REGOLA DI SAN BENEDETTO – 32

Capitolo XXXII – Gli arnesi e gli oggetti del monastero

1 Per la cura di tutto quello che il monastero possiede di arnesi, vesti o qualsiasi altro oggetto l’abate scelga dei monaci su cui possa contare a motivo della loro vita virtuosa 2 e affidi loro i singoli oggetti nel modo che gli sembrerà più opportuno, perché li custodiscano e li raccolgano. 3 Tenga l’inventario di tutto, in maniera che, quando i vari monaci si succedono negli incarichi loro assegnati, egli sappia che cosa dà e che cosa riceve. 4 Se poi qualcuno trattasse con poca pulizia o negligenza le cose del monastero, venga debitamente rimproverato; 5 nel caso che non si corregga, sia sottoposto alle punizioni previste dalla Regola.

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Approfondimenti

I beni materiali e la povertà individuale Questa sezione comprende i capitoli: 32-34; 54-55; 57. La vita monastica, pur essendo soprannaturale nelle sue motivazioni e nel suo fine, è una vita incarnata. I monaci non sono angeli, hanno un corpo, hanno bisogno di cibo per nutrirsi, di vestiti per coprirsi, di strumenti per lavorare. Per cui nel monastero ci sono molte cose di cui non si può fare a meno. In questa sezione appare l'importanza che SB dà allo spogliamento individuale, alla disappropriazione. Per SB la povertà individuale è considerata anzitutto come dipendenza dall'abate: la rinunzia alla proprietà proviene dalla rinunzia alla propria volontà, idea collegata con quella, soprattutto di Agostino, della comunione fraterna dei beni, secondo il modello degli Atti degli Apostoli.

Le fonti di RB per questi capitoli sono RM, Cassiano e S. Agostino. La tendenza di RB è quella di abbreviare, oppure di riassumere in una formula generale molteplici norme e dettagli. Inoltre RB è più dura rispetto ai testi precedenti, con frequenti riferimenti alle pene (ce ne sono in tutti questi capitoli, anzi RB 32.33.34 terminano sempre con la menzione delle pene). Lo spogliamento individuale è inculcato con grande forza e vasto è il ruolo dell'abate in questa materia. Sotto l'influsso di Agostino, poi, SB ha uno spiccato senso della diversità delle persone (già visto anche nella sezione penale e in molti altri punti della Regola) e una cura delle relazioni fraterne che mancano in RM.

Gli oggetti del monastero Vediamo aleggiare in questo breve capitolo la preoccupazione e la scrupolosità per l'ordine e lo spirito di fede. Niente nel monastero è “profano”: l'ordine, la pulizia, la buona amministrazione devono regnare nel monastero, che è “casa di Dio” (RB 31,19) e in cui tutte le cose debbono essere viste, nella fede, come cose sacre (RB 31,10). Perciò ogni strumento deve stare al suo posto e ci debbono essere degli addetti che se ne occupano. L'abate stesso è il responsabile ultimo e tiene l'inventario di tutto. RM 17 prevede un solo custode al quale l'abate consegna gli oggetti; SB ha in mente una comunità più grande.

Lo spirito di fede e di povertà esigono che gli oggetti del monastero non siano lasciati sporchi e fuori posto (la RM ha una frase plastica quando dice che “gli attrezzi di ferro si arrugginiscono se non si rimettono a posto puliti”, RM 17,9); per cui chi manca, dopo essere stato ammonito come al solito, sia punito secondo le sanzioni previste dalla Regola (letteralmente: “sia sottoposto alla disciplina regolare”, v.5).

Tratto da: APPUNTI SULLA REGOLA DI S. BENEDETTO – di D. Lorenzo Sena, OSB. Silv.


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