📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

IMPLORAZIONE NELL’ANGUSTIA 1 Al maestro del coro. Di Davide. Per fare memoria.

2 O Dio, vieni a salvarmi, Signore, vieni presto in mio aiuto.

3 Siano svergognati e confusi quanti attentano alla mia vita. Retrocedano, coperti d'infamia, quanti godono della mia rovina.

4 Se ne tornino indietro pieni di vergogna quelli che mi dicono: “Ti sta bene!”.

5 Esultino e gioiscano in te quelli che ti cercano; dicano sempre: “Dio è grande!” quelli che amano la tua salvezza.

6 Ma io sono povero e bisognoso: Dio, affréttati verso di me. Tu sei mio aiuto e mio liberatore: Signore, non tardare.

_________________ Note

70,1 Già presente integralmente in Sal 40,14-18, questa composizione appartiene al genere delle lamentazioni individuali.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

Vieni presto, mio Dio Supplica individuale

Questo salmo appartenente al salterio “elohista” è riprodotto in un modo più completo nella forma “jahvistica” nel Sal 40, 14-18, di cui con poche varianti costituisce la strofa finale. Il salmo è unitario e ha un proprio titolo. Un'inclusione data dall'imperativo «vieni presto» (ḥûšāh) (vv. 2.6) ne racchiude la struttura. L'espressione «in memoria» (lᵉhazkîr) contenuta nel titolo fa pensare all'uso liturgico del salmo nel sacrificio dell'azkārâ (cfr. Lv 2,2-16; 5,11-12; 6,8). Il salmo è diventato famoso per il versetto iniziale (v. 2) usato come invitatorio in molte celebrazioni liturgiche. La struttura è la seguente:

  • v. 2: invitatorio;
  • vv. 3-5: corpo del salmo;
  • v. 6: conclusione (appello all'intervento sollecito di Dio).

v. 3. «quanti attentano alla mia vita»: il Sal 40,15 attenua l'espressione dicendo: «quanti cercano di togliermi la vita».

v. 4. «quelli che mi deridono»: lett. «quelli che dicono: ah, ah!». Pare di sentire risate sguaiate e di scherno!

v. 5. Si capovolge qui la triplice azione malvagia dei nemici dei vv. 3-4. Dio causa nell'orante e in quelli che gli sono fedeli gioia e allegrezza. Infatti mentre i nemici cercano il fedele per rovinarlo, Dio colma di gioia e allegrezza coloro che lo cercano (v. 5a); inoltre, alle derisioni dei nemici, i fedeli oppongono la loro professione di fede nella potenza di Dio; e infine, all'odio dei nemici e al loro cinico piacere di far del male, contraccambiano l'opera salvifica di Dio con l'amore.

**v. 6. «Ma io sono povero e infelice»: il salmista si definisce «povero» (‘onî) e «infelice» (’ebyôn), due termini basilari nella teologia dei salmi (cfr. Sal 9-10). «mio aiuto e mio salvatore»: lett. «mio aiuto e mia liberazione». Al binomio indicante la povertà e la miseria del salmista, si contrappone un altro riferito a Dio come «difensore e protettore» di tutti gli oppressi. «Signore, non tardare»: il salmo si chiude con l'accorato appello di carattere escatologico. La salvezza senz'altro arriverà!

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

INVOCAZIONE DI AIUTO 1 Al maestro del coro. Su “I gigli”. Di Davide.

2 Salvami, o Dio: l'acqua mi giunge alla gola.

3 Affondo in un abisso di fango, non ho nessun sostegno; sono caduto in acque profonde e la corrente mi travolge.

4 Sono sfinito dal gridare, la mia gola è riarsa; i miei occhi si consumano nell'attesa del mio Dio.

5 Sono più numerosi dei capelli del mio capo quelli che mi odiano senza ragione. Sono potenti quelli che mi vogliono distruggere, i miei nemici bugiardi: quanto non ho rubato, dovrei forse restituirlo?

6 Dio, tu conosci la mia stoltezza e i miei errori non ti sono nascosti.

7 Chi spera in te, per colpa mia non sia confuso, Signore, Dio degli eserciti; per causa mia non si vergogni chi ti cerca, Dio d'Israele.

8 Per te io sopporto l'insulto e la vergogna mi copre la faccia;

9 sono diventato un estraneo ai miei fratelli, uno straniero per i figli di mia madre.

10 Perché mi divora lo zelo per la tua casa, gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.

11 Piangevo su di me nel digiuno, ma sono stato insultato.

12 Ho indossato come vestito un sacco e sono diventato per loro oggetto di scherno.

13 Sparlavano di me quanti sedevano alla porta, gli ubriachi mi deridevano.

14 Ma io rivolgo a te la mia preghiera, Signore, nel tempo della benevolenza. O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi, nella fedeltà della tua salvezza.

15 Liberami dal fango, perché io non affondi, che io sia liberato dai miei nemici e dalle acque profonde.

16 Non mi travolga la corrente, l'abisso non mi sommerga, la fossa non chiuda su di me la sua bocca.

17 Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore; volgiti a me nella tua grande tenerezza.

18 Non nascondere il volto al tuo servo; sono nell'angoscia: presto, rispondimi!

19 Avvicìnati a me, riscattami, liberami a causa dei miei nemici.

20 Tu sai quanto sono stato insultato: quanto disonore, quanta vergogna! Sono tutti davanti a te i miei avversari.

21 L'insulto ha spezzato il mio cuore e mi sento venir meno. Mi aspettavo compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati.

22 Mi hanno messo veleno nel cibo e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

23 La loro tavola sia per loro una trappola, un'insidia i loro banchetti.

24 Si offuschino i loro occhi e più non vedano: sfibra i loro fianchi per sempre.

25 Riversa su di loro il tuo sdegno, li raggiunga la tua ira ardente.

26 Il loro accampamento sia desolato, senza abitanti la loro tenda;

27 perché inseguono colui che hai percosso, aggiungono dolore a chi tu hai ferito.

28 Aggiungi per loro colpa su colpa e non possano appellarsi alla tua giustizia.

29 Dal libro dei viventi siano cancellati e non siano iscritti tra i giusti.

30 Io sono povero e sofferente: la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.

31 Loderò il nome di Dio con un canto, lo magnificherò con un ringraziamento,

32 che per il Signore è meglio di un toro, di un torello con corna e zoccoli.

33 Vedano i poveri e si rallegrino; voi che cercate Dio, fatevi coraggio,

34 perché il Signore ascolta i miseri e non disprezza i suoi che sono prigionieri.

35 A lui cantino lode i cieli e la terra, i mari e quanto brulica in essi.

36 Perché Dio salverà Sion, ricostruirà le città di Giuda: vi abiteranno e ne riavranno il possesso.

37 La stirpe dei suoi servi ne sarà erede e chi ama il suo nome vi porrà dimora.

_________________ Note

69,1 Una grande sofferenza interiore e l’ingiusta persecuzione da parte dei nemici costituiscono lo sfondo di questa lamentazione. Insieme con il Sal 22, questa composizione è interpretata, nella lettura cristiana, alla luce della passione di Cristo e di alcune vicende della sua vita terrena (Mt 27,34.48; Lc 23,36; Gv 2,17; 19,28-29; vedi anche At 1,20, dove si cita il v. 26).

69,13 quanti sedevano alla porta: presso le porte della città si svolgeva la vita pubblica degli antichi.

69,23-29 Per queste imprecazioni vedi nota a Sal 109.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

La mento per l'odio e la calunnia subiti Supplica individuale

Il salmo è un lungo e straziante lamento, con tensioni ed emozioni, di un individuo sofferente spiritualmente a causa dell'odio e della cattiveria degli uomini, che lo calunniano infangando il suo onore. Racchiude in sé i sentimenti più contrastanti dell'animo umano: odio e amore, amarezza e speranza. Per alcuni esegeti è il risultato della fusione di due suppliche individuali, frutto di un collage di diversi pezzi, poiché non si riesce a individuare facilmente una struttura unitaria. Il salmo tuttavia è racchiuso da un'inclusione data dal verbo «salvare» (vv. 2.36). I vv. 36-37 possono essere un'aggiunta postesilica (cfr. Sal 14,7; 51,20-21). Il ritmo cambia continuamente, ma nonostante ciò è possibile trovarvi una certa coerenza. In alcuni tratti sembra rispecchiare la storia della persecuzione del profeta Geremia (cfr. Ger 38,6) o di un esiliato a Babilonia. Insieme al Sal 22 questo carme è stato interpretato nel NT in senso messianico con riferimento alla passione di Cristo. Il simbolismo è di carattere spaziale (cosmico-infernale), somatico, psicologico. Si può dividere così:

