📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

INNO ALL'AMORE E ALLA CONCORDIA 1 Canto delle salite. Di Davide.

Ecco, com'è bello e com'è dolce che i fratelli vivano insieme!

2 È come olio prezioso versato sul capo, che scende sulla barba, la barba di Aronne, che scende sull'orlo della sua veste.

3 È come la rugiada dell'Ermon, che scende sui monti di Sion. Perché là il Signore manda la benedizione, la vita per sempre.

_________________ Note

133,1 L'olio profumato che tutto permea della sua fragranza e la rugiada che tutto avvolge nel suo manto di freschezza, diventano simboli della felicità che scaturisce dall’amore e dalla concordia nella comunità d’Israele e di tutti gli uomini.

133,2 Aronne: il sommo sacerdote, che veniva consacrato mediante l’unzione sul capo. La sua barba fluente non veniva mai rasata.

133,3 Ermon: alta montagna del Libano, sulle pendici meridionali della catena dell’Antilibano, al confine settentrionale della terra di Canaan.

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Approfondimenti

Amore fraterno, pace e prosperità Salmo sapienziale (+ motivi liturgici)

Il poeta per descrivere il vero amore fraterno usa le immagini suggestive dell'unguento prezioso, dell'olio e della rugiada sullo sfondo di un panorama palestinese brullo e assolato. Il salmo, di buona fattura, è del postesilio. Come tutti i canti delle ascensioni usa la tecnica della ripetizione graduale (vv. 2-3). Il metro nel TM è quello della qînâ (3 + 2 accenti). Il campo semantico e simbolico è spaziale, vegetale e liturgico.

Divisione: * v. 1: introduzione tematica; * vv. 2-3a: illustrazione del tema; * v. 3b: conclusione: benedizione e vita.

v. 1. «i fratelli»: questi sono sia fratelli di sangue, sia i fratelli della comunità israelitica.

v. 2. «È come olio profumato...» l'olio è indicato non per la sua funzione nutritiva, ma per quella cosmetica. Il riferimento è probabilmente all'olio dell'unzione del sommo sacerdote, che veniva arricchito da numerose essenze profumate (Es 30,22-33; 37,29). «barba di Aronne»: l'espressione si ripete due volte. Ciò oltre a essere un espediente dei “Salmi graduali”, dà plasticamente l'immagine dello scorrere abbondante e lento dell'olio della consacrazione sulla barba lunga e folta, perché mai tagliata (Lv 21,5), del sommo sacerdote Aronne.

v. 3a. «come rugiada dell'Ermon»: la rugiada suggerisce freschezza e vitalità, specialmente in una terra brulla come quella di Israele. La sua caduta è una benedizione (2Sam 1,21). «sui monti di Sion»: l'accenno a Sion è una sottolineatura teologica, espressa chiaramente nel v. 3b, per indicare che anche la rugiada proviene da Dio che siede nel tempio in Sion, fonte di benedizione e di vita.

v. 3b. «Là il Signore dona..»: lett. «Perché là...». È la motivazione del salmo e una professione di fede nel Signore. L'avverbio «là» si riferisce in inclusione anche al primo versetto, ove si esalta la fraternità. Perciò, intende il salmista, da Sion e dalla fraternità vera deriva la benedizione di Dio, fonte di vita.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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LA FEDELTÀ DI DIO ALLE PROMESSE FATTE A DAVIDE 1 Canto delle salite.

Ricòrdati, Signore, di Davide, di tutte le sue fatiche,

2 quando giurò al Signore, al Potente di Giacobbe fece voto:

3 “Non entrerò nella tenda in cui abito, non mi stenderò sul letto del mio riposo,

4 non concederò sonno ai miei occhi né riposo alle mie palpebre,

5 finché non avrò trovato un luogo per il Signore, una dimora per il Potente di Giacobbe”.

6 Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata, l'abbiamo trovata nei campi di Iaar.

7 Entriamo nella sua dimora, prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi.

8 Sorgi, Signore, verso il luogo del tuo riposo, tu e l'arca della tua potenza.

9 I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia ed esultino i tuoi fedeli.

10 Per amore di Davide, tuo servo, non respingere il volto del tuo consacrato.

11 Il Signore ha giurato a Davide, promessa da cui non torna indietro: “Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono!

12 Se i tuoi figli osserveranno la mia alleanza e i precetti che insegnerò loro, anche i loro figli per sempre siederanno sul tuo trono”.

13 Sì, il Signore ha scelto Sion, l'ha voluta per sua residenza:

14 “Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre: qui risiederò, perché l'ho voluto.

15 Benedirò tutti i suoi raccolti, sazierò di pane i suoi poveri.

16 Rivestirò di salvezza i suoi sacerdoti, i suoi fedeli esulteranno di gioia.

17 Là farò germogliare una potenza per Davide, preparerò una lampada per il mio consacrato.

18 Rivestirò di vergogna i suoi nemici, mentre su di lui fiorirà la sua corona”.

_________________ Note

132,1 Due motivi fanno da cornice al tredicesimo “canto delle salite”. Da una parte la scelta di Sion come sede della dimora di Dio (vv. 2-10); dall’altra la scelta di Davide e della sua discendenza come guida del popolo d’Israele (vv. 11-18). Vengono rievocate le vicende del trasferimento dell’arca dell’alleanza nel tempio di Gerusalemme (2Sam 6; 1Cr 13; 15) e le promesse fatte dal Signore a Davide tramite il profeta Natan (2Sam 7 e Sal 89).

