SALMO – 82 (81)

CONDANNA DEI GIUDICI CORROTTI 1 Salmo. Di Asaf.

Dio presiede l'assemblea divina, giudica in mezzo agli dèi:

2 “Fino a quando emetterete sentenze ingiuste e sosterrete la parte dei malvagi?

3 Difendete il debole e l'orfano, al povero e al misero fate giustizia!

4 Salvate il debole e l'indigente, liberatelo dalla mano dei malvagi!“.

5 Non capiscono, non vogliono intendere, camminano nelle tenebre; vacillano tutte le fondamenta della terra.

6 Io ho detto: “Voi siete dèi, siete tutti figli dell'Altissimo,

7 ma certo morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti”.

8 Àlzati, o Dio, a giudicare la terra, perché a te appartengono tutte le genti!

_________________ Note

82,1 È una requisitoria che in origine era destinata, probabilmente, ai falsi dèi, incapaci di rendere giustizia agli oppressi e inerti di fronte agli avvenimenti che accadono nel mondo. In seguito è divenuta un'accusa rivolta ai giudici disonesti e corrotti che favoriscono l'operato del malvagio a scapito dei più indifesi. Con la condanna invocata su di loro, si leva anche il grido di speranza verso Dio, perché ristabilisca il diritto e la giustizia sulla terra.

82,6 Voi siete dèi: espressione ironica in quanto riferita agli idoli; nei confronti dei giudici esalta la nobiltà del loro ufficio, che li rende simili a Dio giudice. Il passo è citato in Gv 10,34.

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Approfondimenti

Supplica contro i nemici Salmo di requisitoria

Il salmista presenta Dio che nel tribunale celeste giudica tutti i falsi dei. Il salmo si fonda sulla polemica antidolatrica; gli dei tuttavia non vengono subito dichiarati inesistenti. In un modo più sottile, la loro inesistenza si rivela dal loro iniquo operato, che non corrisponde a quello del vero Dio. Il salmo è affine ai Sal 58 e 94. Alcuni seguendo il Targum vedono nel carme una polemica contro i giudici disonesti e corrotti anziché contro i falsi dei, ma si tratta certamente di un'attualizzazione del salmo nel postesilio. Il metro nel TM è di 3 + 3 accenti ad eccezione del v. 8 che è di 4 + 4. Il testo ebraico originale è ben conservato. Il linguaggio “mitologico” fa pensare a un possibile influsso cananaico (cfr. Sal 29; 68). C'è un'inclusione tra il v. 1 e il v. 8. Il verbo giudicare (špṭ) ricorre quattro volte, e la voce «empi» (rᵉša‘îm) fa inclusione tra il v. 2 e 4. Il campo semantico è polemico-giudiziario, spaziale (cosmico), antropomorfico.

Divisione:

v. 1. Si descrive con una pennellata la scena del tribunale divino: Dio è circondato dall'assemblea divina e dagli «dei», che si danno apparentemente per esistenti, ma sono nulla (cfr. Is 41,21-24; 43,10-13; 46,1-2). Lo scenario si ispira alla mitologia cananaica di Ugarit. Gli «dei» (gli ’elōhîm) sono chiamati nel v. 6 «figli dell'Altissimo», cioè sue creature! «Dio si alza»: è l'azione solenne del giudice che sta per pronunziare la sentenza, cfr. Is 3,13.

v. 2. «Fino a quando...»: è un implicito rimprovero per l'ingiustizia e per il favoritismo verso gli empi da parte dei cosiddetti «dei» (v. 2).

v. 5. «Non capiscono...»: è un amaro commento sulla caparbietà e ottusità degli «dei» che non vogliono ascoltare il Signore. Essi con il loro appoggio alle ingiustizie degli empi attaccano la vita dell'universo, scuotendo le stesse fondamenta della terra che si basano sulla giustizia. Il loro avanzare è come l'avanzare nel buio verso la morte e lo šᵉ’ôl (cfr. Sal 11,3; 88,19).

vv. 6-7. Dio stesso, dopo aver constatato la folle pertinacia dei falsi «dei» a non uniformarsi alla sua legge, commina la pena. Essi, pur «figli dell'Altissimo», morranno come tutti i mortali, e come tutti i potenti che vengono degradati e cadono in disgrazia. Essi sono condannati come i progenitori nel paradiso terrestre: «morrete» (cfr. Gn 2,17; 3,19).

v. 8. «Sorgi, Dio...»: il salmo si conclude con un appello al Signore da parte della comunità riunita per il culto perché giudichi la terra. A lui appartengono tutti i popoli e non ci sono altri dei. L'appello è anche un atto di fede sull'unicità di Dio, la sua giustizia e signoria sugli uomini.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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