  • vv. 2-5: grido accorato per la salvezza;
  • vv. 6-19: lamento sul male interiore;
  • vv. 20-30: lamento sul male esteriore;
  • vv. 31-37: promessa di ringraziamento (tôdâ).

v. 3. «Affondo nel fango»: per l'immagine vedi Sal 40,3; 88,7; Lam 3,53. Per il riferimento a Geremia cfr. Ger 38,6.

v. 5. «mi odiano senza ragione...»: è la professione d'innocenza e il lamento di sofferenza ingiusta del poeta. Cfr. Ger 15,20; Sal 35,7.

v. 6. «Dio, tu conosci la mia stoltezza...»: il salmista sa di essere peccatore davanti a Dio e lo confessa, ma si sente innocente delle colpe di cui viene accusato dai suoi nemici.

v. 7. «Chi spera in te, a causa mia non sia confuso...»: l'orante si sente responsabile della comunità dei fedeli. Non vuole che il non intervento salvifico di Dio nella sua situazione crei disillusione e scandalo. Ma è sicuro e fiducioso che questo non accadrà. Dio manifesterà la sua giustizia!

v. 8. «Per te io sopporto l'insulto...»: l'orante «porta» (cfr. il verbo nś’) su di sé gli insulti rivolti contro Dio, come espiazione vicaria; cfr. Sal 44,23; Is 53,4-5.12; Ger 15,15b. La voce «insulto» (ḥerpâ) con il verbo «insultare» (ḥrp) ricorre 4 volte nei vv. 8-11.

v. 9. «sono un estraneo»: la solitudine e la fredda indifferenza perfino da parte dei familiari sono effetti sociali e conseguenze delle false accuse. Cfr. v. 21; Sal 31,12; 38,12; Ger 12,6; Gb 19,13-15.

v. 10. «lo zelo per la tua casa»: lo zelo (qin’â), cioè l'impegno entusiastico per la causa di Dio e del suo tempio. paragonato a una fiamma che «divora», porta a reazioni violente da parte degli uomini, nemici di Dio, presi da invidia e sospetti, che si riversano sull'orante (vv. 11-13). Per gli effetti dello zelo vedi: Nm 25,11.13; 2Re 10,16; Ger 7; Gv 2, 17. I vv. 11-13 sviluppano il v. 10, esemplificando gli effetti e le reazioni allo zelo dell'orante.

v. 14. Questo versetto ha la funzione di transizione: al lamento dei versetti precedenti segue la supplica. Infatti inizia con l'enfatico «Ma io» (che spesso nei salmi dà l'avvio a una nuova sezione) e anticipa sinteticamente le petizioni dei versetti seguenti.

vv. 15-16. «Salvami dal fango...»: si richiamano in inclusione i vv. 2-5. Si riprende l'immagine delle acque tumultuose.

vv. 20-30. Questa parte è parallela alla prima (vv. 6-19). All'espressione «Tu conosci», come nel v. 6, segue l'elenco dei mali, che qui hanno più un carattere esteriore, anche se con ripercussioni psicologiche e morali (vv. 20-22). All'elenco dei mali subiti seguono alcune imprecazioni (vv. 23-29) con le quali il salmista, maledicendo i suoi nemici, esprime un desiderio forte di giustizia vendicativa secondo la legge del taglione (Es 21,12-23.25; Lv 24,17-21), cfr. Dt 19,18-19; Dn 13,61.

v. 23. «La loro tavola sia per essi un laccio...»: si ricorre qui al simbolismo venatorio. La tavola consiste in una pelle bovina stesa per terra, come nell'antico uso orientale. Secondo l'imprecazione del salmista, essa con i suoi cibi collocati sopra (banchetti) in occasione di cerimonie ufficiali, invece di apportare felicità e gioia, deve produrre amarezza e orrore. «banchetti»: il testo originale (wᵉlišlômîm) è enigmatico. Leggiamo wᵉšalmêhem «i loro banchetti». Alla maledizione che colpisce la bocca (v. 23) mentre mastica cibo avvelenato, segue nel versetto seguente la maledizione che infiacchisce tutto il corpo: gli occhi con la cecità, i fianchi con la paralisi (v. 24) (cfr. Gn 19,11; Es 10,21-29; Sap 19,17).

v. 26. «La loro casa sia desolata...»: dal corpo fisico (vv. 23-25) si passa al corpo sociale (v. 26). La maledizione colpisce i nemici del salmista anche nei loro beni, nella loro discendenza, nelle loro famiglie, così da essere cancellati dal «libro dei viventi» con un giudizio inappellabile di Dio (vv. 28-29), cosicché non possano più nuocere (cfr. Ger 18,21-22).

v. 29. «libro dei viventi»: l'espressione sefer ḥayyîm è hapax nell'AT, ma cfr. Es 32,32-33; Is 4,3; Ger 22,30; Ez 13,9; Dn 12,1.

v. 34. «prigionieri»: accanto al significato più generico e simbolico di «prigioniero» riferentesi al giusto «perseguitato e angustiato» (cfr. Sal 22,25), si può intravvedere un riferimento storico alla prigionia di Geremia e dei suoi fedeli seguaci (Ger 37-38), ai deportati in Assiria (2Re 17) o a Babilonia (2Re 25,8-21).

vv. 36-37. Sebbene questi versetti siano chiaramente un'aggiunta liturgica di carattere nazionalistico riguardante la restaurazione del popolo eletto, a cominciare dal monte Sion (tempio) come nei Sal 14,7; 51,20-21; 53,7; 102,17ss.; 147,2, tuttavia per il verbo «salvare» del v. 36, che fa da inclusione con il v. 2, possono essere integrati nel tema della lode finale del salmo.

Nel NT si cita il Sal 69. Il v. 5 nell'espressione «mi odiano senza ragione» è citato in Gv 15,25; il v. 10a nell'espressione «mi divora lo zelo per la tua casa» è presente in Gv 2,17. Il v. 10b nell'espressione «ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta» è citato in Rm 15,3.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

CANTO DI TRIONFO E DI GLORIA 1 Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto.

2 Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.

3 Come si dissolve il fumo, tu li dissolvi; come si scioglie la cera di fronte al fuoco, periscono i malvagi davanti a Dio.

4 I giusti invece si rallegrano, esultano davanti a Dio e cantano di gioia.

5 Cantate a Dio, inneggiate al suo nome, appianate la strada a colui che cavalca le nubi: Signore è il suo nome, esultate davanti a lui.

6 Padre degli orfani e difensore delle vedove è Dio nella sua santa dimora.

7 A chi è solo, Dio fa abitare una casa, fa uscire con gioia i prigionieri. Solo i ribelli dimorano in arida terra.

8 O Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo, quando camminavi per il deserto,

9 tremò la terra, i cieli stillarono davanti a Dio, quello del Sinai, davanti a Dio, il Dio d'Israele.

10 Pioggia abbondante hai riversato, o Dio, la tua esausta eredità tu hai consolidato

11 e in essa ha abitato il tuo popolo, in quella che, nella tua bontà, hai reso sicura per il povero, o Dio.

12 Il Signore annuncia una notizia, grande schiera sono le messaggere di vittoria:

13 “Fuggono, fuggono i re degli eserciti! Nel campo, presso la casa, ci si divide la preda.

14 Non restate a dormire nei recinti! Splendono d'argento le ali della colomba, di riflessi d'oro le sue piume”.

15 Quando l'Onnipotente là disperdeva i re, allora nevicava sul Salmon.

16 Montagna eccelsa è il monte di Basan, montagna dalle alte cime è il monte di Basan.

17 Perché invidiate, montagne dalle alte cime, la montagna che Dio ha desiderato per sua dimora? Il Signore l'abiterà per sempre.

18 I carri di Dio sono miriadi, migliaia gli arcieri: il Signore è tra loro, sul Sinai, in santità.

19 Sei salito in alto e hai fatto prigionieri - dagli uomini hai ricevuto tributi e anche dai ribelli –, perché là tu dimori, Signore Dio!

20 Di giorno in giorno benedetto il Signore: a noi Dio porta la salvezza.

21 Il nostro Dio è un Dio che salva; al Signore Dio appartengono le porte della morte.

22 Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici, la testa dai lunghi capelli di chi percorre la via del delitto.

23 Ha detto il Signore: “Da Basan li farò tornare, li farò tornare dagli abissi del mare,

24 perché il tuo piede si bagni nel sangue e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici”.

25 Appare il tuo corteo, Dio, il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario.

26 Precedono i cantori, seguono i suonatori di cetra, insieme a fanciulle che suonano tamburelli.

27 “Benedite Dio nelle vostre assemblee, benedite il Signore, voi della comunità d'Israele”.

