📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

LA SAPIENZA DI DIO NELLA STORIA D’ISRAELE (44,1-50,29)

L’elogio degli antenati 1Facciamo ora l'elogio di uomini illustri, dei padri nostri nelle loro generazioni. 2Il Signore li ha resi molto gloriosi: la sua grandezza è da sempre. 3Signori nei loro regni, uomini rinomati per la loro potenza, consiglieri per la loro intelligenza e annunciatori nelle profezie. 4Capi del popolo con le loro decisioni e con l'intelligenza della sapienza popolare; saggi discorsi erano nel loro insegnamento. 5Inventori di melodie musicali e compositori di canti poetici. 6Uomini ricchi, dotati di forza,⊥ che vivevano in pace nelle loro dimore. 7Tutti costoro furono onorati dai loro contemporanei, furono un vanto ai loro tempi. 8Di loro, alcuni lasciarono un nome, perché se ne celebrasse la lode. 9Di altri non sussiste memoria, svanirono come se non fossero esistiti, furono come se non fossero mai stati, e così pure i loro figli dopo di loro. 10Questi invece furono uomini di fede, e le loro opere giuste non sono dimenticate. 11Nella loro discendenza dimora una preziosa eredità: i loro posteri. 12La loro discendenza resta fedele alle alleanze e grazie a loro anche i loro figli. 13Per sempre rimarrà la loro discendenza e la loro gloria non sarà offuscata. 14I loro corpi furono sepolti in pace, ma il loro nome vive per sempre. 15I popoli parlano della loro sapienza, l'assemblea ne proclama la lode.

Enoc e Noè 16Enoc piacque al Signore e fu rapito⊥, esempio di conversione per tutte le generazioni. 17Noè fu trovato perfetto e giusto, al tempo dell'ira fu segno di riconciliazione; per mezzo suo un resto sopravvisse sulla terra, quando ci fu il diluvio. 18Alleanze eterne furono stabilite con lui, perché con il diluvio non fosse distrutto ogni vivente.

Abramo 19Abramo fu grande padre di una moltitudine di nazioni, nessuno fu trovato simile a lui nella gloria. 20Egli custodì la legge dell'Altissimo, con lui entrò in alleanza. Stabilì l'alleanza nella propria carne e nella prova fu trovato degno di fede. 21Per questo Dio gli promise con giuramento di benedire le nazioni nella sua discendenza, di moltiplicarlo come la polvere della terra, di innalzare la sua discendenza come gli astri e di dar loro un'eredità da mare a mare e dal fiume fino all'estremità della terra.

Isacco e Giacobbe 22Anche a Isacco fu fatta la stessa promessa grazie ad Abramo, suo padre. 23La benedizione di tutti gli uomini e la sua alleanza Dio fece posare sul capo di Giacobbe; lo confermò nelle sue benedizioni, gli diede il paese in eredità: lo divise in varie parti, assegnandole alle dodici tribù.

Mosè Da lui fece sorgere un uomo mite, che incontrò favore agli occhi di tutti,

_________________ Note

44,1-50,29 L’ultima sezione del libro del Siracide esalta l’azione della sapienza di Dio nella storia d’Israele. L’autore tratteggia una galleria di ritratti che racchiude al suo interno i personaggi più cari alla tradizione biblica, collegati con gli eventi più significativi della storia del popolo di Dio (vedi anche 1Mac 2,51-61; Sal 78; 105; 106; 135; 136; Sap 10-19; Eb 11).

44,16-18 Il ricordo di Enoc rimanda a Gen 5,21-24. All'epoca del Siracide questo personaggio era molto popolare ( v. 16) e su di lui si concentrò l'attenzione del giudaismo, che gli attribuì alcuni scritti apocrifi.

44,21 Le espressioni da mare a mare e dal fiume fino all’estremità della terra contengono l’idea di universalità.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

vv. 1-15. Il brano intende lodare gli antenati, che furono illustri (coperti di doxa/ḥesed: v. 1a) e virtuosi (pieni di eleos/ḥesed: v. 10a). La prospettiva universalista della sezione (44,18.19.21.23) sembrerebbe favorire l'idea che si tratti di eroi profani (vv. 2-9), a fronte dei quali Ben Sira ricorderebbe gli antenati degli Ebrei (v. 1.10). Tuttavia sembra preferibile considerare questo brano come uno sguardo d'insieme sulla storia religiosa e civile di Israele, poi dettagliata col richiamo di personaggi del passato (44,16-49,16) e di uno del presente (50,1-21). Retrospettive storiche, con intenti didattici, apologetici o parenetici, sono presenti in Ez 20,4-44; Ne 9,6-37; Sal 78; 105; Gdt 5,5-21; Sap 10-12; 1Mac 2,51-64; At 7,2-53; Gc 5,10-11; Eb 11,2-39.

Dopo l'introduzione (vv. 1-2), troviamo un elenco di attività (forse dodici), che assicurano gloria imperitura a chi le ha esercitate (vv. 3-7), e poi un riferimento agli «altri» di cui «non sussiste memoria» (v. 9). Chi sono questi altri? Alcuni ci vedono gli Israeliti infedeli del passato, specie i re del Nord e del Sud. Sembra probabile , tuttavia, che si tratti di Israeliti pii, ma dimenticati. Ben Sira li celebra come eroi oscuri della fede: furono «uomini virtuosi» (v. 10) e conservano una eredità buona e fedele, che rimarrà nelle generazioni future (vv. 11-15). Sembra si parli degli Asidei (da ḥesed – ḥasidîm; cfr. 1Mac 2,42; 7,13), gli Ebrei fedeli alla legge durante la rivolta maccabaica. Il tema relativo a “generare-generazioni” compare all'inizio, al centro e alla fine del brano (vv. 1.7.14). Se, dunque, si tratta di storia sacra – più che profana – anche nel brano iniziale, bisogna aprire la Bibbia con Ben Sira e seguirlo come guida attraverso un'immaginaria galleria. Citazioni o semplici allusioni vengono dal Pentateuco e da Giosuè, Giudici, Samuele, Re, Cronache, Neemia, Salmi, Proverbi e Giobbe.

In 44,3-7 affiora un elenco di dodici (?) categorie di eroi: regnanti (v. 3a) come Davide (cfr. 47,1-11) e Salomone (cfr. 47,12-22); uomini rinomati per potenza (v. 3b) come Giosuè (cfr. 46,1-8), Caleb (cfr. 46,9-10) e i giudici (cfr. 46,11-12); consiglieri intelligenti (v. 3c) come Natan (cfr. 47,1), Isaia (cfr. 48,20.22) e Geremia (cfr. 49,6); portatori di annunci profetici (v. 3d) come Samuele (cfr. 46,13-20), Elia (cfr. 48,1-1), Eliseo (cfr. 48,12-16), Isaia, Geremia, Ezechiele (cfr. 49,8) e i dodici Profeti minori (cfr. 49,10); capi del popolo (v. 4a) come Giuseppe (cfr. 49,15); esperti della legge (v. 4b) come Mosè (cfr. 44,23f-45,5); saggi (v. 4c) come Salomone e Giobbe (cfr. 49,9); inventori di melodie (v. 5a) come Davide (cfr. 2Cr 7,6); compositori di canti (v. 5b) come Salomone (cfr. Ct 1,1) o Ezechia (cfr. Is 38,9); uomini ricchi e forti (v. 6a) come Abramo (cfr. 44, 19-21), Isacco (cfr. 44, 22) e Giacobbe (cfr. 44, 23a-e); uomini di pace (v. 6b) come Giobbe. Volendo completare il numero simbolico di dodici, bisogna tener conto degli «autori di proverbi» di cui parla l'ebraico (aggiungendo lo stico 44,4c «autori di proverbi tradizionali»), con allusione al Salomone della tradizione e forse allo stesso Ben Sira. L'espressione «Tutti costoro» (44,7a) fa da sintesi delle diverse categorie e mira a rafforzare la fede ed il coraggio dei contemporanei di Ben Sira. Per il numero «dodici» cfr. 44,23e; Ap 21,12-14.