132,2 Potente di Giacobbe: uno degli antichi titoli con cui viene chiamato Dio.

132,6 Èfrata: designa la zona di Betlemme, città natale di Davide; Iaar: nome poetico della località di Kiriat-Iearìm (“città delle foreste”), poco distante da Gerusalemme (vedi 1Cr 13,5-6).

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Approfondimenti

La fedeltà di Dio alla dinastia davidica Salmo regale (+ motivi di supplica e oracoli)

Il salmo rievoca due grandi motivi: quello della scelta di Sion (tempio) come sede della presenza di Dio con l'arca (frutto del giuramento fatto da Davide a Dio) (vv. 2-10), e quello della scelta di Davide e della sua dinastia (frutto del giuramento fatto da Dio a Davide) (vv. 11-18). Il carme si ispira a 2Sam 7 e all'ideologia soggiacente. È arcaico, preesilico (epoca della monarchia). Rispetto al Sal 89 (in cui si riporta il giuramento-impegno di Dio per Davide) e a 2Sam 7, il Sal 132 si rivela più originale. Esso sviluppa infatti, nei due oracoli riportati, ambedue gli elementi significati dalla voce ebraica bayit: «casa» come tempio, e «casa» come dinastia. Perciò il salmo si presenta con due facce: come Cantico di Sion e come salmo regale in una cornice di lamentazione. Evoca inoltre anche la liturgia del trasporto dell'arca santa (2Sam 6,13-19). L'identificazione della festività per l'utilizzo del salmo resta incerta. Il simbolismo di fondo è di carattere spazio-temporale; è presente inoltre anche quello psicosomatico applicato a Dio. Il salmo è ben curato, unitario e strutturato a dittici, i cui elementi abbastanza omogenei e paralleli sono rinsaldati da alcune inclusioni date dalla voce Davide (vv. 1.10-11.17), dall'appellativo divino «Potente di Giacobbe» (vv. 2.5), «trono» (vv. 11-12), dal verbo «giurare» (vv. 2.11), dalla voce «riposo» (vv. 8.14), dalle voci «sacerdoti... fedeli» (vv. 9.16) e da «consacrato» (= Messia) (vv. 10.17). Nel TM il ritmo è dato da 3 + 3 accenti. L'esegesi rabbinica e la tradizione cristiana considerano il salmo come messianico.

Divisione: * vv. 1-10 (I parte): in un contesto di supplica: giuramento di Davide per l'arca; * vv. 11-18 (II parte): oracolo di risposta: giuramento di Dio per Davide.

v. 1. «Ricordati...»: l'imperativo «ricordati» (zᵉkôr) introduce nella Bibbia a volte una supplica (cfr. Is 38,2-3; Lam 5,1). In un altro salmo regale (Sal 89,48-51) è come qui in rapporto alle promesse davidiche. Il salmista affida alla «memoria» viva e gratificante del Signore le difficoltà interiori e esteriori di Davide («tutte le sue prove»), nonché il suo zelo, per dare una degna dimora all'arca dell'alleanza.

v. 2. «quando giurò...»: non si ha traccia di questo giuramento di Davide, né di un suo voto nell'AT. In 2Sam 7 il proposito di Davide di costruire una «casa» (tempio) al Signore non è rafforzato da giuramento. Probabilmente si tratta di una finzione letteraria del poeta per fare da pendant con il giuramento di Dio nei confronti di Davide della seconda parte del salmo (v. 11).

v. 6. «Efrata»: (= la fruttifera) è di solito identificata con la zona di Betlemme, città natale di Davide (Rt 4,11; Mic 5,1; 1Cr 2,50-51; 4,4). «campi di Iaar»: lett. «campi boscosi», ma l'espressione richiama Kiriat-Iearim, località a 15 km a ovest di Gerusalemme, ove l'arca fu condotta dopo il pellegrinare presso i Filistei (1Sam 7,1-2), prima di essere trasportata da Davide a Gerusalemme (2Sam 6,2-12; 1Cr 13,1-6).

v. 7. «sgabello dei suoi piedi»: cfr. Sal 99,5; 1Cr 28,2. Il trono di Dio era collocato invece nei cieli, cfr. 1Sam 4,4; 2Sam 6,2; Lv 16,2.

v. 8. «Alzati, Signore...»: si rivolge al Signore l'invito a mettersi in marcia verso la nuova e definitiva dimora in Sion («luogo del tuo riposo»). Ma il trasferimento dell'arca è anche simbolo della potenza salvifica di Dio, cfr. Nm 10, 35.

v. 9. «I tuoi sacerdoti... i tuoi fedeli...»: si accenna alla processione festosa formata da clero e popolo per il trasporto dell'arca (cfr. 2Sam 6,5). «si vestano di giustizia»: gli stessi indumenti sacri dei sacerdoti devono essere segno di purificazione, santificazione e di «giustizia» (= salvezza-vittoria) che Dio fa conseguire al suo popolo (cfr. 1Cr 15,12-14).

