SALMO – 47 (46)
LODE A DIO, RE DI TUTTA LA TERRA 1 Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.
2 Popoli tutti, battete le mani! Acclamate Dio con grida di gioia,
3 perché terribile è il Signore, l'Altissimo, grande re su tutta la terra.
4 Egli ci ha sottomesso i popoli, sotto i nostri piedi ha posto le nazioni.
5 Ha scelto per noi la nostra eredità, orgoglio di Giacobbe che egli ama.
6 Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba.
7 Cantate inni a Dio, cantate inni, cantate inni al nostro re, cantate inni;
8 perché Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte.
9 Dio regna sulle genti, Dio siede sul suo trono santo.
10 I capi dei popoli si sono raccolti come popolo del Dio di Abramo. Sì, a Dio appartengono i poteri della terra: egli è eccelso.
_________________ Note
47,1 Gioiosa celebrazione della regalità universale di Dio, questo salmo è il primo degli inni che cantano il Signore come re (vedi anche i Sal 93; 96-99). È una regalità visibile prima di tutto in Israele, che abita la terra santa (chiamata, nel v. 5, la nostra eredità e orgoglio di Giacobbe), ma poi tende a dilatarsi a tutta la terra, fino ad abbracciare ogni realtà del creato.
47,3 L’appellativo terribile evoca le grandi gesta di Dio in favore del suo popolo.
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Approfondimenti
Il Signore è re di tutti Inno della regalità del Signore
L'inno, breve ed essenziale, è connesso logicamente con il Sal 46 che lo precede e con tutti i «Cantici di Sion», ove si esalta la sede del regno del Signore. L'andamento solenne e trionfale del salmo richiama alla mente dell'orante la solenne processione che accompagnò il trasferimento dell'arca in Gerusalemme (2Sam 6,1-23; Sal 24,1-10). Il salmo, come del resto tutti quelli della “regalità di JHWH”, viene interpretato in modo diverso dagli studiosi. Le principali interpretazioni sono: mitologica, cultuale, escatologica e storico-escatologica. L'inno si divide in due distici a struttura parallela, il cui movimento in crescendo è in ambedue di carattere ascensionale. Il primo termina con il v. 6 e il secondo con il v. 10d. Inoltre l'orizzonte tende a allargarsi in ambedue distici a «tutta la terra» (vv. 3.8), e a «tutti i popoli» e «nazioni» (vv. 2.4.9.10). Il ritmo nel TM è dato dal verso di 3 + 3 accenti. E presente nel salmo il simbolismo spaziale (molto esteso), quello regale e musicale.
Divisione: * vv. 2-6 (I distico): il Signore re d'Israele; * vv. 7-10 (II distico): il Signore re di tutti i popoli.
v. 2. «Applaudite»: il battere le mani, oltre che un gesto gioioso che imprime ritmo alla danza, è un gesto rituale per l'acclamazione del re, cfr. 2Re 11,12. «popoli tutti»: si tratta di un invito all'intera umanità, dato che Dio è re «su tutta la terra» (v. 3).
vv. 3-5. Dio ha i “titoli” per essere lodato ed è intervenuto nella storia a favore d'Israele. Nel v. 3 sono addotti i «titoli di Dio» come avveniva nella cerimonia dell'intronizzazione del re (Is 9,5), e nei vv. 4-5 i suoi interventi salvifici.
v. 3. «terribile»: l'appellativo nôrā’ (terribile, tremendo) nel testo ebraico segue a ‘elyôn (Altissimo). Esso ricorda la trascendenza di Dio, che non significa distacco dall'uomo (Sal 65,6; 66,3; 76,8.13; 89,8; 96,4; 99,3), e richiama le gesta dell'esodo (Es 15,11; Dt 7,21; 10,17). «re grande»: il titolo melek gādôl è usuale presso i re assiri chiamati šarru rabû. «su tutta la terra»: si indica così l'universalità. Il v. 3 richiama quasi alla lettera i titoli divini di Dt 10,17.