vv. 16-23e. La galleria comincia e in qualche modo finisce con Enoch (44,16; 49,14), segno di scienza, in ebraico (B: _da‘at) ed esempio di conversione, nella tradizione greca (metanoia: 44,16b). Questa sottolinea il fatto che egli piacque a Dio e risale, forse, all'immagine primitiva di Enoch che «camminò con Dio» come Noè (cfr. Gn 5,22 e 6,9) e fu portato via («fu preso»: Gn 5,24 [LXX]). La lettera agli Ebrei legherà il gradimento di Dio alla fede di Enoch, ponendolo subito dopo Abele e prima di Noè (Eb 11,5-6). Il tardo giudaismo, presentandolo come autore del Libro di Enoch, lo fa simbolo di scienza: conosce segreti naturali e soprannaturali ed inventa scrittura e astronomia (cfr. Giubilei 4,17). L'idea di “rapimento” contiene la sfumatura dell'essere trasferito (metatithēmi: 44,16a; cfr. Eb 11,5) in altro luogo (la VL aggiunge: «in paradiso») e dell'essere assunto (analambano: 49,14b; cfr. Mc 16,19; At 1,2.11; 1Tm 3,16). Pur non avendo una prospettiva ultraterrena, l'Enoch di Ben Sira è creatura che viene tolta via dalla terra (cfr. 49, 14b). Noè (vv. 17-18), immagine di uomo perfetto e giusto, diventa riconciliazione (gr.: «scambio») e alleanza (ebr.: «segno, arcobaleno») eterna che difende i viventi dal diluvio. Il tema profetico del “piccolo resto” è applicato alla funzione salvifica di Noè (kataleimma: v. 17c; cfr. Is 10,22; 37,32); in questa sezione torna ancora dopo il peccato di Salomone (47,22e) e al tempo di Elia (48,2b) e di Eliseo (cfr. 48,15e). Abramo (vv. 19-21) non ebbe eguali (44,19b; cfr. 48,4b) nella gloria: è modello di osservanza della legge, di alleanza incisa nella carne con la circoncisione e di fedeltà nella prova (v. 20); per questo Dio giura di benedire i popoli nella sua discendenza. I figli di Abramo si muovono lungo la verticale terra-cielo e da un orizzonte all'altro. In Abramo Ben Sira vede uniti la radice nazionalista di Israele – vedi la circoncisione del v. 20c e la paternità di Giacobbe in v. 22b – e l'orizzonte universale della «moltitudine dei popoli», di cui egli è «grande padre» (v. 19a). Il piccolo resto salvatosi con Noè (v. 17c) abbraccia ormai tutti i popoli, dal fiume Eufrate (v. 21g; cfr. Es 23,31) fino all'estremità della terra. I meriti del padre si prolungano nei figli: Isacco e Giacobbe ricevono conferme della promessa e delle benedizioni fatte ad Abramo. Il movimento approda alle dodici tribù di Israele (v. 23e).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

Le meraviglie di Dio nel creato: il sole 1Vanto del cielo è il limpido firmamento, spettacolo celeste in una visione di gloria. 2Il sole, quando appare nel suo sorgere, proclama: “Che meraviglia è l'opera dell'Altissimo!”. 3A mezzogiorno dissecca la terra e di fronte al suo calore chi può resistere? 4Si soffia nella fornace nei lavori a caldo, ma il sole brucia i monti tre volte tanto; emettendo vampe di fuoco, facendo brillare i suoi raggi, abbaglia gli occhi. 5Grande è il Signore che lo ha creato e con le sue parole ne affretta il corso.

La luna 6Anche la luna, sempre puntuale nelle sue fasi, regola i mesi e indica il tempo. 7Viene dalla luna l'indicazione di ogni festa, fonte di luce che decresce fino a scomparire. 8Da essa il mese prende nome, mirabilmente crescendo secondo le sue fasi. È un'insegna per le schiere in alto, splendendo nel firmamento del cielo.

Le stelle 9Bellezza del cielo è la gloria degli astri, ornamento che brilla nelle altezze del Signore. 10Stanno agli ordini di colui che è santo, secondo il suo decreto, non abbandonano le loro postazioni di guardia.

L’arcobaleno 11Osserva l'arcobaleno e benedici colui che lo ha fatto: quanto è bello nel suo splendore! 12Avvolge il cielo con un cerchio di gloria, lo hanno teso le mani dell'Altissimo.

La potenza del Signore 13Con il suo comando fa cadere la neve e fa guizzare i fulmini secondo il suo giudizio: 14per esso si aprono i tesori celesti e le nubi volano via come uccelli. 15Con la sua potenza egli condensa le nuvole e si sminuzzano i chicchi di grandine. 17aIl rumore del suo tuono fa tremare la terra, 16e al suo apparire sussultano i monti; secondo il suo volere soffia lo scirocco, 17bcosì anche l'uragano del settentrione e il turbine dei venti. Egli sparge la neve come uccelli che discendono, come locusta che si posa è la sua caduta. 18L'occhio ammira la bellezza del suo candore e il cuore stupisce nel vederla fioccare. 19Riversa sulla terra la brina come sale, che gelandosi forma punte di spine. 20Soffia la gelida tramontana, sull'acqua si condensa il ghiaccio; esso si posa sull'intera massa d'acqua, che si riveste come di corazza. 21Egli divora i monti e brucia il deserto; come fosse fuoco, inaridisce l'erba. 22Rimedio di tutto è un annuvolamento improvviso, l'arrivo della rugiada ristora dal caldo.

23Con la sua parola egli ha domato l'abisso e vi ha piantato le isole. 24I naviganti del mare ne descrivono i pericoli, a sentirli con i nostri orecchi restiamo stupiti; 25là ci sono opere singolari e stupende, esseri viventi di ogni specie e mostri marini. 26Per lui il suo messaggero compie un felice cammino, e per la sua parola tutto sta insieme.

27Potremmo dire molte cose e mai finiremmo, ma la conclusione del discorso sia: “Egli è il tutto!”. 28Come potremmo avere la forza per lodarlo? Egli infatti, il Grande, è al di sopra di tutte le sue opere. 29Il Signore è terribile e molto grande, meravigliosa è la sua potenza. 30Nel glorificare il Signore, esaltatelo quanto più potete, perché non sarà mai abbastanza⊥. Nell'esaltarlo moltiplicate la vostra forza, non stancatevi, perché non finirete mai. 31Chi lo ha contemplato e lo descriverà? Chi può magnificarlo come egli è? 32Vi sono molte cose nascoste più grandi di queste: noi contempliamo solo una parte delle sue opere. 33Il Signore infatti ha creato ogni cosa e ha dato la sapienza ai suoi fedeli.

_________________ Note

43,11-12 L’arcobaleno è un cerchio di gloria, teso dalle mani di Dio, di cui ricorda l’alleanza con l’umanità (Gen 9,13).

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

vv. 1-12. Ben Sira fa la rassegna delle singole opere create: il firmamento (v. 1), il sole (vv. 2-5), la luna (vv. 6-8), le stelle (vv. 9-19) e l'arcobaleno (v. 11-12). Insiste sulla loro bellezza solenne e funzionale, quasi liturgica. Ma il vero protagonista sono «le mani dell'Altissimo» (v. 12b). Tutto l'universo appare come un grande tempio, in cui astri e fedeli, collegati da un unico calendario religioso lunare, si uniscono nella lode dell'Altissimo (vv. 2.12). L'animo poetico e liturgico di Ben Sira sottolinea la grandezza del sole, creato da Dio, ed il ruolo della luna (vv. 6-7; cfr. Nm 28, 11; Os 2, 13), nell'indicare i mesi e le feste. Rispetto al racconto sacerdotale genesiaco (Gn 1), Ben Sira lascia qui in secondo piano gli intenti didascalici e racconta il suo brivido religioso di fronte all'affascinante docilità del cielo agli ordini del Santo (v. 10a). L'arcobaleno è il segno riassuntivo dell'alleanza con cui l'Altissimo avvolge il creato e la storia (v. 11).

vv. 13-33. Il brano si può articolare così: la potenza di Dio che comanda i fenomeni naturali, dalla neve alla grandine, dai venti alle nubi (vv. 13-22); la potenza della sua parola che doma l'abisso del mare e ne trasforma i misteri in suoi messaggeri (vv. 14-26); il bilancio sull'identità di Dio e di coloro che possono avere la forza per magnificarlo come egli è (vv. 27-31); la sintesi sapienziale sulla teologia della creazione (vv. 32-33). Ad ogni momento Ben Sira collega una sorta di rivelazione di Dio creatore:

  • a) esce dal nascondimento e si fa vedere (optasia: v. 16a), incutendo tremore nel creato e sollecitando obbedienza;
  • b) esce dal silenzio e parla (logismos, logos: vv. 23.26), domando le forze del caos (abisso: cfr. il vuoto primordiale di Gn 1,2 e il mitico mostro marino di Is 30,7) e mettendo ordine tra tutte le creature, che sono suoi messaggeri (aggelos: v. 26a);
  • c) di fronte alla sua opera l'uomo (noi, voi, chiunque: cfr. vv. 27.30.31) sperimenta l'inadeguatezza e lo riconosce come «tutto» (v. 27b), cioè come sorgente e sostegno di ogni cosa creata;
  • d) infine Dio rimane, nonostante tutto, nascosto nel mistero (apokrypha: v. 32a) e dona la sapienza agli uomini pii (eusebeis: v. 33b).

Il poema della natura propone un messaggio chiaro sull'immanenza (v. 27) e la trascendenza (v. 28) di Dio, unendo sensibilità stoica e fede jahvistica. Escluso ogni spiritualismo ma anche ogni panteismo (stoico), Ben Sira sollecita i lettori (il “voi” del v. 30) a moltiplicare le proprie forze nell'esaltare il Dio creatore, distinto dalle sue opere, ma ad esse ben presente. La successiva storia di Israele sarà modello di lode, ma anche di consapevolezza che egli è sempre oltre. La domanda tradizionale «Chi può contemplarlo?» (cfr. Es 33,20) riceverà una risposta non più negativa: il Logos, sin dall'inizio rivolto verso il seno del Padre (cfr. Gv 1,1), è il solo capace di spiegarlo all'uomo, entrando nella natura umana (cfr. Gv 1,18).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

1di ripetere quanto hai udito e di rivelare parole segrete. Allora saprai veramente che cos'è la vergogna e incontrerai favore presso ogni uomo.

