SALMO – 125 (124)

DIO, NOSTRA SALDA PROTEZIONE 1 Canto delle salite.

Chi confida nel Signore è come il monte Sion: non vacilla, è stabile per sempre.

2 I monti circondano Gerusalemme: il Signore circonda il suo popolo, da ora e per sempre.

3 Non resterà lo scettro dei malvagi sull'eredità dei giusti, perché i giusti non tendano le mani a compiere il male.

4 Sii buono, Signore, con i buoni e con i retti di cuore.

5 Ma quelli che deviano per sentieri tortuosi il Signore li associ ai malfattori. Pace su Israele!

_________________ Note

125,1 La stabilità dei monti di Gerusalemme (e, più in particolare, del monte Sion, sede del tempio) ispira questa supplica, nella quale l’orante fa appello alla stabilità incrollabile di Dio.

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Approfondimenti

Il Signore abbraccia il suo popolo come i monti Gerusalemme Salmo di fiducia (+ motivi sapienziali)

Lo sfondo geografico della breve lirica è dato dall'orografia di Gerusalemme, che è circondata da monti. Nella composizione unitaria si intravvedono due linee opposte: quella della giustizia e quella dell'empietà. Alla stabilità di chi ha fiducia in Dio, corrisponde, in inclusione antitetica, l'instabilità e rovina degli empi. La simbologia è spaziale.

Divisione:

v. 1 «Chi confida»: alla lett. «coloro che confidano». «come il monte Sion»: il monte Sion indica qui Gerusalemme (cfr. Sal 87). La montagna è segno di stabilità.

v. 2 «I monti cingono Gerusalemme..»: non si accenna alle mura della città, ma alla corona di monti che circondano l'antica “città di Davide”, posta sull'Ofel o Sion, a sud dell'attuale spianata del tempio. Gerusalemme di fatti è circondata da monti eccetto che al lato nord, da dove sono venute per il passato le invasioni.

v. 3 «Egli non lascerà pesare...»: il v. 3, introdotto nel testo originale da kî (= perché), è un'affermazione oracolare, che applica il concetto della protezione divina alla situazione di sofferenza e alla paura attuale d'Israele; «non lascerà pesare»: alla lett. «non riposerà». «scettro degli empi»: lo scettro è segno di potere e di autorità. La voce šebet, significando anche tribù, può designare nel caso un popolo perverso. «possesso»: il possesso (gôral) designa qui il territorio giudaico assegnato come eredità dal Signore (cfr. Sal 37,3.9.18.22.29).

vv. 4-5. In questi due versetti sotto forma di appello si richiama il dogma della retribuzione terrena; premio per i buoni e castigo per i malvagi (cfr. Ez 18). «pace su Israele»: sebbene sia considerata un'aggiunta liturgica (Sal 128,6), il richiamo alla «pace» (šalôm) che allude al nome di Gerusalemme (yᵉrûšalaim), fa sì che quanto detto di Gerusalemme venga augurato a tutto Israele.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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