SALMO – 146 (145)

INVITO A CONFIDARE NEL SIGNORE

1 Alleluia.

Loda il Signore, anima mia:

2 loderò il Signore finché ho vita, canterò inni al mio Dio finché esisto.

3 Non confidate nei potenti, in un uomo che non può salvare.

4 Esala lo spirito e ritorna alla terra: in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni.

5 Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe: la sua speranza è nel Signore suo Dio,

6 che ha fatto il cielo e la terra, il mare e quanto contiene, che rimane fedele per sempre,

7 rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri,

8 il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti,

9 il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l'orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi.

10 Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

Alleluia.

_________________ Note

146,1 Con le dodici acclamazioni che motivano l’invito a confidare nel Signore (vv. 6-10), questo inno apre la raccolta dell'Hallel finale o “terzo” Hallel (“inno di lode”), racchiusa nei Sal 146-150, parallela alla collezione dei Sal 113-118 e a Sal 136. Nella convinzione del salmista la fiducia in Dio è il caposaldo della sua esistenza di credente e della sua preghiera di lode.

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Approfondimenti

Il Signore, re potente e misericordioso Inno

È un salmo alleluiatico che apre il gruppo dell'Hallel finale (Sal 146-150) in parallelo con il Piccolo Hallel (Sal 113-118) e al Grande Hallel (Sal 136). Il salmista presenta diverse categorie di persone che beneficiano dell'amore misericordioso di Dio eccetto gli empi che gli resistono. L'inno è di epoca recente (III sec. a.C.), date le numerose citazioni di testi biblici e la lingua aramaizzante. Nei LXX è attribuito ai profeti Aggeo e Zaccaria. Evidenzia qualche venatura sapienziale e deuteronomica pur nella compattezza del genere innico. È armonico nel ritmo e presenta una rima molto marcata nei vv. 6-8. Gli accenti nel TM sono 3 + 3. Il carme ha 22 stichi in una forma quasi alfabetica come il Sal 33 e Lam 5. La beatitudine del v. 5 regge la sequenza di nove participi innici di grande solennità. La simbologia sociale è particolarmente rilevante con il mostrare i vari tipi di indigenti sollevati e salvati dal Signore (sono i ḥasidîm, i poveri di JHWH del postesilio).

Divisione:

vv. 3-4. «Non confidate nei potenti..»: lett. «nei principi». Il salmista, con questa esortazione di carattere sapienziale, si rivolge ai partecipanti all'assemblea liturgica per esortarli a non fidarsi delle potenze terrene, militari, economiche, o politiche che siano, ciò che è stata una frequente tentazione per Israele (cfr. Is 30,1-18; 31,1-3). I potenti, infatti, sebbene dotati di autorità e di forza sono sempre «uomini» (ben-’ādām) tratti dalla terra, e quando Dio ritira il suo soffio vitale (rûaḥ) ritornano alla terra da cui sono stati tratti (Gn 2,7; 3,19).

v. 5. «il Dio di Giacobbe»: è un appellativo arcaizzante di Dio (cfr. Sal 46,8) per sottolineare la fede genuina dei patriarchi e la fedeltà di Dio alle promesse fatte a loro.

v. 6. «creatore del cielo e della terra, del mare...»: si esalta Dio creatore. La distinzione di cielo, terra e mare (sotterraneo) corrisponde alla cosmologia tripartita biblica. «Egli è fedele per sempre»: lett. «che custodisce la fedeltà per sempre». È la verità base dell'alleanza. In relazione alla creazione la sua fedeltà è provvidenza (Sal 104).

v. 7. «libera i prigionieri»: si allude alla liberazione dall'Egitto e anche a quella avvenuta sotto Ciro, dopo la schiavitù babilonese.

v. 9. «protegge lo straniero»: cfr. Es 22,20; Dt 10,18. Sacra è la legge dell'ospitalità. «sostiene l'orfano e la vedova»: sono le due categorie di persone più indifese, prive del difensore gō’ēl, ma di cui Dio si assume più direttamente la difesa, cfr. Es 22,21; Dt 10,18. «ma sconvolge le vie degli empi»: in contrapposizione con la protezione dello straniero, dell'orfano e della vedova il Signore scombina e sconvolge chi si oppone a lui e al suo piano di pace, di luce e di felicità per l'uomo.

v. 10. La regalità eterna di Dio è garanzia della sua azione creatrice e provvidente nei riguardi dell'uomo. Il versetto fa anche da inclusione con i vv. 1-2. Il «mio Dio» del v. 2 del solo salmista, diventa nel v. 10 «tuo Dio» rivolto a Sion (comunità israelita raccolta intorno al santuario di Gerusalemme), che si è resa cosciente, sotto suggerimento del salmista, della salvezza che viene solo da Dio regnante in eterno; perciò deve sempre lodarlo.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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