📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

LA MALVAGITÀ DELL’EMPIO E LA BONTÀ DI DIO 1 Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore.

2 Oracolo del peccato nel cuore del malvagio: non c'è paura di Dio davanti ai suoi occhi;

3 perché egli s'illude con se stesso, davanti ai suoi occhi, nel non trovare la sua colpa e odiarla.

4 Le sue parole sono cattiveria e inganno, rifiuta di capire, di compiere il bene.

5 Trama cattiveria nel suo letto, si ostina su vie non buone, non respinge il male.

6 Signore, il tuo amore è nel cielo, la tua fedeltà fino alle nubi,

7 la tua giustizia è come le più alte montagne, il tuo giudizio come l'abisso profondo: uomini e bestie tu salvi, Signore.

8 Quanto è prezioso il tuo amore, o Dio! Si rifugiano gli uomini all'ombra delle tue ali,

9 si saziano dell'abbondanza della tua casa: tu li disseti al torrente delle tue delizie.

10 È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce.

11 Riversa il tuo amore su chi ti riconosce, la tua giustizia sui retti di cuore.

12 Non mi raggiunga il piede dei superbi e non mi scacci la mano dei malvagi.

13 Ecco, sono caduti i malfattori: abbattuti, non possono rialzarsi.

_________________ Note

36,1 Con diverse tonalità, in questo salmo si susseguono la riflessione sapienziale sulla condizione del peccatore, l’inno di lode a Dio, ricco di bontà e di amore verso quanti cercano rifugio in lui e nel suo tempio e la supplica per ottenere da Dio la sconfitta degli empi.

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Approfondimenti

Il Signore è luce e sorgente di vita Supplica individuale (+ motivi sapienziali e innici)

Il salmo è sulla linea dei Sal 49 e 73. Dopo una panoramica sulla cattiveria dell'empio, sfocia nella serenità della meditazione della grazia di Dio, e nella fede nella sconfitta degli empi. La simbologia riguarda la categoria dello spazio, dell'abbondanza e dell'intimità, Strutturalmente si hanno tre pericopi di genere diverso che si distinguono anche per la differenza di ritmo. Così nel TM nei vv. 2-5 (sapienziali) si hanno 3 + 2 accenti (qînâ), e nei vv. 6-11 (innici) e vv. 12-13 (supplica) si hanno 3 + 3. Il tema che unifica il tutto è dato dalla realtà della malizia umana, che è superata dalla bontà di Dio. Tra il v. 2 e i vv. 12-13 c'è un'inclusione con la voce «empio» (rāšā‘).

Divisione:

  • vv. 2-5: riflessione sapienziale sull'empio;
  • vv. 6-11: inno alla giustizia di Dio;
  • vv. 12-13: supplica.

v. 2. «Nel cuore dell'empio parla il peccato»: alla lett. «Oracolo del peccato all'empio dentro il suo cuore». Il peccato è personificato (cfr. Sal 51,5) e nell'atto di parlare, rinfacciare, all'empio la sua malizia. La personificazione dei concetti astratti è comune nella Bibbia (cfr. Prv 1,20). Il termine «oracolo» (nᵉ’um) è riferito nella Bibbia per lo più sempre a Dio (cfr. Sal 49,2; 50,7; 62,12; 81,9; 110,1), salvo eccezioni (Nm 24,3; 2Sam 23,1; Prv 30,1). Qui si può dire che si tratti di un oracolo “diabolico” ferito dal peccato personificato! Il testo dell'oracolo non è citato, ma è implicito nelle considerazioni dei vv. 2b-5.

v. 6. «grazia»: cfr. Sal 136. La voce ḥesed, di oscura etimologia, ha una vasta gamma di significati. Nel salmi, in cui ricorre 127 volte su 245 di tutta la Bibbia, esprime un atteggiamento di Dio verso il suo fedele, esprimente bontà, tenerezza, grazia, fedeltà.

v. 7. «giustizia»: le voci ṣᵉdāqâ, ṣedeq e quelle relative allo stesso campo semantico, prima dell'aspetto propriamente giuridico, nella Bibba indicano l'aspetto provvidente di Dio che interviene con i suoi gesti salvifici (cfr. Gdc 5,11). «giudizio»: la voce mišpāt, accanto al suo valore giuridico, comprende nella Bibbia anche l'aspetto dell'attività provvidenziale di Dio, che governa e salva le sue creature. «uomini e bestie tu salvi»: questo binomio è frequente nel racconto del diluvio (Gn 6,7; 7,23; 8,1; 9,10.15-16) e ricorre anche in altri testi, come Es 8,13; Lv 27,28; Ez 14,13; 25,13; 29,8; Sof 1,3. Sottolinea la sollecitudine di Dio anche per gli animali (cfr. Sal 104,14.21.27; 147,9; Gb 38,39-39,30).

v. 8a. «Quanto è preziosa la tua grazia»: è il grido dell'estasiato davanti alla contemplazione dell'amore di Dio, cfr. Sal 8,2.

v. 9. «dell'abbondanza della tua casa»: alla lett.: «del grasso della tua casa». Si allude forse ai banchetti liturgici, ai sacrifici di comunione, cui partecipavano anche i fedeli (cfr. Is 43,24; Lv 7,11-36). Ma più in generale il «grasso» è segno dell'abbondanza nel linguaggio biblico (Is 55,2; Ger 31,14). «torrente delle tue delizie»: si allude forse al fiume, che si divide in quattro rami, del Paradiso (Gn 2,10) o al fiume prodigioso scaturito dal lato destro del tempio (Ez 47,1-12). Nel tempio, suggerisce il salmista, si recupera un po' il paradiso perduto! Per il fiume come segno di prosperità e abbondanza cfr. Is 66,12. Le delizie scaturiscono da Dio, perciò sono dette «tue».

v. 10. «È in te la sorgente della vita»: Dio è fonte di acqua viva, cfr. Ger 2,13; 17,13; Ez 47,1-12; Gl 4,18. «alla tua luce vediamo la luce»: l'espressione del TM bᵉ’ôrkā nir’eh’ôr è molto suggestiva per le assonanze e per l'immagine. L'orante afferma che alla luce del volto di Dio (=presenza) (cfr. Sal 4,7), presente in special modo nel tempio, noi viviamo (= vediamo la luce). «Vedere la luce» significa vivere, cfr. Gb 3,16; 10,21-22; 29,3; Sal 49,20.

v. 11. «Concedi la tua grazia..»: è la conclusione della Parte innica. Si riprendono i due attributi divini della “grazia” e della “giustizia”, con la supplica al Signore di concederle al suoi fedeli. «a chi ti conosce»: quelli che “conoscono” Dio sono coloro che hanno un'esperienza intima e personale di lui, secondo il significato biblico del verbo «conoscere» (yd‘); «retti di cuore»: sono coloro che hanno la coscienza (= cuore) rettamente orientata al Signore e alla sua legge, per praticarla. Tra i primi e i secondi l'orante crede di essere incluso.

v. 12. «non mi raggiunga la mano degli empi»: accanto all'immagine del piede che calpesta (cfr. Sal 110,1), c'è quella della mano del vincitore che costringe a essere ramingo, esule dalla propria casa e dal proprio paese, cfr. Gn 4,11-16; Sal 59,12.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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IMPLORAZIONE DEL GIUSTO PERSEGUITATO 1 Di Davide.

Signore, accusa chi mi accusa, combatti chi mi combatte.

2 Afferra scudo e corazza e sorgi in mio aiuto.

3 Impugna lancia e scure contro chi mi insegue; dimmi: “Sono io la tua salvezza”.

4 Siano svergognati e confusi quanti attentano alla mia vita; retrocedano e siano umiliati quanti tramano la mia sventura.

5 Siano come pula al vento e l'angelo del Signore li disperda;

6 la loro strada sia buia e scivolosa quando l'angelo del Signore li insegue.

7 Poiché senza motivo mi hanno teso una rete, senza motivo mi hanno scavato una fossa.

8 Li colga una rovina improvvisa, li catturi la rete che hanno teso e nella rovina siano travolti.

9 Ma l'anima mia esulterà nel Signore e gioirà per la sua salvezza.

10 Tutte le mie ossa dicano: “Chi è come te, Signore, che liberi il povero dal più forte, il povero e il misero da chi li rapina?“.

11 Sorgevano testimoni violenti, mi interrogavano su ciò che ignoravo,

12 mi rendevano male per bene: una desolazione per l'anima mia.

13 Ma io, quand'erano malati, vestivo di sacco, mi affliggevo col digiuno, la mia preghiera riecheggiava nel mio petto.

14 Accorrevo come per un amico, come per un mio fratello, mi prostravo nel dolore come in lutto per la madre.

15 Ma essi godono della mia caduta, si radunano, si radunano contro di me per colpirmi di sorpresa. Mi dilaniano di continuo,

16 mi mettono alla prova, mi coprono di scherni; contro di me digrignano i loro denti.