28 Ecco Beniamino, un piccolo che guida i capi di Giuda, la loro schiera, i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali.

29 Mostra, o Dio, la tua forza, conferma, o Dio, quanto hai fatto per noi!

30 Per il tuo tempio, in Gerusalemme, i re ti porteranno doni.

31 Minaccia la bestia del canneto, quel branco di bufali, quell'esercito di tori, che si prostrano a idoli d'argento; disperdi i popoli che amano la guerra!

32 Verranno i grandi dall'Egitto, l'Etiopia tenderà le mani a Dio.

33 Regni della terra, cantate a Dio, cantate inni al Signore,

34 a colui che cavalca nei cieli, nei cieli eterni. Ecco, fa sentire la sua voce, una voce potente!

35 Riconoscete a Dio la sua potenza, la sua maestà sopra Israele, la sua potenza sopra le nubi.

36 Terribile tu sei, o Dio, nel tuo santuario. È lui, il Dio d'Israele, che dà forza e vigore al suo popolo. Sia benedetto Dio!

_________________ Note

68,1 Questa composizione (riconducibile all’epoca della monarchia davidica e a tratti affine ai testi di Es 15; Gdc 5 e Ab 3) è la rievocazione dei grandi interventi di Dio nella storia d’Israele. Dio avanza come un prode guerriero che sbaraglia gli eserciti nemici e manifesta il suo dominio sulle forze ostili. Assiso sul suo trono di gloria, Dio accoglie il corteo dei vinti e delle tribù d’Israele, che riconoscono la sua grandezza.

68,12-16 Il Signore annuncia: allusione all’intervento di Dio e alla protezione da lui offerta a Israele all’epoca della conquista della terra di Canaan (vedi anche Gdc 4,14-15.23; 5,8.13.20). Il Salmon (in ebraico “ombroso”: v. 15) è qui probabilmente un monte della regione di Basan (v. 16), a oriente del lago di Gennèsaret.

68,19 Sei salito in alto: in Ef 4,7-10 questo testo è applicato a Cristo, che ascende al cielo.

68,28 Vengono elencate quattro delle dodici tribù d’Israele: due stanziate al sud (Beniamino e Giuda) e due al nord (Zàbulon e Nèftali).

68,31 a bestia del canneto: probabilmente il coccodrillo; designa simbolicamente l’Egitto. I bufali e i tori sembrano indicare altri popoli nemici d’Israele.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

Ringraziamento per le vittorie strabilianti di Dio Salmo di ringraziamento collettivo (+ motivi innici, liturgici, profetici, teofanici)

Il salmo sostanzialmente è una professione di fede in Dio per i suoi interventi salvifici nell'esodo e nella conquista di Canaan (cfr. Dt 26,5-9; Gs 24,1-13; Sal 136). Molto probabilmente è stato composto in un contesto liturgico, difficile da precisarsi. È unanimemente ritenuto uno dei salmi più ostici del salterio sia per il testo che per l'esegesi. È certo che all'epoca asmonea (sec. I a.C.) si salmodiava alla festa di Pentecoste. Secondo la Vita Antonii probabilmente scritta da Atanasio, il salmo veniva recitato dall'eremita del deserto nel momento delle tentazioni. I crociati lo avevano particolarmente caro. Nel salmo si riscontrano contatti con la tradizione letterario-religiosa cananaica. Nel suo nucleo originale risale probabilmente al tempo dei giudici (cfr. Gdc 5), ma mostra di essere stato continuamente riattualizzato specialmente nell'epoca monarchica e postesilica. Ha punti di contatto con Gdc 5, con cui ha anche alcuni versi in comune, con Es 15 e con Ab 3. Dio è nominato nei suoi diversi appellativi (’elōhîm, ’ēl, ’adōnāy, JHWH, Jāh, šadday) molto frequentemente. È lui il Signore della storia e dell'intero cosmo! Lo stile è parzialmente allusivo ed enumerativo. Il vocabolario ricco è curato. La simbologia è spazio-temporale (cielo-terra), liturgica, bellica e antropomorfica.

Divisione:

  • vv. 2-4 (prologo): invitatorio liturgico;
  • vv. 5-34: corpo del salmo;
  • vv. 35-36 (epilogo): invito liturgico alla benedizione.

vv. 2-4. Il salmo inizia con il canto ufficiale di marcia dell'arca nel deserto (cfr. Nm 10,35), prima delle battaglie, che però non vengono menzionate. È un appello teofanico. Si invoca Dio nell'azione cultuale di ringraziamento perché si mostri nella sua potenza, condannando gli empi (v. 3) e salvando i giusti, che perciò sono invitati a esultare e ringraziare (v. 4).

v. 2. «Sorga Dio..: cfr. Nm 10,35. L'alzarsi di Dio può essere di carattere giudiziale, bellico o generico, cfr. Is 14,22; 28,21; Ger 2,27; Am 7,9; Sal 3,8; 7,7; 9,33; 74,22; 82,8; 102,14; 132,8.

v. 3. «Come... fumo... come... cera»: sono immagini che indicano la rapidità dell'azione di Dio e la perfetta sconfitta dei suoi nemici. Per il fumo, cfr. Sal 37,20; 102,4; Is 29,5; 41,2; 51,6; Os 13,3. Per la cera, cfr. Mic 1,4; Sal 97, 5.

v. 5. «Cantate a Dio...»: questa pericope inizia con l'invito a cantare, gioire, ringraziare il Signore, il cui nome è «Signore» (Jāh). Nei vv. 2-5 l'espressione pānîm (= volto) tradotto «davanti...» è ripetuta cinque volte. «chi cavalca le nubi»: di influsso cananaico, riferito a Baal, questo titolo ricorre più volte nell'AT, riferito a Dio, cfr. Dt 33,26; Is 19,1; Sal 18,11; 104,3. Egli è immaginato come un forte cavaliere. Il versetto fa inclusione con i vv. 33-34.

v. 6. «Padre degli orfani...»: per questo titolo divino cfr. Dt 10,18; Sal 9,35-39; 72,4; 76,10; 146,9; Is 1,17.23; Ger 7,6; Gb 29,12-13. «nella sua santa dimora»: è quella dei cieli, cfr. vv. 34-36; Dt 26,15; Ger 25,30; 2Cr 30,27; Zc 2,17.

v. 9. «Dio del Sinai...»: cfr. Gdc 5,5. È specialmente al Sinai che Dio rivela la sua trascendenza e la sua presenza salvifica in mezzo a Israele.

v. 10. «Pioggia abbondante... rinvigorivi...»: si evidenzia l'aspetto paterno e provvidente di Dio. Si tratta della pioggia torrenziale, ma benefica, in mezzo al deserto, cfr. Sal 72,6; 2Sam 23,4; Gb 29,23; Is 45,8; Gl 2,23; Prv 16,15.

vv. 12-19. In questa sezione, il cui senso resta oscuro a causa della corruzione del testo e di incerte allusioni, si può intravvedere l'epoca della conquista descritta dal libro di Giosuè e dei Giudici. L'analogia letteraria con il cantico di Debora di Gdc 4-5 e la citazione delle tribù di Zabulon e Neftali (v. 28) fanno pensare che qui si alluda proprio a quella campagna contro Sisara (Gdc 4,12-22; 5,8.13.20).

v. 12. «annunzia una notizia»: si riferisce all'oracolo di Debora (Gdc 4,6-7.14)?

v. 13. «Fuggono i re...»: cfr. Gdc 4,15-16; 5,19.22; il riferimento può essere anche alla battaglia di Aialon (Gs 10,7-14). «anche le donne si dividono il bottino»: riferimento a Gdc 5,30?

v. 14. «le ali della colomba»: è un testo oscuro e abbastanza discusso. Si tratta probabilmente degli stendardi militari, d'oro e d'argento, caduti nelle mani dell'esercito del Signore. E se portavano raffigurate le immagini degli dei degli eserciti nemici, si configura una beffa maggiore e una vittoria più strabiliante di Dio e del suo popolo.

v. 15. «Quando disperdeva i re l'Onnipotente»: l'Onnipotente (šadday) è un titolo arcaico di Dio (cfr. Gn 28,3; 35,11). «nevicava»: più che di un'annotazione meteorologica, si tratta qui di una nevicata di carattere teofanico, così come la grandine in Gs 10,11 e la pioggia contro Sisara (cfr. Gdc 5,20). Quando combatte Dio tutta la natura interviene. «Zalmon»: per etimologia «(monte) Nero». Il monte si identifica probabilmente con il Gebel Hauran (Montagna di basalto) circa 100 chilometri a est del lago di Tiberiade. Nota il contrasto tra la neve e il monte «Nero»!

