SALMO – 123 (124)

DIO, NOSTRO AIUTO E NOSTRO LIBERATORE 1 Canto delle salite. Di Davide.

Se il Signore non fosse stato per noi – lo dica Israele –,

2 se il Signore non fosse stato per noi, quando eravamo assaliti,

3 allora ci avrebbero inghiottiti vivi, quando divampò contro di noi la loro collera.

4 Allora le acque ci avrebbero travolti, un torrente ci avrebbe sommersi;

5 allora ci avrebbero sommersi acque impetuose.

6 Sia benedetto il Signore, che non ci ha consegnati in preda ai loro denti.

7 Siamo stati liberati come un passero dal laccio dei cacciatori: il laccio si è spezzato e noi siamo scampati.

8 Il nostro aiuto è nel nome del Signore: egli ha fatto cielo e terra.

_________________ Note

124,1 In questo quinto “canto delle salite” esplode il ringraziamento di tutto Israele per la liberazione ottenuta dal Signore. Assediato da travolgenti pericoli, Israele nutre la fiducia di avere in Dio sempre il suo salvatore e liberatore.

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Approfondimenti

Ringraziamento al Signore liberatore Salmo di ringraziamento collettivo

Il salmo è di un'intensità quasi travolgente, tuttavia è poco originale perché adopera immagini stereotipe e reminiscenze di altre composizioni. Il ritmo nel TM è quello della qînâ (3 + 2 accenti). La lingua (aramaizzante) e lo stile inducono a pensare al tardo postesilio come epoca della sua composizione. Il poeta si attarda nei vv. 1-5 sulla descrizione dell'incubo dell'assalto dei nemici. La costruzione è quella della “protasi (vv. 1-2) – apodosi (vv. 3-5)”. La protasi è doppia, e l'apodosi si estende nei tre versetti seguenti (vv. 3-5). La simbologia riguarda il fuoco, l'acqua, la caccia e la psicologia.

Divisione:

v. 2. «uomini ci assalirono...»: si tratta di espressione generica. Si intuisce il caso di estremo pericolo (vv. 3-5), ma non è possibile saperne di più.

v. 3. «inghiottiti vivi»: i nemici sono immaginati come draghi feroci e famelici.

vv. 4-5. «Le acque...»: per l'immagine delle acque tumultuose (zêdônîm) cfr. Sal 18,5.7.17-18. Si richiamano così il fuoco (v. 3) e l'acqua (vv. 4-5), simboli dei pericoli morali. Nel fuoco si raffigura la furiosa collera del nemico e nell'acqua la sua irruente arroganza.

v. 7. «come un uccello»: la liberazione e lo scampato pericolo sono descritti con l'immagine venatoria dell'uccello liberato dal laccio dei cacciatori, cfr. Prv 6,5; Sal 11,1.

v. 8. «Il nostro aiuto...»: l'orante professa infine la sua fede e fiducia solo in Dio onnipotente, che ha creato l'universo.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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