SACROSANCTUM CONCILIUM 14-20

DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II Costituzione sulla sacra Liturgia SACROSANCTUM CONCILIUM (4 dicembre 1963)

CAPITOLO I – PRINCIPI GENERALI PER LA RIFORMA E LA PROMOZIONE DELLA SACRA LITURGIA

II – Necessità di promuovere l'educazione liturgica e la partecipazione attiva

14 È ardente desiderio della madre Chiesa che tutti i fedeli vengano formati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia e alla quale il popolo cristiano, «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo acquistato» (1Pt 2,9; cfr 2,4-5), ha diritto e dovere in forza del battesimo. A tale piena e attiva partecipazione di tutto il popolo va dedicata una specialissima cura nel quadro della riforma e della promozione della liturgia. Essa infatti è la prima e indispensabile fonte dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano, e perciò i pastori d'anime in tutta la loro attività pastorale devono sforzarsi di ottenerla attraverso un'adeguata formazione. Ma poiché non si può sperare di ottenere questo risultato, se gli stessi pastori d'anime non saranno impregnati, loro per primi, dello spirito e della forza della liturgia e se non ne diventeranno maestri, è assolutamente necessario dare il primo posto alla formazione liturgica del clero. Pertanto il sacro Concilio ha stabilito quanto segue.

Gli insegnanti di liturgia 15 Coloro che vengono destinati all'insegnamento della sacra liturgia nei seminari, negli studentati religiosi e nelle facoltà teologiche devono ricevere una speciale formazione per tale compito in istituti a ciò destinati.

L'insegnamento della liturgia 16 Nei seminari e negli studentati religiosi la sacra liturgia va computata tra le materie necessarie e più importanti e, nelle facoltà teologiche, tra le materie principali; inoltre va insegnata sia sotto l'aspetto teologico che sotto l'aspetto storico, spirituale, pastorale e giuridico. A loro volta i professori delle altre materie, soprattutto della teologia dogmatica, della sacra Scrittura, della teologia spirituale e pastorale abbiano cura di mettere in rilievo, secondo le intrinseche esigenze di ogni disciplina, il mistero di Cristo e la storia della salvezza, in modo che la loro connessione con la liturgia e l'unità della formazione sacerdotale risulti chiara.

Formazione liturgica dei chierici 17 Nei seminari e nelle case religiose i chierici ricevano una formazione spirituale a sfondo liturgico, mediante una opportuna iniziazione che li metta in grado di penetrare il senso dei sacri riti e di prendervi parte con tutto il loro animo, mediante la celebrazione stessa dei sacri misteri e mediante altre pratiche di pietà imbevute di spirito liturgico. Parimenti imparino ad osservare le leggi liturgiche, di modo che la vita dei seminari e degli istituti religiosi sia profondamente permeata di spirito liturgico.

Aiuto ai sacerdoti 18 I sacerdoti, sia secolari che religiosi, che già lavorano nella vigna del Signore, vengano aiutati con tutti i mezzi opportuni a penetrare sempre più il senso di ciò che compiono nelle sacre funzioni, a vivere la vita liturgica e a condividerla con i fedeli loro affidati.

Formazione liturgica dei fedeli 19 I pastori d'anime curino con zelo e con pazienza la formazione liturgica, come pure la partecipazione attiva dei fedeli, sia interna che esterna, secondo la loro età, condizione, genere di vita e cultura religiosa. Assolveranno così uno dei principali doveri del fedele dispensatore dei misteri di Dio. E in questo campo cerchino di guidare il loro gregge non solo con la parola ma anche con l'esempio.

Liturgia e mezzi audiovisivi 20 Le trasmissioni radiofoniche e televisive di funzioni sacre, specialmente se si tratta della santa messa, siano fatte con discrezione e decoro, sotto la direzione e la garanzia di persona competente, destinata a tale ufficio dai vescovi.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

Le disposizioni della Sacrosanctum Concilium sono state attuate con la pubblicazione dei libri liturgici e con opportune indicazioni e veramente si può dire che «i Pastori e il popolo cristiano nello loro grande maggioranza hanno accolto la riforma liturgica in uno spirito di obbedienza e anzi di gioioso fervore. Per questo bisogna rendere grazie a Dio per il passaggio del suo Spirito nella Chiesa, quale è stato il rinnovamento liturgico» (VICESIMUS QUINTUS ANNUS, Lettera Apostolica di papa GIOVANNI PAOLO II del 4 dicembre 1988, nel 25° anniversario della Costituzione conciliare “Sacrosanctum Concilium” sulla sacra Liturgia, 12).