v. 10. «Per amore... non respingere»: il salmista riprende la supplica del v. 1 e, richiamando i meriti di Davide e i suoi stretti rapporti con il Signore, chiede la protezione divina sul re. «tuo consacrato»: lett. «tuo unto» = tuo Messia), cioè il re.

v. 11a. «Il Signore ha giurato... e non ritratterà...»: alla lettera «Ha giurato il Signore a Davide, verità che non tornerà da sé». Si sottolinea l'efficacia del giuramento divino, la sua continuità e irreversibilità.

v. 12. «Se i tuoi figli custodiranno...»: il giuramento divino è condizionato alla fedeltà e all'osservanza delle clausole dell'alleanza. Qui come in 1Cr 28,5-7, ove si riferisce direttamente a Salomone, la condizione viene espressa in positivo, mentre in 2Sam 7,14-15, in negativo, cfr. Sal 89,31-34. Tuttavia le infedeltà non possono annullare completamente la promessa (2Sam 7,15).

v. 13. «Il Signore ha scelto Sion...»: cfr. 2Cr 6,6. È un commento di una voce esterna (coro sacerdotale?) che collega l'oracolo dei vv. 13-18 alla prima parte.

v. 15. «Benedirò...»: la presenza dell'arca in Sion porta ricchezza e benedizione. Questa, a partire da Gerusalemme, si riversa come un fiume su tutta la terra d'Israele fecondandola e producendo pane a sazietà anche per «i suoi poveri».

v. 16. «Rivestirò di salvezza i suoi sacerdoti... i suoi fedeli»: cfr. v. 9. Qui alla «giustizia» (ṣedeq) del v. 9 si è sostituito il sinonimo «salvezza» (yeša‘).

v. 17. «Là farò germogliare...»: il verbo «germogliare» contiene in sé un forte riferimento messianico. In Ger 23,5 si parla di «un germoglio giusto» (ṣemaḥ ṣaddîq) con chiara allusione messianica (cfr. Ger 33,15; Zc 3,8; 6,12), mentre in Is 11,1 si parla di un «virgulto». «la potenza di Davide»: lett. «il corno di Davide», cfr. Sal 18,3. «una lampada al mio consacrato»: la simbologia della lampada richiama la fiamma del focolare per indicare la famiglia. La lampada perciò qui è simbolo della discendenza, cfr. 1Re 11,36.

v. 18. «Coprirò di vergogna...»: lett. «rivestirò di vergogna». Si noti il contrasto con il v. 16. Lì i sacerdoti vengono «rivestiti di salvezza» qui i nemici vengono «rivestiti» di vergogna. «splenderà la corona»: lett. «fiorirà la sua corona». C'è l'immagine vegetale della fioritura. In contrasto con la vergogna (bôšēt) umiliazione dei nemici, splenderà il diadema regale sulla testa del re, cioè torna a «fiorire» sul re «germoglio» (v. 17) che la porta sul capo.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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ABBANDONO FIDUCIOSO IN DIO 1 Canto delle salite. Di Davide.

Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto; non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me.

2 Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l'anima mia.

3 Israele attenda il Signore, da ora e per sempre.

_________________ Note

131,1 Intimità e fiducia, consapevolezza della propria dipendenza da Dio e totale affidamento a lui caratterizzano questo breve inno, intriso di profonda spiritualità.

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Approfondimenti

Fiducia e abbandono totale in Dio Salmo di fiducia

Per la scena di dolce intimità questo salmo è stato da varie parti definito come uno tra i più belli del Salterio.

Divisione:

  • v. 1: giuramento d'innocenza;
  • v. 2: professione di fiducia personale;
  • v. 3: esortazione alla fiducia.

v. 1. «Signore»: l'invocazione al Signore, situa la confessione d'innocenza successiva nell'ambito della preghiera.

v. 2. «bimbo svezzato»: non si tratta del bimbo allattato, ma di quello già svezzato (gāmul). C'è perciò un rapporto con la madre non solo dettato dall'istinto naturale, ma già di una certa consapevolezza. Il bimbo svezzato secondo l'antica usanza aveva più di due anni.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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ATTESA DEL PERDONO E DELLA SALVEZZA DEL SIGNORE 1 Canto delle salite

Dal profondo a te grido, o Signore; 2 Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia supplica.

3 Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi ti può resistere?

4 Ma con te è il perdono: così avremo il tuo timore.

5 Io spero, Signore. Spera l'anima mia, attendo la sua parola.

6 L'anima mia è rivolta al Signore più che le sentinelle all'aurora.

Più che le sentinelle l'aurora, 7 Israele attenda il Signore, perché con il Signore è la misericordia e grande è con lui la redenzione.

8 Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.

_________________ Note

130,1 L'undicesimo “canto delle salite” è molto caro alla tradizione cristiana, che ama chiamarlo con le parole iniziali della versione latina, “De profundis”, e lo ha inserito nei sette “salmi penitenziali” (vedi Sal 6), usandolo nella liturgia funebre (ma questo non è il significato originario del salmo). Dall’esperienza del peccato e del dolore, l’orante e la sua comunità guardano a Dio come alla fonte del perdono e all’unica speranza di sopravvivenza.