Azioni di cui ci si può vantare Delle cose seguenti non ti vergognare e non peccare per rispetto umano: 2della legge dell'Altissimo e dell'alleanza, della sentenza che giustifica l'empio, 3dei conti con il socio e con i compagni di viaggio, di dare agli altri l'eredità che spetta loro, 4dell'esattezza della bilancia e dei pesi, di fare acquisti, grandi o piccoli che siano, 5della contrattazione sul prezzo dei commercianti, della frequente correzione dei figli e di far sanguinare i fianchi di uno schiavo pigro. 6Con una moglie malvagia è opportuno il sigillo, dove ci sono troppe mani usa la chiave. 7Qualunque cosa depositi, contala e pesala, il dare e l'avere sia tutto per iscritto. 8Non vergognarti di correggere l'insensato e lo stolto e il vecchio molto avanti negli anni accusato di fornicazione; così sarai veramente assennato e approvato da ogni vivente.

Precauzioni per le figlie 9Per il padre una figlia è un'inquietudine segreta, il pensiero di lei allontana il sonno: nella sua giovinezza, perché non sfiorisca, una volta accasata, perché non sia ripudiata, 10finché è vergine, perché non sia sedotta e resti incinta nella casa paterna, quando è maritata, perché non cada in colpa, quando è accasata, perché non sia sterile. 11Su una figlia ribelle rafforza la vigilanza, perché non ti renda scherno dei nemici, motivo di chiacchiere in città e di rimprovero fra la gente, così da farti vergognare davanti a tutti. 12Non considerare nessuno solo per la sua bellezza e non sederti insieme con le donne, 13perché dagli abiti esce fuori la tignola e dalla donna malizia di donna. 14Meglio la cattiveria di un uomo che la compiacenza di una donna, una donna impudente è un obbrobrio.

LA SAPIENZA DI DIO NELLA CREAZIONE (42,15-43,33)

Le opere del creatore 15Ricorderò ora le opere del Signore e descriverò quello che ho visto. Per le parole del Signore sussistono le sue opere, e il suo giudizio si compie secondo il suo volere. 16Il sole che risplende vede tutto, della gloria del Signore sono piene le sue opere. 17Neppure ai santi del Signore è dato di narrare tutte le sue meraviglie, che il Signore, l'Onnipotente, ha stabilito perché l'universo stesse saldo nella sua gloria. 18Egli scruta l'abisso e il cuore, e penetra tutti i loro segreti. L'Altissimo conosce tutta la scienza e osserva i segni dei tempi, 19annunciando le cose passate e future e svelando le tracce di quelle nascoste. 20Nessun pensiero gli sfugge, neppure una parola gli è nascosta. 21Ha disposto con ordine le meraviglie della sua sapienza, egli solo è da sempre e per sempre: nulla gli è aggiunto e nulla gli è tolto, non ha bisogno di alcun consigliere. 22Quanto sono amabili tutte le sue opere! E appena una scintilla se ne può osservare. 23Tutte queste cose hanno vita e resteranno per sempre per tutte le necessità, e tutte gli obbediscono. 24Tutte le cose sono a due a due, una di fronte all'altra, egli non ha fatto nulla d'incompleto. 25L'una conferma i pregi dell'altra: chi si sazierà di contemplare la sua gloria?

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

vv. 9-14. Ben Sira torna sull'argomento (cfr. 7,24-25; 22,3-5). Come un tesoro che non fa dormire, una figlia porta sempre con sé problemi (vv. 9-10): da ragazza perché può rimanere senza marito o essere sedotta (cfr. Dt 22,20-22); da sposata, perché può essere ripudiata (cfr. Dt 24,1) o sbagliare (cfr. Lv 18,20; Gv 8,4-5) o risultare sterile (cfr. Gn 16,4s; 30,23, Lc 1,25). Nel caso di una figlia «indocile» (stessa espressione in 26,10), il padre deve rafforzare la custodia, se non vuole finire sulla bocca di tutti, davanti «alle porte» della città per il giudizio dell'assemblea (v. 11). La vigilanza – seguendo il testo ebraico – consiste nel celare la bellezza e impedire gli incontri pettegoli e maliziosi con altre donne (vv. 12-13). Sentenza finale: meglio un uomo cattivo di una donna buona (v. 14). Nei vv. 12-14 la traduzione greca modifica: è meglio non fissare la bellezza e difendersi dalle donne, da cui può venire un male maggiore che dall'uomo cattivo. Il brano è comunque duro con la donna: va oltre i Proverbi e anticipa il rabbinismo. Il senso delle affermazioni, tuttavia, va attenuato, perché relativo ai pericoli più gravi che una ragazza non sposata corre nel contatto con donne sposate.

vv. 15-25. L'intera pericope (42,15-43,33) costituisce una lode alla gloria di Dio nella natura; nei successivi capitoli (44-50) Ben Sira loderà l'agire di Dio nella storia di Israele. Il primo brano (42,15-25) sembra un grande portale d'ingresso, che offre una visione d'insieme dei motivi di lode, provenienti sia dalla natura, che dalla storia. Dopo aver esposto i limiti della lode umana (vv. 15-17), Ben Sira esalta l'onnipotenza e l'onniscienza di Dio (vv. 18-21), per approdare all'amabile complementarietà di tutte le opere create (22-25). Da notare la comparsa del tema della parola creatrice (v. 15c; cfr. 43,5b.26), in sintonia con Gn 1 (cfr. Sal 33,6). Il termine ’mr (parlare) ha la stessa radice del sostantivo aramaico memra (parola), usato nella sinagoga per sostituire il nome ineffabile di Dio. Affiora la tendenza che sfocerà nella personificazione della parola (Gv 1) e supererà il legame tradizionale tra creazione e sapienza (cfr. Pr 8,22). Altro tema è costituito dai «santi» (v. 17a), cioè gli angeli che Dio abilita a stare alla sua presenza (cfr. Gb 5,1; Dn 4,10s.): sono modello di silenzio ammirato ed orante, che contempla la grandezza dell'opera del “Signore pantocratore” (v. 17c). Posto di fronte a Dio e agli angeli, l'uomo si sente ancora meno capace di pensare e di parlare. L'onniscienza divina abbraccia la profondità dell'abisso (cfr. Sal 33,7; Gb 9,13), del cuore umano (Gdt 8,14; Pr 15,11) e del tempo. Gli astri (v. 18d; cfr. 43,6) sono sue creature: non realtà divine, ma servi per segnare il tempo e rivelare la sua volontà circa il futuro (cfr. Ger 10,2; Mt 24,29-31).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

La morte 1O morte, com'è amaro il tuo ricordo per l'uomo che vive sereno nella sua agiatezza, per l'uomo senza assilli e fortunato in tutto e ancora in forze per provare il piacere. 2O morte, è gradita la tua sentenza all'uomo indigente e privo di forze, al vecchio decrepito e preoccupato di tutto, a colui che è indocile e ha perduto ogni speranza. 3Non temere la sentenza della morte, ricòrdati di chi ti ha preceduto e di chi ti seguirà. 4Questo è il decreto del Signore per ogni uomo; perché ribellarsi al volere dell'Altissimo? Siano dieci, cento, mille anni: negli inferi non ci sono recriminazioni sulla vita.

5Figli d'infamia sono i figli dei peccatori, frequentano le case degli empi. 6L'eredità dei figli dei peccatori andrà in rovina, con la loro discendenza continuerà il disonore. 7Contro un padre empio imprecano i figli, perché a causa sua sono disonorati. 8Guai a voi, uomini empi, che avete abbandonato la legge dell'Altissimo! 9⌈Se vi moltiplicate, è per la rovina,⌉ se nascete, nascete per la maledizione, e se morite, la maledizione sarà la vostra sorte. 10Quanto è dalla terra alla terra ritornerà, così gli empi passano dalla maledizione alla rovina.

11Il lutto degli uomini riguarda i loro corpi, la cattiva fama dei peccatori sarà cancellata. 12Abbi cura del tuo nome, perché esso sopravviverà a te più di mille grandi tesori d'oro. 13I giorni di una vita felice sono contati, ma il buon nome dura per sempre.

Azioni di cui bisogna vergognarsi 14Figli, custodite l'istruzione in pace; ma sapienza nascosta e tesoro invisibile, a che cosa servono entrambi? 15Meglio l'uomo che nasconde la sua stoltezza di quello che nasconde la sua sapienza.

16Perciò provate vergogna per le cose che qui di seguito vi indico: non è bene infatti vergognarsi di qualsiasi cosa, come non si può approvare sempre tutto. 17Vergognatevi della prostituzione davanti al padre e alla madre, della menzogna davanti al capo e al potente, 18del delitto davanti al giudice e al magistrato, dell'empietà davanti all'assemblea e al popolo, dell'ingiustizia davanti al compagno e all'amico, 19del furto davanti all'ambiente dove abiti, di Dio, che è veritiero, e dell'alleanza, di piegare i gomiti sopra i pani, a tavola, di essere scortese quando ricevi e quando dai, 20di non rispondere a quanti salutano, dello sguardo su una donna scostumata, 21del rifiuto fatto a un parente, dell'appropriazione di eredità o donazione, del desiderio per una donna sposata, 22della relazione con la sua schiava – non accostarti al suo letto –, di dire parole ingiuriose davanti agli amici e, dopo aver donato, di rinfacciare un regalo,

_________________ Note

41,8-9 Si allude probabilmente all’apostasia di quegli Ebrei che, sotto l’influsso dell’ellenismo, hanno abbandonato la fede dei padri.