17 Fino a quando, Signore, starai a guardare? Libera la mia vita dalla loro violenza, dalle zanne dei leoni l'unico mio bene.

18 Ti renderò grazie nella grande assemblea, ti loderò in mezzo a un popolo numeroso.

19 Non esultino su di me i nemici bugiardi, non strizzino l'occhio quelli che, senza motivo, mi odiano.

20 Poiché essi non parlano di pace; contro gente pacifica tramano inganni.

21 Spalancano contro di me la loro bocca; dicono: “Bene! I nostri occhi hanno visto!”.

22 Signore, tu hai visto, non tacere; Signore, da me non stare lontano.

23 Déstati, svégliati per il mio giudizio, per la mia causa, mio Dio e Signore!

24 Giudicami secondo la tua giustizia, Signore, mio Dio, perché di me non debbano gioire.

25 Non pensino in cuor loro: “È ciò che volevamo!”. Non dicano: “Lo abbiamo divorato!”.

26 Sia svergognato e confuso chi gode della mia rovina, sia coperto di vergogna e disonore chi mi insulta.

27 Esulti e gioisca chi ama il mio diritto, dica sempre: “Grande è il Signore, che vuole la pace del suo servo”.

28 La mia lingua mediterà la tua giustizia, canterà la tua lode per sempre. _________________ Note

35,1 Il salmista, consapevole di essere innocente e di subire ingiustamente lo scherno e la derisione dei nemici, si rivolge a Dio. L’invocazione da una parte esprime il riconoscimento che solo il Dio d’Israele può offrire salvezza; dall’altra contiene la richiesta del capovolgimento della situazione. Vedi anche nota a Sal 109.

35,9-10 nima... ossa: mentre in Sal 6,3-4 i due termini indicano l’essere umano che si sente avvilito e prostrato, qui essi denotano al contrario un sentimento profondo di gioia e liberazione.

35,13 vestivo di sacco… digiuno: espressioni che denotano dolore, lutto, sofferenza.

35,16 digrignano i loro denti: indica scherno; anche “strizzare l’occhio” (v. 19) esprime derisione, disprezzo.

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Approfondimenti

Supplica di un uomo ingiustamente accusato Supplica individuale

Il salmo ha dell'originale per la plasticità delle immagini, l'intensità delle espressioni, per la sincerità e sdegno a causa dell'amara esperienza del tradimento degli amici. Sono presenti i tre personaggi del triangolo classico delle “Suppliche”: tu (= Dio), io (= l'orante), essi (= i nemici). L'autore ricorre a diversi campi semantici simbolici: militare, cosmico, teriomorto-venatorio, somatico, sociale. Il salmo procede a ondate secondo tre movimenti: vv. 1-10 (I movimento); vv. 11-18 (II movimento); vv. 19-28 (III movimento). Ogni ondata sfocia nella lode o celebrazione promessa secondo il genere delle “Suppliche” (vv. 9-10.18.27-28). Tre immagini dominano nel salmo: quella della caccia, della guerra e del processo. La voce nepeš ricorre otto volte. 1-3.

vv. 1-3. In questo appello introduttivo, l'orante si rivolge al Signore con sette imperativi: nel TM la rima sulla vocale “i” dà enfasi all'appello.

v. 1. «giudica chi mi accusa»: alla lett. «contendi (rîbāh) con quelli che contendono con me (yᵉrîbay)». È usato il verbo rîb (contendere) che ha senso giuridico.

v. 2. «i tuoi scudi»: alla lett. “il māgēn” (= scudo piccolo) e “la ṣinnâ” (= scudo grande); questo proteggeva la persona ed era portato in genere dallo scudiero, cfr. Sal 5,13; 1Sam 17,7; 1Re 10,16-17).

v. 5. «pula al vento»: per l'immagine, cfr. 1,4; Is 17,13; Gb 21,18; «l'angelo del Signore: cfr. Nm 22,22-35; 2Re 19,35; Sal 34,8; 91,11-12; Sap 18,25. L'espressione è un mezzo per salvaguardare la trascendenza di Dio, è una manifestazione divina nella storia. È lo stesso Signore rappresentato sopra nella veste di guerriero e difensore del suo popolo (Es 14,19; 23,20).

v. 7. «senza motivo... senza motivo»: l'espressione «senza motivo» (ḥinnām), ripetuta due volte, ribadisce l'ingiustizia della persecuzione, cui è soggetto l'orante. «rete...fossa»: l'immagine si riferisce alla caccia ed è frequente nella Bibbia, cfr. Sal 7,16; 9,16; 31,5; Ger 18,22.

v. 8. «bufera... tempesta»: nel TM ricorre ambedue le volte la voce šô’â che di per sé deve tradursi con «rovina, catastrofe». Nel TM inoltre si passa dal plurale del v. 7 al singolare (senso collettivo) del v. 8, cfr. Sal 7,2-3.

v. 10. «Tutte le ossa dicano...»; cfr. Sal 6,3; 31,11; 51,10. Nella fantasia poetica le ossa sono personiticate, tanto che parlano. L'esultanza delle ossa raffigura plasticamente la totalità dell'uomo che nell'intimità del suo essere loda e ringrazia Dio che lo salva. Probabilmente si allude anche a una guarigione da una malattia.

v. 11. «Sorgevano testimoni violenti»: il contesto è giuridico, cfr. Dt 19,16. Gli avversari sono persone che dietro allo schermo della legalità hanno praticato l'ingiustizia, come i giudici disonesti e i falsi testimoni nella storia di Nabot (1Re 21).

v. 12. «mi rendevano male per bene». I falsi testimoni hanno anche l'aggravante dell'ingratitudine (cfr. Gn 44,4; 1Sam 25,21; Ger 18,20; Sal 38,21; Prv 17,13).

v. 13. «sacco... digiuno»: sono espressioni di lutto e di penitenza, cfr. Lv 16,29; Nm 29,7; Is 58,35; «riecheggiava nel mio petto la mia preghiera»: la preghiera rituale per la guarigione fatta dal salmista non era una preghiera solo di labbra, ma coinvolgeva tutto il suo essere.

v. 15. «Mi dilaniano senza posa»: si tratta di violenza fisica e verbale (calunnia).

v. 16. «digrignano i denti»: è un'espressione di scherno, cfr. Sal 37,12; Gb 16,9

v. 17. «Fino a quando...: alla lett. «Per quanto (tempo)...», cfr. Gb 7,19. L'appello al Signore liberatore inizia con questa provocatoria espressione, perché agli occhi del salmista Dio è stato per troppo tempo indifferente alle ingiustizie da lui subite e denunciate. «zanne dei leoni»: per il simbolismo dei leoni e l'espressione «il mio unico bene» (= la vita) cfr. Sal 22,14.21-22.

v. 18. L'orante, che già si sente esaudito e liberato, promette la lode e il pubblico ringraziamento, cfr. Sal 22,23.26; 34,4-5; 40,10-11; 116,14. Si richiama esplicitramente il verbo della tôdâ (= ringraziamento).

vv. 19-21. Si nominano i nemici bugiardi (= falsi testimoni) e i nemici ostinati che odiano senza motivo e tramano inganni (vv. 19-20). Essi «strizzano gli occhi» (= segno di malizia e di scherno, cfr. Prv 6,13) (v. 19); non parlano di pace, ma hanno la malizia nel cuore (cfr. Sal 28,3).

v. 20. Tramano perfidi progetti contro gli umili della terra (= i poveri, i contadini, i lavoratori oppressi, cfr. Sal 82,2-4; Is 1,23; Ger 34,19; 2Re 24,14), e spalancano la bocca, per schernirlo sarcasticamente anche con il ghigno ironico: «Ah, Ah (he’āh, he’āh)» (v. 21 [TM]).

vv. 22-24a. Al falso e ipocrita «vedere» dei nemici nel v. 21, il salmista oppone il giusto e autentico “vedere” di Dio, cui si appella, esortandolo a non tacere più, ma a intervenire con la sua giustizia. Il verbo «vedere» (r’h) fa da cerniera tra il v. 21 e il 22. C'è un forte colorito antropomorfico, circa l'immagine del sonno di Dio.

v. 24a. «Giudicami secondo la tua giustizia»: l'appello alla giustizia suprema di Dio è comune nelle “Suppliche”, cfr. Sal 7,7.9; 22,12.20; 26,1; 38,22; 39,13; 50,3; 71,12.

v. 25. «Siamo soddisfatti»: alla lett. «Ah, la nostra anima». «Anima» (nepeš) qui può avere il significato di «gola», sede del respiro e quindi della vita. Si riprende il grido sprezzante del v. 21 (nel TM) «Ah, Ah...», con l'ironico sospiro di soddisfazione per essere riusciti ad annullare l'orante. «Lo abbiamo divorato»: l'immagine richiama una bestia feroce che divora tutto (Sal 74,19).

v. 26. «Sia confuso e svergognato...»: è l'imprecazione tradizionale rivolta contro chi gode della sofferenza del giusto, cfr. Sal 40,15-16; 70,3-4; 109,29; Gb 8,22; Lam 2,16; 1Mac 1,28.

v. 27. «il mio diritto»: è la dichiarazione pubblica d'innocenza del salmista da parte di Dio. «Grande è il Signore...»: è l'acclamazione antifonale con la quale l'orante invita a gioire i suoi cittadini, quelli della sua parte. Si magnifica il Signore in quanto donatore di pace al suo servo, al contrario dei suoi nemici che non la desideravano né per lui né per altri (v. 20). Per la grandezza del Signore che annulla i suoi nemici cfr. Sal 40,17; 70,5.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO A DIO, SORGENTE DI GIOIA E DI PACE 1 Di Davide. Quando si finse pazzo in presenza di Abimèlec, tanto che questi lo scacciò ed egli se ne andò.