130,8 In Mt 1,21 il nome di Gesù viene spiegato con una frase che si richiama a questo versetto (vedi anche Tt 2,14).

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Approfondimenti

Fiduciosa attesa della redenzione Supplica individuale (+ motivi di fiducia)

È uno dei sette “Salmi penitenziali”. Insieme al Sal 51 è pervaso da una profonda spiritualità, e pur essendo una lamentazione-supplica, non riguarda i nemici esterni o le malattie, ma direttamente il peccato, vero nemico dell'uomo. Nella prima parte (vv. 1-3) c'è l'angoscia per esso, nella seconda parte (vv. 5-8) la certezza del perdono. Tuttavia, mentre il Sal 51 medita sulla realtà dell'uomo peccatore, il Sal 130 attira l'attenzione sulla misericordia divina e l'abbondanza del suo perdono. Il ritmo prevalente nel TM è di 3-2 accenti (qînâ). C'è un'inclusione con la parola «colpe» (‘awônôt) nei vv. 3 e 8. Il verbo «sperare» (qwb) si trova due volte nel v. 5, il verbo «attendere» (yḥl) è presente nei vv. 5.7 ™; l'espressione «più che le sentinelle l'aurora» è ripetuta due volte nel TM. La radice pdh (redimere) ricorre nei vv. 7-8. La simbologia è spazio-temporale e antropomorfica.

Divisione:

  • vv. 1-2: solenne appello introduttivo;
  • vv. 3-6: corpo;
  • vv. 7-8: esortazione finale per Israele.

v. 1. «Dal profondo...»: l'espressione rievoca l'abisso caotico delle acque della creazione (Gn 1,2; 2,3-4) e il regno dei morti (Sal 18,5-7.29) e richiama l'abisso della miseria dell'uomo e la sua coscienza.

v. 3. «Se consideri le colpe...»: l'orante ammette di essere colpevole e perciò di meritare il castigo. «chi potrà sussistere?»: lett. «chi potrà stare in piedi?». Più che continuare a esistere, qui supponendo un processo giudiziale accusatorio di Dio, si afferma che nessun uomo potrebbe presentarsi a testa alta e uscire indenne dal giudizio di Dio. Davanti alla giustizia di Dio nessun uomo e nessuna coscienza umana può reggere (cfr. Sal 76,8; 102,27).

v. 4. «Ma presso di te è il perdono»: alla coscienza del peccato è legata subito la coscienza e la fede nella salvezza e liberazione di Dio, cfr. Es 34,9. «presso di te»: lett. «con, in compagnia di...». Come la giustizia di Dio, così il perdono, personalizzato, è visto come un membro del consiglio di Dio (cfr. Os 13,12). «perdono»: la voce ebraica sᵉlîḥāh significa purificazione, remissione (Ne 9,17; Dn 9,9; Sir 5,5; Sal 86,5). E il perdono supera di gran lunga la giustizia, cfr. Es 20,5-6. «e avremo il tuo timore»: lett. «perché (tu) sia temuto». Questo emistichio è oggetto di diverse interpretazioni fin dall'antichità (cfr. LXX, Vg, Peshitta). L'interpretazione più logica dipende dall'esatto significato del «timore» nell'AT. Esso per metonimia indica non solo la reazione di paura e di terrore davanti alla giustizia e all'ira di Dio (il tremendum), ma anche lo stupore, la venerazione e l'adorazione scaturiti davanti alla sua bellezza, maestà e potenza (il fascinosum). Qui il timore è presentato come il fine del perdono, uno dei suoi frutti. Il perdono di Dio, infatti, deve inculcare un timore reverenziale per lui come quello scaturito di fronte alla sua ira. La bontà di Dio non deve farci dimenticare la realtà del nostro peccato. Però, più che la collera di Dio, il suo amore eterno e misericordioso deve spingere l'uomo a temerlo e amarlo (cfr. Rm 2,4; Lc 5,9).

v. 5. «Io spero nel Signore...»: lett. «(io) spero, Signore, spera l'anima mia, e alla sua parola attendo». Il salmista spera fortemente e attende la parola, la risposta assolutrice che reca il perdono di Dio.

v. 6. «più che le sentinelle l'aurora»: nel TM l'espressione è ripetuta una seconda volta. La ripetizione dà all'immagine, già di per sé suggestiva poeticamente, un ulteriore fascino e acutizza l'attesa e la speranza. Per l'immagine delle sentinelle cfr. Is 21,11-12; Sal 121,3-5.8.

v. 7. La misericordia e la redenzione sono viste come persone che stanno «presso il Signore» (lett. «con, in compagnia del...»). Esse sono gli attributi divini dell'esodo e dell'alleanza (Es 34,6; Sal 36,7; Dt 7,8; 9,26; 15,16; 21,8).

v. 8. «Egli redimerà... da tutte le sue colpe»: cfr. Sal 25,22. Il salmista sottolinea la certezza del perdono divino di ogni genere di peccato per Israele suo popolo. Le colpe che hanno causato l'angoscia profonda nel salmista nel v. 3 ora sono richiamate in inclusione ma per annunciarne il loro completo e totale perdono.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INVOCAZIONE A DIO CONTRO I NEMICI D'ISRAELE 1 Canto delle salite

Quanto mi hanno perseguitato fin dalla giovinezza – lo dica Israele –,

2 quanto mi hanno perseguitato fin dalla giovinezza, ma su di me non hanno prevalso!

