SALMO – 137 (136)

IL CANTO DELL'ESULE

1 Lungo i fiumi di Babilonia, lĂ  sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion.

2 Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre,

3 perché là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato, allegre canzoni, i nostri oppressori: “Cantateci canti di Sion!”.

4 Come cantare i canti del Signore in terra straniera?

5 Se mi dimentico di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra;

6 mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo, se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia.

7 Ricòrdati, Signore, dei figli di Edom, che, nel giorno di Gerusalemme, dicevano: “Spogliatela, spogliatela fino alle sue fondamenta!“.

8 Figlia di Babilonia devastatrice, beato chi ti renderĂ  quanto ci hai fatto.

9 Beato chi afferrerĂ  i tuoi piccoli e li sfracellerĂ  contro la pietra.

_________________ Note

137,1 L'antitesi Sion/Gerusalemme e Babilonia/Edom e la contrapposizione tra il verbo ricordare e il verbo dimenticare, costituiscono il filo conduttore di questo inno, che alcuni classificano tra i “canti di Sion” (vedi nota a Sal 46), mentre altri collocano tra le lamentazioni collettive. Il salmista, da una parte, ha vivo il ricordo dell’esilio in Babilonia, dall’altra avverte il profondo legame che lo unisce a Gerusalemme/Sion, cuore della sua fede.

137,1 i fiumi di Babilonia: il Tigri e l’Eufrate con i loro canali.

137,7 Gli Edomiti si unirono ai Babilonesi nel distruggere e saccheggiare Gerusalemme (vedi Lam 4,21-22; Abd 9-16).

137,8-9 Figlia di Babilonia: un appellativo per indicare il popolo babilonese, personificato. La maledizione qui racchiusa si rifĂ  alla legge del taglione (Es 21,23-24). Sfracellare i bambini contro la pietra era un modo barbaro e crudele di vendicarsi sui vinti (2Re 8,12; Is 14,22; Os 14,1; Na 3,10). Vedi anche nota a Sal 109.

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Approfondimenti

Nostalgia e amore per Sion Supplica collettiva

Per alcuni il carme è classificato anche tra i “Canti di Sion”. La data di composizione è molto probabilmente quella dell'immediato post-esilio, quando ancora vivi erano i ricordi e le ferite dell'esilio nell'animo e nel corpo dei rimpatriati. La struttura del salmo è concentrica, convergendo sulla voce «Gerusalemme» e sul verbo «ricordare» (vv. 5-6). Il metro nel TM è quello elegiaco o della lamentazione: la qînâ (3 + 2 accenti). Vi si trovano allitterazioni (cfr. v. 3) e giochi di parole (cfr. v. 5). C'è una grande antitesi: Sion-Gerusalemme da una parte (vv. 13.5.6.7) e Babilonia-Edom dall'altra (vv. 1.7.8). La poesia raggiunge vette molto elevate, essendo in grado di trasmettere nel lettore forti sentimenti ed emozioni, uniti a nostalgia della patria lontana, all'amore intenso per Gerusalemme, la città santa distrutta e, nello stesso tempo, sdegno veemente contro Edom e Babilonia, che ne hanno goduto e causato la rovina. Il salmo ha diversi punti di contatto con il Sal 126. Il simbolismo è spaziale, temporale, somatico e psicologico.

Divisione:

v. 1. «Sui fiumi di Babilonia...»: sono il Tigri, l'Eufrate e i numerosi corsi d'acqua minori (canali). «là sedevamo»: il sedersi a terra è segno di prostrazione fisica e morale, cfr. Lam 2,10-11. In Ez 3,15 si dice che i deportati abitano presso il canale Chebar.

v. 2. «Ai salici»: lett. «Ai pioppi». «appendemmo le nostre cetre»: la cetra fa parte degli strumenti musicali della liturgia del tempio. La loro sospensione ai salici esprime l'interruzione dei suoni e dei canti e quindi della gioia, come avveniva nei momenti più drammatici e luttuosi della nazione (cfr. Lam 1,4).

v. 3. «i canti di Sion»: sono i canti sacri liturgici, com'è specificato polemicamente dagli esiliati nel v. 4 «canti del Signore» (šîr JHWH), i canti che celebrano il Signore (ad es. Sal 46; 48; 76; 87).

v. 4. «Come cantare... in terra straniera?»: gli esiliati comprendono bene l'ironia e il sarcasmo dei loro padroni. La richiesta di intonare questi canti è sprezzante.

v. 7. «i figli di Edom...»: gli Edomiti, consanguinei di Israele in quanto discendenti di Esaù (cfr. Sal 83,7) e vassalli di Israele, gli sono stati sempre ostili. Lo attestano i profeti.

v. 8. «Figlia di Babilonia...»: per Babilonia sono riservate due imprecazioni sotto forma di tragico “macarismo” Queste espressioni crude e violente interpretate realisticamente non hanno nessuna legittimazione di carattere etico. Probabilmente è un linguaggio convenzionale del salmista per esprimere fortemente e più incisivamente il suo attaccamento a Gerusalemme. Simili imprecazioni si hanno anche in altri testi come 2Re 8,12; Is 13,16; Os 14,1; Na 3,10. Tali atrocità purtroppo erano e sono presenti nella storia antica e recente.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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