Alef 2 Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode.

Bet 3 Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino.

Ghimel 4 Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome.

Dalet 5 Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato.

He 6 Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire.

Zain 7 Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce.

Het 8 L'angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera.

Tet 9 Gustate e vedete com'è buono il Signore; beato l'uomo che in lui si rifugia.

Iod 10 Temete il Signore, suoi santi: nulla manca a coloro che lo temono.

Caf 11 I leoni sono miseri e affamati, ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

Lamed 12 Venite, figli, ascoltatemi: vi insegnerò il timore del Signore.

Mem 13 Chi è l'uomo che desidera la vita e ama i giorni in cui vedere il bene?

Nun 14 Custodisci la lingua dal male, le labbra da parole di menzogna.

Samec 15 Sta' lontano dal male e fa' il bene, cerca e persegui la pace.

Ain 16 Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di aiuto.

Pe 17 Il volto del Signore contro i malfattori, per eliminarne dalla terra il ricordo.

Sade 18 Gridano e il Signore li ascolta, li libera da tutte le loro angosce.

Kof 19 Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spiriti affranti.

Res 20 Molti sono i mali del giusto, ma da tutti lo libera il Signore.

Sin 21 Custodisce tutte le sue ossa: neppure uno sarà spezzato.

Tau 22 Il male fa morire il malvagio e chi odia il giusto sarà condannato.

23 Il Signore riscatta la vita dei suoi servi; non sarà condannato chi in lui si rifugia.

_________________ Note

34,1 Questo salmo di ringraziamento, nel quale la lode si intreccia con la riflessione sapienziale (racchiusa nei vv. 12-23), si avvale della tecnica della disposizione alfabetica (vedi nota a Sal 9).

34,1 Il titolo allude a un episodio della vita di Davide, narrato in 1Sam 21,11-16 (dove, però, non compare Abimèlec, ma Achis, re della città di Gat).

34,8 L’angelo del Signore: nell’AT indica generalmente Dio stesso ed esprime la sua azione protettrice nei confronti dell’uomo. In Sal 35,5-6 indica Dio come giudice, che si oppone ai malvagi.

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Approfondimenti

Lode e ringraziamento per la liberazione Salmo di ringraziamento (+ motivi innici e sapienziali)

Il salmo prende l'avvio dall'esperienza personale entusiastica di un saggio, povero, che si sente amato dal Signore sperimentando la gioia e i frutti della sua fedeltà. Il carme presenta con numerosi particolari la categoria dei “poveri di JHWH (‘anāwîm). È un acrostico (ma manca della lettera w), e il v. 23 finale non ne fa parte. Lo stile è scarno, lineare e per lo più didattico, a volte prolisso, salvo poche eccezioni con spunti di vera poesia (vv. 6-8.9). Il nome del Signore è quasi sempre presente (16 volte). La simbologia è prevalentemente antropologica, non manca quella militare e antropomorfica. Il testo non dà conferma dell'indicazione del titolo circa Davide (cfr. 1Sam 21,11-16).

Divisione:

I sezione:

  • vv. 2-4: prologo;
  • vv. 5-11: ringraziamento pubblico;

II sezione:

  • v. 12-22: istruzione sapienziale;
  • v. 23: epilogo.

v. 2. «in ogni tempo»: anche nel momento della tristezza e infermità, cfr. Gb 1,21. L'orante insiste spesso nel salmo sul concetto di totalità, cfr. vv. 5.7.18.20.21.

v. 5. «Ho cercato il Signore e mi ha risposto...»: l'espressione sottintende il ricorso al tempio del Signore (cfr. Am 5,4-6; 1Cr 21,29-30).

v. 8. «L'angelo del Signore...»: si adopera un linguaggio bellico per indicare l'azione protettrice di Dio (cfr. Gn 32,3; Es 14,19-20; Zc 9,8). L'angelo, di frequente nella Bibbia, indica Dio stesso.

v. 9. «Gustate...»: l'orante ricorre anche all'immagine del cibo, per esprimere gli effetti della fedeltà al Signore, cfr. Sal 27,13.

v. 11. «I ricchi... hanno fame..»: al contrario dei «poveri» fedeli al Signore che «gustano» la sua bontà (v. 9), i ricchi che lo misconoscono subiscono un ribaltamento della situazione, cfr. 1Sam 2,1-10; Lc 1,53; 6,21.25; Lc 16,19-31. «ricchi»: alla lett. nel TM «leoncelli».

v. 12. «Venite figli ascoltatemi...: è l'invito caratteristico del genere sapienziale con cui il saggio chiama intorno a sé i discepoli «figli» per istruirli, cfr. Prv 1,8; 2,1; 3,1; 4,1; 8,32. «il timore del Signore»: è il «principio della sapienza» (Prv 1,7), è quell'atteggiamento religioso globale che regola i rapporti verso Dio e verso il prossimo e che si cala nel modo di vivere (cfr. vv. 13-23) secondo la legge dell'alleanza, per avere la vera vita e il sommo bene.

v. 13. «C’è qualcuno...»: è una domanda retorica per suscitare interesse nella risposta, cfr. Sal 15,1; 25,12. Qui si sottolinea la comune aspirazione dell'uomo a una vita longeva.

v. 14. «Preserva la lingua dal male»: spesso i saggi insistono sull'esigenza di custodire la lingua, cfr. Sal 141,3; Sir 22,27; 28,13-26; Sap 1,6-11; Gc 3,1-12.

v. 21. «neppure uno sarà spezzato»: è una metafora per indicare l'efficace protezione divina del giusto, che arriva anche alla struttura profonda stessa dell'organismo, qual è lo scheletro osseo, cfr. Sal 51,10.

v. 23. «Il Signore riscatta la vita...»: fuori acrostico, questo versetto, che è un'evidente aggiunta liturgica, chiude l'istruzione del saggio e tutto il salmo con una nota di ottimismo, in parallelismo antitetico con il v. 22.

Nel NT il v. 3a («gloriarsi nel Signore») trova riscontro in Rm 5,11; 1Cor 1,31; 2Cor 10,17; Fil 3,3; il v. 9 è citato da 1Pt 2,1-3, ma cfr. anche Eb 6,4 (gusto spirituale); al v. 21b (e a Es 12,46) si riferisce Gv 19,36. I vv. 13-17 sono citati da 1Pt 3,10-12.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO A DIO, CREATORE E SIGNORE DELLA STORIA 1 Esultate, o giusti, nel Signore; per gli uomini retti è bella la lode.

2 Lodate il Signore con la cetra, con l'arpa a dieci corde a lui cantate.

3 Cantate al Signore un canto nuovo, con arte suonate la cetra e acclamate,

4 perché retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera.

5 Egli ama la giustizia e il diritto; dell'amore del Signore è piena la terra.

6 Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.

7 Come in un otre raccoglie le acque del mare, chiude in riserve gli abissi.

8 Tema il Signore tutta la terra, tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,

9 perché egli parlò e tutto fu creato, comandò e tutto fu compiuto.

10 Il Signore annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli.

11 Ma il disegno del Signore sussiste per sempre, i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.

12 Beata la nazione che ha il Signore come Dio, il popolo che egli ha scelto come sua eredità.

13 Il Signore guarda dal cielo: egli vede tutti gli uomini;

14 dal trono dove siede scruta tutti gli abitanti della terra,

15 lui, che di ognuno ha plasmato il cuore e ne comprende tutte le opere.

16 Il re non si salva per un grande esercito né un prode scampa per il suo grande vigore.

17 Un'illusione è il cavallo per la vittoria, e neppure un grande esercito può dare salvezza.

18 Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore,

19 per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame.