v. 16. «Monte di Dio, il monte di Basan...»: «Monte di Dio» significa «monte altissimo» (cfr. Sal 36,7; 80,11); Basan è la regione settentrionale della Transgiordania. Se è da prendere alla lettera, si tratterebbe del massiccio dell'Ermon, la cui cima più alta raggiunge 2759 metri ed è per lo più sempre innevato.

v. 17. «Perché invidiate, o monti..»: il salmista, in un dialogo fittizio con i monti nominati nei v. 15-16, li invita a non invidiare l'attuale monte Sion sede del santuario di Dio, sebbene più basso di loro. Nello stadio originario il «monte di Dio» doveva riferirsi al monte Tabor, alto 582 metri, come sede del santuario predavidico; fondamentale nella battaglia di Sisara e Debora (Gdc 4, 6.12.14).

vv. 18-19. «I carri di Dio... sei salito...»: si descrive l'ultima tappa del viaggio: l'ingresso vittorioso e trionfale di Dio nel santuario sul monte, con migliaia di carri da guerra, numerosi prigionieri, ingente bottino e ribelli domati (cfr. Gdc 5,12).

vv. 20-22. Si spezza il racconto del salmo per intonare un inno liturgico di ringraziamento al Signore (cfr. Sal 41,14; 89,53; Gdc 5,2.9; 1Re 5,21). Si dà così rilievo alle gesta dei versetti precedenti e si prepara lo sviluppo della strofa seguente.

vv. 23-34. Riprendendo i vv. 18-19 l'orante descrive il solenne ingresso processionale del Signore nel tempio.

v. 23. «Ha detto il Signore...»: riagganciandosi con il v. 22, si ha qui un oracolo generico. Dio sottolinea la sua divina potenza, che trascende ogni spazio e tempo, per sconfiggere definitivamente i nemici. «il tuo piede si bagni nel sangue..»: immagine icastica per significare l'abbondante carneficina dei nemici sconfitti, cfr. Sal 58,11. «la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte...»: si descrive così una fine orrenda e ignominiosa; c'è la doppia figura della sineddoche e della metonimia. I cadaveri saranno leccati dai cani; per qualcosa di simile cfr. 2Re 9,36 (fine della regina Gezabele).

v. 27. «Benedite Dio...»: è l'inizio dell'inno di ringraziamento cantato dalla schola cantorum del v. 26 e accompagnato da strumenti musicali.

v. 28. «Ecco, Beniamino..»: delle dodici tribù sono menzionate solo quattro: due del regno del Sud (Beniamino e Giuda) e due del regno del Nord (Zabulon e Neftali). Ma solo queste ultime due furono protagoniste attive nella battaglia di Debora (Gdc 4,6; 5,18). «il più giovane, guida..»: Beniamino è chiamato «il più giovane», sia per motivi di nascita (Gn 35,16-20), sia per motivi di estensione geografica (1Sam 9,21). Egli «guida» le altre tre tribù. Probabilmente il riferimento è al primo re Saul appartenente alla sua tribù. Anche nel cantico di Debora non si menzionano tutte le tribù. Qui il numero quattro può indicare simbolicamente l'intera Palestina nei suoi quattro punti cardinali.

v. 31. «la belva dei canneti»: probabile riferimento all'Egitto, cfr. v. 32 ed Ez 29,3.

v. 36. «Terribile... dal tuo santuario..»: si tratta del santuario celeste di Dio (cfr. v. 35).

Nel NT il v. 19 è attribuito a Cristo che ascende al cielo, e citato in Ef 4,7-12.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

LODE A DIO PER LA SUA PROVVIDENZA 1 Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Salmo. Canto.

2 Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto;

3 perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza fra tutte le genti.

4 Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

5 Gioiscano le nazioni e si rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi le nazioni sulla terra.

6 Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

7 La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio,

8 ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra. _________________ Note

67,1 La provvidenza di Dio si rende visibile nella benedizione, cioè nell’abbondanza e ricchezza dei doni che la comunità d’Israele sperimenta, soprattutto nella fecondità della terra promessa, generosa di frutti. Anche gli altri popoli sono chiamati a partecipare a questa benedizione e ad associarsi a Israele nella lode che, da tutta la terra, sale a Dio. L’inizio del salmo riecheggia la benedizione liturgica di Nm 6,24-26.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

Ringraziamento d'Israele ed esultanza delle genti Salmo di ringraziamento collettivo (+ motivi innici)

È uno dei pochi salmi del secondo libro a essere “anonimo” (= senza la paternità letteraria). Il salmo è una lirica lineare, semplice, entusiastica, sebbene modesta, data la non originalità delle sue immagini e formulazioni. Per l'apertura universalistica e missionaria è da collocarsi nel tempo del post-esilio. I ritornelli dei v. 4.6 dividono il salmo in tre strofe; c'è il ritmo di 3 + 3 accenti nel TM. Si sospetta la presenza in origine di un terzo ritornello dopo la terza strofa, non pervenutoci allo stato attuale del testo. La voce «Dio» (’elōhîm) e il verbo «benedire» (brk) fanno da inclusione nei vv. 2 e 7b-8a. In questi versetti, inoltre, si usa la terza persona, mentre negli altri la seconda nei riguardi di Dio, che non viene mai chiamato JHWH nel salmo. La simbologia è liturgica, teologica, spaziale, antropologica, agricola e universalistica. Questo salmo può chiamarsi il canto dell'umanità che attende la salvezza (Mt 9,37; Gv 4,35) e dell'ebraismo aperto di mentalità profetica.

Divisione:

  • vv. 2-3 (prologo): pietà, benedizione, salvezza universale;
  • v. 4 (antifona): il ringraziamento (tôdâ) universale;
  • v. 5 (I motivazione): il giudizio di Dio sulla terra;
  • v. 6 (antifona): il ringraziamento (tôdâ) universale;
  • v. 7a (II motivazione): i frutti della terra;
  • vv. 7b-8: (epilogo): benedizione e timore universale.

vv. 2-3. Richiamando la benedizione sacerdotale di Nm 6,24-26, il salmista e la comunità si appellano alla misericordia del Signore per avere la sua benedizione, affinché i popoli della terra, conoscendo il suo modo benevolo di agire (= la tua via) e la sua salvezza, possano lodarlo (= motivo apologetico).

v. 2. «ci benedica»: cfr. v. 8a. La benedizione riguarda la vita, la fecondità (cfr. Gn 1,28), la fertilità del suolo (cfr. Gn 8,21-22; 27,27-28), un abbondante raccolto, una famiglia numerosa (cfr. Sal 128,3-4) ecc. «faccia splendere il suo volto»: è un antropomorfismo per significare la benevolenza di Dio e l'elargizione dei suoi benefici, cfr. Sal 4,7; 27,8; 31,17; 44,4; 80,4.8.20; Prv 16,15; Dn 9,17.

v. 3. «perché si conosca»: la conoscenza di Dio è una esperienza profonda, complessa e unitaria, che abbraccia tutte le facoltà dell'uomo. Qui ha come oggetto la «via» (derek) di Dio e la sua «salvezza», cioè i suoi piani, la sua stessa vita, il suo amoroso e benefico comportamento (cfr. Sal 77,14; 98,2; 138,5).

v. 4. «Ti lodino i popoli... tutti»: l'intera umanità è invitata ad associarsi all'invocazione e alla sua lode-ringraziamento per i benefici ricevuti da Israele (cfr. Sal 33,6.9-11; 47,8-10; Zc 8,21-22). Il salmista suppone che tutti i popoli rispondano assieme e prendano parte all'azione liturgica (cfr. Sal 33,2-3; 100,4; 105,1; 106,1; 107,1; 118,1; 136,1). Si affaccia qui un universalismo mediato tramite la benedizione di Abramo.

v. 5. «perché giudichi i popoli... governi...»: la prima motivazione della lode è il governo giusto di Dio sulla terra, che richiama l'epoca messianica (cfr. Is 9,2; 11,3-4; Am 5,14-24; Sir 35,12-14). Si noti il cambio di persona. Ora il salmista e la comunità si rivolgono a Dio con il “tu”

v. 7a. Dopo la ripetizione del ritornello, la motivazione della lode-ringraziamento diventa più visibile. La benedizione di Dio si è manifestata con l'abbondanza della pioggia, che ha fecondato la terra facendole produrre copiosi frutti (cfr. Lv 26,3-4; Sal 29,10-11; 65,11; Ag 2,19; Ez 34,26-30).

v. 8. «lo temano tutti i confini della terra»: la benedizione a Israele, rivelatasi con l'abbondanza dei suoi raccolti e frutti, auspica il salmista, possa generare il timore di Dio, sentimento di meraviglia e di rispetto, che, come primo passo verso la salvezza, apra i popoli alla conoscenza e adesione a lui (cfr. v. 3).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

INVITO A LODARE DIO PER LE SUE GRANDI OPERE 1 Al maestro del coro. Canto. Salmo.