3 Sul mio dorso hanno arato gli aratori, hanno scavato lunghi solchi.

4 Il Signore è giusto: ha spezzato le funi dei malvagi.

5 Si vergognino e volgano le spalle tutti quelli che odiano Sion.

6 Siano come l'erba dei tetti: prima che sia strappata, è già secca;

7 non riempie la mano al mietitore né il grembo a chi raccoglie covoni.

8 I passanti non possono dire: “La benedizione del Signore sia su di voi, vi benediciamo nel nome del Signore”.

_________________ Note

129,1 Rievocando le molte situazioni di oppressione che hanno scandito la sua storia (nei vv. 1-2 l'accenno alla giovinezza forse allude alla prima oppressione, quella egiziana), la comunità d’Israele riconferma la propria fiducia nel Dio dei padri, che mai ha esitato nell’offrire salvezza e liberazione.

129,6 l’erba dei tetti: cresciuta sulle terrazze in terra battuta, che facevano da tetto alle case, quindi con scarse radici.

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Approfondimenti

La fiducia in Dio: certezza per Israele Salmo di fiducia

Il ritmo del salmo nel TM è quello dell'elegia (qînâ), di 3 + 2 accenti. Probabilmente è del postesilio. Strutturalmente è a intreccio graduale nei vv. 1-2. I vv. 1-4 riguardano il passato e i vv. 5-6 il futuro. Nella prima parte c'è l'immagine dell'aratura (v. 3) e nella seconda quella della mietitura (v. 7). La simbologia è temporale, spaziale, agricola e liturgica. È simile al Sal 124 e per l'ostilità menzionata riecheggia il Sal 120.

Divisione:

  • vv. 1-4: racconto del passato doloroso;
  • vv. 5-8: supplica per un futuro migliore.

v. 1. «dalla giovinezza»: allusione al periodo dell'esodo (cfr. Os 2,17; Ger 2,2). «ma non hanno prevalso»: il salmista può dirlo con orgoglio, a nome d'Israele, di non essere stato schiacciato e annullato definitivamente dai nemici, per grazia di Dio (v. 3) (cfr. Lam 3,2).

v. 3. «Sul mio dorso hanno arato...»: il simbolo agricolo dell'aratura richiama la flagellazione e la devastazione della guerra (cfr. Mic 3,12; Is 50,6; 53,4-5).

v. 4. «Il Signore è giusto...»: si attribuisce la causa della sopravvivenza a tante angherie e oppressioni al Signore che è «giusto» (= fedele alla sua alleanza).

v. 5 «quanti odiano Sion»: sono quelli che odiano il Signore e il suo popolo (cfr. Is 4,3; 64,10; Mic 3,10.12; Sal 51,20). Sion è luogo della presenza della casa di Davide e del tempio del Signore, ove si raccoglie il popolo a pregare.

v. 7. «non se ne riempie la mano il mietitore...»: dopo l'immagine dell'erba dei tetti (gramigna), che non avendo radici subito dissecca (v. 6), segue l'immagine del grano, che falciato si rivela inservibile, perché poco consistente per non aver maturato il seme nella spiga. Ambedue i paragoni (v. 6-7) servono a descrivere il rapido annientamento dei nemici di Dio e del suo popolo, auspicato dal salmista.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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FELICITÀ DELLA FAMIGLIA BENEDETTA DAL SIGNORE 1 Canto delle salite

Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.

2 Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene.

3 La tua sposa come vite feconda nell'intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d'ulivo intorno alla tua mensa.

4 Ecco com'è benedetto l'uomo che teme il Signore.

5 Ti benedica il Signore da Sion. Possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita!

6 Possa tu vedere i figli dei tuoi figli! Pace su Israele! _________________ Note

128,1 Ritmano questa serena e gioiosa composizione le immagini che si riferiscono all'uomo che teme il Signore (vv. 1.4: il verbo temere va inteso qui come sinonimo di amare) e cammina nelle sue vie (il verbo camminare è immagine del comportamento dell'uomo; le vie del Signore indicano la sua legge: v. 1). Unito alla sua donna (paragonata alla vite, simbolo del popolo di Dio, benedetto dal Signore), questo uomo è all'origine della famiglia, voluta dall'amore di entrambi e arricchita dal Signore con il dono dei figli (paragonati ai virgulti d'ulivo, l'albero che nella Bibbia è simbolo di benessere, v. 3).

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Approfondimenti

Dio dà prosperità e pace a chi lo teme Salmo sapienziale (+ motivi liturgici)

Rappresenta la continuazione ideale del Sal 127 che lo precede. Ispira pace, gioia e serenità. È del postesilio. Il campo semantico e simbolico è spaziale, temporale, vegetale, liturgico.

