LUMEN GENTIUM 30-32

DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II Costituzione dogmatica sulla Chiesa LUMEN GENTIUM (21 novembre 1964)

CAPITOLO IV – I LAICI

I laici nella Chiesa 30 Il santo Concilio, dopo aver illustrati gli uffici della gerarchia, con piacere rivolge il pensiero allo stato di quei fedeli che si chiamano laici. Sebbene quanto fu detto del popolo di Dio sia ugualmente diretto ai laici, ai religiosi e al clero, ai laici tuttavia, sia uomini che donne, per la loro condizione e missione, appartengono in particolare alcune cose, i fondamenti delle quali, a motivo delle speciali circostanze del nostro tempo, devono essere più accuratamente ponderati. I sacri pastori, infatti, sanno benissimo quanto i laici contribuiscano al bene di tutta la Chiesa. Sanno di non essere stati istituiti da Cristo per assumersi da soli tutto il peso della missione salvifica della Chiesa verso il mondo, ma che il loro eccelso ufficio consiste nel comprendere la loro missione di pastori nei confronti dei fedeli e nel riconoscere i ministeri e i carismi propri a questi, in maniera tale che tutti concordemente cooperino, nella loro misura, al bene comune. Bisogna infatti che tutti «mediante la pratica di una carità sincera, cresciamo in ogni modo verso colui che è il capo, Cristo; da lui tutto il corpo, ben connesso e solidamente collegato, attraverso tutte le giunture di comunicazione, secondo l'attività proporzionata a ciascun membro, opera il suo accrescimento e si va edificando nella carità» (Ef 4,15-16).

Natura e missione dei laici 31 Col nome di laici si intende qui l'insieme dei cristiani ad esclusione dei membri dell'ordine sacro e dello stato religioso sancito nella Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti popolo di Dio e, nella loro misura, resi partecipi dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano.

Il carattere secolare è proprio e peculiare dei laici. Infatti, i membri dell'ordine sacro, sebbene talora possano essere impegnati nelle cose del secolo, anche esercitando una professione secolare, tuttavia per la loro speciale vocazione sono destinati principalmente e propriamente al sacro ministero, mentre i religiosi col loro stato testimoniano in modo splendido ed esimio che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini. Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità. A loro quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le cose temporali, alle quali sono strettamente legati, in modo che siano fatte e crescano costantemente secondo il Cristo e siano di lode al Creatore e Redentore.

Dignità dei laici nel popolo di Dio 32 La santa Chiesa è, per divina istituzione, organizzata e diretta con mirabile varietà. «A quel modo, infatti, che in uno stesso corpo abbiamo molte membra, e le membra non hanno tutte le stessa funzione, così tutti insieme formiamo un solo corpo in Cristo, e individualmente siano membri gli uni degli altri » (Rm 12,4-5).

Non c'è quindi che un popolo di Dio scelto da lui: «un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo» (Ef 4,5); comune è la dignità dei membri per la loro rigenerazione in Cristo, comune la grazia di adozione filiale, comune la vocazione alla perfezione; non c'è che una sola salvezza, una sola speranza e una carità senza divisioni. Nessuna ineguaglianza quindi in Cristo e nella Chiesa per riguardo alla stirpe o nazione, alla condizione sociale o al sesso, poiché «non c'è né Giudeo né Gentile, non c'è né schiavo né libero, non c'è né uomo né donna: tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28 gr.; cfr. Col 3,11).

Se quindi nella Chiesa non tutti camminano per la stessa via, tutti però sono chiamati alla santità e hanno ricevuto a titolo uguale la fede che introduce nella giustizia di Dio (cfr. 2 Pt 1,1). Quantunque alcuni per volontà di Cristo siano costituiti dottori, dispensatori dei misteri e pastori per gli altri, tuttavia vige fra tutti una vera uguaglianza riguardo alla dignità e all'azione comune a tutti i fedeli nell'edificare il corpo di Cristo. La distinzione infatti posta dal Signore tra i sacri ministri e il resto del popolo di Dio comporta in sé unione, essendo i pastori e gli altri fedeli legati tra di loro da una comunità di rapporto: che i pastori della Chiesa sull'esempio di Cristo sono a servizio gli uni degli altri e a servizio degli altri fedeli, e questi a loro volta prestano volenterosi la loro collaborazione ai pastori e ai maestri. Così, nella diversità stessa, tutti danno testimonianza della mirabile unità nel corpo di Cristo: poiché la stessa diversità di grazie, di ministeri e di operazioni raccoglie in un tutto i figli di Dio, dato che «tutte queste cose opera... un unico e medesimo Spirito» (1 Cor 12,11).

