ISAIA – Capitolo 4

Giudizio e salvezza per Gerusalemme

Gerusalemme nella sventura 1Sette donne afferreranno un uomo solo, in quel giorno, e diranno: «Ci nutriremo del nostro pane e indosseremo le nostre vesti; soltanto, lasciaci portare il tuo nome, toglici la nostra vergogna».

Il giorno del germoglio 2In quel giorno, il germoglio del Signore crescerà in onore e gloria e il frutto della terra sarà a magnificenza e ornamento per i superstiti d’Israele. 3Chi sarà rimasto in Sion e chi sarà superstite in Gerusalemme sarà chiamato santo: quanti saranno iscritti per restare in vita in Gerusalemme. 4Quando il Signore avrà lavato le brutture delle figlie di Sion e avrà pulito Gerusalemme dal sangue che vi è stato versato, con il soffio del giudizio e con il soffio dello sterminio, 5allora creerà il Signore su ogni punto del monte Sion e su tutti i luoghi delle sue assemblee una nube di fumo durante il giorno e un bagliore di fuoco fiammeggiante durante la notte, perché la gloria del Signore sarà sopra ogni cosa come protezione, 6come una tenda sarà ombra contro il caldo di giorno e rifugio e riparo contro la bufera e contro la pioggia.

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Approfondimenti

La storia del regno di Giuda, la storia di Isaia e la sua “visione” della storia

Il Regno di Giuda si formò dopo la morte del re Salomone (circa 933 a.C.), quando il Regno di Giuda e Israele si scisse in due entità autonome: – il Regno di Israele a Nord, composto dalla maggior parte delle tribù ebraiche; – il Regno di Giuda a Sud, comprendente il territorio della tribù di Giuda, quello della tribù di Simeone (scomparsa e assorbita dalle altre due) e la maggior parte della tribù di Beniamino, oltre che numerosi membri della tribù di Levi, che non possedeva terra.

Numerosi Re degli Ebrei vi regnarono. Il regno gravitò attorno alla capitale Gerusalemme e al suo tempio. Tutti i re furono della dinastia davidica. Venne distrutto nel 587 a.C. quando il re babilonese Nabucodonosor conquistò Gerusalemme e deportò gran parte della popolazione ebraica.

Successivamente i Persiani conquistano Babilonia nel 538 a.C. anno in cui fu emanato il “Decreto di Ciro” che permette agli ebrei di ritornare a Gerusalemme. Inizia la costruzione del Secondo Tempio (il “Tempio di Salomone” che s'iniziò a costruire nel 967 a.C. e fu terminato nel 960 a.C. era stato distrutto dal babilonese Nabucodonosor II nel 586 a.C.). Fu completato nel 515 a.C. così come raccontato nel Libro di Esdra, e fu definitivamente distrutto nel 70 d.C. dal generale romano Tito.

Isaia, figlio di Amoz, visse a Gerusalemme nella seconda metà del VIII sec. a.C. Nell'anno della morte del re Ozia (o Azaria) – molto probabilmente il 740 a.C. – inizia la sua attività di profeta, in un periodo storico che coincide con l’avanzata dell’impero assiro verso ovest. La sua attività si puà suddividere in cinque periodi.

1. sotto il regno di Iotam (740-736) che si conclude con l'inizio della “guerra siro-efraimitica” ed è caratterizzato da una situazione politicamente ancora tranquilla ed economicamente prospera (capitoli 1-5). Muovendosi nella stessa linea di Amos e Osea, il profeta interviene cin energia in Gerusalemme per denunciare l'ingiustizia sociale come realtà inconciliabile con l'alleanza. Isaia comprende il pericolo che incombe sul popolo per le sue infedeltà e in modo particolare per l'orgoglio dei capi che non accolgono la parola di Dio. 2. la “guerra siro-efraimitica” (734-732) (capitoli 7-8). La parola del profeta manifesta in questa fase un pensiero destinato a svilupparsi nei secoli futuri: annuncia la regalità e la santità di Dio che guida gli eventi del mondo e attua la promessa di salvezza; richiama alla necessità della fede come fiducia in Dio che si esprime e si sviluppa in tutte le dimensioni dell'esistenza umana; afferma la permanenza della “casa di Davide”, garantita dalla fedeltà di Dio alla sua promessa. 3. dal 727 al 722. Isaia condanna la Filistea, che alla morte di Tiglat-Pilezer III istiga Giuda alla ribellione, e la Samaria che si era ribellata all'Assiria. 4. dal 716 al 711. Verso il 714, il Re di Babilonia inviò messaggeri al re Ezechia con l'intento di averlo come alleato (cf Is 39,1-2). Anche l'Egitto si mostra interessato a questa rivolta. Nel 713 la città filistea di Asdod si proclama indipendente dall'Assiria e si mette a capo di una coalizione nella quale entra anche il regno di Giuda. Isaia interviene per dissuadere il re di Giuda dal ribellarsi contro l'Assiria, che nel 711 con una rapida campagna militare sottomette Asdod. 5. dal 705 al 701 quando Ezechia si fece promotore di una vasta insurrezione appoggiata dall'Egitto (capitoli 28-31). Isaia mette in guardia Ezechia contro l'alleanza con l'Egitto che, secondo lui, si configurava come la ricerca di sicurezze umane in netta antitesi con la fiducia in Dio, unica fonte di salvezza. Infatti il redi Assiria devastò il regno di Giudae giunse a minacciare la stessa Gerusalemme. Davanti alla crudeltà della spedizione punitiva degli Assiri, Isaia pronunciò la sua condanna profetica.

