REGOLA DI SAN BENEDETTO – 23

Capitolo XXIII – La scomunica per le colpe

1 Se qualche fratello si dimostrerà ribelle o disobbediente o superbo o mormoratore, o assumerà un atteggiamento di ostilità e di disprezzo nei confronti di qualche punto della santa Regola o degli ordini dei superiori, 2 questi lo rimproverino una prima e una seconda volta in segreto, secondo il precetto del Signore. 3 Se non si migliorerà, venga ripreso pubblicamente di fronte a tutti. 4 Ma nel caso che anche questo provvedimento si dimostri inefficace, sia scomunicato, purché sia in grado di valutare la portata di una tale punizione. 5 Se invece difetta di una sufficiente sensibilità, sia sottoposto al castigo corporale.

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Approfondimenti

Il “codice penitenziale” – capitoli 23-30 e 43-46 Con il nome di “codice penitenziale” o “codice penale” della RB si indicano i cc. 23-30 che trattano della scomunica e delle questioni ad essa collegate. A questi si aggiungono in genere i cc. 43-46 che trattano della soddisfazione (RB 44) delle pene per i ritardatari (RB 43), per gli sbagli nell'oratorio (RB 45) e per danni provocati ad oggetti vari (RB 46). Ma nella Regola sono frequenti, anche al di fuori di questi capitoli, le menzioni di pene per colpe o mancanze lievi o gravi: vedi ad esempio RB 2,26-29; 11,13; 21,5; 34,7; 42,9; 48,19-20; ecc.

La disciplina regularis I capitoli 23-30 e 43-46 probabilmente formavano in origine un fascicolo a parte per uso dei decani e costituivano la “disciplina regularis” (disciplina regolare). Che cosa significa precisamente? Vuol dire: punizione secondo la Regola, secondo le norme stabilite dalla Regola, cioè tutta la procedura ben organizzata nei cc. 23-30 e 43-46, che comprende le varie tappe stabilite in RB 23:

La frase “sia punito secondo la (oppure: sia sottoposto alla) disciplina regolare” torna altre volte nella Regola, al di fuori del codice penale (vedi ad esempio: RB 3,10; 32,5; ecc.). Nonostante l'apparente aridità dell'argomento, l'esame di questa sezione è interessante perché ci rivela la mentalità propria di SB e la sua concezione della vita di comunità con i suoi regolamenti interni e i momenti difficili, di infrazioni, di punizioni, di soddisfazioni, ecc.

Differenze dalla RM Il codice penitenziale è una delle sezioni in cui maggiormente appare il lavoro di rielaborazione compiuto da SB rispetto alla RM. In RM il codice penale è contenuto nei cc. 12-15; 64; 73 e qualche altro elemento sparso qua e là. La diversa posizione delle due Regole è dovuta soprattutto al fatto che nella RB il codice penitenziale sta dopo il codice liturgico (cioè RB 8-20), invece in RM sta prima di esso (che è in RM 33-49). SB organizza e sistema il materiale della RM.

Fonti Per le fonti, dobbiamo ricordare anzitutto la S. Scrittura. La RM usa largamente la Scrittura come le è abituale; RB ha delle citazioni proprie, indipendentemente dalla RM, anche nei testi paralleli, soprattutto S .Paolo (1Cor, 2Cor, Gal); RB è più ricca di citazioni scritturistiche della RM, anche se questa ha due grandi discorsi di estrema ricchezza biblica al c. 14. Altra fonte per ambedue le Regole è Cassiano.