41,14-22 Vengono elencate diciannove azioni di cui vergognarsi, dalle quali cioè l’uomo deve guardarsi (v. 16).

41,19b Il testo ebraico reca invece: “di infrangere giuramento e alleanza”.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

vv. 1-4. Sulla morte Ben Sira riporta tre osservazioni: è amara per chi è felice (v. 1; cfr. 1Re 15,32), è benvenuta per chi non ha più forze (v. 2), è inevitabile per tutti, per cui non vale la pena ribellarsi (vv. 3-4). È un “decreto” che riguarda tutti (cfr. 14,12). Il numero degli anni è di per sé irrilevante, se si vede la vita dal punto di vista dello ṣᵉ’ôl, dove non è possibile avanzare recriminazioni di nessun tipo (v. 4cd). Il tono è realistico, più che pessimistico.

vv. 5-13. Il brano parte con la condanna severa dei malvagi e dei loro discendenti, destinati a scomparire (vv. 5-10), e approda all'invito ad aver cura del proprio buon nome, che invece è destinato a rimanere (vv. 11-13). Ben Sira ha un bersaglio abbastanza trasparente: gli Ebrei ellenizzati. Assumendo abitudini pagane, essi attentano o addirittura apostatano dalla loro fede, abbandonando la legge dell'Altissimo (v. 8b). Anche se aumentano di numero e di potere, vanno comunque verso la rovina (v. 9). II GrII (codice 248) trasmette il primo stico di un testo ebraico più lungo, che scoraggia tali empi dall'avere figli e ne anticipa comunque la maledizione finale. Forse Ben Sira allude anche ai re biblici infedeli (49,4-5), ai figli depravati di Eli (1Sam 2,12s.); ma quasi sicuramente condanna i sommi sacerdoti filoellenici, così diversi dal grande Simone (cfr. 50,1-21). La cura del buon nome (vv. 11-13) giunge al culmine di queste riflessioni, come una risposta sapienziale-religiosa di Ben Sira al tema della morte e dell'apostasia.

vv. 41,14-42,8. L'istruzione sulla vergogna – è questo il titolo nel testo ebraico – fornisce un duplice elenco: diciannove casi in cui è opportuno e doveroso vergognarsi (41,16-42,1d) e quindici casi in cui la vergogna non ha motivo né diritto di esserci (42,1e-8). L'avverbio «veramente» (alēthinos) chiude entrambi gli elenchi, quasi a marcare l'obiettivo di autenticità tanto nell'arrossire giustamente del male (42,1c), quanto nel crescere in sapienza (42,8c). Dopo l'introduzione (41,14-15), Ben Sira enumera le situazioni di vergogna, tutte collegate con la vita familiare e sociale, politica e religiosa: condanna immoralità (cfr. anche 9,6) e falsa testimonianza, slealtà e furto, rinnegamento di compatrioti (41,21a; cfr. 41,5-10) e abuso di potere, la maleducazione e il tradimento dei segreti. Segue l'altro elenco (42,1e-8), in cui Ben Sira invita a non arrossire nel rispetto della legge dell'Altissimo e della giustizia in tribunale, nel perseguire onesti guadagni, nel correggere figli e insipienti, nel prevenire atteggiamenti sleali o immorali, nell'evitare rischi di frodi. Su tutta la tematica non manca un influsso stoico; ma Ben Sira collega l'istruzione sulla vergogna a ciò che è utile al buon cittadino ebreo per pervenire “all'approvazione di tutti” (42,8cd) senza compiacere alcuno al punto da peccare contro la legge dell'Altissimo (42,1ef-2a).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

La misera condizione dell’uomo 1Grandi pene sono destinate a ogni uomo e un giogo pesante sta sui figli di Adamo, dal giorno della loro uscita dal grembo materno fino al giorno del ritorno alla madre di tutti. 2Il pensiero dell'attesa e il giorno della fine provocano le loro riflessioni e il timore del cuore. 3Da chi siede su un trono glorioso fino a chi è umiliato su terra e su cenere, 4da chi indossa porpora e corona fino a chi è ricoperto di panno grossolano, 5non c'è che sdegno, invidia, spavento, agitazione, paura della morte, contese e liti. Anche durante il riposo nel letto il sogno notturno turba i suoi pensieri: 6per un poco, come niente, sta nel riposo e subito nel sonno si affatica come di giorno, è sconvolto dalla visione del suo cuore, come chi è scampato da una battaglia. 7Al momento di mettersi in salvo si sveglia, meravigliandosi dell'irreale timore. 8Così è per ogni essere vivente, dall'uomo alla bestia, ma per i peccatori sette volte tanto: 9morte, sangue, contese, spada, disgrazie, fame, calamità, flagelli. 10Questi mali sono stati creati per gli empi, per loro causa venne anche il diluvio. 11Tutto quello che proviene dalla terra alla terra ritorna, quanto viene dalle acque rifluisce nel mare.

12Ogni corruzione e ogni ingiustizia sparirà, ma la fedeltà resterà per sempre. 13Le ricchezze degli ingiusti si prosciugheranno come un torrente, si disperderanno come tuono che echeggia durante l'uragano. 14Se gli ingiusti dovranno alzare le mani, ci si rallegrerà, così i trasgressori cadranno in rovina. 15La stirpe degli empi non moltiplica i suoi rami, le radici impure sono sopra una pietra dura. 16Il giunco su ogni corso d'acqua o sugli argini di un fiume viene tagliato prima di ogni altra erba. 17Un atto di bontà è come un giardino di benedizioni, l'elemosina dura per sempre.

Che cosa vale di più 18La vita di chi basta a se stesso e del lavoratore è dolce, ma più ancora lo è per chi trova un tesoro. 19I figli e la fondazione di una città consolidano un nome, ma più ancora è apprezzata una donna irreprensibile. 20Vino e musica rallegrano il cuore, ma più ancora l'amore della sapienza. 21Il flauto e l'arpa rendono piacevole il canto, ma più ancora una voce soave. 22L'occhio desidera grazia e bellezza, ma più ancora il verde dei campi. 23Il compagno e l'amico s'incontrano a tempo opportuno, ma più ancora moglie e marito. 24Fratelli e soccorritori aiutano nella tribolazione, ma più ancora l'elemosina. 25Oro e argento rendono sicuro il piede, ma più ancora è stimato un consiglio. 26Ricchezze e potenza sollevano il cuore, ma più ancora il timore del Signore. Con il timore del Signore non manca nulla, con esso non c'è bisogno di cercare un altro aiuto. 27Il timore del Signore è come un giardino di benedizioni e protegge più di qualsiasi gloria.

Non fare il mendicante 28Figlio, non vivere una vita da mendicante: è meglio morire piuttosto che mendicare. 29Un uomo che guarda alla tavola altrui ha una vita che non si può chiamare tale; si contaminerà con cibi estranei, l'uomo sapiente ed educato se ne guarderà. 30Il mendicare è dolce nella bocca dello sfrontato, ma dentro di lui c'è un fuoco che brucia.

_________________ Note

40,11b Il testo ebraico reca: “e ciò che viene dall’alto torna in alto”.

40,20b Il testo ebraico reca: “ma vale di più l’amore delle persone care”.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

vv. 1-17. Il tono è pessimistico, in apparente dissonanza col capitolo precedente. La condizione umana comporta un grande affanno. Il termine ascholia – unica ricorrenza in tutto l'AT (eccetto 39,1b, dove il verbo indica lo scriba “occupato” nello studio delle profezie) – contiene l'idea della privazione di tempo libero. La vita non ha tregua né da preoccupazioni interiori, che nascono dalla relazione con gli altri, dal timore della morte (cfr. v. 5ab) e dagli incubi notturni (vv. 5cd-7); né da timori esteriori, frutto di violenza e di calamità (v. 9). Tale retaggio è comune ad ogni vivente, bestie comprese (v. 8a). Riguarda chi sta in alto nella scala sociale (v. 3a) o religiosa (v. 4a), e chi sta all'ultimo posto (vv. 3b.4b). Per i peccatori, però, la misura è «sette volte tanto» (v. 8) e contiene una condanna sicura: come l'acqua torna al mare (v. 11b), così essi periranno (cfr. Sal 49,6-21). Nei vv. 12-17 Ben Sira dà alcuni esempi di caducità della ricchezza iniqua: tutto sparisce, si secca, va in rovina, viene tagliato. Rimangono solo la lealtà (pistis: v. 12b), la bontà (charis) e la misericordia (eleēmosynē: v. 17).