Acclamate Dio, voi tutti della terra, 2 cantate la gloria del suo nome, dategli gloria con la lode.

3 Dite a Dio: “Terribili sono le tue opere! Per la grandezza della tua potenza ti lusingano i tuoi nemici.

4 A te si prostri tutta la terra, a te canti inni, canti al tuo nome”.

5 Venite e vedete le opere di Dio, terribile nel suo agire sugli uomini.

6 Egli cambiò il mare in terraferma; passarono a piedi il fiume: per questo in lui esultiamo di gioia.

7 Con la sua forza domina in eterno, il suo occhio scruta le genti; contro di lui non si sollevino i ribelli.

8 Popoli, benedite il nostro Dio, fate risuonare la voce della sua lode;

9 è lui che ci mantiene fra i viventi e non ha lasciato vacillare i nostri piedi.

10 O Dio, tu ci hai messi alla prova; ci hai purificati come si purifica l'argento.

11 Ci hai fatto cadere in un agguato, hai stretto i nostri fianchi in una morsa.

12 Hai fatto cavalcare uomini sopra le nostre teste; siamo passati per il fuoco e per l'acqua, poi ci hai fatto uscire verso l'abbondanza.

13 Entrerò nella tua casa con olocausti, a te scioglierò i miei voti,

14 pronunciati dalle mie labbra, promessi dalla mia bocca nel momento dell'angoscia.

15 Ti offrirò grassi animali in olocausto con il fumo odoroso di arieti, ti immolerò tori e capri.

16 Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio, e narrerò quanto per me ha fatto.

17 A lui gridai con la mia bocca, lo esaltai con la mia lingua.

18 Se nel mio cuore avessi cercato il male, il Signore non mi avrebbe ascoltato.

19 Ma Dio ha ascoltato, si è fatto attento alla voce della mia preghiera.

20 Sia benedetto Dio, che non ha respinto la mia preghiera, non mi ha negato la sua misericordia.

_________________ Note

66,1 Orante e comunità rivolgono la preghiera di lode a Dio in questo salmo di ringraziamento che rievoca le grandi opere del Signore nell’esodo e invita a riconoscere la sua presenza salvifica anche nel presente di Israele, sottoposto a una dura prova. Il credente viene invitato a riconoscere nella propria storia personale i segni della salvezza operata da Dio e a esprimere la sua gratitudine e gioia nella solenne liturgia del tempio.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

Canto di lode e di ringraziamento Salmo di ringraziamento collettivo (+ motivi innici)

Il salmo rivela una rigorosa simmetria redazionale. Nei v. 12 e 13 si passa dal “noi” all'“io” (segno di un'originaria esistenza indipendente dei due brani diversi, poi giustapposti?). Ma nonostante ciò si può sostenere l'unità della composizione. Così alla voce della collettività liturgica subentra quella del solista (ma sarebbe più pensabile l'inverso). Tra i vv. 1-2 e 20 c'è un'inclusione circa la «lode del Signore». Nel v. 5 si trova l'invito «Venite e vedete» e nel v. 16 «Venite, ascoltate». Nei vv. 1-5 il metro nel TM è di 4 + 4 accenti e negli altri versetti di 3 + 3. La simbologia è liturgica, spaziale, temporale, somatica, della prova e teologica.

Divisione:

  • vv. 1-4: invito a celebrare l'azione cosmica e storica di Dio;
  • vv. 5-7: invito a celebrare l'azione storica passata di Dio;
  • vv. 8-12: invito a celebrare l'azione storica recente di Dio;
  • vv. 13-15: proposito di ringraziamento liturgico;
  • vv. 16-20: invito a celebrare l'azione storica personale di Dio.

v. 1b. «da tutta la terra»: alla lett. «o tutta la terra». cfr. v. 6. Il salmista chiama tutto il mondo a lodare Dio, la meraviglia delle sue opere e per la grandezza della sua potenza, cui nessun nemico può resistere (v. 3).

vv. 5-7. Dopo un rinnovato invito, questa volta, a vedere le opere di Dio (v. 5), l'orante passa in rassegna le azioni salvifiche di Dio nell'esodo dall'Egitto: il passaggio del Mar Rosso nell'uscire dall'Egitto (Es 14-15) e il passaggio del fiume Giordano nell'entrare nella terra promessa (v. 6) (cfr. Gs 3, 7-17), e invita i ribelli a non inorgoglirsi davanti a Dio (v. 7).

v. 10. «al crogiuolo»: è un'operazione di purificazione che si riferisce al campo della metallurgia. L'immagine è frequente nella Bibbia, cfr. Is 48,10; Ger 6,29; 9,6; Sal 12,7; 17,3. La «prova» è costituita dall'esilio.

v. 11. «un peso ai nostri fianchi»: perseguendo l'immagine venatoria di un uccello che incappa in una rete («agguato»), l'espressione «un peso ai fianchi» indica un bloccaggio maggiore del volatile impigliato nella rete per non farlo scappare.

v. 12. «cavalcare uomini sulle nostre teste»: è un'espressione originale e pittoresca. Il testo ebraico è oscuro e dà adito a varie interpretazioni. Può richiamare il gesto del vincitore che pone il piede sul collo del vinto come atto di supremazia (Gs 10,24; Sal 110, 1; 2Mac 3,25; 5,2-3; Zc 1,8); ma il gesto è compiuto in movimento («hai fatto cavalcare»), perciò cfr. Is 51,23. Tuttavia sembra più verosimile l'interpretazione del testo in senso traslato; si riferisce quindi a un dominio umiliante, ma non tanto da arrivare all'annientamento delle persone, perché il testo accenna «al sollievo» successivo (cfr. Is 40,1-2). «per il fuoco e per l'acqua»: è un'espressione polare per indicare ogni genere di prove, cfr. Is 43,2.

v. 16. L'orante invita tutti i presenti, timorati di Dio, a partecipare al suo sacrificio di ringraziamento, e ad ascoltarne i motivi.

v. 18. «Se nel mio cuore avessi cercato il male..»: l'espressione, per la difficoltà del testo originale, è soggetta a varie interpretazioni. Qui si tratta comunque più probabilmente di una “protesta di innocenza” del salmista; per il v. 19 cfr. Sal 5,2-3; 55,3; 61,2; 86,6; 130,2; 142,7.

v. 20. «Sia benedetto Dio...»: è una solenne benedizione (= ringraziamento-lode) al Signore che fa inclusione con i vv. 1-2. Il salmista menziona nello stesso versetto la sua preghiera di supplica e la misericordia divina, la sua (fiduciosa) domanda e la (pronta) risposta di Dio.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

INNO DI RINGRAZIAMENTO A DIO PER LA SUA BONTÀ 1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. Canto.

2 Per te il silenzio è lode, o Dio, in Sion, a te si sciolgono i voti.

3 A te, che ascolti la preghiera, viene ogni mortale.

4 Pesano su di noi le nostre colpe, ma tu perdoni i nostri delitti.

5 Beato chi hai scelto perché ti stia vicino: abiterà nei tuoi atri. Ci sazieremo dei beni della tua casa, delle cose sacre del tuo tempio.

6 Con i prodigi della tua giustizia, tu ci rispondi, o Dio, nostra salvezza, fiducia degli estremi confini della terra e dei mari più lontani.

7 Tu rendi saldi i monti con la tua forza, cinto di potenza.

8 Tu plachi il fragore del mare, il fragore dei suoi flutti, il tumulto dei popoli.

9 Gli abitanti degli estremi confini sono presi da timore davanti ai tuoi segni: tu fai gridare di gioia le soglie dell'oriente e dell'occidente.

10 Tu visiti la terra e la disseti, la ricolmi di ricchezze. Il fiume di Dio è gonfio di acque; tu prepari il frumento per gli uomini.

Così prepari la terra: 11 ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle, la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli.

12 Coroni l'anno con i tuoi benefici, i tuoi solchi stillano abbondanza.

13 Stillano i pascoli del deserto e le colline si cingono di esultanza.

14 I prati si coprono di greggi, le valli si ammantano di messi: gridano e cantano di gioia!

_________________ Note

65,1 Ambientato forse nel contesto di una festa agricola, questo inno di lode e di ringraziamento si innalza dalla benedizione di Dio, visibile nel ritmo quotidiano del lavoro della terra e nello splendore della natura, alla glorificazione di lui, Creatore e Signore dell’universo.

