REGOLA DI SAN BENEDETTO – 34

Capitolo XXXIV – La distribuzione del necessario

1 «Si distribuiva a ciascuno proporzionatamente al bisogno», si legge nella Scrittura. 2 Con questo non intendiamo che si debbano fare preferenze – Dio ce ne liberi! – ma che si tenga conto delle eventuali debolezze; 3 quindi chi ha meno necessità, ringrazi Dio senza amareggiarsi, 4 mentre chi ha maggiori bisogni, si umili per la propria debolezza, invece di montarsi la testa per le attenzioni di cui è fatto oggetto 5 e così tutti i membri della comunità staranno in pace. 6 Soprattutto bisogna evitare che per qualsiasi motivo faccia la sua comparsa il male della mormorazione, sia pure attraverso una parola o un gesto. 7 E, nel caso che se ne trovi colpevole qualcuno, sia punito con maggior rigore.

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Approfondimenti

1-5: Si deve dare secondo il bisogno Il capitolo inizia con la risposta alla domanda posta dal titolo: «Se tutti debbano ricevere il necessario in uguale misura»; L'ideale della prima comunità cristiana di Gerusalemme (At 4,35) diventa per SB un criterio. Il cammino monastico non è anarchico né livellatore; i monaci non sono fatti in serie o con lo stampo. L'abate, che deve dare ai monaci il necessario (RB 33,5), deve considerare le varie personalità; non che deve fare preferenze (v. 2), ma tener conto delle debolezze (v. 3). Ancora una volta SB è dalla parte dei più deboli (cf. anche RB 37,2-3; 55,21; ecc.): più che esigere molto o il massimo da tutta la comunità, nella legislazione si parte dalla necessità dei meno dotati.

Nei versetti seguenti appare se lo spirito di povertà e di distacco si pratica in nome dell'amore verso il Signore che non guarda i suoi interessi o se si pratica per un motivo esterno, meschino e invidioso; cioè: chi necessita di meno, ringrazi Dio e non si lamenti credendosi non considerato o disprezzato e sentendosi invidioso per le delicatezze verso gli altri (v. 3); chi necessita di più, non si insuperbisca credendo di essere il preferito o il più meritevole, ma si umili perché le speciali attenzioni sono un segno della sua debolezza e della carità del monastero nei suoi riguardi.

In tutto il brano è evidente l'influsso di S. Agostino (Reg 9,54-55). La Regola di Agostino non si occupa solamente della distribuzione del necessario, ma soprattutto delle relazioni tra i fratelli che potevano provenire dalla casta dei ricchi (la minima parte) o dai ceti inferiori (la maggior parte). Tutto il capitolo risente delle idee, del vocabolario, della fine psicologia del grande spirito di Agostino.

5: e così tutte le membra saranno in pace. Bellissima frase, di evidente parallelo con RB 31,19: “affinché nessuno si turbi o si rattristi nella casa di Dio”. È il richiamo alla PAX benedettina.

6-7: Condanna della mormorazione Nonostante le così nobili e ragionevoli osservazioni, SB sa che i monaci rimangono uomini e, come tali, sono portati ad essere invidiosi. Per questo, a proposito della disuguale – però giusta! – distribuzione del necessario, cioè delle cose in dotazione al singolo monaco, – cose quindi diverse e in misura diversa –, introduce una severa condanna del vizio della mormorazione. SB insisterà altrove (cf. RB 40,8-9) contro la mormorazione, “cancro delle comunità”. Si notino le forti espressioni con l'accumulo di termini: “ante omnia” (soprattutto); “pro qualiscumque causa” (per qualsiasi ragione); “in aliquo qualicumque verbo vel significatione” (in qualsiasi parola o altro gesto). Le rivendicazioni, il malcontento, l'acidità nel monastero sono veramente l'antitesi della PAX che invece deve regnare. La carità insomma, e solo la carità, rende possibile “l'utopia” di avere tutto in comune, secondo il meraviglioso – e purtroppo di breve durata – esempio della prima Chiesa di Gerusalemme.

Tratto da: APPUNTI SULLA REGOLA DI S. BENEDETTO – di D. Lorenzo Sena, OSB. Silv.


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