Divisione:

  • v. 1: beatitudine;
  • vv. 2-4: descrizione della beatitudine;
  • vv. 5-6: augurio di benedizione finale.

v. 1. «Beato l'uomo...»: cfr. Sal 1,1; 112,1; 119,1. «che teme il Signore»: il timore del Signore in quanto risposta alla sua alleanza implica l'amore rispettoso e riverente verso di lui, cfr. Dt 10,12-13. «vie»: immagine simbolica per indicare i voleri divini, cfr. Sal 112,1.

v. 3. «come vite feconda... virgulti d'ulivo»: la vite e l'ulivo, piante fruttuose e molto comuni della vita agricola palestinese, indicano la fecondità e l'abbondanza di frutti dell'intimità familiare. Per le immagini, cfr. Sal 104,15; Ez 19,10; Sir 39,26.

v. 5a. «Ti benedica il Signore..»: è la rubrica liturgica che introduce la benedizione, cfr. Nm 6,23.

v. 6. «i figli dei tuoi figli»: la benedizione riguarda la fecondità a livello personale e familiare. È segno di longevità il «vedere» i nipoti, che sono la «corona dei vecchi» (Prv 17,6). «Pace su Israele»: è un'aggiunta liturgica (cfr. Sal 125,5) che allarga ancora di più l'orizzonte della benedizione. Dalla prosperità di Gerusalemme si passa alla pace (= pienezza di beni) dell'intero Israele.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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LA FORZA DI DIO SORREGGE LE FATICHE DELL'UOMO 1 Canto delle salite. Di Salomone.

Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella.

2 Invano vi alzate di buon mattino e tardi andate a riposare, voi che mangiate un pane di fatica: al suo prediletto egli lo darà nel sonno.

3 Ecco, eredità del Signore sono i figli, è sua ricompensa il frutto del grembo.

4 Come frecce in mano a un guerriero sono i figli avuti in giovinezza.

5 Beato l'uomo che ne ha piena la faretra: non dovrà vergognarsi quando verrà alla porta a trattare con i propri nemici.

_________________ Note

127,1 La benedizione del Signore è la fonte di ogni bene, è l’origine del progresso della comunità d’Israele, delle sue famiglie e delle sue città. Questa stessa benedizione si estende in particolare al dono dei figli, segno della presenza e della provvidenza di Dio.

127,4 frecce: immagine di forza e potenza; I figli avuti in giovinezza esprimono vigore e sono garanzia di successo. Nell’antichità la vita sociale si svolgeva presso la porta della città.

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Approfondimenti

Dio protegge e dà prosperità Salmo sapienziale

Il salmo è focalizzato sull'efficacia della partecipazione di Dio alla vita sociale e personale. L'unità del carme, che sembra a prima vista diviso in due parti, è data dall'ambivalenza della voce «casa» (bayit), che nella prima parte (v. 1-2) è usata nel senso reale, e nella seconda parte è supposta nel suo significato traslato di «famiglia». Il salmo è abbastanza armonico. Il metro nel TM è quello della qînâ (3 + 2 accenti). Il campo semantico e simbolico è spaziale, temporale, bellico, antropologico.

Divisione:

  • vv. 1-2: la «casa» senza il Signore;
  • vv. 3-5: la «casa-famiglia» con il Signore.

v. 1. «Se il Signore non costruisce la casa...»: il Signore è il «custode d'Israele» (cfr. Sal 121,4), vigilante (Ger 1,11-12) su Israele che in lui spera, cfr. Sal 130,5-7.

v. 2. «il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno»: in questo versetto è descritta la fatica dell'uomo per guadagnarsi il pane avvertendo però che senza Dio il risultato è negativo. Ma con Dio, quando si è «suoi amici», i frutti vengono più facilmente anche quando si dorme.

v. 3. «dono del Signore sono i figli»: lett. «eredità del Signore» (naḥalat JHWH). È la stessa definizione della terra promessa, di cui i figli servono a assicurare e rafforzare il possesso. Per i «figli» come dono di Dio, cfr. Gn 17,16.

v. 4. «Come frecce..»: l'immagine è bellica. I figli avuti nella giovane età sono creduti essere più forti e robusti di quelli avuti dai genitori già avanzati negli anni (cfr. Gn 37,3). Nel contesto del salmo con questa metafora si vuole significare che un padre con i figli forti può come un «eroe» affrontare la vita.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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LA GIOIA DEL RITORNO 1 Canto delle salite.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare.

2 Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia. Allora si diceva tra le genti: “Il Signore ha fatto grandi cose per loro”.

3 Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia.

4 Ristabilisci, Signore, la nostra sorte, come i torrenti del Negheb.

5 Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia.

6 Nell'andare, se ne va piangendo, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni.

_________________ Note

126,1 Più che al ritorno dall’esilio babilonese (a cui sembrerebbe riferirsi una diversa traduzione del v. 1: “Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion”), questa supplica sembra alludere al ritorno nella situazione di armonia e di pace in cui il Signore colloca l’orante (e la sua comunità) dopo alterne vicende di dolore, di sofferenza e di pericolo.