vv. 18-30. Il brano è incorniciato dal riferimento a dolcezze insufficienti o apparenti della vita (vv. 18a.30a). Il verbo (glykainō, addolcire) è piuttosto frequente e indica le dolcezze inaffidabili di falsi amici e ipocriti (12,16; 27,23) e quelle stabili della storia religiosa di Israele, legate a Mosè (38,5) e Davide (47,9), Giosia (49,1) e il sommo sacerdote Simone (50,18). La prima parte del brano (vv. 18-27) ha un altro filo letterario vistoso: dieci volte si usa l'espressione «più di entrambi (più ancora)» per evidenziare la maggiore efficacia e convenienza che il contenuto del secondo stico ha rispetto a quello del primo. Si tratta di proverbi “più”, costruiti su un comparativo (cfr. 10,27; 20,31). Nel v. 28 il paragone è reso con la forma «è meglio questo piuttosto che quello». La saggezza popolare ricorre di frequente a formulazioni simili, facili da memorizzare e comode per esprimere una gerarchia di interessi e di valori. La graduatoria di Ben Sira riserva attenzione al tesoro materiale (v. 18) e al verde dei campi (v. 22), alla lingua soave (v. 21) e al buon consiglio (v. 25), all'amore della sapienza (v. 20) e all'elemosina (v. 24). Un gradino più su si trova la buona moglie, cui sono dedicate due sentenze (vv. 19.23); in cima Ben Sira colloca il timore del Signore, citato tre volte, più importante di qualsiasi altra ricchezza, aiuto o gloria (vv. 26-27). Nei versetti finali si esclude che un mendicante possa essere saggio e virtuoso: è meglio morire, piuttosto che peccare sedendo alla mensa degli stranieri (v. 29). Solo l'impudente si adatta ad una dolcezza che si ferma alle labbra, mentre dentro bruciano umiliazione e invidia (v. 30).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

Elogio di chi si applica allo studio della legge del Signore 1Egli ricerca la sapienza di tutti gli antichi e si dedica allo studio delle profezie. 2Conserva i detti degli uomini famosi e penetra le sottigliezze delle parabole, 3ricerca il senso recondito dei proverbi e si occupa degli enigmi delle parabole. 4Svolge il suo compito fra i grandi, lo si vede tra i capi, viaggia in terre di popoli stranieri, sperimentando il bene e il male in mezzo agli uomini. 5Gli sta a cuore alzarsi di buon mattino per il Signore, che lo ha creato; davanti all'Altissimo fa la sua supplica, apre la sua bocca alla preghiera e implora per i suoi peccati. 6Se il Signore, che è grande, vorrà, egli sarà ricolmato di spirito d'intelligenza: come pioggia effonderà le parole della sua sapienza e nella preghiera renderà lode al Signore. 7Saprà orientare il suo consiglio e la sua scienza e riflettere sui segreti di Dio. 8Manifesterà la dottrina del suo insegnamento, si vanterà della legge dell'alleanza del Signore. 9Molti loderanno la sua intelligenza, egli non sarà mai dimenticato; non scomparirà il suo ricordo, il suo nome vivrà di generazione in generazione. 10I popoli parleranno della sua sapienza, l'assemblea proclamerà la sua lode. 11Se vivrà a lungo, lascerà un nome più famoso di mille altri e quando morrà, avrà già fatto abbastanza per sé.

Inno a Dio creatore 12Dopo aver riflettuto, parlerò ancora, sono pieno come la luna nel plenilunio. 13Ascoltatemi, figli santi, e crescete come una rosa che germoglia presso un torrente. 14Come incenso spargete buon profumo, fate sbocciare fiori come il giglio, alzate la voce e cantate insieme, benedite il Signore per tutte le sue opere. 15Magnificate il suo nome e proclamate la sua lode, con i canti delle labbra e con le cetre, e nella vostra acclamazione dite così:

16Quanto sono belle tutte le opere del Signore! Ogni suo ordine si compirà a suo tempo! 17Non bisogna dire: “Che cos'è questo? Perché quello?”. Tutto infatti sarà esaminato a suo tempo. Alla sua parola l'acqua si arresta come una massa, a un detto della sua bocca si aprono i serbatoi delle acque. 18A un suo comando si realizza quanto egli vuole, e nessuno potrà sminuire la sua opera di salvezza. 19Le opere di ogni uomo sono davanti a lui, non è possibile nascondersi ai suoi occhi; 20egli guarda da un'eternità all'altra, nulla è straordinario davanti a lui. 21Non bisogna dire: “Che cos'è questo? Perché quello?”. Tutto infatti è stato creato con uno scopo preciso.

22La sua benedizione si diffonde come un fiume e come un diluvio inebria la terra. 23Così i popoli erediteranno la sua ira, come trasformò le acque in deserto salato. 24Le sue vie sono diritte per i santi, ma per gli empi sono piene d'inciampi. 25Per i buoni i beni furono creati sin da principio, allo stesso modo i mali per i peccatori. 26Le cose di prima necessità per la vita dell'uomo sono: acqua, fuoco, ferro, sale, farina di frumento, latte, miele, succo di uva, olio e vestito. 27Tutte queste cose sono un bene per i buoni, allo stesso modo si volgono in male per i peccatori.

28Ci sono venti creati per castigare e nella loro furia rafforzano i loro flagelli; quando verrà la fine, scateneranno violenza e placheranno lo sdegno del loro creatore. 29Fuoco, grandine, fame e morte sono tutte cose create per il castigo. 30Denti delle fiere, scorpioni, vipere e spade vendicatrici sono per la rovina degli empi. 31Si rallegrano quando lui li comanda, stanno pronti sulla terra secondo il bisogno e al momento opportuno non trasgrediscono la sua parola.

32Di questo ero convinto fin dal principio, vi ho riflettuto e l'ho messo per iscritto: 33“Le opere del Signore sono tutte buone; egli provvederà a ogni necessità a suo tempo”. 34Non bisogna dire: “Questo è peggiore di quello”. Tutto infatti al tempo giusto sarà riconosciuto buono. 35E ora cantate inni con tutto il cuore e con la bocca, e benedite il nome del Signore.

_________________ Note

39,1-11 Lo scriba, la cui funzione era di spiegare al popolo quanto egli andava apprendendo dallo studio e dalla meditazione della legge del Signore, è presentato come il modello dell’uomo saggio. Alcuni vedono in questo ritratto la figura di Esdra, altri vi colgono un tratto autobiografico dell’autore stesso del libro (vedi anche il Prologo).

39,12-35 Stupendo inno a Dio creatore, nel quale si proclama la bontà delle opere di Dio e si esprime gratitudine per la sua provvidenza.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

**vv. 38,34c-39,11. Ben Sira ha un'altra idea dello scriba, presumibilmente influenzata dal ritratto di Esdra, lo scriba ideale (Esd 7,6-10). È del tutto diverso da chi fa lavori manuali: quanto questi è limitato, tanto egli è aperto; l'uno è socialmente irrilevante, l'altro è cercato ed atteso; l'uno non si intende che di cose pratiche, l'altro è maestro di legge e diritto (v. 8). Dal brano emergono gli elementi-chiave del profilo dello scriba ideale:

  • a) tempo disponibile, grazie alla riduzione delle attività (38,24);
  • b) prioritario studio-meditazione della legge dell'Altissimo, della sapienza degli antichi e delle profezie (38,34cd-39,1). La parola di Dio è presentata secondo la tripartizione dell'Antico Testamento: Legge, Sapienziali e Profeti. Rispetto al Prologo del nipote (1.18.24), i libri dei sapienti sono al secondo posto, come nei LXX e nelle Bibbie latine; nel Prologo sono al terzo. Così sarà nei manoscritti del Testo masoretico;
  • c) apertura alle culture dei popoli vicini e ai detti degli uomini che hanno un nome (vv. 2-3; cfr. Pr 1,2.6);
  • d) lavoro tra i «grandi» come consigliere e viaggi con incarichi speciali (v. 4; cfr. 34,9-13; 51,13; Dn 1,3-4.17-21);
  • e) preghiera quotidiana, con invocazione del perdono e dello spirito di intelligenza (vv. 5-6ab);
  • f) servizio alla comunità: la sapienza, che viene da Dio (cfr. 1,1s.; 33,17; 1Re 3,9), gli permette di offrire abbondanti parole di saggezza e preghiere (6cd), di approfondire i misteri di Dio (v. 7b) e di rendere visibile la paideia del suo insegnamento nella legge dell'alleanza (v. 8);
  • g) la reazione della gente: lode e ricordo sempre vivo in chi l'ha conosciuto, fama ed elogi presso i popoli futuri (vv. 9-10; cfr. 41,11-13; 44,15). La morte non cancella il ricordo del suo nome, che emerge “fra mille”; anche se muore presto, lo scriba ha prodotto, comunque, ricchi frutti.