65,10 Il fiume di Dio: indica, secondo le più antiche rappresentazioni dell’universo, le acque al di sopra del cielo, con le quali Dio feconda la terra mediante la pioggia.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

Ringraziamento per il perdono e per i frutti della terra Salmo di ringraziamento collettivo (+ motivi innici)

Il salmo è da iscriversi al periodo del post-esilio, data la sua portata universalistico-escatologica (cfr. Is 30,23; 51,3; Ez 47; Zc 14,8). Dio è rappresentato come colui che domina le forze del cosmo e della storia (v. 8) e come agricoltore (vv. 10-14). Il nome Dio si trova nei vv. 2.6.10 in funzione strutturante, all'inizio delle tre sezioni che formano il salmo. La prima di esse (vv. 1-5) è collegata con la seconda (vv. 6-9) dalla relazione ascoltare-rispondere (v. 3.6), la seconda e la terza (vv. 10-14) hanno in comune il verbo kwn (all'hifil), tradotto con «rendere saldo» nel v. 7, e «far crescere» nel v. 10. Nei LXX il titolo del salmo, oltre Davide, menziona anche Geremia ed Ezechiele. La simbologia è liturgica, cosmica e agricola.

Divisione:

  • vv. 2-5: Dio che perdona attira in Sion;
  • vv. 6-9: Dio salvatore e creatore;
  • vv. 10-14: Dio agricoltore, conservatore e provvidente.

vv. 2-3. «A te... a te..»: quest'espressione anaforica sottolinea con insistenza il fervore della riconoscenza dell'orante. «viene ogni mortale»: alla lett.: «ogni carne». La voce «carne» (bāśār) designa l'uomo in quanto fragile, debole, mortale (cfr. Sal 78,38-39). Il salmista è certo che ogni uomo salirà al tempio di Gerusalemme per la lode di ringraziamento, cfr. Is 2,2-4 = Mic 4,1-3; Is 66,23. C'è un'apertura universalistica (cfr. anche v. 6). Il TM inizia il v. 2 con l'espressione: «Per te il silenzio (dumiyyâ) è lode»: un mistico raggio folgorante di luce!

v. 4. «Pesano su di noi...»: per il sincero e giusto ringraziamento è necessario premettere il perdono dei peccati preceduto dall'atto penitenziale. Si accenna alla confessione delle colpe (cfr. Sal 15; 24; 26) e alla loro oppressione come un peso insopportabile (cfr. Gn 4,13), da cui Dio libera. «tu perdoni..»: alla lett. «tu li copri» (tᵉkapp ᵉrēm) nel senso di farli scomparire, dimenticare efficacemente, cfr. Sal 32,1-2. Il verbo kpr (coprire) è un verbo cultuale, legato specialmente al giorno dell'Espiazione (Kippur) (cfr. Lv 16), e avente come soggetto il sacerdote. Qui il salmista invece elimina la mediazione umana attribuendola direttamente a Dio. È Dio che perdona riabilitando l'uomo.

v. 5. «Beato..»: la prima strofa termina con una beatitudine fortemente concisa nella forma. Nella teologia del peccato si intravvede in essa l'aspetto positivo del perdono, che ristabilisce il rapporto di alleanza e di comunione con Dio («abitare nei suoi atri...»)

v. 6 «Con i prodigi... tu ci rispondi...»: alla lett. «Con i segni». Dio che «ascolta la preghiera» (v. 3a) risponde con i fatti, compiendo meraviglie di salvezza e di creazione, segni della sua «giustizia» (fedeltà al suo disegno salvifico). «speranza dei confini della terra e dei mari lontani...»: le espressioni indicano di per sé il bacino del Mediterraneo, ma in senso traslato segnano un'apertura universalistica. Dio è speranza di salvezza anche per gli altri popoli. Per le immagini e la portata teologica, cfr. Is 49,1.6; 66,18-20; Sal 72,8-11.

*vv. 7-8**. «Tu rendi saldi i monti.... Tu fai tacere...»: ci si riferisce all'opera creatrice di Dio, con accenni a elementi cosmogonici delle mitologie dell'antico Oriente, di cui anche la Bibbia conserva tracce, cfr. Sal 40,3; 74,23; Is 17,12-13; 51,9-10.

v. 9. Il salmista descrive una reazione cosmica di stupore e di giubilo: sia gli uomini, sia la natura gioiscono davanti alle azioni meravigliose di Dio (cfr. Sal 98,3).

vv. 10-14. In quest'ultima strofa si cambia scena, ritmo e stile. Il motivo della lode, del ringraziamento e della gioia si restringe in questi versetti al dono della pioggia fecondatrice della terra. Dio provvidente è visto come un esperto e premuroso agricoltore o padre di famiglia.

v. 10. «Tu visiti..»: anche la pioggia, tanto gradita, desiderata e apprezzata come un autentico dono di Dio alla terra d'Israele (cfr. Dt 8,15), è paragonata a una «visita» di Dio (cfr. Sal 8,5; 17,3; 31,6; 80,15; 106,4). «Il fiume di Dio...»: è rappresentazione mitologica delle acque superiori del cielo con le quali Dio manda la pioggia sulla terra (cfr. Gn 7,11; 8,2).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

INVOCAZIONE DEL GIUSTO PERSEGUITATO 1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.

2 Ascolta, o Dio, la voce del mio lamento, dal terrore del nemico proteggi la mia vita.

3 Tienimi lontano dal complotto dei malvagi, dal tumulto di chi opera il male.

4 Affilano la loro lingua come spada, scagliano come frecce parole amare

5 per colpire di nascosto l'innocente; lo colpiscono all'improvviso e non hanno timore.

6 Si ostinano a fare il male, progettano di nascondere tranelli; dicono: “Chi potrà vederli?”.

7 Tramano delitti, attuano le trame che hanno ordito; l'intimo dell'uomo e il suo cuore: un abisso!

8 Ma Dio li colpisce con le sue frecce: all'improvviso sono feriti,

9 la loro stessa lingua li manderà in rovina, chiunque, al vederli, scuoterà la testa.

10 Allora ognuno sarà preso da timore, annuncerà le opere di Dio e saprà discernere il suo agire.

11 Il giusto gioirà nel Signore e riporrà in lui la sua speranza: si glorieranno tutti i retti di cuore.

_________________ Note

64,1 La figura del malvagio domina in questa lamentazione, che contiene l’invocazione di aiuto rivolta a Dio dal giusto perseguitato.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

Dio libera dalla congiura dei malvagi Supplica individuale

Insieme al Sal 54 questo salmo può essere considerato un modello per il genere delle “Suppliche individuali”, cui si accenna specificamente nel v. 2. I suoi tratti sono piuttosto generici, sebbene si adoperino immagini simboliche molto vivaci. Nonostante il TM sia abbastanza compromesso, si riescono a intravvedere le linee generali del componimento. L'azione si muove intorno al triangolo classico dei tre personaggi: Dio, io (= l'orante), essi (= i nemici). C'è l'immagine di Dio arciere (v. 8). Nel testo originale si trova un caso di paronomasia nei vv. 5-6. La simbologia è prevalentemente bellica, ma c'è anche quella somatica e della parola.

Divisione:

  • vv. 2-3: appello introduttivo;
  • vv. 4-7: congiura dei nemici;
  • vv. 8-9: loro sconfitta;
  • vv. 10-11: conclusione: lode corale.

v. 2. «del mio lamento»: alla lett. «nel mio lamentarmi». Il lamentarsi (syḥ) è il gemere nascosto, il sussurrare, come la preghiera di Anna, madre di Samuele al santuario di Silo (1Sam 1,15-16), cfr. Gb 7, 11.

v. 3. «congiura... tumulto...»: il salmista chiede protezione contro le macchinazioni dei suoi nemici, che in segreto preparano un complotto contro di lui.

v. 4. «Affilano la loro lingua...»: c'è la figura della metonimia. La lingua è paragonata metaforicamente alla spada, che è simbolo del parlare sprezzante, e le parole sono assimilate alle frecce, cfr. Sal 55,22; 57,5. «parole amare»: sono le accuse false presentate in tribunale, o le calunnie e le diffamazioni che amareggiano l'innocente.

v. 5. «l'innocente»: il salmista si definisce qui «innocente, integro» (tām); nel v. 11 si chiamerà anche «giusto» (ṣaddîq).

v. 6. «Si ostinano nel fare il male...»: alla lett. «Si fanno forti del loro agire male». Il versetto sottolinea la caparbietà dei nemici nell'operare il male. Essi inoltre si incoraggiano a perseverare nelle loro scelte perverse, sfidando anche Dio.

v. 7. La traduzione dell'intero versetto è congetturale a causa della corruzione del testo. «un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso»: si tratta probabilmente di un detto o di un proverbio. Può richiamarsi a Ger 17,9-10. Ma forse qui è una glossa.

v. 9. «la loro stessa lingua...»: è la tesi della “nemesi immanente”, che ricorre spesso nei passi imprecatori dei salmi di “Supplica”. «scuoterà il capo»: è un gesto di scherno e commiserazione per i nemici, che stoltamente, andando contro l'innocente, hanno sfidato Dio. Si vede che la sconfitta dei nemici è avvenuta sotto gli occhi di tutti (cfr. Sal 22,8).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

FAME E SETE DI DIO 1 Salmo. Di Davide, quando era nel deserto di Giuda.

