SALMO – 60 (59)

PREGHIERA DOPO LA SCONFITTA 1 Al maestro del coro. Su “Il giglio della testimonianza”. Miktam. Di Davide. Da insegnare. 2 Quando uscì contro Aram Naharàim e contro Aram Soba e quando Ioab, nel ritorno, sconfisse gli Edomiti nella valle del Sale: dodicimila uomini.

3 Dio, tu ci hai respinti, ci hai messi in rotta, ti sei sdegnato: ritorna a noi.

4 Hai fatto tremare la terra, l'hai squarciata: risana le sue crepe, perché essa vacilla.

5 Hai messo a dura prova il tuo popolo, ci hai fatto bere vino che stordisce.

6 Hai dato un segnale a quelli che ti temono, perché fuggano lontano dagli archi.

7 Perché siano liberati i tuoi amici, salvaci con la tua destra e rispondici!

8 Dio ha parlato nel suo santuario: “Esulto e divido Sichem, spartisco la valle di Succot.

9 Mio è Gàlaad, mio è Manasse, Èfraim è l'elmo del mio capo, Giuda lo scettro del mio comando.

10 Moab è il catino per lavarmi, su Edom getterò i miei sandali, il mio grido di vittoria sulla Filistea!“.

11 Chi mi condurrà alla città fortificata, chi potrà guidarmi fino al paese di Edom,

12 se non tu, o Dio, che ci hai respinti e più non esci, o Dio, con le nostre schiere?

13 Nell'oppressione vieni in nostro aiuto, perché vana è la salvezza dell'uomo.

14 Con Dio noi faremo prodezze, egli calpesterà i nostri nemici.

_________________ Note

60,1 Il salmo ha inizio con il lamento collettivo del popolo che, sotto il peso della sconfitta, avverte la lontananza e il rigetto da parte di Dio, e si conclude con l’invocazione a lui, perché venga in aiuto. Al centro del salmo, l’oracolo divino assicura l’intervento del Signore e infonde nuova speranza nel popolo. I vv. 7-14 si ripetono anche in Sal 108,7-14.

60,2 Allusione alle spedizioni militari di Davide, narrate in 2Sam 8,1-14; 10,7-8; (vedi anche 1Cr 18,1-13).

60,8-10 Elenco di località e regioni del territorio d’Israele e di popoli con esso confinanti, come Moab, Edom, Filistea. Gettare i sandali (v. 10) su un territorio significava prenderne possesso.

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Approfondimenti

Preghiera comunitaria nella presente oppressione Supplica collettiva (+ oracolo profetico)

Il salmista, a nome della comunità, dopo una sconfitta militare, vista come un segno di rigetto da parte di Dio, supplica, fiducioso, il Signore di venire in soccorso del popolo nella presente situazione di oppressione. Il salmo, sebbene racchiuso in unità da un'inclusione, data dalla voce «Dio» nei vv. 3 e 14, non nasconde il travaglio della sua composizione. Infatti bisogna supporre almeno due stratificazioni stando al vocabolario e al ritmo del verso: quella dell'oracolo “arcaico” dei vv. 8-10 (3 + 3 + 3 accenti) e quella di una lamentazione nazionale dei vv. 3-7.11-14 (3 + 3 accenti). I vv. 7-14 si trovano identici nel Sal 108, 7-14. La simbologia militare e cosmica fa da sfondo unificatore al carme.