20 L'anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo.

21 È in lui che gioisce il nostro cuore, nel suo santo nome noi confidiamo.

22 Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo. _________________ Note

33,1 Canto di lode a Dio, la cui parola è all’origine della creazione e la cui provvidenza (resa con l’immagine dell’occhio e dello sguardo) sostiene e guida l’uomo e il suo mondo. La creazione è cantata alla luce della concezione che dell’universo avevano gli antichi: in alto i cieli, nel profondo gli abissi e le acque dei mari racchiuse in contenitori, simili a un otre (v. 7).

33,1 giusti... uomini retti: l’insieme degli Israeliti raccolti in preghiera.

33,6 ogni loro schiera: sole, luna, stelle e astri in genere costituiscono le schiere del cielo.

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Approfondimenti

Inno a Dio creatore e provvidente Inno

Il salmo consta di 22 distici, come le lettere dell'alfabeto ebraico e il ritmo nel TM è dato per lo più dagli accenti 3 + 3. La struttura è abbastanza lineare. Infatti riproduce fedelmente lo schema del genere letterario degli inni con l'invito alla lode iniziale e le motivazioni introdotte da «perché...» (kî). Il salmo è composto da un preludio di tre versi, seguito da un corpo, che adduce motivazioni cosmico-storiche di carattere generale (vv. 4-5) amplificandole (v. 6-19), e da un epilogo di tre versi (vv. 20-22). Nel preludio e nell'epilogo il nome del Signore JHWH) ricorre due volte per parte. Tra gli elementi strutturanti ricordiamo che la voce «Signore» ricorre ben 13 volte su 22 versetti, la parola «cuore» (lēb) sta nel v. 11 in riferimento al cuore di Dio, e nei vv. 15.22 in riferimento al cuore dell'uomo. La voce «grazia» (ḥesed) ricorre nei vv. 5.18.22, e l'universo è richiamato dalle voci «terra» (vv. 5.8.14), «cielo» (vv. 6.13) e «mare» (v. 7). L'antropomorfismo nei riguardi di Dio è espresso in vari modi, ma soprattutto in riferimento all'azione del «cuore» (v. 11) e dell'«occhio» scrutatore di Dio (v. 18). Il panorama del salmo parte dall'universale (abitanti del mondo e nazioni) e si restringe al particolare (popolo d'Israele). Si può leggere in chiave drammatica di lotta e di vittoria. Come Dio ha vinto l'oceano ribelle rinchiudendolo in un otre (v. 7), così può sventare i progetti di morte dei popoli suoi nemici e nemici d'Israele. Complessivamente il salmo si può così dividere:

  • vv. 1-3: preludio: invito alla lode;
  • vv. 4-19: corpo: motivazioni generali cosmico-storiche e loro amplificazioni; così suddivise: vv. 4-5: motivazioni generali; vv. 6-9: la parola creatrice; vv. 10-19: la parola provvidente nella storia;
  • vv. 20-22: epilogo: attualizzazione del salmo e speranza per Israele.

vv. 1-3. «Esultate... Lodate... Cantate»: con questi imperativi che iniziano i primi tre versetti e con altre espressioni il liturgo del tempio esorta a una lode entusiasta e appassionata. Si riprende l'invito finale (v. 11) del Sal 32.

v. 1. «giusti... retti»: vengono invitati a lodare il Signore i «giusti» (ṣaddiqîm) e i «retti» (yᵉšārîm). Questi sono rispettivamente coloro che sono in sintonia con la giustizia e con la rettitudine di Dio che sono successivamente espresse nel v. 5 e nel v. 4.

vv. 2-3. «con la cetra, con l'arpa a dieci corde»: la lode di Dio deve essere solenne e perciò accompagnata da strumenti musicali suonati «con arte» (v. 3). La cetra e la lira sono strumenti dei leviti (cfr. 1Cr 15,16). «un canto nuovo»: il canto nuovo (šîr hādāš) è tale sia per la melodia sublime, sia per la circostanza, sia per il contenuto. Infatti si celebra lo splendore della creazione e la sua salvezza cosmica (vv. 5.7.8.13), l'amore fedele del Signore verso il suo popolo che si è scelto (v. 12.20-22) e verso il singolo individuo che lo «teme» e «spera nella sua grazia» (vv. 18-19). È «nuovo» perché canta la salvezza realizzata (cfr. Sal 96,1-2; 98,1-2).

v. 4. «Poiché retta è la parola del Signore e fedele..»: la prima motivazione è di carattere più dogmatico. Essa poggia con assoluta certezza sull'efficacia della parola di Dio, che senz'altro si realizza (v. 9; Prv 8,8-9), e sulla stabilità del suo amore verso le creature (cfr. Sal 19,9; 89,9-13; 104; 107; 148).

v. 5. «Egli ama il diritto e la giustizia, della sua grazia...»: la seconda motivazione è di carattere più storico salvifico; abbraccia tre aspetti: Dio è “amante” della giustizia e del diritto, e colma la terra della sua grazia. La giustizia è la giustizia salvifica che Israele ha sperimentato e sperimenta nella sua storia attraverso gli interventi divini (vv. 16-19; Sal 11,7; 37,28; 89,15; 97,2; Dt 32,4; Ger 9,23). Il diritto è sostanzialmente la parte normativa della legge, riguarda l'ambito morale ed è l'applicazione concreta della giustizia. La grazia del Signore è il suo amore misericordioso e gratuito. Esso è visto nella sua dinamicità (cfr. Sal 8,2; 72,19; 119,64; Is 6,3): riempie la terra e dà senso e certezza a tutto ciò che esiste, perché il mondo creato non proviene dal caso, ma è frutto di un piano amoroso di Dio.

v. 6. «parola... soffio»: i due vocaboli stanno in parallelismo (cfr. Is 34,16). È un antropomorfismo molto accentuato. Anche Dio respira!

v. 7. «Come in un otre..»: con l'immagine dell'otre (cfr. LXX e Vg), variante che accettiamo in forza del parallelismo con «riserve (= serbatoi)» del secondo emistichio, ci si riferisce all'opera del secondo e terzo giorno della creazione secondo Gn 1,1-2,4a (cfr. Sal 89,10-13; 104,6-9.13; 135,7; Gb 7,12; 38,11.22). Se si accetta la voce originale del TM nēd (= argine), anziché la variante nō’d = otre), si fa riferimento al passaggio del Mar Rosso (Es 15,8) e a quello del Giordano (Gs 3,13.16).

v. 11. «i pensieri del suo cuore»: in modo antropomorfico si vede Dio come un pensatore, un progettista che poi mette in esecuzione nel tempo e nella storia i suoi piani. Perciò mentre l'azione creatrice è descritta come istantanea: «parla e tutto è fatto» (v. 9), l'azione provvidente si snoda nella storia lungo le generazioni (cfr. Is 14,24; 46,10).

v. 12. «Beata la nazione...»: è un altro intervento estemporaneo del poeta davanti all'agire provvidente di Dio. Il salmista, contemplando l'azione provvidenziale e misericordiosa di Dio, non può trattenersi nei suoi sentimenti, e chiama «beato» il popolo cui appartiene, che è stato eletto dal Signore come sua eredità, e per il quale agisce secondo il suo progetto salvifico (cfr. Sal 1,1; 68,10; 74,2; 78,62.71; 106,5).

vv. 13-15. «guarda dal cielo... vede tutti... scruta tutti... comprende tutte le loro opere»: con questa successione dei verbi: guardare, vedere, scrutare, comprendere e la triplice menzione di “tutto”, è descritta la conoscenza adeguata di Dio, giudice giusto. A lui nulla sfugge. Il suo sguardo onniveggente e onnicomprensivo abbraccia sia la totalità degli uomini, sia i singoli, la totalità dei loro pensieri e delle loro azioni. Infatti egli «ha plasmato il loro cuore» (v. 15). Il plasmare (yṣr) richiama l'immagine dell'artigiano vasaio che modella con le dita le sue opere.

Nel salmo si evidenzia il contrasto tra la creazione dei cieli e degli astri (vv. 6-7) creati dalla semplice e perentoria parola (v. 9), e quella degli uomini, frutto di un lavoro più “accurato” di Dio (cfr. Sal 74,17; 94,9; 95,5; 104,26; 139,1-6; Zc 12,1).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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LA GIOIA DEL PECCATORE PERDONATO 1 Di Davide. Maskil.

Beato l'uomo a cui è tolta la colpa e coperto il peccato.

2 Beato l'uomo a cui Dio non imputa il delitto e nel cui spirito non è inganno.

3 Tacevo e si logoravano le mie ossa, mentre ruggivo tutto il giorno.

4 Giorno e notte pesava su di me la tua mano, come nell'arsura estiva si inaridiva il mio vigore.

5 Ti ho fatto conoscere il mio peccato, non ho coperto la mia colpa. Ho detto: “Confesserò al Signore le mie iniquità” e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.