2 O Dio, tu sei il mio Dio, dall'aurora io ti cerco, ha sete di te l'anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz'acqua.

3 Così nel santuario ti ho contemplato, guardando la tua potenza e la tua gloria.

4 Poiché il tuo amore vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode.

5 Così ti benedirò per tutta la vita: nel tuo nome alzerò le mie mani.

6 Come saziato dai cibi migliori, con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

7 Quando nel mio letto di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne,

8 a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all'ombra delle tue ali.

9 A te si stringe l'anima mia: la tua destra mi sostiene.

10 Ma quelli che cercano di rovinarmi sprofondino sotto terra,

11 siano consegnati in mano alla spada, divengano preda di sciacalli.

12 Il re troverà in Dio la sua gioia; si glorierà chi giura per lui, perché ai mentitori verrà chiusa la bocca.

_________________ Note

63,1 Supplica, lode, ringraziamento, richiesta di intervento contro i nemici sono i motivi che caratterizzano questa straordinaria preghiera, una delle più alte pagine della spiritualità biblica. Le immagini e i simboli sono radicati nell’esperienza personale dell’orante e traggono ispirazione dall’ambiente circostante e dal succedersi del tempo.

63,1 quando era nel deserto di Giuda: vedi 2Sam 15,23.28.

63,9 A te si stringe l’anima mia: per un’immagine analoga vedi Sal 57,2 e nota relativa.

63,11 preda di sciacalli: può indicare la morte senza sepoltura (cosa che ripugnava particolarmente alla mentalità degli antichi).

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

Viva nostalgia e appassionata ricerca di Dio Supplica individuale (+ motivi di fiducia, di ringraziamento e regali)

Il salmo, sebbene dotato di splendide immagini, si presenta senza un apparente ordine logico, e i suoi diversi motivi letterari hanno provocato numerose interpretazioni. Tra queste hanno un certo rilievo quelle della supplica, dell'inno, del ringraziamento e l'interpretazione regale. Ma il genere della supplica individuale è quello che come un alone luminoso riesce ad abbracciare e amalgamare di più gli altri. La menzione della ricerca («sete») di Dio (v. 2) e della «grazia» (ḥesed) (v. 4) fanno sì che il salmo, unitamente ai Sal 16 e 73, raggiunga le vette teologiche più alte dell'AT. Il simbolismo è spaziale (cosmico), temporale e fisico-somatico.

Divisione:

  • v. 2: introduzione tematica;
  • vv. 3-9: ricerca di Dio e motivazioni;
  • vv. 10-12: condanna dei nemici, gioia per il re e per chi è fedele a Dio.

v. 2. Il versetto introduce il tema della ricerca di Dio dell'intero salmo, cfr. Sal 42-43. Prevale l'immagine dell'acqua e della sete. È presente nel testo originale, un suggestivo gioco di pronomi di seconda e di prima persona singolare. «O Dio, tu sei il mio Dio»: c'è lo stato enfatico, e, nell'originale, si ha un' allitterazione con quattro parole.

v. 3. «Così nel santuario ti ho cercato...»: il tempio è il luogo della preghiera personale e comunitaria liturgica. È il luogo della contemplazione della «gloria di Dio», come aveva chiesto Mosè in Es 33,18-23. Ma mentre per Mosè non fu possibile, perché il Signore lo coprì con una mano mentre passava, per il salmista non è così. Egli non solo non lo copre, ma gli fa vedere la sua gloria, lo nutre (v. 6) e la sua mano destra lo sostiene (v. 9).

v. 4. «la tua grazia vale più della vita»: è un'affermazione teologica di grande valore per l'AT. È un criterio teologico nuovo. La grazia di Dio è vista come valore superiore alla stessa vita dell'uomo, ritenuta dal pio Israelita come il più alto dei beni. La condiscendenza e l'amicizia divina danno il vero senso alla vita umana.

v. 5. «Così ti benedirò..»: aperto da «così» (kēn) come il v. 3, questo versetto esprime il proposito dell'orante di lodare il Signore per tutta la sua vita, facendo della lode la stessa ragione di vita (cfr. Sal 104,33; 146,2). «nel tuo nome»: la voce «nome» indica la persona divina. La preghiera qui non è di petizione, ma esclusivamente di glorificazione (v. 6b). «alzerò le mie mani»: gesto classico dell'orante, che, sebbene indichi in genere supplica, qui esprime lode (Sal 28,2; 44,21; 88,10; 134,2; 141,2; Is 1,15; Lam 2,19; 3,41).

v. 6. «Mi sazierò...»: la contemplazione del Signore sazia nutrendo l'orante come la partecipazione a un lauto banchetto. Egli desidera di saziarsi sempre nella contemplazione e ringraziare nel giubilo il Signore.

vv. 7-9. «Nel mio giaciglio di te mi ricordo...»: il salmista, aprendo il suo animo, confessa la sua esperienza di intima unione con il Signore. Si ricorda di lui anche di notte, e pensando all'aiuto ricevuto dal Signore non può fare altro che continuare a gioire e a stringersi a lui, cosciente che la sua destra provvidente continuerà a proteggerlo.

v. 9. «la tua destra»: è simbolo della forza e potenza di Dio nel proteggere i suoi fedeli.

v. 10. «Ma quelli...»: l'espressione enfatica (wᵉhēmmā) apre questi ultimi versetti, fortemente contrastanti a livello di immagini con quelli precedenti. A una visione di pace, di gioia e di intimità con il Signore segue una prospettiva di morte infamante. «nel profondo della terra»: si designa così il mondo degli inferi, lo šᵉ’ôl, cfr. Ez 32,18.24; Sal 86,13; 88,7. Qui indica la morte.

v. 11. «diverranno preda di sciacalli»: lo sciacallo è considerato un animale funebre anche nella civiltà egiziana, per il fatto che si aggira tra i cadaveri. Dare qualcuno in pasto agli sciacalli è un castigo più grave della stessa morte, perché si nega al defunto, nella concezione ebraica, anche un minimo di sopravvivenza nel regno delle ombre (šᵉ’ôl). La voce ebraica per «sciacallo» (šû‘āl) significa anche «volpe» (Ct 2,15; Ne 4,3; Lam 5,18), ma qui «sciacallo» esprime meglio la crudezza dell'immagine e la severità del castigo auspicato.

v. 12. «chi giura per lui»: il giuramento per il Signore corrisponde a una professione di fede. Con l'espressione «chi giura per lui» si indicano tutti i fedeli del Signore, che uniti al re si contrappongono ai nemici del salmista, visti come «mentitori» e spergiuri in quanto, nemici anche di Dio, giurano per le false divinità.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

DIO SOLO È RIFUGIO E SALVEZZA 1 Al maestro del coro. Su “Iedutùn”. Salmo. Di Davide.

2 Solo in Dio riposa l'anima mia: da lui la mia salvezza.

3 Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: mai potrò vacillare.

4 Fino a quando vi scaglierete contro un uomo, per abbatterlo tutti insieme come un muro cadente, come un recinto che crolla?

5 Tramano solo di precipitarlo dall'alto, godono della menzogna. Con la bocca benedicono, nel loro intimo maledicono.

6 Solo in Dio riposa l'anima mia: da lui la mia speranza.

7 Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: non potrò vacillare.

8 In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio.

9 Confida in lui, o popolo, in ogni tempo; davanti a lui aprite il vostro cuore: nostro rifugio è Dio.

10 Sì, sono un soffio i figli di Adamo, una menzogna tutti gli uomini: tutti insieme, posti sulla bilancia, sono più lievi di un soffio.

11 Non confidate nella violenza, non illudetevi della rapina; alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore.

12 Una parola ha detto Dio, due ne ho udite:

la forza appartiene a Dio, 13 tua è la fedeltà, Signore; secondo le sue opere tu ripaghi ogni uomo.

