SALMO – 84 (83)
CANTO DI PELLEGRINAGGIO 1 Al maestro del coro. Su “I torchi”. Dei figli di Core. Salmo.
2 Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti!
3 L'anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente.
4 Anche il passero trova una casa e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio.
5 Beato chi abita nella tua casa: senza fine canta le tue lodi.
6 Beato l'uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore.
7 Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente; anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni.
8 Cresce lungo il cammino il suo vigore, finché compare davanti a Dio in Sion.
9 Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera, porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe.
10 Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo, guarda il volto del tuo consacrato.
11 Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri che mille nella mia casa; stare sulla soglia della casa del mio Dio è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.
12 Perché sole e scudo è il Signore Dio; il Signore concede grazia e gloria, non rifiuta il bene a chi cammina nell'integrità.
13 Signore degli eserciti, beato l'uomo che in te confida.
_________________ Note
84,1 Il centro di questo “canto di Sion” (vedi nota a Sal 46) è il tempio di Gerusalemme, dove il Signore di tutto l’universo ha posto la sua dimora e da dove effonde vita e benedizione per il suo popolo. Le parole di questo canto sono messe sulle labbra del pellegrino, che ritma la preghiera con un triplice movimento: il desiderio struggente della casa del Signore, il cammino verso la città santa e il tempio (probabilmente un pellegrinaggio in occasione delle tre principali feste dell’anno) e l’ingresso nel tempio, che diventa anche la meta ideale del cammino interiore dell’uomo verso Dio.
84,2 Signore degli eserciti: su questo titolo divino vedi nota a Sal 24,10.
84,10 consacrato: il re, che guida e protegge (è il nostro scudo) la comunità d’Israele.
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Approfondimenti
** ** Salmo di pellegrinaggio (o Cantico di Sion)
Il salmista celebra il monte Sion e il suo tempio, abitazione in terra del Signore, Dio degli eserciti e Dio della vita. Il tempio è oggetto di forte desiderio nella mente e nel cuore del pellegrino. Questo salmo e il 122, unici tra i Cantici di Sion, si riferiscono direttamente al pellegrinaggio. Il Sal 84 per la tematica e per il lessico è simile ai Sal 42-43 (i due formano una sola unità d'espressione), ma mentre in questi ultimi ci si lamenta nostalgicamente per la lontananza del santuario, nel Sal 84 il salmista gioisce per averlo raggiunto. Vi si intrecciano motivi di lamentazione, beatitudine, benedizione, preghiera per il re, ma prevale su tutti il carattere innico. Come i Sal 15 e 24 il Sal 84 può fungere anche da “liturgia d'ingresso” o “della porta”. L'atmosfera è distesa e contemplativa ed è ispirata alla fiducia nella presenza di Dio che salva e dà gioia. Il metro nel TM è prevalentemente quello della “lamentazione” (qînâ), dato da 3 + 2 accenti, mentre nei vv. 9-10 è di 3 + 3. Il nome di Dio ha un ruolo marcato nella struttura. Infatti come «Signore degli eserciti» si trova nei vv. 2.4.9.13, come «Signore» nei vv. 3.9.12.12, come «Dio» nei vv. 3.4.8.9.10.11.12. Tra il v. 2 e il v. 13 c'è un'inclusione, data dall'appellativo divino «Signore degli eserciti» (JHWH ṣᵉbā’ôt), appellativo jahvistico-gerosolimitano e caratteristico dei Cantici di Sion. Esso funge da introduzione e da conclusione. Il simbolismo spaziale-temporale unifica il salmo creando un'atmosfera contemplativa di gioiosa fiducia. Si può dividere in tre strofe: vv. 2-4 (I strofa); vv. 5-9 (I strofa); vv. 10-13 (III strofa). La prima strofa è caratterizzata dal desiderio del tempio, la seconda dall'esecuzione del pellegrinaggio, la terza dall'arrivo nel tempio.