v. 4. Si ricorda il trionfo di Dio sulle nazioni attraverso le sue imprese nella storia d'Israele (cfr. Dt 4,38; Gs 24,8-13; Sal 44,4; 105,12-15; 136,17-22). «sotto i nostri piedi»: c'è un richiamo a «lo sgabello dei suoi piedi» di Sal 110,2; Gs 10,24; Sal 8,7; 44,26.
v. 5. Si accenna all'elezione d'Israele che si concretizza nel dono della terra, qualificata come «eredità» (naḥalâ). «vanto di Giacobbe»: la terra promessa, ricevuta in eredità, è considerata oggetto di vanto per il popolo d'Israele (chiamato Giacobbe dal nome del patriarca amato da Dio). Dal fatto che i verbi dell'originale ebraico di questo versetto e di quello successivo sono tutti all'imperfetto, ne scaturisce una continuità di azione di Dio nel liberare e salvare, valida fino a oggi.
v. 6. «Ascende Dio...»: si acclama il Signore che sale... Si tratta di un'intronizzazione regale ideale, che richiama il corteo processionale liturgico del trasporto dell'arca in Gerusalemme sotto il re Davide (2Sam 6,14-15; cfr. Sal 132,8). Lo indicano gli elementi liturgici presenti: il verbo «salire» (‘lh), l'acclamazione (tᵉrû‘â) e il suono del «corno» (šôpar) (cfr. 2Sam 15,10; 2Re 9,13).
v. 7. «Cantate inni...»: Il verbo zmr (= cantare inni) nello stessa forma imperativa plurale «cantate inni» (zammᵉrû) ricorre quattro volte in questo versetto, aprendo e chiudendo il primo e il secondo emistichio, come i rintocchi festosi di una campana, quasi un ritornello assordante. Si ripete, come l'eco, nel v. 8b con l'aggiunta «con arte» (maśkîl). Non basta dunque una lode qualsiasi; ma a Dio, re supremo, è dovuta un'esecuzione perfetta. La voce maśkîl, che si trova nei titoli di 13 salmi, ha una sfumatura di carattere sapienziale; indica quasi una “lode sapiente” che nella tradizione cristiana (Agostino e Giovanni Cristostomo) si completa con le buone opere.
v. 9. «Dio regna»: il verbo «regnare» (mlk) qui ha valore dinamico e quasi ingressivo. Dio cioè si manifesta come re nell'azione efficace del suo governo. «sul suo trono santo»: così come giace, l'espressione «il suo trono santo» (kissē’ qodšô) è hapax in tutta la Bibbia. Il trono è simbolo della regalità. Ci si riferisce qui anzitutto al tempio e all'arca dell'alleanza, considerata trono in terra di Dio, chiamato «colui che siede sui cherubini» dell'arca (Sal 99,1). Ma il trono terrestre è strettamente associato a quello celeste (cfr. Sal 29).
v. 10a. «I capi dei popoli...»: questo versetto specifica la sovranità di Dio nei riguardi di Israele e dei popoli stranieri. Se l'immagine, storicamente parlando, si può riferire agli anziani d'Israele raccolti per l'unzione di Davide a Ebron (2Sam 5,3) e, in seguito, ai vassalli d'Israele e ai loro rappresentanti diplomatici presso la corte, in questo versetto essa si dilata in un panorama più vasto e universale, secondo la visione di Is 2,2-5, che prevede l'afflusso di tutti i popoli a Gerusalemme, per conoscere il vero Dio e camminare per i suoi sentieri. In questo versetto i popoli stranieri sono visti raccogliersi attorno al popolo eletto, per la professione di fede nell'unico vero Dio.
v. 10b. «perché di Dio sono i potenti della terra»: alla lett. «gli scudi della terra». L'immagine dello scudo, simbolo di potenza e di difesa dei regnanti, è riferito generalmente a Dio (cfr. Sal 18,2), ma anche a coloro che governano (cfr. Sal 89,19; 1Sam 8,20; Is 32,2). Si è specificato così il motivo della regalità sui popoli di v. 9. Essi appartengono a Dio che li protegge e difende.
Nel NT il v. 6 del salmo è stato riferito all'ascensione di Cristo e alla sua glorificazione, cfr. Gv 12,32; Mc 16,15-20; Lc 24,46-53; At 1,1-11; Eb 9,24-28; 10,19-23.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)