6 Per questo ti prega ogni fedele nel tempo dell'angoscia; quando irromperanno grandi acque non potranno raggiungerlo.

7 Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall'angoscia, mi circondi di canti di liberazione:

8 “Ti istruirò e ti insegnerò la via da seguire; con gli occhi su di te, ti darò consiglio.

9 Non siate privi d'intelligenza come il cavallo e come il mulo: la loro foga si piega con il morso e le briglie, se no, a te non si avvicinano”.

10 Molti saranno i dolori del malvagio, ma l'amore circonda chi confida nel Signore.

11 Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti! Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia! _________________ Note

32,1 L’orante esprime tutta la sua gioia per il perdono ricevuto dal Signore, che è anche guarigione dallo stato di malattia in cui egli si trovava, secondo la concezione che vede uno stretto legame tra malattia e peccato, colpa e sofferenza. Questo canto di ringraziamento è stato accolto nella tradizione della Chiesa tra i sette “salmi penitenziali” (vedi Sal 6). Paolo, nella lettera ai Romani, vi si ispira per parlare della salvezza che Dio offre, in Cristo, a ogni uomo (Rm 4,6-8).

32,1 Maskil: termine ebraico di difficile interpretazione (alcuni, ad es., lo intendono come “insegnamento”, altri come “poema”).

32,6 grandi acque: immagine di grave pericolo e di morte (vedi Sal 18,17).

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Approfondimenti

Ringraziamento per il perdono Salmo di ringraziamento (+ motivi sapienziali)

Il salmo breve, ma denso di profonda spiritualità, è di alto contenuto teologico per quanto riguarda la teologia del perdono dei peccati. A questo proposito tre verbi soprattutto vanno menzionati (vv. 1-2):

  1. «rimettere o togliere» (nśh),
  2. «perdonare o coprire» (ksh),
  3. «imputare o accreditare» (ḥšb).

Il salmo è il secondo dei sette “Salmi penitenziali”. II TM presenta qualche difficoltà, ma l'impostazione logica di fondo è chiara. Il ritmo varia: 3 + 2 accenti (qînâ) nei vv. 1-7; 4 + 4 accenti nei vv. 8-10; 2 + 2 + 2 nel v. 11. La simbologia è spaziotemporale, fisiologia, antropomorfica, teriomorfa e teologica.

Divisione:

  • v. 1-2: introduzione sapienziale;
  • vv. 3-7: testimonianza del salmista;
  • vv. 8-10: istruzione sapienziale;
  • v. 11: invito alla gioia.

vv. 1-2. Il salmo si apre con una doppia beatitudine, nello stile sapienziale (cfr. Sal 1,1), ed esprime la gioia del salmista che è stato perdonato dal Signore ed è rientrato nella sua amicizia (cfr. Sal 41,2; 65,5; Gb 5,17).

v. 1. «e perdonato»: alla lett. «è stato coperto». È un'immagine plastica per esprimere quanto detto chiaramente nel primo emistichio. Si tratta di perdono vero e non di una finzione. L'immagine del «coprire» corrisponde a «inganno» del v. 2.

v. 2, «non è inganno»: il perdono di Dio è dato a chi “si scopre”, a chi è sincero, non ha inganno nel cuore. Infatti solo “scoprendo” i propri peccati, Dio li può coprire col perdono (cfr. Prv 28,13). La sincerità con se stessi è condizione previa per essere perdonati.

v. 6. «grandi acque»: l'immagine è piuttosto usuale per esprimere grandi sciagure, cfr. Sal 18,17; 69,3.16; 124,4. Si allude al diluvio? (Gn 6,5-8,14).

vv. 8-10. Come frutto dell'esperienza di peccato e di perdono, il salmista (o Dio stesso, sotto forma oracolare? Cfr. Sal 16,11; 25,4-5), come segno di riconoscenza e di testimonianza si impegna a diffondere la legge («via») del Signore (cfr. Prv 4,11-13; Sal 51,14-15).

v. 9. «come il cavallo e come il mulo»: in questo caso i due animali sono segno di insubordinazione e di resistenza al padrone. L'immagine si trova anche altrove nella Bibbia, cfr. Prv 26,3; Sir 30,8.

v. 10. «Molti saranno i dolori dell'empio...»: si accenna con un esempio pratico alla teoria della retribuzione terrena: dolori all'empio, grazia a chi è fedele al Signore.

v. 11. Il versetto, sebbene intonato al salmo, probabilmente è un'acclamazione liturgica aggiunta successivamente (nota nel TM il metro di 2 + 2 + 2 accenti, che è diverso dai precedenti versetti), quando fu adoperato nelle liturgie penitenziali. È forse anche un'anticipazione del Sal 33,1 che così inizia.

Nel NT, in Rm 4,7-8, Paolo cita i vv. 1-2 di questo salmo.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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PREGHIERA FIDUCIOSA NELLA PROVA 1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.

2 In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso; difendimi per la tua giustizia.

3 Tendi a me il tuo orecchio, vieni presto a liberarmi. Sii per me una roccia di rifugio, un luogo fortificato che mi salva.

4 Perché mia rupe e mia fortezza tu sei, per il tuo nome guidami e conducimi.

5 Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, perché sei tu la mia difesa.

6 Alle tue mani affido il mio spirito; tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.

7 Tu hai in odio chi serve idoli falsi, io invece confido nel Signore.

8 Esulterò e gioirò per la tua grazia, perché hai guardato alla mia miseria, hai conosciuto le angosce della mia vita;

9 non mi hai consegnato nelle mani del nemico, hai posto i miei piedi in un luogo spazioso.

10 Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno; per il pianto si consumano i miei occhi, la mia gola e le mie viscere.

11 Si logora nel dolore la mia vita, i miei anni passano nel gemito; inaridisce per la pena il mio vigore e si consumano le mie ossa.

12 Sono il rifiuto dei miei nemici e persino dei miei vicini, il terrore dei miei conoscenti; chi mi vede per strada mi sfugge.

13 Sono come un morto, lontano dal cuore; sono come un coccio da gettare.

14 Ascolto la calunnia di molti: “Terrore all'intorno!”, quando insieme contro di me congiurano, tramano per togliermi la vita.

15 Ma io confido in te, Signore; dico: “Tu sei il mio Dio,

16 i miei giorni sono nelle tue mani”. Liberami dalla mano dei miei nemici e dai miei persecutori:

17 sul tuo servo fa' splendere il tuo volto, salvami per la tua misericordia.

18 Signore, che io non debba vergognarmi per averti invocato; si vergognino i malvagi, siano ridotti al silenzio negli inferi.

19 Tacciano le labbra bugiarde, che dicono insolenze contro il giusto con orgoglio e disprezzo.

20 Quanto è grande la tua bontà, Signore! La riservi per coloro che ti temono, la dispensi, davanti ai figli dell'uomo, a chi in te si rifugia.

21 Tu li nascondi al riparo del tuo volto, lontano dagli intrighi degli uomini; li metti al sicuro nella tua tenda, lontano dai litigi delle lingue.

22 Benedetto il Signore, che per me ha fatto meraviglie di grazia in una città fortificata.

23 Io dicevo, nel mio sgomento: “Sono escluso dalla tua presenza”. Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera quando a te gridavo aiuto.

24 Amate il Signore, voi tutti suoi fedeli; il Signore protegge chi ha fiducia in lui e ripaga in abbondanza chi opera con superbia.

25 Siate forti, rendete saldo il vostro cuore, voi tutti che sperate nel Signore.

_________________ Note

31,1 In un intrecciarsi continuo di motivi che vanno dalla fiducia in Dio alla considerazione dell’attuale situazione di dolore, dalla richiesta di liberazione dai molti nemici e da una profonda angoscia interiore al ringraziamento per la salvezza ricevuta, l’orante formula questa lunga preghiera, ricca di reminiscenze bibliche (nel v. 14 si cita Ger 20,10) e ripresa anche nel NT (la prima parte del v. 6 appare in Lc 23,46, sulle labbra di Gesù crocifisso, e in At 7,59, dove è fatta propria dal primo martire cristiano Stefano).

31,11 Le ossa indicano il corpo dell’uomo nel suo insieme (vedi anche Sal 32,3).

31,18 Il silenzio negli inferi richiama la concezione che l’AT ha dell’aldilà, come inattività, ombra, silenzio per l’uomo. Vedi anche Sal 6,6.

31,21 tenda: il tempio di Gerusalemme.