Per Isaia la storia non è condizionata solo dalle forze politiche, economiche e belliche, ma è guidata dal Signore che dischiude agli uomini le vie della giustizia e della solidarietà. La tradizione successiva svilupperà, in un lungo processo, la formazione del libro che sarà intitolato “Visione di Isaia”.

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Il v. 4,1 è legato a 3,25-26, come nei due versetti conclusivi del capitolo precedente anche qui c'è la descrizione della sciagura che si abbatte sulla città di Gerusalemme. Avendo perso i propri mariti e familiari, caduti in battaglia, le donne cercano un uomo a ogni costo, disposte addirittura ad essere in sette a sposarlo. Il numero sette, benché simbolico, connota la situazione resa estremamente grave per la scomparsa della maggior parte degli uomini. La notizia che le donne sono pronte a rinunciare al diritto di essere mantenute dal marito (per l'espressione «pane» e «vesti» nel senso di sostentamento cfr. Dt 10, 18), conferisce al quadro un'atmosfera di angoscia e disperazione di particolare effetto. La minaccia di 3,1 si sta adempiendo.

Il giorno del germoglio 4,2-6 Il brano, costituito da alcune unità postesiliche, è stato inserito dopo l'annuncio del giudizio (3,1-4,1) per sottolineare che la sofferenza del momento presente è in funzione di un luminoso futuro di salvezza.

L'espressione «il germoglio del Signore» ricorre unicamente nel nostro testo al v. 2. La locuzione va intesa, insieme con la frase «il frutto della terra», come promessa di un periodo di fertilità della regione e abbondanza dei suoi prodotti. Certamente l'autore, con una costruzione stilistica basata sul parallelismo, orienta verso un futuro caratterizzato dalla salvezza divina. Inoltre il significato fondamentale del vocabolo «germoglio» è letterale; esso denota tutto ciò che produce la terra (cfr. Gn 19,25). Tuttavia il termine ha assunto anche una connotazione simbolica e come tale venne adoperato per indicare il nuovo Davide, che il Signore avrebbe suscitato secondo la promessa di Ez. 34, 23-24 (ispirata a sua volta dalla tradizione contenuta in 2Sam 7,1-17). I testi che parlano del nuovo Davide annunciano spesso la fertilità della terra come segno che nei “suoi” giorni finirà la maledizione minacciata (cfr. Gn 3,17-18; Dt 28,18.23-24), e inizierà un mondo nuovo, caratterizzato dalla divina benedizione (cfr. Sal 72, 9-17, in particolare il v. 16; Sal 132,11.13.15.17). Questo versetto costituisce, quindi, una preziosa testimonianza dell'attesa del nuovo Davide, che svolse un ruolo importante nella speranza della comunità giudaica del postesilio. La sua attuale collocazione, all'interno della «Visione di Isaia», illumina la promessa dell'«Emmanuele» (Is 7,14) e le relative reinterpretazioni di Is 9,5-6 e Is 11,1-4a, ponendole nel contesto della nuova Sion.

Nel v. 3 si presenta la condizione di coloro che sono «rimasti» in Sion: essi partecipano della “santità” divina e «saranno iscritti per restare in vita in Gerusalemme». La locuzione forse indicava originariamente coloro che erano nelle liste degli aventi diritto a risiedere in Gerusalemme. Essa, però, con il tempo giunse a significare coloro che sono fedeli all'alleanza e perciò non sono cancellati dal libro della vita, ma sono chiamati a partecipare per sempre della vita del Signore. I vv. 4-5a sembrano riferirsi alla riforma religiosa di Esdra (Esd 9-10; Ne 13,3.23-30). I vv. 5b-6 sono una glossa recente. Il motivo della protezione divina è ora specificato con le immagini della tenda che fornisce ombra contro il caldo e rifugio contro i temporali. Si tratta di metafore che alludono all'oppressione dei tiranni (cfr. 25,4-5). Esse sono un segno che la minaccia del giudizio non colpirà più la nuova Sion, ma si abbatterà definitivamente contro le potenze dell'ingiustizia e dell'oppressione.

(cf. GIANNI ODASSO, Isaia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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