REGOLA DI SAN BENEDETTO – 70
Capitolo LXX – Divieto di arrogarsi la riprensione dei confratelli
1 Nel monastero si deve sopprimere decisamente ogni occasione di arbitri e di soprusi; 2 perciò dichiariamo che non è permesso ad alcuno di infliggere la scomunica o un castigo corporale a un confratello, senza l’autorizzazione dell’abate. 3 I colpevoli di tale trasgressione siano rimproverati alla presenza dell’intera comunità , affinché anche gli altri ne abbiano timore. 4 I ragazzi, però, rimangano fino a quindici anni sotto la disciplina e l’oculata vigilanza di tutti, 5 ma sempre con grande moderazione e buon senso. 6 Chi poi si arrogasse una qualsiasi autorità sugli adulti, senza il comando dell’abate, o si inquietasse irragionevolmente con i ragazzi, sia sottoposto alla punizione prevista dalla Regola, 7 perché sta scritto: «Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te».
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Approfondimenti
1-3: Non punire arbitrariamente i fratelli Il capitolo comincia col ribadire l'assoluta inammissibilità di un potere indebito, di atti arbitrari, di arroganza (c'è nel testo la famosa parola praesumptio). SB, in RB 23,4-5, ha parlato espressamente delle due pene: scomunica e battiture; qui ribadisce che può infliggerle solo che ne ha l'autorità . Certo, a noi appare un po' strano che un semplice monaco potesse così semplicemente scomunicare un altro!
4-5: Disciplina dei fanciulli SB torna ad occuparsi dei fanciulli. Nel monastero c'era una perfetta comunione di vita tra vecchi, adulti, adolescenti e fanciulli, i quali pregavano, mangiavano lavoravano, dormivano tutti insieme. Certamente la natura stessa porta a delle differenze di cui si tiene conto, com'è logico; anche la Regola fa oggetto di particolare attenzione vecchi e fanciulli (RB 37; cf. anche 22,7; 30; 45,3) e ha ordinato che i fanciulli siano sotto la vigilanza e la disciplina (RB 63,18-19) e che questa sia un'incombenza di tutti i monaci adulti (RB 63,9). In questo capitolo SB specifica ancora questa disposizione (vv. 4-5): per i fanciulli fino ai 15 anni, tutti i monaci si devono sentire educatori; si stabilisce così un'altra dimensione nelle relazioni fraterne: i monaci adulti siano educatori dei loro fratelli più piccoli. E si noti che SB raccomanda in ciò “mensura et ratio” (equilibrio e moderazione), qualità raccomandate all'abate nel suo esercizio di correzione (cf RB 64).
6-7: Pene per i trasgressori Chi usa senza discrezione, senza misura, la correzione nei confronti dei fanciulli, o chi si arroga il diritto nei confronti di altri monaci adulti, sia punito; e la motivazione SB la prende dall'assioma chiamato la “regola d'oro”, che in Mt 7,12 e in Lc 6,31 è in forma positiva (come in Tobia 4,15): “Non fare agli altri...”; la troviamo per la terza volta nella RB (qui, 4,9 e 16,4): cioè castigare i fratelli senza autorizzazione e i fanciulli senza discrezione sono mancanze contro la carità fraterna.
Tratto da: APPUNTI SULLA REGOLA DI S. BENEDETTO – di D. Lorenzo Sena, OSB. Silv.
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