NOSTRA AETATE 5

DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane NOSTRA AETATE (28 ottobre 1965)

FraternitĂ  universale

5 Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio. L'atteggiamento dell'uomo verso Dio Padre e quello dell'uomo verso gli altri uomini suoi fratelli sono talmente connessi che la Scrittura dice: « Chi non ama, non conosce Dio » (1 Gv 4,8).

Viene dunque tolto il fondamento a ogni teoria o prassi che introduca tra uomo e uomo, tra popolo e popolo, discriminazioni in ciò che riguarda la dignità umana e i diritti che ne promanano.

In conseguenza la Chiesa esecra, come contraria alla volontà di Cristo, qualsiasi discriminazione tra gli uomini e persecuzione perpetrata per motivi di razza e di colore, di condizione sociale o di religione. E quindi il sacro Concilio, seguendo le tracce dei santi apostoli Pietro e Paolo, ardentemente scongiura i cristiani che, «mantenendo tra le genti una condotta impeccabile» (1 Pt 2,12), se è possibile, per quanto da loro dipende, stiano in pace con tutti gli uomini (14), affinché siano realmente figli del Padre che è nei cieli (15).

Tutte e singole le cose stabilite in questo Decreto, sono piaciute ai Padri del Sacro Concilio. E Noi, in virtù della potestà Apostolica conferitaci da Cristo, unitamente ai Venerabili Padri, nello Spirito Santo le approviamo, le decretiamo e le stabiliamo; e quanto stato così sinodalmente deciso, comandiamo che sia promulgato a gloria di Dio.

Roma, presso San Pietro, 28 ottobre 1965. _______________________ NOTE

(14) Cf. Rm 12,18.

(15) Cf. Mt 5,45.

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Approfondimenti

L’orizzonte dell’unità e della fraternità Il testo si introduce con una significativa evocazione del “nostro tempo”: indicazione che lo apparenta subito al preludio della Gaudium et Spes, in cui la Chiesa si pone con atteggiamento di attenzione e apertura nei confronti del mondo contemporaneo, cercando di intercettarne attese e speranze alla luce dei “segni dei tempi”. Di questo nostro tempo la Nostra Aetate mette a fuoco soprattutto il fenomeno della spinta verso l’unità. Non è usata la parola oggi in voga di “globalizzazione”, ma è descritto efficacemente il processo secondo cui «il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e cresce l’interdipendenza tra i vari popoli» (EV I,523).

Questo dato, di per sé sociologico, si unisce alla prospettiva valoriale della “fraternità universale”, a cui il documento dedica le battute conclusive del numero 5, formando così una grande inclusione testuale. Il dato sociologico è letto con la cifra teologica dell’universale relazione di figliolanza degli uomini nei confronti dell’unico Dio, con le conseguenze che ne derivano per un’etica dell’amore senza confini e della lotta a tutte le possibili discriminazioni per motivi di razza o di colore, di condizione sociale o di religione. Un forte monito è indirizzato ai cattolici perché siano uomini e donne di pace secondo la beatitudine evangelica “Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,45).

da: Domenico Sorrentino, NOSTRA AETATE – Senso e prospettive della Dichiarazione del Concilio Vaticano II sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane


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