SALMO – 114 (113A)
LE MERAVIGLIE DELL’ESODO DALL’EGITTO
1 Quando Israele uscì dall'Egitto, la casa di Giacobbe da un popolo barbaro,
2 Giuda divenne il suo santuario, Israele il suo dominio.
3 Il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro,
4 le montagne saltellarono come arieti, le colline come agnelli di un gregge.
5 Che hai tu, mare, per fuggire, e tu, Giordano, per volgerti indietro?
6 Perché voi, montagne, saltellate come arieti e voi, colline, come agnelli di un gregge?
7 Trema, o terra, davanti al Signore, davanti al Dio di Giacobbe,
8 che muta la rupe in un lago, la roccia in sorgenti d'acqua.
_________________ Note
114,1 Evocazione dell’esodo dall’Egitto, che abbraccia poesia e preghiera, fede e storia, lode e canto. A Dio che stende la mano per liberare il suo popolo dalla schiavitù egiziana, risponde con prontezza tutto il creato, alleandosi con lui in questa prodigiosa opera.
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Approfondimenti
La natura rema ed esulta Inno
Il salmo celebra la liberazione dall'Egitto e l'elezione d'Israele a essere santuario e dominio di Dio. Il tutto è visto nella luce di un unico intervento teofanico. È una lirica bella, vivace, ritmica, essenziale, regolare nei suoi elementi e ardita nelle immagini. Il centro del salmo è dato dal v. 2 ove si dice che Giuda e Israele diventano santuario e dominio di Dio; i restanti versetti sono esplicativi e evocativi. C'è un effetto di suspense perché il Signore, soggetto delle azioni, si rivela solo al v. 7, alla fine. La natura è personificata: mare, Giordano, monti, colline, terra si muovono e tremano davanti all'epifania del Signore. Gli accenti nel TM sono 3 + 3. L'invito iniziale alla lode, comune negli inni, è dato semplicemente dall'alleluia d'inizio. Non c'è conclusione. Nelle antiche versioni (LXX, Vulgata), il Sal 114 era considerato unito al 115, ma è del tutto diverso da esso per genere letterario e per stile.
La divisione formale è:
- vv. 1-2 (I strofa): Esodo ed elezione d'Israele;
- vv. 3-4 (II strofa): i miracoli dell'esodo (mare, Giordano, monti);
- vv. 5-6 (III strofa): domande al mare, al Giordano e ai monti protagonisti dei miracoli dell'esodo;
- vv. 7-8 (IV strofa): teofania e prodigi nel deserto.
v. 1. «da un popolo barbaro»: alla lettera: «popolo balbuziente», nel senso che parla una lingua incomprensibile, straniera (cfr. Dt 28,49; Is 28,11; 33,19; Ger 5,15). v. 2. «Giuda... Israele»: sebbene indichino i due regni divisi dopo Salomone, qui per la legge del parallelismo si riferiscono al popolo d'Israele nella sua unità e totalità. «il suo santuario... il suo dominio»: i due sostantivi sono da prendersi sia in senso territoriale che in senso spirituale. Si afferma la sacralità del popolo d'Israele, e del suo territorio, come anche il possesso divino sia d'Israele geografico, sia d'Israele come popolo. Le due dimensioni, quella territoriale e quella esistenziale, qui convergono. v. 3. «il Giordano si volse indietro»: stando al verbo originale sbb (girare), che è adoperato anche per il girare frenetico del danzatori, si allude qui al vorticoso movimento delle acque del fiume, che si ritira in fretta come un nemico messo in fuga. In questo versetto il poeta supera nella sua visione immaginifica il dato di Gs 3,16, ove si parla solo di arresto del fiume, e non di fuga all'indietro. Si accentua così maggiormente l'aspetto prodigioso.
v. 4. «i monti saltellarono come arieti..»: il poeta descrive il terremoto della teofania del Sinai (Es 19) con l'immagine di un gregge improvvisamente impaurito o invasato, che si abbandona a una danza frenetica determinata da eccitati sobbalzi.
v. 7. «Trema»: il verbo ḥwl significa specificamente «contorcersi» per i dolori del parto (cfr. Sal 96,9; Ab 3,10). La terra deve contorcersi come una donna che sta per partorire, davanti all'apparizione maestosa dell'onnipotenza del Dio di Giacobbe.
v. 8. «che muta la rupe in un lago...»: tra tutti i prodigi avvenuti nel cammino del deserto, il salmista prende solo quello dell'acqua fatta scaturire dalla roccia (a Refidim e a Kades), e lo ingigantisce nella sua visione poetica, come ha fatto per il miracolo del Giordano. «che muta»: si usa qui un participio innico (hahōpkî) sottolineando la durata dell'azione. Significa quindi che Dio dà sempre acqua abbondante al suo popolo (Is 41,18; 48,21; cfr. Sal 78,15-16.20; 107,35).
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)