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Approfondimenti

Supplica fiduciosa e ringraziamento Supplica individuale (+ motivi di fiducia e di ringraziamento)

Questo salmo, sebbene poco apprezzato dal punto di vista letterario per l'uso di molti “luoghi comuni” e diversi generi letterari, rivela la sua unità fondendo insieme i diversi elementi, e manifestando tutta la sua dinamica interna e l'inquietudine del suo autore. La simbologia è teologica e antropologica (somatologica e sociale). Tenendo presente anche il ritmo, la composizione nel TM può dividersi in tre parti ben distinte: vv. 2-9 (3 + 3 accenti); vv. 10-19 (3 + 2 accenti); vv. 20-25 ( 3 + 3 accenti).

Divisione:

  • vv. 2-9: tema della fiducia;
  • vv. 10-19: tema della supplica;
  • vv. 20-25: tema della gioia.

v. 2. «In te, Signore, mi sono rifugiato»: cfr. Sal 7,2; 11,1; 16,1. È una frase tecnica che nei Salmi esprime l'asilo protettivo nel tempio di un perseguitato o di un malato. «per la tua giustizia»: a differenza del Sal 7,9 in cui l'orante adduce al Signore la “sua giustizia” egli si riferisce alla giustizia divina, che è la sua volontà salvifica.

v. 4. «per il tuo nome dirigi i miei passi»: fa capolino l'immagine di Dio «pastore» (cfr. Sal 23,1-4) che «per amore del suo nome» (cioè «per la sua gloria») (cfr. Sal 23,3) guida i passi dell'uomo, liberando i suoi piedi dalle trappole tese dai nemici (cfr. Sal 9,16; 25,15).

v. 6. «Mi affido alle tue mani»: alla lett. «Nella tua mano affido il mio spirito». Nota l'antropomorfismo. Le mani di Dio sono diverse da quelle dei nemici (v. 16), da queste l'orante vuole essere liberato perché producono morte, da quelle vuole essere accolto e protetto. «Signore, Dio fedele»: alla lett. JHWH ’ēl’emet (JHWH Dio di verità). È un altro titolo di Dio che esprime la sua fedeltà.

v. 7. «Tu detesti...»: qui la traduzione della BC segue i LXX, la Siriaca e Girolamo. Il salmista ricordando che il Signore ha in odio gli idolatri, afferma la sua fedeltà a lui. Nel TM si legge: «Io detesto (= odio) chi serve idoli falsi». In questo caso il salmista protesta la sua innocenza in forma negativa, dichiarando non solo di osservare il primo comandamento ma anche di detestare chi non l'osserva e di non essere legato a loro, ma al Signore, in cui ha fiducia. «idoli falsi»: alla lett. «vanità di menzogna»; si tratta di un'espressione tecnica con cui si designano gli idoli e il loro culto (cfr. Sal 24,4; Ger 18,15; Os 12,12), e che designa qualcosa di evanescente come una nube che si dissolve al sole.

vv. 8-9. Si anticipa la gioia dell'esaudimento e della liberazione.

v. 14. «Se odo la calunnia di molti...: il primo emistichio del versetto cita Ger 20,10.

vv. 15-16a. «Tu sei il mio Dio, nelle tue mani sono i miei giorni»: è una professione di fede e di fiducia. Fa da premessa ai tre imperativi seguenti (vv. 16b-17).

v. 17. «fa' splendere il tuo volto...»: si ricalca la benedizione sacerdotale di Nm 6,24-26; cfr. Sal 4,7; 67,2.

v. 18. «tacciano negli inferi»: il salmista chiede di far tacere le voci calunniose e menzognere dei suoi nemici, per sempre, nel regno della morte.

v. 21. «al riparo del tuo volto»: cfr. Sal 61,5. Si accenna alla forza di protezione della presenza divina nel tempio.

v. 24. «Amate il Signore»: quest'esortazione ad amare il Signore, in questi termini, è unica nel salterio, cfr. Dt 6,5.

Nel NT l'espressione «mi affido alle tue mani» nella traduzione più letterale (v. 6) è citata in Lc 23,46 e in At 7,59. Un'allusione alla stessa espressione si ha anche in 1Pt 4,19.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO DI RINGRAZIAMENTO PER LA SALVEZZA RICEVUTA 1 Salmo. Canto per la dedicazione del tempio. Di Davide.

2 Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato, non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.

3 Signore, mio Dio, a te ho gridato e mi hai guarito.

4 Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi, mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

5 Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, della sua santità celebrate il ricordo,

6 perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita. Alla sera ospite è il pianto e al mattino la gioia.

7 Ho detto, nella mia sicurezza: “Mai potrò vacillare!”.

8 Nella tua bontà, o Signore, mi avevi posto sul mio monte sicuro; il tuo volto hai nascosto e lo spavento mi ha preso.

9 A te grido, Signore, al Signore chiedo pietà:

10 “Quale guadagno dalla mia morte, dalla mia discesa nella fossa? Potrà ringraziarti la polvere e proclamare la tua fedeltà?

11 Ascolta, Signore, abbi pietà di me, Signore, vieni in mio aiuto!“.

12 Hai mutato il mio lamento in danza, mi hai tolto l'abito di sacco, mi hai rivestito di gioia,

13 perché ti canti il mio cuore, senza tacere; Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.

_________________ Note

30,1 L’orante esprime la gioia per la guarigione da una malattia che lo aveva condotto alle soglie della morte. Il titolo del salmo suppone che esso venisse cantato in epoca maccabaica (III-II sec.) in ricordo della dedicazione del tempio (v. 1) di Gerusalemme, avvenuta nel 164 a.C. (1Mac 4,52-61; 2Mac 10,1-8).

30,10 fossa e polvere: designano il regno dei morti, gli inferi (vedi anche v. 4).

30,12 L’abito di sacco (o di stoffa ruvida) veniva indossato nei giorni di lutto e di digiuno.

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Approfondimenti

Ringraziamento per la guarigione Salmo di ringraziamento (+ motivi innici e sapienziali)

Il salmo è una lirica originale per la simbologia e le emozioni che riesce a suscitare. Strutturalmente si fonda sul polarismo delle antitesi, come per es.: «risalire e scendere» (v. 4), «collera per un istante e bontà per tutta la vita» (v. 6a), «sera-mattino» e «pianto-gioia» (v. 6b), «lamento-danza» e «veste di sacco-abito di gioia» (v. 12). La simbologia è quella delle antitesi, dello spazio e del tempo. Il ritmo è movimentato, quasi come quello di danza; infatti si alternano nel TM distici di 4 + 4 accenti a distici di 3 + 3 accenti. Il salmo al tempo di Cristo veniva cantato nella festa della Dedicazione del tempio.

Divisione:

  • vv. 2-4: lode per la guarigione ottenuta;
  • vv. 5-6: invito alla lode;
  • vv. 7-13: fiducia-appello al Signore e ringraziamento.

v. 2. «Ti esalterò, Signore...»: meglio: «Ti voglio esaltare». Esprime la forte volontà di ringraziare il Signore. L'espressione è caratteristica degli “Inni” (Es 15,2; Is 25,1; Sal 145,1). Probabilmente il salmista è nel tempio per il suo ringraziamento dopo la guarigione.

v. 4. «mi hai fatto risalire dagli inferi»: per la gravità della malattia il salmista già si sentiva disceso nel regno delle ombre e la guarigione equivale a una «risurrezione», cfr. 28,1; 88,5; 143,7.

v. 8. «hai nascosto il tuo volto»: l'espressione «nascondere il volto» è il contrario di «farlo risplendere» che significa favore e grazia di Dio (cfr. Sal 4,7; 80,4.8.20).

v. 10. «Quale vantaggio...»: ripensando alla sua malattia, con un ragionamento di tipo apologetico ed economico, il salmista tenta di persuadere il Signore che è stato meglio per lui guarirlo che lasciarlo morire, perché solo da un suo fedele vivo egli può ricevere la lode; i morti infatti non lo possono fare. Tale argomentazione suppone la concezione tradizionale del regno dei morti come regno delle ombre evanescenti, di silenzio e di assenza. Tale concezione è superata nell'epoca maccabaica (cfr. Dn 12,1-3; 2Mac 7).

v. 12. «veste di sacco»: si indossava nelle liturgie di dolore ed espiazione, cfr. Sal 35,13; 69,12; Gn 37,34; Is 15,3; Lam 2,10s.

v. 13. «perché io...»: alla lett. «il mio fegato» (cfr. Sal 15,9). Significa la parte intima della persona. Si tratta perciò di un cantico di lode che nasce dall'intimo. Così l'orante esprime la ragione per cui ritiene che Dio lo abbia guarito: cantare dall'intimo “senza posa... per sempre” le lodi del Signore.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO ALL’ONNIPOTENZA DI DIO 1 Salmo. Di Davide.

Date al Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza.