v. 2. «Quanto...»: in ebr. mah. Così inizia anche il Sal 8. È un'espressione di intenso stupore e ammirazione! «amabili»: il tempio era amato da Dio stesso (Ger 12,7) e dal popolo (Sal 42-43; 48,3-4; 63,2-4). «le tue dimore» lett. «le tue tende» (miškᵉnôtêkā). Il richiamo alla tende del convegno (miškan) del periodo esodale e del deserto è evidente. Il plurale si riferisce o ai vari edifici collegati al tempio vero e proprio o, come plurale poetico, alla grandiosità e santità dell'edificio sacro (cfr. 1Re 19,14; Rm 11,3). «L'anima mia languisce...»: si tratta di una sete per Dio e del suo tempio che abbraccia tutto l'essere, cfr. Sal 42,2; 63,2; Ger 17,13.
v. 3. «Il mio cuore e la mia carne»: l'espressione indica, per merismo, tutto l'essere umano nella dimensione interiore (cuore) ed esteriore (carne), cfr. Sal 16,9.
v. 5. «Beato chi abita...»: cfr. Sal 134,1-3; 135,1-2. Più che alla permanenza materiale nel tempio il salmista si riferisce ai frutti spirituali della vicinanza del Signore (Sal 23,6; 27,4; cfr. Sal 92,13-15).
v. 6. «Beato chi trova in te...»: il versetto è oscuro e la traduzione congetturale.
vv. 7-8. L'itinerario geografico del pellegrinaggio non è chiaro. Nel v. 7 si indica una valle e nel v. 8 la collina di Sion. Ma le allusioni a un itinerario spirituale sono più significative. Il cammino verso Dio, anche se attraverso una valle oscura (Sal 23,4), dà sempre gioia entusiastica e tutto si trasforma in bene (Sal 107,33; Is 35,5-10; 41,18-19; 48,21).
v. 7. «valle del pianto»: le antiche versioni fanno derivare il sostantivo bākā’ dal verbo bkh (= piangere). Preso in senso realistico la «valle di Baka'» secondo i geografi biblici corrisponderebbe all'attuale Wadi el-Meiseh (= wadi del piangente) situato a sud-ovest di Gerusalemme. Esso confluisce nella Geenna. Ma l'espressione, secondo altre etimologie, si può tradurre anche «valle della sete» o «valle della balsamite» dal nome dell'albero che cresce in luoghi aridi. «la prima pioggia»: (in ebraico môreh) è quella che cade in autunno. Essa, dopo la stagione estiva che rende arida la terra di Palestina, ridona vita e ammanta di verde i luoghi deserti (cfr. Sal 65,12-13).
v. 8. «Cresce lungo il cammino il suo vigore»: è l'effetto psicologico e spirituale di chi si avvicina alla meta, cfr. Sal 103,5; Is 40,29-31.
v. 9. «Signore, Dio degli eserciti..»: l'invocazione a Dio a conclusione della seconda strofa è un appello solenne e un invito all'ascolto, in preparazione della preghiera della strofa successiva.
v. 10. «nostro scudo»: di per sé l'espressione per il parallelismo, anziché riferito a Dio come vocativo, può riferirsi al re («tuo consacrato») come accusativo (cfr. Sal 89,19). Ma poiché nel v. 12 Dio è certamente chiamato anche «scudo», il re lo è per analogia. Il re perché «consacrato» da Dio è suo vassallo, suo luogotenente in mezzo al popolo, per difenderlo e proteggerlo. Egli appartiene alla comunità che per lui innalza preghiere a Dio (Sal 2,2; 18,51; 89,39.52; 132,10).
v. 12. «sole e scudo»: nell'AT Dio non è mai chiamato, eccetto qui, con l'appellativo di «sole», ma cfr. Is 60, 19-20; Ml 3,20. Per «scudo» cfr. v. 10; Sal 3,4; 18,3.31.36; Gn 15,1; Dt 33,29; 2Sam 22,3.31.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)