vv. 12-35. La lunga lode di Dio creatore rientra tra i tentativi di risposta al problema della teodicea (cfr. 33,7-19 e poi 42,24-25): come possono essere dette buone tutte le opere di Dio, se esiste il male? Nell'introduzione l'autore si propone di esporre le sue riflessioni in merito (v. 12) ed invita a lodare il Signore con il vocabolario della creazione e della liturgia (vv. 13-15). Segue il contenuto della lode (vv. 16-31), volto a confutare l'obiezione (vv. 17a.21a.34a). La risposta guarda al presente avvolto nel mistero (vv. 16-21), ma da accettare con fede in Dio non con il pessimismo di Qoelet; guarda poi al passato (vv. 22-27), per coglierne la lezione apologetica; guarda infine al futuro, assicurando l'avverarsi del giudizio di Dio (vv. 28-31). Più in dettaglio Ben Sira afferma che, a suo tempo, si comprenderà (vv. 17b.34b) come la parola creatrice di Dio vada sicuramente al suo fine (v. 21b); Dio vede tutte le azioni dell'uomo e può tutto, potendo abbracciare tutto il tempo (vv. 19-20). Dalla storia Ben Sira enuclea il criterio del “duplice aspetto” (vv. 22-27) delle opere create. La eudokia di Dio, ciò che a lui piace, non trova ostacoli: persegue un fine di salvezza (v. 18; cfr. Is 40,12-31), servendosi della benedizione (vv. 22-23) e delle cose create – che di per sé sono buone – per compiti buoni o cattivi, a seconda della doppia categoria degli uomini, buoni o cattivi, cui sono indirizzate (vv. 24-27). Il v. 26 contiene un elenco di cose di prima necessità per la vita palestinese antica (cfr. 29,21; Gn 49,11; Os 2,10): il ferro e il sale sono una significativa, rara, spia del tipo di vita quotidiana. La risposta di lode approda, infine, nell'assicurazione circa il futuro (vv. 28-31): nove tipi diversi di creature entreranno in azione con funzione punitiva per gli empi. In questo modo Ben Sira espone l'equilibrio teologico-morale tipico della retribuzione classica. Il brano si conclude con il richiamo alla validità dell'intento iniziale e la ripetizione del tema e dell'invito alla lode (v. 32-35). Evidente l'inclusione in «Magnificate il suo nome» (v. 15) e «benedite il nome del Signore» (v. 35b).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

Il medico e la medicina 1Onora il medico per le sue prestazioni, perché il Signore ha creato anche lui. 2Dall'Altissimo infatti viene la guarigione, e anche dal re egli riceve doni. 3La scienza del medico lo fa procedere a testa alta, egli è ammirato anche tra i grandi. 4Il Signore ha creato medicamenti dalla terra, l'uomo assennato non li disprezza. 5L'acqua non fu resa dolce per mezzo di un legno, per far conoscere la potenza di lui? 6Ed egli ha dato agli uomini la scienza perché fosse glorificato nelle sue meraviglie. 7Con esse il medico cura e toglie il dolore, 8con queste il farmacista prepara le misture. Certo non verranno meno le opere del Signore; da lui proviene il benessere sulla terra.

9Figlio, non trascurarti nella malattia, ma prega il Signore ed egli ti guarirà. 10Allontana l'errore, regola le tue mani, purifica il cuore da ogni peccato. 11Offri l'incenso e un memoriale di fior di farina e sacrifici pingui secondo le tue possibilità. 12Poi ricorri pure al medico, perché il Signore ha creato anche lui: non stia lontano da te, poiché c'è bisogno di lui. 13Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani; 14anch'essi infatti pregano il Signore perché conceda loro di dare sollievo e guarigione per salvare la vita. 15Chi pecca contro il proprio creatore cada nelle mani del medico.

Il lutto 16Figlio, versa lacrime sul morto, e come uno che soffre profondamente inizia il lamento; poi seppelliscine il corpo secondo le sue volontà e non trascurare la sua tomba. 17Piangi amaramente e alza il tuo caldo lamento, il lutto sia proporzionato alla sua dignità, un giorno o due per evitare maldicenze, poi consólati del tuo dolore. 18Infatti dal dolore esce la morte, il dolore del cuore logora la forza. 19Nella disgrazia resta il dolore, una vita da povero è maledizione del cuore. 20Non abbandonare il tuo cuore al dolore, scaccialo ricordando la tua fine. 21Non dimenticare che non c'è ritorno; a lui non gioverai e farai del male a te stesso. 22Ricòrdati della mia sorte, che sarà anche la tua: ieri a me e oggi a te. 23Nel riposo del morto lascia riposare anche il suo ricordo; consólati di lui, ora che il suo spirito è partito.

I mestieri manuali 24La sapienza dello scriba sta nel piacere del tempo libero, chi si dedica poco all'attività pratica diventerà saggio. 25Come potrà divenire saggio chi maneggia l'aratro e si vanta di brandire un pungolo, spinge innanzi i buoi e si occupa del loro lavoro e parla solo di vitelli? 26Dedica il suo cuore a tracciare solchi e non dorme per dare il foraggio alle giovenche. 27Così ogni artigiano e costruttore che passa la notte come il giorno: quelli che incidono immagini per sigilli e con pazienza cercano di variare le figure, dedicano il cuore a riprodurre bene il disegno e stanno svegli per terminare il lavoro. 28Così il fabbro che siede vicino all'incudine ed è intento al lavoro del ferro: la vampa del fuoco gli strugge le carni, e col calore della fornace deve lottare; il rumore del martello gli assorda gli orecchi, i suoi occhi sono fissi sul modello di un oggetto, dedica il suo cuore a finire il lavoro e sta sveglio per rifinirlo alla perfezione. 29Così il vasaio che è seduto al suo lavoro e con i suoi piedi gira la ruota, è sempre in ansia per il suo lavoro, si affatica a produrre in gran quantità. 30Con il braccio imprime una forma all'argilla, mentre con i piedi ne piega la resistenza; dedica il suo cuore a una verniciatura perfetta e sta sveglio per pulire la fornace.

31Tutti costoro confidano nelle proprie mani, e ognuno è abile nel proprio mestiere. 32Senza di loro non si costruisce una città, nessuno potrebbe soggiornarvi o circolarvi. Ma essi non sono ricercati per il consiglio del popolo, 33nell'assemblea non hanno un posto speciale, non siedono sul seggio del giudice e non conoscono le disposizioni della legge. Non fanno brillare né l'istruzione né il diritto, non compaiono tra gli autori di proverbi, 34ma essi consolidano la costruzione del mondo, e il mestiere che fanno è la loro preghiera.

Differente è il caso di chi si applica a meditare la legge dell'Altissimo.

_________________ Note

38,1-15 Sorprendente è l’apertura del Siracide nei confronti della medicina, vista come dono di Dio e manifestazione della sua provvidenza. La mentalità corrente, che attribuiva allora la malattia al peccato, sollecitava più il ricorso alla preghiera che alla medicina. Il testo ebraico reca: “Fatti amico il medico per le sue prestazioni”.

38,5 L’acqua… fu resa dolce: allusione all’episodio narrato in Es 15,23-25, dove Mosè gettò nell’acqua un legno per rendere potabili le sorgenti di Mara (“l’amara”), località nel deserto di Sur.

38,16-23 Anche per il lutto e le sue manifestazioni vengono raccomandate moderazione e discrezione (il periodo usuale del lutto era di sette giorni, qui se ne consigliano uno o due, v.17).

38,22b Il testo ebraico reca: “ieri a lui, oggi a te”.

38,24-34 La descrizione dei mestieri, viva e concreta, sembra ispirarsi a un antico testo sapienziale egiziano, intitolato La satira dei mestieri, risalente al secondo millennio.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

vv. 1-23. Il brano si divide in tre parti: l'importanza del medico (vv. 1-8), i consigli al malato (vv. 9-15) ed il comportamento in caso di lutto (vv. 16-23). L'onore dovuto al medico viene motivato religiosamente. Sono creature di Dio tanto lui (vv. 1b.12), quanto le piante medicinali (v. 4); la potenza di Dio ha creato il legno speciale che rese dolci le acque di Mara (v. 5; cfr. Es 15,23-25); da Dio provengono i doni (v. 2), la scienza (v. 6) e la guarigione (v. 2). Medici e farmacisti prolungano l'opera di Dio: Ben Sira li incoraggia nella ricerca di piante ed erbe medicinali, per curare le malattie (vv. 6-8). La loro stimata attività (vv. 3.6) merita di essere debitamente ricompensata. Forse nei confronti dei medici l'autore invita a superare pregiudizi antichi, risalenti probabilmente all'esempio negativo lasciato dall'empio Asa, re di Giuda: neanche nella malattia egli si rivolse a Dio, ma fece ricorso solo ai medici (cfr. 2Cr 16,12). Ben Sira è maestro di equilibrio: è giusto rivolgersi ai medici; ma, poiché il primo guaritore è Dio (cfr. Es 15,26), il fedele, prima di andare dal medico (vv. 12-14), deve pregare (v. 9), purificarsi (v. 10) e offrire sacrifici (v. 11). Infatti la malattia rimane pur sempre una sorta di punizione per il peccato, secondo la teoria deuteronomica della retribuzione (vv. 10-11; cfr. Dt 28,21-29). Chi pecca contro il creatore, fa il forte coi medici (v. 15b: così l'ebraico), ma cade nelle loro mani (ivi: così il greco). L'ultimo brano (vv. 16-23) riguarda le norme per regolare le cerimonie funebri (cfr. Ger 9,16-19; Ez 24,15-24; Mt 9,23; Mc 5,38). Ben Sira invita a proporzionare tempi e forme alla dignità del morto: bastano uno o due giorni di lamento per non incorrere nelle critiche (v. 17c); poi è già tempo di consolare lo spirito (vv. 17d.23b). L'atteggiamento di Davide dopo la morte del figlio di Betsabea è certamente presente (cfr. 2Sam 12,19-24). Il dolore non è utile al morto e fa male a chi lo prova (v. 21b), che è generalmente già esposto alle miserie dolorose dell'esistenza (vv. 18-19). Il pensiero dell'avvenire, che il greco esplicita in rapporto alla morte, deve spingere al superamento del lutto (v. 20b; cfr. 14,12.17).