2 Date al Signore la gloria del suo nome, prostratevi al Signore nel suo atrio santo.

3 La voce del Signore è sopra le acque, tuona il Dio della gloria, il Signore sulle grandi acque.

4 La voce del Signore è forza, la voce del Signore è potenza.

5 La voce del Signore schianta i cedri, schianta il Signore i cedri del Libano.

6 Fa balzare come un vitello il Libano, e il monte Sirion come un giovane bufalo.

7 La voce del Signore saetta fiamme di fuoco,

8 la voce del Signore scuote il deserto, scuote il Signore il deserto di Kades.

9 La voce del Signore provoca le doglie alle cerve e affretta il parto delle capre. Nel suo tempio tutti dicono: “Gloria!”.

10 Il Signore è seduto sull'oceano del cielo, il Signore siede re per sempre.

11 Il Signore darà potenza al suo popolo, il Signore benedirà il suo popolo con la pace. _________________ Note

29,1 Questo inno, da molti ritenuto la più antica composizione del Salterio, applica al Dio d’Israele l’insieme dei simboli e delle rappresentazioni con cui l’antico mondo pagano di Canaadn celebrava il dio Baal (“il signore”), venerato come dio della tempesta e della fecondità (la pioggia ne era il segno visibile).

29,3-9 La voce del Signore: il tuono, che appare come la voce di Dio in diversi passi dell’AT (vedi, ad es., 1Sam 7,10; Gb 37,1-5; Sal 18,14).

29,5 Il Libano, regione montuosa confinante con il nord di Canaan, era famoso per gli alti cedri delle sue montagne.

29,6 Sirion: era il nome con cui gli abitanti di Sidone indicavano il monte Ermon, situato nel Libano meridionale (vedi Dt 3,9).

29,8 Kades: potrebbe essere una regione del deserto a sud della terra di Canaan, o più probabilmente una regione disabitata a oriente del Libano.

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Approfondimenti

La tempesta rivela e canta la gloria di Dio Inno

Il salmo, forse il più antico del Salterio, loda il Signore, che manifesta la sua potenza anche in una veemente e catastrofica tempesta. Alcuni vi vedono un adattamento al Dio d'Israele di un precedente inno cananeo riferito a Baal Adad, dio della tempesta. Il Delitzsch legge il salmo alla luce del contesto biblico-letterario del diluvio, la cui voce (mabbûl), oltre che in Gn 7-9 ricorre solo in questo salmo (v. 10) in tutto l'AT, e la cui struttura narrativa sembra corrispondervi. Ma a parte queste possibili dipendenze, il salmo attinge poeticamente dalla comune esperienza di una sconvolgente tempesta e dall'ingresso sbalorditivo e irruente del sacro nella storia. Tra gli elementi strutturanti ricordiamo: la voce «Signore» (JHWH) che ricorre in tutto 18 volte, di cui 4 nella prima (vv. 1-2) e 4 nell'ultima strofa (vv. 10-11); la parola «voce» (qôl) è attestata sette volte nel corpo del salmo (vv. 3-9), di cui sei in posizione enfatica all'inizio dei versetti; la voce «forza» (‘ôz) sta nel v. 1b e nel v. 11a (inizio e fine del salmo), e la voce «gloria» (kābôd) ricorre in 16.2.3.9b, sottolineando che la tempesta è vista dal poeta anche come teofania. Il ritmo del salmo è binario. Vi sono diversi chiasmi. Si ricorre molto alla figura dell'onomatopea e alla ripetizione con espansione. Si può dire che il salmo impegna più l'organo dell'udito che quello della vista.

Si divide in:

  • vv. 1-2: introduzione, invito a lodare;
  • vv. 3-9: corpo, descrizione della tempesta-teofania;
  • vv. 10-11: doppia conclusione.

v. 2. «la gloria del suo nome»: l'espressione indica la potenza del Signore stesso; cfr. Sal 8,2.

v. 3. «Il Signore tuona»: alla lett. «La voce del Signore». La traduzione di qôl con «voce» anziché direttamente con «tuono» conserva la pregnanza di significato: il senso fisico di tuono e il senso simbolico, in quanto espressione della potenza di Dio (cfr. Sal 68,34; 1Sam 7,10).

v. 5. «i cedri del Libano»: per la loro maestà sono considerati nella Bibbia come simbolo di superbia (cfr. Is 2,13) e segno di stabilità (cfr. Sal 92,13; 104,16).

v. 6. «il Sirion»: è la catena montuosa dell'Ermon, chiamata con il nome fenicio.

v. 7. «saetta fiamme di fuoco»: sono indicati i fulmini. L'immagine data dal verbo originale è quella delle scintille che sprizzano dalla sfregatura della pietra focaia, o dal martellare del fabbro sull'incudine.

v. 8. «scuote»: l'immagine espressa dal verbo originale ḥyl (tremare, contorcersi per le doglie) è pregnante. Allo scuotimento segue il tremore. È incluso il senso fisico e psicologico; cfr. Ab 3,10. «il deserto di Kades»: è il deserto di Cades Barnea, all'estremo sud della Palestina al confine con la penisola sinaitica, luogo di molti eventi dell'esodo (cfr. Nm 13,26; 20,1; Dt 1,19).

v. 9. «fa partorire le cerve»: l'effetto del tuono incide anche sul regno animale, oltre che sul mondo minerale (montagne) e vegetale (i cedri). Le cerve accelerano così il parto o, secondo qualche autore, abortiscono. Alcuni autori cambiano la voce originale del TM ’ayyalôt (= cerve) con ’êlôt (= querce) preferendo restare nei due emistichi del v. 9 nell'ambito del regno vegetale (querce... foreste). «Nel suo tempio»: l'espressione abbraccia globalmente il tempio celeste (supposto nel v. 2) e quello terrestre di cui è l'immagine. Esso raccoglie le voci, quasi in risposta spontanea, alla straordinaria rivelazione della potenza di Dio nella tempesta. Queste voci, attonite e stupefatte, non possono fare altro che lodare il Signore, riconoscendo la sua gloria, manifestazione della sua potenza, come richiesto dall'invitatorio dei vv. 1-2. Cielo e terra così si uniscono nella sinfonia di lode.

v. 10. «Il Signore è assiso sulla tempesta»: si riconosce la regalità eterna del Signore, che si immagina seduto tranquillamente sul suo trono posto al di sopra delle acque dell'oceano superiore, dopo aver sconfitto i suoi nemici (cfr. Sal 92,9-10; 93,2-3).

v. 11. «Il Signore darà forza...»: è un'attualizzazione israelitica del salmo. La comunità orante d'Israele raccolta nel tempio terrestre si augura, ed è certa, che, come il Signore ha comandato alla tempesta e ha vinto i suoi nemici cosmici, così comanderà agli eventi storici di non recarle danno.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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CONTRO I NEMICI, IL SIGNORE È FORZA E SCUDO 1 Di Davide.

A te grido, Signore, mia roccia, con me non tacere: se tu non mi parli, sono come chi scende nella fossa.

2 Ascolta la voce della mia supplica, quando a te grido aiuto, quando alzo le mie mani verso il tuo santo tempio.

3 Non trascinarmi via con malvagi e malfattori, che parlano di pace al loro prossimo, ma hanno la malizia nel cuore.

4 Ripagali secondo il loro agire, secondo la malvagità delle loro azioni; secondo le opere delle loro mani, rendi loro quanto meritano.

5 Non hanno compreso l'agire del Signore e l'opera delle sue mani: egli li demolirà, senza più riedificarli.

6 Sia benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia supplica.

7 Il Signore è mia forza e mio scudo, in lui ha confidato il mio cuore. Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore, con il mio canto voglio rendergli grazie.

8 Forza è il Signore per il suo popolo, rifugio di salvezza per il suo consacrato.

9 Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità, sii loro pastore e sostegno per sempre. _________________ Note

28,1 Questo salmo è l’invocazione del giusto che soffre e si sente circondato da nemici e malfattori. Ciò che lo rattrista è soprattutto l’apparente silenzio di Dio. Ma Dio non rimane indifferente. Forse il salmo originariamente era pronunciato dal re, che si presentava a Dio a nome di tutto il popolo (vedi v. 8).

28,2 alzo le mie mani: è l’atteggiamento abituale della preghiera nella tradizione religiosa ebraica.

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Approfondimenti

Malattia, preghiera, guarigione, ringraziamento Supplica individuale [di un malato]

È un carme di attesa ansiosa della parola di Dio. Come usuale nelle suppliche c'è il rapporto triangolare tra “Dio, io ed essi (i nemici)”. Il salmo ha una certa affinità con il cantico di Ezechia ammalato (Is 38,9-20). Il campo semantico è di carattere spaziale, bellico, giuridico (cfr. «eredità» v. 9). C'è un'inclusione tematica e verbale tra i vv. 1-2 e vv. 6-7 che delimitano il salmo. Infatti Dio, che è supplicato di non restare in silenzio, di dare ascolto e di venire in aiuto nei vv. 1-2, è colui che ascolta, e che dà aiuto nei vv. 6-7. L'espressione «ascoltare il grido della mia supplica» sta, in inclusione, nei vv. 2.6. I vv. 8-9 perciò, per questo motivo e per l'evidente adattamento e attualizzazione liturgica all'intera assemblea d'Israele, sono considerati un'aggiunta successiva.

