REGOLA DI SAN BENEDETTO – 47

Capitolo XLVII – Il segnale per l’ufficio divino

1 Bisogna che l’abate si assuma personalmente il compito di dare il segnale per l’Ufficio divino, oppure lo affidi a un monaco diligente in modo che tutto avvenga regolarmente nelle ore fissate. 2 L’intonazione dei salmi e delle antifone, secondo l’ordine prestabilito, spetta, dopo l’abate, ai monaci appositamente designati. 3 E nessuno si permetta di cantare o di leggere all’infuori di chi è capace di farlo in maniera da edificare i suoi ascoltatori; 4 inoltre questo compito dev’essere svolto con umiltà, gravità e reverenza e solo dietro incarico dell’abate.

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Approfondimenti

1: Il segnale per l'Ufficio divino Il titolo si riferisce solo alla prima parte del testo (v. 1). SB aggiunge poi altre precisazioni che riguardano la disciplina in coro durante la celebrazione. Si dice anzitutto che la responsabilità della puntuale celebrazione liturgica, di notte e di giorno, ricade sopratutto sull'abate, il quale o prende l'incarico lui stesso o lo affida a qualche fratello “molto attento”. In un'epoca in cui le ore variavano da un giorno all'altro e in cui i procedimenti per calcolare il tempo erano piuttosto rudimentali, tale incarico era più difficile di quanto sembri a prima vista. Il modo di dare il segnale era vario presso gli antichi monaci. Nei monasteri pacomiani si chiamava con la voce o si batteva uno strumento qualsiasi; le vergini di Santa Paola erano chiamate al canto dell'alleluia (S. Girolamo, Epistola 108,19); Cassiano riferisce che si bussava alle porte (Inst. 4,12). Può darsi che SB pensi alla percussione di lamine di metallo o di tavolette. Il fascetto di verghe posto da qualche pittore in mano al santo, più che uno strumento penale, indica forse uno strumento destinato alla sveglia; nel caso, sarebbe stato il patriarca stesso – come dice qui il testo – a svegliare i monaci.

2-4: Disciplina del coro Spetta ugualmente all'abate designare chi deve cantare o leggere. Il buon ordine della celebrazione e l'edificazione dell'assemblea esigono che facciano i solisti solo coloro che sono in grado di farlo, e ciò si riferisce tanto alla precisione materiale quanto alle disposizioni spirituali: umiltà, gravità e grande riverenza (v.4). Notiamo che il verbo imponere (v.2), più che “intonare” un salmo, significa qui recitarlo integralmente. Tuttavia ciò risulta più facile che “leggere” (v. 3) per il fatto che i salmi si recitavano a memoria, mentre leggere nei manoscritti dell'epoca era un'impresa più complicata e certamente non erano molti i monaci che potevano farlo con competenza e soddisfazione di tutti.

Tratto da: APPUNTI SULLA REGOLA DI S. BENEDETTO – di D. Lorenzo Sena, OSB. Silv.


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