SALMO – 54 (53)
INVOCAZIONE AL NOME DI DIO 1 Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Maskil. Di Davide. 2 Dopo che gli abitanti di Zif andarono da Saul a dirgli: “Ecco, Davide se ne sta nascosto presso di noi”.
3 Dio, per il tuo nome salvami, per la tua potenza rendimi giustizia.
4 Dio, ascolta la mia preghiera, porgi l'orecchio alle parole della mia bocca,
5 poiché stranieri contro di me sono insorti e prepotenti insidiano la mia vita; non pongono Dio davanti ai loro occhi.
6 Ecco, Dio è il mio aiuto, il Signore sostiene la mia vita.
7 Ricada il male sui miei nemici, nella tua fedeltà annientali.
8 Ti offrirò un sacrificio spontaneo, loderò il tuo nome, Signore, perché è buono;
9 da ogni angoscia egli mi ha liberato e il mio occhio ha guardato dall'alto i miei nemici. _________________ Note
54,1 Considerata come il modello delle lamentazioni, questa supplica procede secondo lo stile che caratterizza tali composizioni nel Salterio: la fiducia in Dio, unica salvezza, non è affievolita dalla malvagità dei potenti, su cui ricade il male compiuto, mentre l’orante riconferma la propria adesione a Dio liberatore.
54,2 Il titolo colloca questo salmo nel contesto dell’episodio narrato in 1Sam 23,14-28.
54,3 Il nome indica Dio stesso (vedi anche v. 8).
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Approfondimenti
Il perfetto modello di supplica Supplica individuale
Il breve salmo contiene in sé tutti gli elementi caratteristici del genere letterario delle “Suppliche individuali”: appello tematico, persecuzione dei nemici, fiducia nell'aiuto di Dio, imprecazione contro i nemici, promessa finale di lode, sicurezza di essere esaudito. Si può perciò considerare un perfetto modello. C'è la presenza del triangolo classico: “Dio, io (= l'orante), essi (= i nemici)”. La simbologia prevalente riguarda il tempo, il corpo, la guerra, e il nome divino. Le circostanze ambientali suggerite dal titolo (v. 2) non sono verificabili nel testo del carme. A livello strutturale c'è un'inclusione con la voce «nome» nei vv. 3 e 8.
Divisione:
- vv. 3-4: invocazione;
- vv. 5-9: corpo della supplica.
v. 3. «per il tuo nome»: il salmista ricorre alla potenza del nome divino, cioè a Dio stesso, per essere salvato (cfr. Ger 15,20-21). «rendimi giustizia»: alla lett. «giudicami». È usato il verbo dyn (giudicare), che ha valore giuridico. Da Dio, giudice, l'orante chiede di avere una sentenza favorevole contro i suoi avversari.
v. 5. «gli arroganti... i prepotenti...»: il salmista, che si ritiene giusto, si vede assalito e circondato dai nemici. Questi sono identificati come «arroganti» (zedîm) secondo molti manoscritti, il Targum e il Sal 86,14 quasi identico al nostro versetto. Tuttavia il TM porta zārîm (= estranei, stranieri). «davanti a sé non pongono Dio»: arroganti o estranei che siano, i nemici sono prepotenti, e rifiutano Dio, sfidandolo, cfr. Sal 36,2; 52,8; Is 5,19; Sap 2,1-20.
v. 6. «Ecco, Dio è il mio aiuto»: la frase è nominale. Alla lett. «Ecco, Dio mio aiutante». Il salmista esprime la sua fiducia in Dio. L'«ecco» (hinnēh) indica sorpresa e anche contrapposizione a quanto detto nel v. 5b. Mentre i nemici non pongono Dio davanti a sé, il salmista invece lo ha e confida in lui come suo «aiutante» (‘ōzēr). Stiamo davanti a un altro attributo divino.
v. 7. «Fa' ricadere il male...»: è l'appello imprecatorio secondo la legge del taglione (Dt 19,16-19), con il quale l'orante, qui e altrove, manifesta la sua ansia di giustizia, immedesimandosi nella stessa ottica della giustizia divina, cfr. Abd 15; Sal 7,16-17; 9,16; 35,8; Pr 26,27. «nella tua fedeltà disperdili»: la dispersione invocata consiste nell'annientamento dei nemici.
v. 8. «Di tutto cuore ti offrirò un sacrificio..»: il salmista, sicuro dell'esaudimento, promette di ringraziare il Signore con un sacrificio «di tutto cuore» (alla lett. «spontaneo» nᵉdābâ), cioè fatto con piena libertà e gioia (cfr. Lv 7,16-17; 22,18-21). Questo sacrificio, non prescritto dalla legge, esprime meglio la sua gratitudine (cfr. Sal 51,14).
v. 9. «da ogni angoscia mi hai liberato...»: l'orante vive già nella fede e nella sicura speranza la liberazione ottenuta dal Signore. «e il mio occhio ha sfidato...»: alla lett. «e sui nemici ha guardato il mio occhio»»: cfr. Sal 37,34; 52,8; 59,11; 92,12; 112,8; 118,7). Con questa espressione stereotipata il salmista gusta già il trionfo ottenuto per intervento di Dio sui nemici, che egli vede ora come prostrati ai suoi piedi.
Nel NT il v. 8 è riferito al sacrificio “spontaneo” di Cristo e trova risonanza in Eb 10,9; Gv 10,18
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)