REGOLA BOLLATA DI SAN FRANCESCO – 1

REGOLA BOLLATA approvata da Papa Onorio III il 29 novembre 1223 Onorio, vescovo, servo dei servi di Dio, ai diletti figli, frate Francesco e agli altri frati dell’Ordine dei frati minori, salute e apostolica benedizione. La Sede Apostolica suole accondiscendere ai pii voti e accordare benevolo favore agli onesti desideri dei richiedenti. Pertanto, diletti figli nel Signore, noi, accogliendo le vostre pie suppliche, vi confermiamo con l’autorità apostolica, la Regola del vostro Ordine, approvata dal nostro predecessore papa Innocenzo, di buona memoria e qui trascritta, e l’avvaloriamo con il patrocinio del presente scritto. La Regola è questa:

CAPITOLO I Nel nome del Signore! Incomincia la vita dei frati minori. 1 La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità. 2 Frate Francesco promette obbedienza e reverenza al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana. 3 E gli altri frati siano tenuti a obbedire a frate Francesco e ai suoi successori.

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Approfondimenti

La Regola bollata, testo fondativo dei frati minori, è inclusa nella lettera Solet annuere, con la quale papa Onorio III la approvava definitivamente il 29 novembre 1223. La Regola bollata resta racchiusa tra le due parti della bolla e non esiste se non in quanto testo inserito nella lettera pontificia, dove Onorio III precisava con parole ponderatissime che non si trattava di una “approvazione”, ma della “conferma” di una Regola già “approvata” dal predecessore Innocenzo III, come d’altronde lasciava intendere il prologo della Regola non bollata del 1221. La bolla Solet annuere segnò l’ingresso della Regola francescana nel numero delle grandi Regole religiose, quali quelle di san Basilio, sant’Agostino e san Benedetto. Il testo della Regola si apre e si chiude con l’ardua affermazione che i frati sono tenuti ad osservare il vangelo. Tutto il dettato sembra dunque una grande inclusione, che trova in quest’impegno la chiave ermeneutica per comprenderne il senso autentico. La dichiarazione esplicita di obbedienza alla Chiesa romana (assente nel Prologo della Regola non bollata) è il primo indizio di una crescente preoccupazione di cattolicità, che viene ribadita nella conclusione e riaffiorerà con forza nei due Testamenti di S. Francesco. La vita della fraternità si concretizza dunque nel programma di osservare la povertà e l’umiltà e il vangelo di Gesù Cristo, in comunione con la Chiesa e nell’obbedienza ad essa. “La Regola e vita” che il Santo propone ai suoi frati è un modo di vivere ispirato al vangelo, una vita secondo il vangelo di Gesù Cristo. Per Francesco, il vangelo è l’unico e assoluto punto di riferimento. È il vangelo di Gesù Cristo: è lui che parla oggi attraverso di esso. La vita dei frati dovrà conformarsi fedelmente alla vita del Signore e nella misura in cui la vita dei frati è conforme al vangelo di Gesù Cristo, essa è anche il luogo in cui esso vive. Il Vangelo è uno scritto che indica la via per la vita eterna: conoscerlo e studiarlo deve servire a viverlo, altrimenti non serve a nulla, anzi è dannoso. Per Francesco, il Vangelo non è un testo letterario, ma qualcosa di vivente: le parole evangeliche sono espressione viva di Gesù Cristo, che è presente e vive nel vangelo. La vita dei frati è vita secondo il vangelo e vita del vangelo: dunque in essa vive Gesù Cristo. Seguire il vangelo è seguire Gesù Cristo, custodire il vangelo è rimanere in Cristo; il vangelo è Gesù Cristo che parla a noi oggi. Quella dei frati è una vita secondo il vangelo di Gesù Cristo: i frati debbono vivere il vangelo di Gesù Cristo. La vita evangelica dei frati è vita del vangelo di Gesù Cristo: il vangelo di Gesù Cristo vive nella vita dei frati. È in essa, infatti, che il vangelo passa alla vita esperienziale: la via diventa percorsa e visibile, la verità è accolta e continua a rivelare, la vita diventa esperienza incontrabile. Il vangelo per il Santo non costituiva una dottrina, ma era la testimonianza della vita di Cristo, che per gli uomini è Via, Verità e Vita. È proprio perché il vangelo è voce sempre viva della persona di Cristo, Francesco arriva ad una conclusione paradossale: l’unica interpretazione autentica del vangelo è la vita vissuta.

È interessante notare come sembra esserci una sostanziale convertibilità tra vita del vangelo e la professione dei tre voti religiosi, infatti nel cap I della Regola bollata e della Regola non bollata viene detto che la Regola consiste nell’osservare il vangelo vivendo in obbedienza, in castità e senza nulla di proprio. Il riferimento ai tre consigli evangelici per indicare tecnicamente la vita religiosa pare nasca proprio nel periodo che va dall’XI al XIII secolo. Francesco accoglie questa formulazione ecclesiastica e la mette accanto a quella che lui predilige “osservare il santo vangelo del Signore nostro Gesù Cristo”. La vera obbedienza va sempre a Dio, e richiede innanzitutto di perseverare nei comandamenti del Signore e nella forma di vita promessa, attuando all’interno della fraternità quella santa obbedienza del Signore nostro Gesù Cristo che consiste nell’amore, nel servizio e nell’obbedienza vicendevole, pronti nel mondo ad essere minori e sottomessi a tutti e nella Chiesa ad obbedire al signor papa e ai chierici, costituiti signori e amministratori in quelle cose che riguardano la salvezza dell’anima. Parallelamente, vivere in castità per i frati non significa solo evitare la malizia dell’occhio e del cuore e il comportamento peccaminoso, ma mostrarsi con le opere l’amore che hanno fra di loro, mantenendo sempre la mente e il cuore rivolti al Signore Iddio. Quanto al vivere senza nulla di proprio, esso implica l’abbandono dei propri beni, il rifiuto delle proprietà e del denaro per vivere di lavoro e di elemosina, l’impegno a seguire l’umiltà e la povertà del Signore nostro Gesù Cristo e della beata Vergine e dei discepoli, coronando il tutto con la restituzione al Signore di ogni bene personale e spirituale e di tutto il corpo, tutta l’anima e tutta la vita.

Fin dall’inizio, la Regola di Francesco viene presentata come una vita grata e gioiosa per la bella notizia di vivere una vita evangelica ricalcando le orme del Signore nostro Gesù Cristo. Nel testo del Santo emerge una consapevolezza molto forte che la Regola non sostituisce il vangelo, ma è come una lente per meglio leggerlo e soprattutto per meglio osservarlo o anche, come egli diceva, è “midollo del Vangelo”.

Tratto da: FRATI MINORI di Canepanova – Pavia ● Centenari francescani: la Regola bollata


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