I laici quindi, come per benevolenza divina hanno per fratello Cristo, il quale, pur essendo Signore di tutte le cose, non è venuto per essere servito, ma per servire (cfr. Mt 20,28), così anche hanno per fratelli coloro che, posti nel sacro ministero, insegnando e santificando e reggendo per autorità di Cristo, svolgono presso la famiglia di Dio l'ufficio di pastori, in modo che sia da tutti adempito il nuovo precetto della carità. A questo proposito dice molto bene sant'Agostino: «Se mi spaventa l'essere per voi, mi rassicura l'essere con voi. Perché per voi sono vescovo, con voi sono cristiano. Quello è nome di ufficio, questo di grazia; quello è nome di pericolo, questo di salvezza» [S. AGOSTINO, Serm. 340, 1: PL 38, 1483].

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Approfondimenti

Cap. IV. — I LAICI

A) Premessa. Il Concilio illustra la loro posizione nella Chiesa e i compiti apostolici da ciò derivanti (n. 30).

Chi sono. 1. Laici sono tutti coloro che, incorporati a Cristo per il Battesimo e inseriti nel Popolo di Dio, partecipano dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, assumendo gl’impegni che ne derivano nell’ambito della Chiesa e del mondo. Devono trattare le cose temporali ordinando a Dio, come fermento e testimoni di Cristo nel mondo (n. 31). 2. Di qui la loro dignità. Tutti i membri del Popolo di Dio hanno la stessa rigenerazione in Cristo, la stessa grazia, stessa vocazione alla perfezione, stessa salvezza (n. 32).

Questo capitolo ha aperto la strada per una nuova visione del laico che si è poi sviluppata negli anni successivi. Il concilio abbandona la definizione in negativo tradizionalmente data dei laici: “coloro che non sono chierici o religiosi”. Sono presentati come membri del popolo di Dio portatori del loro ministero sacerdotale, profetico e regale esercitati in modo comune.

La LG afferma la dignità e la responsabilità del laico operando una vera e propria rivoluzione per i tempi. La parola “laico” rimanda infatti alla dimensione di popolo che è fondante nella Chiesa; il discorso centrale della LG non si sviluppa intorno all’idea di gerarchia strutturata “dall'alto in basso”, ma parte dal Battesimo, il sacramento principe che unisce laici, religiosi e clero.

Il compito di questo popolo unito dal Battesimo è quello di portare la luce di Cristo nel mondo e la sua dignità si misura proprio in quanto “portatore di Cristo” poiché i laici sono il ponte tra il Vangelo, Cristo e la terra. Il concilio con questo documento effonde una ventata di novità, frutto di grande mediazione; tuttavia il cammino da compiere, su più versanti, è ancora lungo!

Una certa visione piramidale della Chiesa, infatti, sussiste ancora, a causa dell’attaccamento alla vecchia dottrina e a posizioni di potere. Questa visione piramidale è tuttavia sostenuta anche dai laici, che spesso vivono disincarnati in ambito ecclesiale!

Se vogliamo essere Chiesa, dovremmo responsabilizzarci tutti quanti e chiederci come rendere concreta la partecipazione dei laici alla Chiesa.

La LG ci offre l’immagine di una Chiesa in progresso, non di una struttura rigida e statica. La Chiesa in cammino attinge alla sorgente della preghiera e del Vangelo. Perché il “popolo di Dio” in cammino sia veramente tale è necessario da parte di tutti l’impegno a una riflessione continua su cosa sia la Chiesa e come dovrebbe essere, su chi siamo e come dovremmo essere.


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