Pertanto «la riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II può considerarsi ormai posta in atto, la pastorale liturgica invece costituisce un impegno permanente per attingere sempre più abbondantemente dalla ricchezza della liturgia quella forza vitale che dal Cristo si diffonde alle membra del suo Corpo che è la Chiesa» (VQA, 10).

La partecipazione attiva Nella prima fase di attuazione della riforma la partecipazione ha assunto necessariamente un aspetto prevalentemente esteriore e didattico, degenerato poi spesso in una sorta di partecipazionismo ad ogni costo e in tutte le forme. Ciò evidentemente può aver impedito e impedire di scoprire e di assimilare i valori e gli atteggiamenti profondi del Mistero. Per un’eccessiva reazione alla condizione di estrema passività in cui erano ridotti i fedeli nella partecipazione alla cosiddetta “Messa tridentina”, in questi ultimi decenni si è forse eccessivamente insistito sulla esteriorizzazione nella liturgia. Si è affermata la necessità di esprimere i sentimenti, di manifestare le emozioni, nel tentativo di conferire alla liturgia un clima per lo più di festa e di gioia. Ma la liturgia cristiana non è la semplice somma delle emozioni di un gruppo, né tanto meno il ricettacolo di sentimenti personali e collettivi. La liturgia è invece tempo e spazio per interiorizzare le parole che in essa si ascoltano e i suoni che si odono, per appropriarsi dei gesti che si compiono, per assimilare i testi che si recitano e si cantano, per lasciarsi penetrare dalle immagini che si osservano e dai profumi che si odorano.

Uno dei principali doveri della pastorale liturgica sarà dunque quello di rispondere al desiderio espresso in molti modi, a volte anche inarticolati, di ritrovare una liturgia che sia tempo meditativo di accoglienza e interiorizzazione della Parola di Dio ascoltata, meditata e pregata. Una liturgia che sia spazio orante nel quale fare autentica esperienza di incontro e riconciliazione con Dio, con se stessi e con la comunità cristiana alla quale si appartiene. Una liturgia che sia luogo in cui ogni credente è progressivamente plasmato dal mistero che celebra e dalla fede che confessa. Solo in questo modo l’assemblea liturgica potrà veramente divenire il grembo materno della Chiesa, così come i santi Padri e la liturgia stessa l’hanno compresa fin dalle sue origini. Quel grembo materno della Chiesa nella quale il cristiano nasce, cresce, è nutrito dalla Parola e dal Pane, per giungere alla statura dell’uomo perfetto.

È pertanto necessario ora che la pastorale liturgica fissi l’attenzione sull’essere nella celebrazione anziché sul semplice “fare” e quindi puntare sulla riscoperta della liturgia quale «forza vitale che dal Cristo si diffonde alle membra del Corpo che è la Chiesa» (VQA, 10) e come esperienza dello Spirito. In sintesi è necessario un salto di qualità per arrivare allo spirito genuino della liturgia.

S.E. Mons. Piero Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, 2004. =●=●=●=

«Irrinunciabile, nell'educazione alla preghiera e in particolare nella promozione della vita liturgica, è il compito dei Pastori. Esso implica un dovere di discernimento e di guida. Ciò non va percepito come un principio di irrigidimento, in contrasto con il bisogno dell'animo cristiano di abbandonarsi all'azione dello Spirito di Dio, che intercede in noi e «per noi, con gemiti inesprimibili» (Rm 8, 26). Attraverso la guida dei Pastori si realizza piuttosto un principio di “garanzia”, previsto dal disegno di Dio sulla Chiesa ed esso stesso governato dall'assistenza dello Spirito Santo. Il rinnovamento liturgico realizzato in questi decenni ha dimostrato come sia possibile coniugare una normativa che assicuri alla Liturgia la sua identità e il suo decoro, con spazi di creatività e di adattamento, che la rendano vicina alle esigenze espressive delle varie regioni, situazioni e culture. Non rispettando la normativa liturgica, si giunge talvolta ad abusi anche gravi, che mettono in ombra la verità del mistero e creano sconcerto e tensioni nel Popolo di Dio. Tali abusi non hanno nulla a che vedere con l'autentico spirito del Concilio e vanno corretti dai Pastori con un atteggiamento di prudente fermezza». (SPIRITUS ET SPONSA, Lettera Apostolica di papa GIOVANNI PAOLO II del 4 dicembre 2003, nel 40° anniversario della Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla Liturgia, 15).


🔝C A L E N D A R I OHomepage