126,4 i torrenti del Negheb: in questa regione arida le piogge primaverili portano acqua ai torrenti e fanno rivivere la natura.

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Approfondimenti

Dal pianto alla gioia Supplica collettiva (+ motivi di ringraziamento e sapienziali)

Il salmo in pochi versi esprime con intenso lirismo i genuini sentimenti di gioia, di riconoscenza e di supplica. Il ritmo nel TM è di 4 + 3 accenti nei vv. 1-3 e di 3 + 2 nei vv. 4-6. La voce «Signore» (JHWH) ricorre quattro volte nei vv. 1-4. Al termine del 2b e all'inizio del v. 3a c'è la ripresa dell'espressione «grandi cose..», assai comune nei “Salmi delle ascensioni”, cui il nostro formalmente appartiene. La simbologia riguarda il campo della gioia, lo spazio, il tempo e la vita agricola.

Divisione:

  • vv. 1-3: ricordo gioioso e riconoscente della liberazione passata;
  • vv. 4-6: supplica per il rinnovo dei prodigi.

v. 1. «ricondusse»: il salmista accenna al secondo esodo (Is 40-55) che realizzò la profezia di Ger 30,18 e Ez 34,16. «ci sembrava di sognare»: più che la descrizione dell'effetto psicologico di un'improvvisa e inaspettata liberazione, qui si accenna all'attuazione delle “visioni” profetiche. Infatti il verbo ebraico usato ḥlm (sognare) ha un nesso con tali visioni (cfr. Gl 3,1).

v. 2. «la nostra bocca si aprì al sorriso...»: si ricorda l'entusiasmo e la gioia piena per la liberazione e il ringraziamento al Signore con «canti di gioia» (cfr. Is 35,10; 54,1). «si diceva tra i popoli...»: cfr. Ger 33,9; Ez 36,23-24. Al contrario della domanda ironica e blasfema «dov'è il loro Dio?», espressa dai popoli altre volte (Sal 42,4.11; 79,10), qui le nazioni straniere si ricredono e riconoscono apertamente l'operato prodigioso di Dio a favore del suo popolo.

v. 4. «Riconduci, Signore...»: la traduzione è incerta per la corruzione del testo. Si può tradurre anche: «cambia Signore le nostre sorti». L'espressione richiama per inclusione quella simile del v. 1, ove il verbo šwb (ritornare) gioca un ruolo importante. «come i torrenti del Negheb»: il paragone è pregnante e significativo. Suppone la conoscenza geografica della terra palestinese. I torrenti (wadi) del Negheb (= regione a sud della Palestina) sono secchi per mancanza di pioggia, ma al suo cadere si riempiono a tal punto da essere travolgenti nella furia precipitosa delle acque che danno vita (cfr. Is 35,6-7).

v. 5. «Chi semina nelle lacrime...»: il salmista cita forse un proverbio come espressione di speranza nell'esaudimento della supplica del v. 4. L'immagine è presa dal mondo agricolo. Alla fatica e alla privazione della semina segue la gioia e l'abbondanza del raccolto, cfr. Sal 30,6. Per la gioia del tempo del raccolto cfr. Sal 4,8; Is 9,2; 61,3.

v. 6. «Nell'andare se ne va e piange...»: tutto il versetto è un'amplificazione del detto proverbiale di v. 5, insistendo sull'immagine agricola della semina e del raccolto.

Nel NT la liberazione di Pietro in At 12,9 richiama la stessa esperienza di “sogno” di v. 1 del salmo. L'espressione «grandi cose ha fatto il Signore..» dei v. 2b-3a riecheggia in Lc 1,49. Per il riferimento all'immagine agricola della semina e della mietitura, che ricorre spesso nel NT, tra l'altro cfr. Mt 13,3-9.18-32.36-43 e paralleli; Gv 4,35-38; 12,24; Gal 6,7-10; 1Cor 9,11; 15,36; 2Cor 9,6-7.10. Al cambiamento delle «lacrime» in «giubilo» dei vv. 5-6 fanno eco tra l'altro Mt 5,5; Gv 16,20; Ap 21,4.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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DIO, NOSTRA SALDA PROTEZIONE 1 Canto delle salite.

Chi confida nel Signore è come il monte Sion: non vacilla, è stabile per sempre.

2 I monti circondano Gerusalemme: il Signore circonda il suo popolo, da ora e per sempre.

3 Non resterà lo scettro dei malvagi sull'eredità dei giusti, perché i giusti non tendano le mani a compiere il male.

4 Sii buono, Signore, con i buoni e con i retti di cuore.

5 Ma quelli che deviano per sentieri tortuosi il Signore li associ ai malfattori. Pace su Israele!

_________________ Note

125,1 La stabilità dei monti di Gerusalemme (e, più in particolare, del monte Sion, sede del tempio) ispira questa supplica, nella quale l’orante fa appello alla stabilità incrollabile di Dio.