Divisione: * vv. 3-7: lamentazione e supplica di salvezza; * vv. 8-10: risposta oracolare di liberazione; * vv. 11-13: nuovo appello; * v. 14: atto di fede corale nella certezza della vittoria divina.

v. 3. «Dio, tu ci hai respinti..»: il versetto è composto dalla voce «Dio» in stato enfatico, dalla sequenza veloce e sintetica di quattro verbi e dal pronome personale «noi» alla fine. Si esprime così la tragicità della situazione e il suo principale autore: Dio, cui tutto risale nella rigida mentalità teologica semitica.

v. 4. «Hai scosso la terra...»: alcuni vi vedono l'accenno a un terremoto, ma l'interpretazione di una sconfitta militare con gravi conseguenze (caduta di Samaria del 721 a.C.? o caduta di Gerusalemme del 587 a.C.?) è più realistica e probabile (cfr. vv. 5-7), cfr. Sal 44,10.24. Il v. 4 perciò indica iperbolicamente con immagini apocalittiche la realtà di una catastrofe nazionale.

v. 5. «hai fatto bere vino da vertigini»: l'espressione descrive con l'immagine del vino e con una metonimia (la causa per l'effetto), l'impatto fisico e psicologico del disastro nazionale. Si è sbalorditi e storditi come chi si ubriaca per effetto di vino generoso. Si barcolla sotto l'influsso dell'ira divina che colpisce i peccatori (cfr. Sal 75,9-10; Is 51,17).

v. 6. «Hai dato un segnale...»: il versetto presenta problemi d'interpretazione. È ambiguo quanto al contenuto. Stando al contesto precedente dovrebbe avere valore negativo per Israele, come le altre affermazioni. Tuttavia sembra probabile l'ipotesi che nella catastrofe generale Dio abbia dato una possibilità di scampo al suo popolo. Probabilmente il poeta ha voluto giocare sull'ambiguità. Il Signore, che ha mandato la guerra, ha dato contemporaneamente anche i mezzi per non soccombervi; ha messo in fuga il suo popolo, ma ha fatto trovare anche un rifugio di salvezza.

v. 7. «salvaci con la destra e a noi rispondi»: con tale appello finale si chiude la lamentazione-supplica della prima parte e si prepara la risposta oracolare di Dio nei vv. 8-10. Da questo verso fino alla fine del salmo inizia la pericope che si trova identica nel Sal 108, 7-14.

vv. 8-10. L'oracolo era trasmesso da un sacerdote o profeta cultuale «nel tempio». Con stile immaginifico, conciso, pittoresco e con un forte antropomorfismo, Dio, come un gigantesco re-guerriero, dichiara la sua sovranità e potenza sulla natura e sui popoli, e perciò indirettamente risponde all'invocazione di salvezza dei vv. 3-4.7. Egli può e quindi vuole intervenire. Il contenuto dell'oracolo si rifà alle conquiste di Davide: dapprima si menzionano quelle su Giuda e Israele e poi quelle all'esterno sui popoli limitrofi, cfr. anche Nm 25,17-18. Solo Aram vi manca. Il riferimento al regno davidico riafferma indirettamente la libertà e indipendenza della nazione e il ristabilimento della monarchia. L'oracolo, aprendosi e chiudendosi con un verbo di giubilo «Esulto... canterò vittoria» (vv. 8.10), sembra un bollettino solenne di vittoria.

v. 10. «getterò i miei sandali»: il gesto indica la presa di possesso (cfr. Gn 13,17; Gs 1,3; 10,24; Rt 4,7).

vv. 11-13. In questi versi il salmista prende di nuovo la parola, per implorare l'aiuto divino in una prossima azione militare di ritirata stategica per la salvezza verso il sud, fino una «città fortificata» (Petra?) dell'Idumea. L'orante, a nome della comunità, è sicuro. Dio, che una volta li ha respinti, questa volta uscirà di nuovo a combattere alla testa del suo popolo.

v. 12. «e più non esci... con le nostre schiere?»: per l'immagine di Dio condottiero alla testa dei soldati d'Israele, cfr. Nm 10,35; Gs 6,6; Gdc 6,14.

v. 14. Il versetto manca nella versione siriaca, la Peshitta. A mo' di antifona finale esprime la fede nella vittoria strabiliante di Dio. «faremo prodigi»: è un'espressione generica che si specifica qui in senso militare, cfr. Sal 118,14-16.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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