Spirito e caratteristiche della RB nel codice penitenziale Lo spirito del codice penitenziale nelle due Regole è molto diverso. RM è preoccupata dell'ordine e della giustizia: a ciascuno il suo e ciascuno al suo posto; RB, al contrario, si interessa alla salute della persona. Tipica di SB è difatti la distinzione tra colpe gravi e colpe leggere, tra scomunica maggiore (RB 25) e scomunica minore (RB 24); mettendo ordine alla materia disordinata della RM, SB è molto legato alla proporzionalità tra la punizione e la persona a cui è diretta, cioè tiene conto dei diversi tipi di persona (cf. anche le osservazioni che a questo proposito SB fa all'abate: RB 2,23-25). Il fine cui SB mira è esplicitamente il ravvedimento del colpevole; difatti il primo gruppo di capitoli organizza il triplo salvataggio delle anime: scomunicato (RB 27); recidivi (RB 28); apostati (RB 29). Il secondo gruppo di capitoli (RB 43-46) si sviluppa intorno alla soddisfazione degli scomunicati. “Guarire”, “educare” sono dunque le parole-chiavi della nuova legislazione penale; mentre la RM si preoccupa soprattutto di esercitare la giustizia e di ristabilire l'ordine, RB è assillato dalla preoccupazione di correggere e di salvare le anime.

In RB appare chiaramente la cura che l'abate deve prendersi per gli scomunicati (soprattutto RB 27): prima e dopo l'espulsione egli si interessa della salvezza del peccatore. Si vede sempre il senso pedagogico che porta a considerare l'aspetto medicinale della pena. Bisogna però anche dire che il numero accresciuto delle pene (in proporzione alla RM) indica una tendenza a punire e a minacciare. Se SB crea una pastorale inedita per la salvezza dei cuori duri, egli ha anche sviluppato la penalizzazione e ha dato alla sua Regola un volto spesso severo. La cosa appare anche dal c. 46, dove RB indurisce la pratica di RM, di Cassiano e di Agostino. Almeno questo è il giudizio di un esperto, come De Voguè: “l'inchiesta si chiude con questa immagine complessa. RB si stacca dalle sue fonti sia per una tenera e instancabile tenerezza verso i peccatori, sia per un certo rigorismo che tende a moltiplicare le esigenze e le punizioni”.

I capitoli del codice penitenziale possono essere così divisi:

Il capitolo 23 Il presente capitolo serve da introduzione. Determina le colpe degne della scomunica e stabilisce la procedura di questa. In che cosa consiste la scomunica monastica lo spiegherà dopo. Dobbiamo dire che raramente si comprende appieno il significato della scomunica, di cui non viene sufficientemente valutata l'importanza. Eppure è difficile dire di conoscere bene la comunità, se non si riconosce il suo contrario, cioè la “s-comunica”: la conoscenza umana procede spesso anche per contrasti. Dobbiamo quindi dedurre che nell'antica Chiesa e nell'antico monachesimo si sentiva il valore della scomunica perché si aveva un forte concetto di Chiesa e di comunità monastica.

1-5: Colpe e castigo SB enumera le colpe: si tratta – ciò è chiaro – di mancanze gravi esterne. La procedura è ispirata al Vangelo: Mt 18,15-17 (la correzione fraterna), procedura che nel monastero ha la seguente modalità:

Per SB le battiture sono per quelli che non comprendono la scomunica, quindi ha un criterio soggettivo, mentre in RM le battiture sono determinate da un criterio oggettivo: colpe enormi commesse. Ciò mette ancora una volta in risalto la cura del soggetto propria di SB. Le pene corporali non erano novità propria di SB: basta confrontare le Regole di Pacomio, Macario, le Vitae Patrum, Cassiano e in occidente la Regola di Cesario e la RM. In questo, come detto sopra, SB è molto severo; ma non pare giustificata l'immagine trasmessa da qualche pittore di un SB con un fascio di verghe in mano, quasi stesse sempre a frustare. Potrebbe interpretarsi di un santo che mortifica se stesso con la “disciplina”: concezione facile specialmente dopo S. Pier Damiani; oppure il fascetto di verghe potrebbe rappresentare uno strumento per la sveglia, un qualcosa di simile alla nostra “traccola”. Del resto, la discrezione di SB anche in questo appare manifesta, se si pensa alle terribili disposizioni penitenziali di S. Colombano.

Tratto da: APPUNTI SULLA REGOLA DI S. BENEDETTO – di D. Lorenzo Sena, OSB. Silv.


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