SACROSANCTUM CONCILIUM 21-25

DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II Costituzione sulla sacra Liturgia SACROSANCTUM CONCILIUM (4 dicembre 1963)

CAPITOLO I – PRINCIPI GENERALI PER LA RIFORMA E LA PROMOZIONE DELLA SACRA LITURGIA

III – La riforma della sacra liturgia

21 Perché il popolo cristiano ottenga più sicuramente le grazie abbondanti che la sacra liturgia racchiude, la santa madre Chiesa desidera fare un'accurata riforma generale della liturgia. Questa infatti consta di una parte immutabile, perché di istituzione divina, e di parti suscettibili di cambiamento, che nel corso dei tempi possono o addirittura devono variare, qualora si siano introdotti in esse elementi meno rispondenti alla intima natura della liturgia stessa, oppure queste parti siano diventate non più idonee. In tale riforma l'ordinamento dei testi e dei riti deve essere condotto in modo che le sante realtà che essi significano, siano espresse più chiaramente e il popolo cristiano possa capirne più facilmente il senso e possa parteciparvi con una celebrazione piena, attiva e comunitaria. A tale scopo il sacro Concilio ha stabilito le seguenti norme di carattere generale.

A) Norme generali

L'ordinamento liturgico compete alla gerarchia 22 1. Regolare la sacra liturgia compete unicamente all'autorità della Chiesa, la quale risiede nella Sede apostolica e, a norma del diritto, nel vescovo. 2. In base ai poteri concessi dal diritto, regolare la liturgia spetta, entro limiti determinati, anche alle competenti assemblee episcopali territoriali di vario genere legittimamente costituite. 3. Di conseguenza assolutamente nessun altro, anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica.

Sana tradizione e legittimo progresso 23 Per conservare la sana tradizione e aprire nondimeno la via ad un legittimo progresso, la revisione delle singole parti della liturgia deve essere sempre preceduta da un'accurata investigazione teologica, storica e pastorale. Inoltre devono essere prese in considerazione sia le leggi generali della struttura e dello spirito della liturgia, sia l'esperienza derivante dalle più recenti riforme liturgiche e dagli indulti qua e là concessi. Infine non si introducano innovazioni se non quando lo richieda una vera e accertata utilità della Chiesa, e con l'avvertenza che le nuove forme scaturiscano organicamente, in qualche maniera, da quelle già esistenti. Si evitino anche, per quanto è possibile, notevoli differenze di riti tra regioni confinanti.

Bibbia e liturgia 24 Nella celebrazione liturgica la sacra Scrittura ha una importanza estrema. Da essa infatti si attingono le letture che vengono poi spiegate nell'omelia e i salmi che si cantano; del suo afflato e del suo spirito sono permeate le preghiere, le orazioni e i carmi liturgici; da essa infine prendono significato le azioni e i simboli liturgici. Perciò, per promuovere la riforma, il progresso e l'adattamento della sacra liturgia, è necessario che venga favorito quel gusto saporoso e vivo della sacra Scrittura, che è attestato dalla venerabile tradizione dei riti sia orientali che occidentali.

Revisione dei libri liturgici 25 I libri liturgici siano riveduti quanto prima, servendosi di persone competenti e consultando vescovi di diversi paesi del mondo.

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Approfondimenti

Tratti dall'introduzione al Concilio Vaticano II delle Clarisse di Sant'Agata Feltria

In SC 23 viene espressa l’anima di ogni autentica riforma: un corretto e costante rapporto tra “sana tradizione” e “legittimo progresso”. È il programma che ci consegnano i padri conciliari, un programma orientato al passato, ma proiettato al futuro. È infatti vero che spesso si contrappongono tradizione e progresso, come se la tradizione si riferisse solo ad un passato, possibilmente da dimenticare perché vecchio, e il progresso fosse la vera anima del futuro. In questo modo si crea fra le due realtà una tensione che non conduce alla verità di ogni riforma. Le due realtà infatti si integrano e non possono stare l’una senza l’altra perché ogni sana tradizione porta con sé il progresso come un fiume che scorre porta con sé la sorgente da cui è nato. La parola stessa TRADIZIONE viene dal latino “TRADERE”, cioè CONSEGNARE. Ogni consegna si fonda su un passato, ma ha bisogno del futuro ed è così che la TRADIZIONE diviene quell’energia dinamica capace di trasformare la vita. Dunque, la liturgia voluta dal Concilio è una realtà viva perché accoglie nel tempo e nello spazio della Chiesa, popolo radunato, il Cristo sempre vivente e sempre veniente.

Indubbiamente il rinnovamento liturgico è il frutto più visibile di tutta l’opera conciliare. Le fonti da cui le radici della SC traggono origine sono la Scrittura e la Tradizione dei Padri. È dunque vano ogni tentativo di comprendere e interpretare la SC che non parta da queste due fonti. C’è infatti una intima connessione tra la conoscenza della Scrittura ed una reale possibilità di operare la riforma liturgica. È dalla Scrittura infatti che si attinge ogni nostra volontà di conversione vera e autentica. È la Scrittura che opera ogni “riforma”, così come in principio ha dato la “forma” all’uomo e al mondo: “Dio disse sia la luce: sia la luce”. La liturgia celebra lo stesso Mistero che la Scrittura contiene: vedi SC 24.


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