SALMO – 75 (74)
INNO DI LODE A DIO, GIUSTO GIUDICE 1 Al maestro del coro. Su “Non distruggere”. Salmo. Di Asaf. Canto.
2 Noi ti rendiamo grazie, o Dio, ti rendiamo grazie: invocando il tuo nome, raccontiamo le tue meraviglie.
3 Sì, nel tempo da me stabilito io giudicherò con rettitudine.
4 Tremi pure la terra con i suoi abitanti: io tengo salde le sue colonne.
5 Dico a chi si vanta: “Non vantatevi!”, e ai malvagi: “Non alzate la fronte!”.
6 Non alzate la fronte contro il cielo, non parlate con aria insolente.
7 Né dall'oriente né dall'occidente né dal deserto viene l'esaltazione,
8 perché Dio è giudice: è lui che abbatte l'uno ed esalta l'altro.
9 Il Signore infatti tiene in mano una coppa, colma di vino drogato. Egli ne versa: fino alla feccia lo dovranno sorbire, ne berranno tutti i malvagi della terra.
10 Ma io ne parlerò per sempre, canterò inni al Dio di Giacobbe.
11 Piegherò la fronte dei malvagi, s'innalzerà la fronte dei giusti.
_________________ Note
75,1 La regalità di Dio, che si farà visibile nel giudizio che egli pronunzierà sui malvagi e nella salvezza che offrirà ai giusti, è il motivo della lode di questo inno.
75,9 coppa, colma di vino drogato: rappresenta la punizione di Dio. È un’immagine che ricorre con una certa frequenza nei testi biblici (ad es. Is 51,17; Ger 49,12 51,7; Ez 23,31; Ab 2,16).
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Approfondimenti
La comunità ringrazia Dio per il suo giudizio Salmo di ringraziamento collettivo (+ oracolo e ammonizione profetica)
La comunità dei fedeli ringrazia solennemente il Signore per le sue meraviglie. Il salmo è abbastanza vivace e variegato nei suoi generi. Vi sono dei contatti letterari con il cantico di Anna (1Sam 2,1-10). Per la tematica si inserisce bene dopo il Sal 74, come sua continuazione. La lingua è un po' arcaizzante. La simbologia è spaziale (cosmica), temporale (storica). Per le immagini prevalenti si evidenziano quelle del giudizio di Dio e del «corno» (qeren), reso in italiano con «testa» nei vv. 5-6.
Divisione:
- v. 2: ringraziamento (tôdâ) della comunità;
- vv. 3-6: oracolo divino;
- vv. 7-9: ammonizione (commento all'oracolo);
- v. 10: ringraziamento;
- v. 11: nuovo oracolo divino.
v. 2. «Noi ti rendiamo grazie...»: cfr. Sal 106,1; 118,1. L'espressione è ripetuta due volte e in posizione chiastica nel primo emistichio. La comunità ringrazia ripetutamente il Signore per le sue gesta meravigliose che intende diffondere. «le tue meraviglie»: ci si riferisce alle gesta di salvezza (= niplᵉ’ôt), soprattutto dell'esodo, ma i versetti seguenti concentrano il ringraziamento in particolar modo sul «giudizio» di Dio.
v. 3. «Nel tempo che avrò stabilito...»: il tempo del giudizio è fissato da Dio, secondo un suo calendario. Dio fa giustizia certamente (cfr. Gn 18,25; Sap 12,15-16). Non ha bisogno di essere sollecitato dagli empi e increduli, cfr. Is 5,19; Ez 12,21-28; Ab 1,2. «giudicherò con rettitudine»: il giudizio è retto, ristabilisce la giustizia, cfr. Sal 9,8-9. Esso si realizza nella storia, nel tempo, contro oppressori e empi (Sal 17,2; 58,2; 96,10; 98,9), e ha risonanza anche cosmica (cfr. Sal 11,3; 82,5; 96,10). Qui, in assenza di accenno ai nemici, il giudizio è soprattutto morale-escatologico.
v. 4. «Si scuota la terra...»: il dilagare dell'ingiustizia, del sopruso, dell'oppressione ecc. è paragonato qui a un terremoto nel campo della legge di Dio. Come quando si scuote la terra per il terremoto, Dio la tiene ferma sulle sue colonne e non la fa affondare nell'oceano primordiale, così egli, quando l'uomo ingiusto e empio scuote il suo ordine morale, intervenendo con il suo giudizio, ristabilisce l'ordine della giustizia. Dio è Dio della creazione e della liberazione!
vv. 5-6. «Non alzate la testa..»: lett. «non alzate il corno». La voce «corno» (qeren), tradotta qui con «testa» è presente due volte in questi versetti. Il «corno» è una metafora molto forte che indica potenza. In tal caso si tratta di sfida blasfema verso Dio. «contro il cielo»: lett. «contro l'alto» lammārôm), ossia contro Dio, l'eccelso (mārôm), cfr. Sal 64,9; 97,7; 140,9-10; 147,6. «Dio»: lett. «roccia». Dio è chiamato nel secondo emistichio «roccia» (sûr), un titolo divino comune nell'AT (cfr. Sal 18,3).
v. 7. «Non dall'oriente.»: si citano i quattro punti cardinali. Il deserto è quello del Negheb (sud) e le «montagne» sono quelle del Libano a nord.
v. 8. «abbatte l'uno e innalza l'altro»: cfr. 1Sam 2,1-10; Sir 10,14-17.
v. 9. «Poiché nella mano del Signore...»: cfr. Sal 11,6; 60,5. Con un'immagine apocalittica simbolica del «calice» e del «vino» si descrive plasticamente il giudizio universale finale («tutti gli empi della terra»), cfr. Gl 4,9-17. L'immagine ricorre spesso nell'AT, specialmente nei profeti.
v. 10. «Io invece esulterò...»: prende la parola il presidente litugico, o un rappresentante dell'assemblea, come spesso avviene nei salmi, per ringraziare il Signore, per il suo sicuro e equo intervento giudiziale.
v. 11. Con un nuovo oracolo divino, in una forma più decisiva, si ribadisce in sintesi quello precedente (vv. 3-6). Dio annuncia l'esecuzione della sentenza giudiziale: renderà ragione ai giusti innalzandoli, e agli empi malvagi annientandoli.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)