvezza nella giustizia e nella libertà (cfr. 3,8a e inoltre 59,18; 66,6).

5-7. Conclusa l'istruzione divina, il redattore descrive nei vv. 5-6a la nuova condizione. La descrizione simbolica mentre orienta, con la ricchezza del suo linguaggio, ai prodigi della salvezza che trascendono le possibilità dell'uomo, offre anche una costruzione eloquente. Essa inizia con l'annuncio degli occhi che vedono e degli orecchi che ascoltano (cfr. 42, 16-19; 43, 8) e si conclude con il motivo della lingua che proclama con gioia le meraviglie del Signore. L'autore sviluppa il tema delle meraviglie di JHWH descrivendo nei vv. 6b-7 il prodigio delle acque, che scaturiscono «nel deserto» (cfr. 43,20), e della terra riarsa, che si trasforma «in sorgenti d'acqua» (cfr. Es 17,6; Sal 78,20; 107,33.35). La visione e l'ascolto, insieme alla proclamazione della salvezza, costituiscono la caratteristica del popolo rinnovato dalla venuta salvifica del Signore.

8-10. La finale della “piccola apocalisse” è forse un'aggiunta successiva, come si evince dal fatto che non ha corrispondenti con il c. 34. Inoltre la prospettiva dei «riscattati dal Signore» riuniti in Sion riflette il tema del raduno in Sion dei Giudei dispersi, tema che si incontra alla fine delle grandi sezioni della «Visione di Isaia»: 11,11-16; 27,12-13; 35,8-10; 56,8; 66,20. Sullo sfondo della trasformazione del deserto e del rinnovamento del popolo (cfr. vv. 5-6a) l'autore contempla una via «appianata» (cfr. 40,3; 43,19; 49,11; 62,19; e anche 11,16; 19,23). È la via del popolo santo (cfr. Is 62,12a) che si dirige a Sion, nella rinnovata esperienza della redenzione, che dischiude uno spazio pieno di vita, di libertà e di gioia. In un simile spazio non ci saranno più gli «impuri» (idolatri) e gli «stolti», che impediscono lo sviluppo della vita, non ci saranno più bestie feroci, simbolo delle forze che minacciano la libertà, e scompariranno per sempre la tristezza e il pianto.

(cf. GIANNI ODASSO, Isaia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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