Libro dell’Apocalisse – Capitolo 10

L'intervento di Dio 1E vidi un altro angelo, possente, discendere dal cielo, avvolto in una nube; l’arcobaleno era sul suo capo e il suo volto era come il sole e le sue gambe come colonne di fuoco. 2Nella mano teneva un piccolo libro aperto. Avendo posto il piede destro sul mare e il sinistro sulla terra, 3gridò a gran voce come leone che ruggisce. E quando ebbe gridato, i sette tuoni fecero udire la loro voce. 4Dopo che i sette tuoni ebbero fatto udire la loro voce, io ero pronto a scrivere, quando udii una voce dal cielo che diceva: «Metti sotto sigillo quello che hanno detto i sette tuoni e non scriverlo». 5Allora l’angelo, che avevo visto con un piede sul mare e un piede sulla terra, alzò la destra verso il cielo 6e giurò per Colui che vive nei secoli dei secoli, che ha creato cielo, terra, mare e quanto è in essi: «Non vi sarà più tempo! 7Nei giorni in cui il settimo angelo farà udire la sua voce e suonerà la tromba, allora si compirà il mistero di Dio, come egli aveva annunciato ai suoi servi, i profeti». 8Poi la voce che avevo udito dal cielo mi parlò di nuovo: «Va’, prendi il libro aperto dalla mano dell’angelo che sta in piedi sul mare e sulla terra». 9Allora mi avvicinai all’angelo e lo pregai di darmi il piccolo libro. Ed egli mi disse: «Prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele». 10Presi quel piccolo libro dalla mano dell’angelo e lo divorai; in bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l’ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l’amarezza. 11Allora mi fu detto: «Devi profetizzare ancora su molti popoli, nazioni, lingue e re».

Approfondimenti

(cf APOCALISSE – introduzione, traduzione e commento di CLAUDIO DOGLIO © EDIZIONI SAN PAOLO, 2012)

L'intervento di Dio In questa parte si può riconoscere come tema la proposta di un rimedio divino, realizzatosi nell'economia anticotestamentaria. Lo sviluppo segue un movimento tripartito:

  1. innanzitutto un angelo offre un piccolo libro che deve essere mangiato (10,1-11);
  2. viene poi evocata la misurazione del santuario (11,1-3);
  3. infine il grande quadro dei due testimoni (11,4-14) si conclude con il terremoto cosmico che determina una reazione umana positiva.

  4. L'angelo e il libretto (10,1-11). In una nuova visione viene presentato un angelo diverso dai precedenti, inserito in una grandiosa scena marina dopo un temporale: le nubi si squarciano e il sole lancia attraverso di esse due potenti raggi, mentre si intravedono i colori dell'arcobaleno. Questa nuova figura che proviene dal cielo è mostrata mentre «discende» sulla terra; alle precedenti cadute angeliche (8,10; 9,1), con conseguenze nefaste, si contrappone questa discesa benefica. L'angelo compare dotato di forza e caratterizzato da simboli tipici delle teofanie (cfr. Es 13,21); nella sua mano sta un piccolo libro, intorno al quale si concentra tutta la visione. Improvvisamente si aggiunge la voce di sette tuoni, che un comando preciso ordina di non mettere per iscritto, conservandone il segreto: probabilmente Giovanni riprende qui un motivo letterario, tipico di alcuni circoli giudaici e misterici, che parlava di una rivelazione affidata come segreto soltanto ad alcuni. Dopo la parentesi dei tuoni, ritorna protagonista l'angelo iniziale che, prima di consegnare il piccolo libro, annuncia il compimento del mistero di Dio, oggetto della buona notizia proclamata dai profeti. Questo evento è riservato alla settima tromba. Non viene, però, spiegato in che cosa consista tale «mistero»: il chiarimento verrà in seguito. Per il momento all'autore interessa creare tensione verso il compimento e ripetere che la rivelazione angelica è provvisoria e incompleta. Un nuovo ordine impartito dalla voce celeste ripropone lo stesso gesto narrato da Ezechiele, al momento della sua vocazione (cfr. Ez. 2.8-3,3): mangiare il rotolo scritto significa, da parte del profeta, assimilare il messaggio divino ed essere in grado di trasmetterlo ad altri. Sembra dunque che il libretto contenga la rivelazione affidata ai profeti. Ma tra il modello e la versione apocalittica c'è un 'importante differenza: mentre Ezechiele menzionava soltanto la dolcezza del libro, Giovanni presenta una contrapposizione, aggiungendo l'impressione di amarezza. Il contrasto di sapori avviene tra la bocca e il ventre, in una successione cronologica: prima sembra dolce, per rivelarsi successivamente amaro. Vi si può forse riconoscere un altro indizio che connota il cammino verso la pienezza della rivelazione. Al veggente, infine, che personifica la missione profetica, viene affidato l'incarico di comunicare il messaggio assimilato. Importante è la necessità imprescindibile («bisogna») di continuare la missione profetica, indirizzandola a quattro destinatari, cioè al mondo intero. La formula quadripartita, tipica del libro (cfr. 5.9; 7.9; 11,9), subisce, in questo caso, una modificazione nell'ultimo elemento; la presenza dei re sembra, infatti, sottolineare un incontro-scontro con l'autorità politica, ovvero con l'idolatrico potere di questo mondo.


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