Divisione:

  • vv. 1-5: supplica;
  • vv. 6-7: ringraziamento;
  • vv. 8-9: acclamazione corale (aggiunta liturgica).

v. 1. «A te grido, Signore»: nel TM si aggiunge «mia rupe» (ṣûrî). «non restare in silenzio»: il silenzio di Dio, che lo fa sembrare indifferente davanti ai pericoli e angosce mortali dell'orante, è un'esperienza amara e frequente espressa nei salmi (cfr. 22,2-3; 35,22; 39,3.13; 83,2; 109,1; 143,7). Il salmista perciò sollecita il Signore a rispondere con un oracolo, come di fatti avviene (cfr. vv. 6-7). «perché... come chi scende nella fossa»: è la motivazione della supplica iniziale. Il silenzio di Dio, potendo significare il suo abbandono (Sal 22,2-3), ha per conseguenza la fine della speranza di salvezza e della stessa vita, perciò porta l'uomo nella tomba (= fossa). La voce «fossa» (bôr), nei salmi(cfr. 30,4; 88,4-6) e in altri libri dell'AT indica il regno dei morti (šᵉ’ôl).

v. 2. «alzo le mani»: alzare le mani è un gesto caratteristico della preghiera, cfr. Sal 63,5; 134,2; 143,6; Lam 2,19; Ne 8,6; 2Mac 3,20.

v. 4. «Ripagali secondo la loro opera..: è la richiesta secondo la legge della retribuzione e del taglione (cfr. Ger 50,29). Come nel Sal 5 si invoca per i nemici la legge del contrappasso, che qui è la «morte» (v. 5).

v. 5. «Poiché non hanno compreso...»: il salmista cerca di dare la motivazione dell'intervento giudiziale di Dio sugli empi: questi con il loro operato hanno rifiutato Dio, non comprendendo il suo agire, cfr. Is 5,12. Il peccato è quindi segno di ateismo, in quanto incomprensione dell'azione di Dio nella storia (cfr. Sal 9-10, 25-26; 54,5; 73,10-12). «abbatta e non li rialzi»: la coppia verbale «abbattere e costruire» è tipica di Geremia (cfr. Ger 1,10; 24,6...).

v. 6. «Sia benedetto il Signore...»: la benedizione qui esprime il ringraziamento, perché Dio ha rotto il silenzio (cfr. Sal 22,23-25) e ha dato risposta alla supplica del salmista del v. 1-2.

v. 7. «mia forza... mio scudo»: sono titoli di Dio presi dal lessico militare. Si aggiungono all'altro «mia rupe» (ṣûrî) del v. 1; cfr. Sal 68,5; 96,12; 149,5. I LXX e la Vg traducono in modo diverso il v. 7b: «è rifiorita la mia carne e con tutto il cuore lo celebrerò». Ciò qualifica ancora di più il salmo come una supplica di un malato, che giunto alle soglie della morte (cfr. v. 1), per intervento di Dio guarisce.

vv. 8.9. Questi versetti mostrano chiaramente di essere stati aggiunti posteriormente e successivamente per rendere comunitaria la preghiera del salmo. In una prima aggiunta (v. 8), più antica e dell'epoca monarchica, la comunità riunita nel tempio con il suo re-messia (v. 8) esalta la funzione salvifica di Dio per il popolo e per il re (= consacrato). Nella seconda aggiunta (v. 9), che risale probabilmente a dopo la fine della monarchia e a dopo l'esperienza triste dell'esilio, scomparsa la figura del re, si chiede al Signore, unico re e pastore del suo popolo, di guidarlo e assisterlo per sempre come sua eredità.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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NELLE PROVE, IL SIGNORE È RIFUGIO SICURO 1 Di Davide.

Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura?

2 Quando mi assalgono i malvagi per divorarmi la carne, sono essi, avversari e nemici, a inciampare e cadere.

3 Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me si scatena una guerra, anche allora ho fiducia.

4 Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario.

5 Nella sua dimora mi offre riparo nel giorno della sventura. Mi nasconde nel segreto della sua tenda, sopra una roccia mi innalza.

6 E ora rialzo la testa sui nemici che mi circondano. Immolerò nella sua tenda sacrifici di vittoria, inni di gioia canterò al Signore.

7 Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!

8 Il mio cuore ripete il tuo invito: “Cercate il mio volto!”. Il tuo volto, Signore, io cerco.

9 Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

10 Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto.

11 Mostrami, Signore, la tua via, guidami sul retto cammino, perché mi tendono insidie.

12 Non gettarmi in preda ai miei avversari. Contro di me si sono alzàti falsi testimoni che soffiano violenza.

13 Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.

14 Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

_________________ Note

27,1 Questa preghiera da una parte esprime l’adesione del salmista a Dio, difesa e salvezza del giusto; dall’altra contiene un’accorata richiesta di aiuto, che culmina nel desiderio di vedere il volto di Dio. Nella contemplazione del volto di Dio, cioè nella partecipazione al culto nel tempio, il salmista trova il senso della propria vita e la propria felicità.

27,2 divorarmi la carne: distruggermi.

27,8 Cercare il volto del Signore: il Dio d’Israele non viene rappresentato da immagini; questa espressione, forse derivata dal linguaggio dei popoli vicini, può significare sia la ricerca interiore di Dio sia il pellegrinaggio al tempio, dove Dio fa sperimentare al fedele la sua presenza e protezione.

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Approfondimenti

Fiducia nel soccorso divino Salmo di fiducia (+ motivi di supplica)

Il salmo è unitario, sebbene presenti due toni, due stati d'animo diversi: serenità e fiducia nella prima parte (vv. 1-6), ansia e supplica nella seconda (vv. 7-14). La prima parte è in terza persona, la seconda parte è dialogica e in seconda persona (eccetto il v. 10). Le due parti stanno strutturalmente in parallelo tra loro e in forma chiastica. Quanto detto nella prima diventa oggetto di supplica nella seconda. Il Sal 23,1-5 è inoltre parallelo al nostro. La simbologia è militare, spaziale, temporale, antropomorfica e liturgica.

Divisione:

I parte

  • v. 1: professione di fiducia nel Signore;
  • vv. 2-3: fiducia nel Signore nonostante i nemici;
  • v. 4-5: rifugio nel tempio;
  • v. 6: professione di fiducia;

II parte

  • v. 7: invocazione introduttiva;
  • vv. 8-11: supplica di restare nel tempio;
  • v 12: supplica contro i nemici;
  • 13: professione di fiducia;
  • v. 14: oracolo.

v. 1. «Il Signore è mia luce...»: il salmo si apre con tre definizioni di Dio: «luce, salvezza, difesa» che si ritrovano costantemente nel Salterio. Il salmista professa apertamente la sua fiducia nel Signore. Con lui non ha né paura, né timore di alcuno.

v. 2. «per straziarmi la carne»: la violenza dei nemici è paragonata spesso a quella delle bestie feroci che sbranano le vittime (cfr. Sal 7,3; Gb 19,22).

v. 6. «E ora rialzo la testa...»: a conclusione della I parte, rinnovando la sua fiducia il salmista afferma che nel tempio, presso il Signore, può cantare vittoria contro i suoi nemici, offrendo olocausti e sacrifici di comunione con solennità (cfr. Nm 10,10) e cantando inni di ringraziamento.

v. 7. «Ascolta, Signore la mia voce»: inizia la II parte con l'appello introduttivo comune nelle “Suppliche”. Con essa si richiama l'attenzione del Signore sul proprio caso.

v. 8. «il tuo volto, Signore, io cerco»: «cercare il volto di Dio», liturgicamente parlando, significa fare un pellegrinaggio al tempio, sede terrena della presenza di Dio (Sal 24,6), ma non esclude la ricerca personale, spirituale di Dio.

v. 10. «Mio padre e mia madre...»: come una parentesi il salmista fa una riflessione personale quasi a bassa voce, interrompendo la supplica, esaltando l'amore infinito di Dio superiore anche a quello dei genitori, cfr. Is 49,15; Sal 22,11; Sir 4,10.

v. 11. «Mostrami, Signore, la via...»: così disse Mosè a Dio sul Monte Oreb (Es 33,13.18-20). La «via» tracciata da Dio è quella della sua «legge» (torah) e ricorre spesso nel Salterio.

v. 14. «Spera nel Signore..». Il v. 14, che si apre e chiude, chiasticamente, con la stessa espressione «Spera nel Signore», è un forte appello alla fiducia e alla speranza nel Signore, anche quando si è nell'oscurità e in mezzo alle persecuzioni.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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