vv. 24-34b. Il componimento, di 22 distici (cfr. 1,11-30; 51,13-30), è dedicato ai lavori manuali. Ben Sira ne riconosce la dignità socio-religiosa, ma ne dichiara apertamente i limiti rispetto all'attività dello scriba. L'accenno a quest'ultimo incornicia il brano (vv. 24.34cd). Il corpo del testo comprende quattro bozzetti: il lavoro dell'aratore(v. 25-26), del costruttore e incisore (v. 27), del fabbro (v. 28) e del ceramista (vv. 29-30). Ben Sira, dopo aver chiuso ogni quadro col riferimento alla fatica delle veglie notturne (agrypnia: vv. 26b.27f.28h.30d), tira le somme: tutti costoro hanno acquisito un'esperienza comunque utile, una sorta di saggezza elementare (v. 31b), che è tecnicamente necessaria per costruire la città (vv. 31-32; cfr. Es 31,1-6; Ez 27,8), ma nessuno può spingersi in campi di rilevanza sociale e giuridica, religiosa e culturale (vv. 33-34). Anche la loro preghiera ha il respiro corto del loro orizzonte (v. 34b). L'immagine complessiva non è negativa. Anzi conferma un atteggiamento già noto (10,27; 11,20; 40,18): attraverso il tardo-giudaismo, la stima per il lavoro manuale giungerà fino al Nuovo Testamento e sarà presente nella vita di Paolo (cfr. At 18,3; 1Cor 9,4-7; Fil 4,15-18). Il giudizio negativo – l'abbiamo visto – Ben Sira lo formula sulle attività commerciali: tra le pieghe del comperare e del vendere facilmente si incunea la colpa (26,29; 27,2). Il brano sui lavori manuali viene solitamente accostato alla satira egiziana dei mestieri – le cosiddette Istruzioni di Duauf – risalente alla XII dinastia (ca. 1991-1786 a.C.). Salvo qualche contatto lessicale, bisogna però escludere analogie di genere e, in certo senso, anche di temi. Ben Sira non ridicolizza i mestieri, peraltro limitati a quelli della Palestina. Diversamente si comporta il protagonista dei testi egiziani, a lungo copiati e molto diffusi fino al XIII sec. a.C. Nell'intento di incoraggiare il figlio a diventare scriba, per assicurargli un mestiere sicuro e distinto nella società e a corte, egli ricorre ad una satira di maniera, con cui mette alla berlina contadini e fabbri, carpentieri e barbieri, mercanti e carrettieri, cacciatori e pescatori. Sono sporchi, oscuri e comunque servi di qualcuno; solo lo scriba è padrone di se stesso e conduce una vita cui non mancano cibo, salute e prestigio.

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

Gli amici e i consiglieri 1Ogni amico dice: “Anch'io sono amico”, ma c'è chi è amico solo di nome. 2Non è forse un dolore mortale un compagno e amico che diventa nemico? 3O inclinazione al male, come ti sei insinuata per ricoprire la terra di inganni? 4C'è chi si rallegra con l'amico quando tutto va bene, ma al momento della tribolazione gli è ostile. 5C'è chi si affligge con l'amico per amore del proprio ventre, ma di fronte alla battaglia prende lo scudo. 6Non dimenticarti dell'amico nell'animo tuo, non scordarti di lui nella tua prosperità.⊥ 7Ogni consigliere esalta il consiglio che dà, ma c'è chi consiglia a proprio vantaggio. 8Guàrdati da chi vuole darti consiglio e prima infórmati quali siano le sue necessità: egli infatti darà consigli a suo vantaggio; perché non abbia a gettare un laccio su di te 9e ti dica: “La tua via è buona”, ma poi si tenga in disparte per vedere quel che ti succede. 10Non consigliarti con chi ti guarda di sbieco e nascondi le tue intenzioni a quanti ti invidiano. 11Non consigliarti con una donna sulla sua rivale e con un pauroso sulla guerra, con un mercante sul commercio e con un compratore sulla vendita, con un invidioso sulla riconoscenza e con uno spietato sulla bontà di cuore⊥, con un pigro su una iniziativa qualsiasi e con un salariato sul raccolto, con uno schiavo pigro su un lavoro importante. Non dipendere da costoro per nessun consiglio. 12Frequenta invece un uomo giusto, di cui sai che osserva i comandamenti e ha un animo simile al tuo, perché se tu cadi, egli saprà compatirti. 13Attieniti al consiglio del tuo cuore, perché nessuno ti è più fedele. 14Infatti la coscienza di un uomo talvolta suole avvertire meglio di sette sentinelle collocate in alto per spiare. 15Per tutte queste cose invoca l'Altissimo, perché guidi la tua via secondo verità.

Vera e falsa saggezza 16Principio di ogni opera è la parola, prima di ogni azione c'è la riflessione. 17Radice di ogni mutamento è il cuore, 18da cui derivano quattro scelte: bene e male, vita e morte, ma su tutto domina sempre la lingua.

19C'è l'esperto che insegna a molti, ma è inutile a se stesso. 20C'è chi posa a saggio nei discorsi ed è odioso, e finisce col mancare di ogni cibo; 21il Signore non gli ha concesso alcun favore, perché è privo di ogni sapienza. 22C'è chi è saggio solo per se stesso e i frutti della sua intelligenza si notano sul suo corpo. 23Un uomo saggio istruisce il suo popolo, i frutti della sua intelligenza sono degni di fede.

24Un uomo saggio è colmato di benedizioni, tutti quelli che lo vedono lo proclamano beato. 25La vita dell'uomo ha i giorni contati, ma i giorni d'Israele sono senza numero. 26Il saggio ottiene fiducia tra il suo popolo, e il suo nome vivrà per sempre.

Esortazione alla temperanza 27Figlio, per tutta la tua vita esamina te stesso, vedi quello che ti nuoce e non concedertelo. 28Difatti non tutto conviene a tutti e non tutti approvano ogni cosa. 29Non essere ingordo per qualsiasi ghiottoneria e non ti gettare sulle vivande, 30perché l'abuso dei cibi causa malattie e l'ingordigia provoca le coliche. 31Molti sono morti per ingordigia, chi invece si controlla vivrà a lungo.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

vv. 1-15. Due campi in cui si rivela l'importanza della scelta: l'amicizia (vv. 1-6) ed i consiglieri (7-15). Il primo brano è una dolorosa messa in guardia contro coloro che sono amici di nome e poi si trasformano in nemici (cfr. 6,5-17; 22,19-26). L'esortazione finale incoraggia a essere fedele all'amico (cfr. 27,17). L'inclinazione malvagia (v. 3; cfr. 27,6; 15,14), cui si imputano le gravi offese fatte contro l'amicizia, diventerà un tema importante nell'antropologia rabbinica a commento di Gn 6,5. Il secondo brano invita a distinguere i consiglieri: da un lato quelli mossi da interessi personali (vv. 7-11) e dall'altro l'uomo pio, la coscienza e la preghiera (vv. 12-15). In 32,18 Ben Sira aveva detto che un uomo assennato non trascura l'avvertimento: qui presenta una lista di persone inaffidabili (vv. 10-11). Tra gli altri, una donna che consiglia in merito alla sua “rivale”: altra spia del regime di bigamia (cfr. 26,6; 1Sam 1,2-7). Conviene fidarsi, invece, dell'uomo pio, che osserva i comandamenti e sa porsi in sintonia spirituale (v. 12); del proprio cuore, fedele come nessuno (v. 13), e della propria coscienza, più perspicace di sette astrologi (v. 14). Evidente la polemica contro gli Ebrei che li consultavano al tempo di Ben Sira. Soprattutto il buon consiglio viene dalla preghiera (v. 15; cfr. 38,9; Is 38,2-3).

vv. 16-31. La pericope, essenzialmente pratica, è introdotta da uno schizzo teorico riguardante i rapporti della parola e della riflessione con l'azione, del cuore col cambiamento in bene o in male (vv. 16-18b). Si conclude col ruolo determinante della lingua (v. 18c). Seguono due parti: una sui vari tipi di saggi (vv. 19-26) ed una sulla moderazione, specie nel mangiare (vv. 27-31). Per orientarsi nel cercare uomini saggi utili al popolo (v. 23), Ben Sira indica il criterio del saper essere utili anche a se stessi (v. 19.22) e del non fermarsi alle parole (v. 20-21). Offre in anticipo un abbozzo (vv. 24.26) del saggio di 39,1-11. Per i «giorni senza numero di Israele» (v. 25), cfr. 44,13-14. Poi Ben Sira esorta il “figlio” a mettersi alla prova e a non concedersi ciò che nuoce (v. 27). Ribadito il principio generale, secondo cui non tutto giova a tutti (v. 28; 1Cor 6,12), Ben Sira descrive l'ingordo che finisce per ammalarsi (vv. 29-30), se non per morire (v. 31). Viene così introdotta la pericope successiva su malattia e morte.