_________________ Note

62,1 Tra le ostilità, le accuse e le minacce che lo circondano da ogni parte, il salmista non esita a dichiarare la sua ferma professione di fede in Dio, unico rifugio e unica salvezza. Egli invita anche tutta la comunità d’Israele, in preghiera, a unirsi con lui in questa fiducia verso Dio.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

Solo Dio salva e dà pace Salmo di fiducia (+ motivi sapienziali)

Il salmista, probabilmente una persona di un certo rilievo della società, professa fiducioso la sua fede in Dio, unica salvezza e roccia di difesa. Il salmo è una composizione piuttosto armonica, fondata sulle antitesi (Dio e fedele da una parte, il mondo e i suoi falsi valori dall'altra). Strutturalmente evidenziamo, tra l'altro, l'avverbio «solo» (’ak) che ricorre sei volte (vv. 2.3.5.6.7.10) e in posizione enfatica nel TM, e la professione di fede dei vv. 2-3, che si ripete quasi identica nei vv. 6-7. Un'affermazione forte teologicamente è data dal v. 12b. La simbologia è di carattere militare e spaziale (stabilità-inconsistenza).

Divisione:

  • vv. 2-7: fiducia personale del salmista;
  • vv. 8-11: esortazione sapienziale;
  • vv. 12-13; oracolo.

v. 2. «Solo in Dio riposa...»: il salmo inizia ex abrupto con questa forte e incisiva espressione, per indicare la scelta netta («solo») del Signore da parte del salmista, che si sente come bambino che riposa fiducioso tra le braccia della madre.

v. 3. «Lui... mia rupe... roccia di difesa»: per questi appellativi divini, usuati nel salmi, cfr. Sal 18,3; 46,8.12. «non potrò vacillare»: cfr. Sal 15,8; 124,1-5.

v. 4. «tutti insieme»: è segno di vigliaccheria coalizzarsi tutti per andare contro un innocente, che già di per sé è debole, «muro cadente». «muro cadente, recinto che crolla»: le immagini del mondo dell'edilizia, qui usate, indicano la debolezza del salmista, contro cui tutti si accaniscono, cfr. Ger 1,18-19; 15,20; Gb 30,14.

v. 5. «Con la bocca benedicono...»: con un parallelismo antitetico l'orante descrive i nemici, che sembrano essere stati prima amici, ma si sono rivelati poi falsi e ipocriti, cfr. Sal 28,3; 55,22; Prv 26,23-26; Sir 12,16.

vv. 6-7. Nella ripetizione del ritornello dei vv. 2-3 si sostituisce qui il sintagma «la mia salvezza» (v. 2) con «la mia speranza» (v. 6).

v. 9. «effondi il tuo cuore»: come la madre di Samuele, cfr. 1Sam 1,15; Sal 42,5; 142,3; Lam 2,19.

v. 10. «sono un soffio...»: considerazione sapienziale sulla nullità dell'esistenza umana, al di fuori della prospettiva religiosa salvifica, cfr. Sal 39,6-7; Is 40,15 Gb 7,7; Qo 1,10.

v. 12. Con una formula numerica nota ai saggi «Una parola ha detto, due ne ho udite» (cfr. Prv 6,16-17; 30,15-17; Am 1,3; Sir 25,7-11), il salmista introduce un oracolo divino (cfr. Sal 91,14-16; 95,8-11), proferito da un sacerdote o da un profeta cultuale nel tempio. «il potere appartiene a Dio... grazia»: è un'affermazione forte teologicamente. Alla lett: «il potere (‘ōz) appartiene a Dio, e a te, o Signore, la grazia (ḥesed)». In Dio convivono potere e grazia, potenza e misericordia. Nel contesto di fiducia del salmo, l'orante vuole dire che nessuno può fargli del male, perché solo Dio ha potere e forza su tutti e mostra benevolenza verso chi gli è fedele.

v. 13. «secondo le sue opere tu ripaghi...»: cfr. Sal 28,4; 31,24; 94,23. Si esprime il potere giudiziale di Dio secondo il principio della responsabilità personale sancito dal profeta Ezechiele (cfr. Ez 18). Nei vv. 12-13 c'è il passaggio dalla terza persona alla seconda. Il contenuto dell'oracolo diventata anche professione di fede.

Il v. 13 è ripreso da Mt 16,27; Rm 2,6-11; Ap 2,23. Per la «speranza» di v. 6, cfr. Rm 15,13.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage

PREGHIERA DI UN ESILIATO 1 Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Di Davide.

2 Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera.

3 Sull'orlo dell'abisso io t'invoco, mentre sento che il cuore mi manca: guidami tu sulla rupe per me troppo alta.

4 Per me sei diventato un rifugio, una torre fortificata davanti al nemico.

5 Vorrei abitare nella tua tenda per sempre, vorrei rifugiarmi all'ombra delle tue ali.

6 Tu, o Dio, hai accolto i miei voti, mi hai dato l'eredità di chi teme il tuo nome.

7 Ai giorni del re aggiungi altri giorni, per molte generazioni siano i suoi anni!

8 Regni per sempre sotto gli occhi di Dio; comanda che amore e fedeltà lo custodiscano.

9 Così canterò inni al tuo nome per sempre, adempiendo i miei voti giorno per giorno.

_________________ Note

61,1 Suppliche e lamenti per la situazione difficile dell’orante e per la sua lontananza dal tempio di Gerusalemme si intrecciano, in questo salmo di lamentazione, con la preghiera per il re e per la stabilità della sua discendenza.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

L'esule prega con nostalgia il Signore Supplica individuale (+ motivi di fiducia e regali)

Il salmista, in una situazione difficile e lontano dalla sua terra, supplica il Signore, suo rifugio, sua rupe e torre di salvezza, di essere salvato. La simbologia è di carattere spaziale, temporale, regale e di intimità (cfr. v. 5). Questo salmo, insieme ai due successivi (Sal 62; 63), forma un trittico per affinità di simboli e per l'invocazione di Dio come «rupe» (ṣûr). Nota specifica del salmo è il riferimento ai «voti». Il Signore li ha ascoltati (v. 6) e l'orante li «scioglierà» adempiendoli (v. 9). A livello di struttura c'è un'inclusione con il verbo «ascoltare» (šm‘) nei vv. 2 e 6 e con l'espressione «miei voti» (nᵉdārāy) nei vv. 6 e 9. I vv. 4 e 6 nell'originale sono introdotti da «perché»; la motivazione del v. 4 segue a una supplica (v. 3) e quella del v. 6 succede a un proposito (v. 5).

Divisione: * v. 2: introduzione; * vv. 3-8: supplica: * v. 9: ringraziamento.

v. 2. «Ascolta»: l'invocazione sarà esaudita nel v. 6, ove, in inclusione con questo versetto, il salmista afferma di essere stato ascoltato. «il mio grido»: ill «grido», In parallelismo con «preghiera», è qui quello di lamento e di dolore (cfr. Sal 17,1; Ger 7,16), mentre altrove può essere di gioia (cfr. Sal 30,6; Is 48,20).

v. 3. «confini della terra»: l'espressione è vaga. Può indicare l'orizzonte (Sal 19,7; 135,7) e anche la lontananza (Is 5,26; 42,10; 43,6). Qui può richiamare l'esilio o un paese straniero, ma più in generale sembra essere un'iperbole per indicare la lontananza. «rupe inaccessibile»; è il monte del tempio, la santa montagna di Sion, una volta piazzaforte gebusea, cfr. 27,5.

v. 4. «Tu sei per me rifugio»: è la motivazione dell'invocazione del v. 3. Con inevitabile risonanza il salmista è passato dall'identificazione della «rupe inaccessibile», come luogo, all'identificazione come persona. Dio è infatti «rifugio» e «torre salda» davanti al nemico, cfr. Sal 18,3; Prv 18,10. Dio stesso, «rifugio», conduce come un pastore alla rupe di rifugio che è il suo tempio.

v. 5. «Dimorerò..»; alla lett. «Voglio dimorare» (il verbo ebraico è un coortativo). In questo versetto appaiono immagini che denotano intimità unitamente a protezione, di fesa, diritto d'asilo. «nella tua tenda»: Si riferisce al tempio con un richiamo alla «tenda del convegno» del deserto, cfr. Sal 15,1. «all'ombra delle tue ali»: Sal 57,2; 63,8.

v. 6. «perché tu, Dio, hai ascoltato i miei voti...»: si indica la motivazione del proposito del v. 5. Un probabile oracolo divino, ricevuto tramite un sacerdote nel tempio (Sal 4,4; 65,3), dà la sicurezza al salmista dell'esaudimento divino. «i miei voti»: si tratta qui della prima parte di un voto (riguardante Dio), cioè di richieste che vengono esaudite, mentre, nel v. 9 della seconda parte, di adempimenti susseguenti alle promesse fatte a Dio nell'atto di invocarlo, riguardanti l'uomo. «l'eredità»: la voce «eredità» (yᵉrušah) è preferita da Dt 2-3 e Ger 32, e riguarda il possesso della terra promessa, così come indica il verbo da cui deriva yrš (= ereditare).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R IIndice BIBBIAHomepage