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Approfondimenti

Il Signore abbraccia il suo popolo come i monti Gerusalemme Salmo di fiducia (+ motivi sapienziali)

Lo sfondo geografico della breve lirica è dato dall'orografia di Gerusalemme, che è circondata da monti. Nella composizione unitaria si intravvedono due linee opposte: quella della giustizia e quella dell'empietà. Alla stabilità di chi ha fiducia in Dio, corrisponde, in inclusione antitetica, l'instabilità e rovina degli empi. La simbologia è spaziale.

Divisione:

  • v. 1: introduzione tematica: professione di fede;
  • v. 2: esempio illustrativo;
  • v. 3: oracolo attualizzante;
  • v. 4-5: sorte dei buoni e degli empi.

v. 1 «Chi confida»: alla lett. «coloro che confidano». «come il monte Sion»: il monte Sion indica qui Gerusalemme (cfr. Sal 87). La montagna è segno di stabilità.

v. 2 «I monti cingono Gerusalemme..»: non si accenna alle mura della città, ma alla corona di monti che circondano l'antica “città di Davide”, posta sull'Ofel o Sion, a sud dell'attuale spianata del tempio. Gerusalemme di fatti è circondata da monti eccetto che al lato nord, da dove sono venute per il passato le invasioni.

v. 3 «Egli non lascerà pesare...»: il v. 3, introdotto nel testo originale da (= perché), è un'affermazione oracolare, che applica il concetto della protezione divina alla situazione di sofferenza e alla paura attuale d'Israele; «non lascerà pesare»: alla lett. «non riposerà». «scettro degli empi»: lo scettro è segno di potere e di autorità. La voce šebet, significando anche tribù, può designare nel caso un popolo perverso. «possesso»: il possesso (gôral) designa qui il territorio giudaico assegnato come eredità dal Signore (cfr. Sal 37,3.9.18.22.29).

vv. 4-5. In questi due versetti sotto forma di appello si richiama il dogma della retribuzione terrena; premio per i buoni e castigo per i malvagi (cfr. Ez 18). «pace su Israele»: sebbene sia considerata un'aggiunta liturgica (Sal 128,6), il richiamo alla «pace» (šalôm) che allude al nome di Gerusalemme (yᵉrûšalaim), fa sì che quanto detto di Gerusalemme venga augurato a tutto Israele.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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DIO, NOSTRO AIUTO E NOSTRO LIBERATORE 1 Canto delle salite. Di Davide.

Se il Signore non fosse stato per noi – lo dica Israele –,

2 se il Signore non fosse stato per noi, quando eravamo assaliti,

3 allora ci avrebbero inghiottiti vivi, quando divampò contro di noi la loro collera.

4 Allora le acque ci avrebbero travolti, un torrente ci avrebbe sommersi;

5 allora ci avrebbero sommersi acque impetuose.

6 Sia benedetto il Signore, che non ci ha consegnati in preda ai loro denti.

7 Siamo stati liberati come un passero dal laccio dei cacciatori: il laccio si è spezzato e noi siamo scampati.

8 Il nostro aiuto è nel nome del Signore: egli ha fatto cielo e terra.

_________________ Note

124,1 In questo quinto “canto delle salite” esplode il ringraziamento di tutto Israele per la liberazione ottenuta dal Signore. Assediato da travolgenti pericoli, Israele nutre la fiducia di avere in Dio sempre il suo salvatore e liberatore.

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Approfondimenti

Ringraziamento al Signore liberatore Salmo di ringraziamento collettivo

Il salmo è di un'intensità quasi travolgente, tuttavia è poco originale perché adopera immagini stereotipe e reminiscenze di altre composizioni. Il ritmo nel TM è quello della qînâ (3 + 2 accenti). La lingua (aramaizzante) e lo stile inducono a pensare al tardo postesilio come epoca della sua composizione. Il poeta si attarda nei vv. 1-5 sulla descrizione dell'incubo dell'assalto dei nemici. La costruzione è quella della “protasi (vv. 1-2) – apodosi (vv. 3-5)”. La protasi è doppia, e l'apodosi si estende nei tre versetti seguenti (vv. 3-5). La simbologia riguarda il fuoco, l'acqua, la caccia e la psicologia.

Divisione:

  • vv. 1-5 (I sezione): invitatorio;
  • vv. 6-7 (II sezione): ringraziamento;
  • v. 8: professione di fede e di fiducia.

v. 2. «uomini ci assalirono...»: si tratta di espressione generica. Si intuisce il caso di estremo pericolo (vv. 3-5), ma non è possibile saperne di più.

v. 3. «inghiottiti vivi»: i nemici sono immaginati come draghi feroci e famelici.

vv. 4-5. «Le acque...»: per l'immagine delle acque tumultuose (zêdônîm) cfr. Sal 18,5.7.17-18. Si richiamano così il fuoco (v. 3) e l'acqua (vv. 4-5), simboli dei pericoli morali. Nel fuoco si raffigura la furiosa collera del nemico e nell'acqua la sua irruente arroganza.

v. 7. «come un uccello»: la liberazione e lo scampato pericolo sono descritti con l'immagine venatoria dell'uccello liberato dal laccio dei cacciatori, cfr. Prv 6,5; Sal 11,1.

v. 8. «Il nostro aiuto...»: l'orante professa infine la sua fede e fiducia solo in Dio onnipotente, che ha creato l'universo.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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