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

Preghiera per la salvezza d'Israele 1Abbi pietà di noi, Signore, Dio dell'universo, e guarda,⊥ 2infondi il tuo timore su tutte le nazioni⊥. 3Alza la tua mano sulle nazioni straniere, perché vedano la tua potenza. 4Come davanti a loro ti sei mostrato santo in mezzo a noi, così davanti a noi móstrati grande fra di loro. 5Ti riconoscano, come anche noi abbiamo riconosciuto che non c'è Dio al di fuori di te, o Signore. 6Rinnova i segni e ripeti i prodigi, 7glorifica la tua mano e il tuo braccio destro. 8Risveglia il tuo sdegno e riversa la tua ira, 9distruggi l'avversario e abbatti il nemico. 10Affretta il tempo e ricòrdati del giuramento, e si narrino le tue meraviglie. 11Sia consumato dall'ira del fuoco chi è sopravvissuto e cadano in rovina quelli che maltrattano il tuo popolo. 12Schiaccia le teste dei capi nemici che dicono: “Non c'è nessuno al di fuori di noi”. 13Raduna tutte le tribù di Giacobbe, rendi loro l'eredità come era al principio. 14Abbi pietà, Signore, del popolo chiamato con il tuo nome, d'Israele che hai reso simile a un primogenito. 15Abbi pietà della tua città santa, di Gerusalemme, luogo del tuo riposo. 16Riempi Sion della celebrazione delle tue imprese e il tuo popolo della tua gloria. 17Rendi testimonianza alle creature che sono tue fin dal principio, risveglia le profezie fatte nel tuo nome. 18Ricompensa coloro che perseverano in te, i tuoi profeti siano trovati degni di fede. Ascolta, Signore, la preghiera dei tuoi servi, 19⌈secondo la benedizione di Aronne sul tuo popolo,⌉ e riconoscano tutti quelli che abitano sulla terra che tu sei il Signore, il Dio dei secoli.

Saper scegliere bene, soprattutto la propria sposa 20Il ventre consuma ogni cibo, eppure un cibo è preferibile a un altro. 21Il palato distingue al gusto la selvaggina, così un cuore intelligente i discorsi bugiardi. 22Un cuore perverso è causa di dolore, un uomo dalla molta esperienza lo ripaga. 23Una donna accetta qualsiasi marito, ma vi è una giovane che è migliore di un'altra. 24La bellezza di una donna allieta il volto e sorpassa ogni desiderio dell'uomo. 25Se sulla sua lingua vi è bontà e dolcezza, suo marito non è un comune mortale. 26Chi si procura una sposa, possiede il primo dei beni, un aiuto adatto a lui e una colonna d'appoggio. 27Dove non esiste siepe, la proprietà viene saccheggiata, dove non c'è donna, l'uomo geme randagio. 28Chi si fida di un agile ladro che corre di città in città? Così è per l'uomo che non ha un nido e che si corica là dove lo coglie la notte.

_________________ Note

36,1-19 Appassionata preghiera, che rispecchia lo stile dei Salmi. Essa interrompe la serie di massime e si eleva come supplica di tutta la nazione a Dio, di cui si esaltano la misericordia, il potere e la presenza, in favore della liberazione d'Israele, che sta sotto dominatori pagani ( vv. 6-12).

36,16b Il testo ebraico reca: “e il tuo tempio della tua gloria”.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

**vv. 1-19. La preghiera rivela la fede di Ben Sira nel Dio di Israele e nella sua fedeltà al “giuramento” (v. 10), confermato dai profeti, di liberare il popolo. Il brano si può articolare così:

  • a) la misericordia per Israele e il riscatto dagli oppressori che non riconoscono l'unico Dio (v. 1-5);
  • b) il rinnovo delle opere grandi del passato per affrettare il tempo della liberazione e punire l'arroganza di chi fa il male ad Israele (vv. 6-9);
  • c) il raduno in Gerusalemme di tutto Israele, come fine dell'esilio e inizio della liturgia gloriosa nel tempio (vv. 10-17);
  • d) la richiesta di dare consistenza a parole e visioni dei profeti, così che tutti gli abitanti del mondo conoscano l'unico Dio dei secoli (vv. 18-19).

Lo sfondo storico allude ad avversari e nemici: è il tempo dello scontro tra i Lagidi d'Egitto guidati da Scopas ed i Seleucidi di Siria, guidati da Antioco III il Grande (223-187). Questi, uscito vincitore a Panion (199 a.C.), starebbe dietro l'arrogante affermazione che «Non c'è nessuno fuori di noi» (v. 12). La preghiera, invece, proclama che solo il Dio di tutto e dei secoli è padrone e signore. La storia di Israele, più volte schiavo, testimonia che la misericordia divina non tarda: frantuma lo scettro degli ingiusti (cfr. 35,22-23), schiaccia la hybris (lett. «le teste») dei capi nemici (36,12) ed esaudisce la preghiera dei suoi servi (v. 18b), dando la ricompensa a quanti lo attendono (v. 18a). Dio, che ha manifestato la sua santa avversione al male punendo Israele infedele e lasciandolo deportare, non tarderà a dimostrare la sua gloria punendo i popoli stranieri per i loro misfatti contro Israele (v. 4; cfr. Dt 28,36-37; Ez 20,41). Il tono della lamentazione, insolito per Ben Sira, non sembra tuttavia incongruo con i suoi contenuti. Siamo di fronte ad un testo che echeggia la storia biblica e l'attualizza di fronte alle nuove schiavitù economico-politiche e religioso-culturali veicolate dall'ellenismo. Emergono temi come l'unicità del Signore, il ritorno vittorioso di Israele a Gerusalemme e al culto, il compimento delle profezie, la convinzione che Israele è un «primogenito» tra i popoli (v. 14), anzi una delle «creature iniziali (BC: creature che sono tue fin dal principio)» (allusione alle creature anteriori al mondo, tra cui i rabbini inserivano Israele?), la promessa-giuramento, la santità e la testimonianza del Signore.

vv. 20-28. Dopo il parallelo tra il palato che distingue la selvaggina e la mente che discerne i discorsi bugiardi, Ben Sira fa alcune considerazioni sui criteri seguiti nella scelta delle mogli. Sullo sfondo si intravedono due personaggi biblici: Giacobbe attratto dalla bellezza di Rachele (cfr. Gn 29, 17) e Caino che vaga senza dimora, prototipo dell'uomo senza “nido” perché senza donna (cfr. Gn 4,12.14). L'elogio della donna – bella, buona e dolce (vv. 27-28) – è sincero: essa è il primo bene, l'inizio ed il più alto, per un uomo, a cui dà l'aiuto corrispondente e fa da colonna. Tuttavia un velo sembra offuscare il quadro: non è tra i mortali un uomo così felice da trovare una tale donna.

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

Che cosa è gradito a Dio 1Chi osserva la legge vale quanto molte offerte; 2chi adempie i comandamenti offre un sacrificio che salva. 3Chi ricambia un favore offre fior di farina, 4chi pratica l'elemosina fa sacrifici di lode. 5Cosa gradita al Signore è tenersi lontano dalla malvagità, sacrificio di espiazione è tenersi lontano dall'ingiustizia. 6Non presentarti a mani vuote davanti al Signore, 7perché tutto questo è comandato. 8L'offerta del giusto arricchisce l'altare, il suo profumo sale davanti all'Altissimo. 9Il sacrificio dell'uomo giusto è gradito, il suo ricordo non sarà dimenticato. 10Glorifica il Signore con occhio contento, non essere avaro nelle primizie delle tue mani. 11In ogni offerta mostra lieto il tuo volto, con gioia consacra la tua decima. 12Da' all'Altissimo secondo il dono da lui ricevuto, e con occhio contento, secondo la tua possibilità, 13perché il Signore è uno che ripaga e ti restituirà sette volte tanto.

La preghiera dell’orfano, della vedova e del povero 14Non corromperlo con doni, perché non li accetterà, 15e non confidare in un sacrificio ingiusto, perché il Signore è giudice e per lui non c'è preferenza di persone. 16Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell'oppresso. 17Non trascura la supplica dell'orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento. 18Le lacrime della vedova non scendono forse sulle sue guance 19e il suo grido non si alza contro chi gliele fa versare?⊥ 20Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi. 21La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l'Altissimo non sia intervenuto 22e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l'equità. Il Signore certo non tarderà né si mostrerà paziente verso di loro, finché non abbia spezzato le reni agli spietati 23e si sia vendicato delle nazioni, finché non abbia estirpato la moltitudine dei violenti e frantumato lo scettro degli ingiusti, 24finché non abbia reso a ciascuno secondo il suo modo di agire e giudicato le opere degli uomini secondo le loro intenzioni, 25finché non abbia fatto giustizia al suo popolo e lo abbia allietato con la sua misericordia. 26Splendida è la misericordia nel momento della tribolazione, come le nubi apportatrici di pioggia nel tempo della siccità.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

vv. 14-26. Tutto il brano sottolinea l'opera di Dio come giudice (vv. 15.22.25):

  • a) è imparziale e i ricchi non lo corrompono coi loro doni (v. 15);
  • b) è Altissimo ma si fa raggiungere dai poveri che lo supplicano (oppressi, orfani, vedove e fedeli: vv. 16-20);
  • c) è tempestivo ed efficace nel fare giustizia, sia a singoli che a tutto Israele (vv. 22-25).

Quest'ultimo aspetto prepara la preghiera nazionale del capitolo successivo (36,1-22). Il quadro teologico, apparentemente freddo e giuridico, è in realtà attraversato da grande umanità: al tema del Dio molto generoso («contraccambia sette volte»: v. 13), fanno seguito i temi dell'intimità soccorritrice («Le lacrime della vedova sulle sue guance»: v. 18) e della misericordia che dà gioia e ristoro (vv. 25-26).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage